LA SICILIA NEL CINEMA - PRIMA PARTE - LIPARI E STROMBOLI


LIPARI

STROMBOLI


INDICE:
1.      PREMESSA
2.      EDDA  CIANO  E IL COMUNISTA - La storia d’amore fra Edda Ciano Mussolini e Leonida Bongiorno, di Lipari – Trama - Ricerca Storica – Video
3.      STROMBOLI, TERRA DI DIO  - Trama – Ingrid Bergman nell’isola - Video

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1.      Premessa

Il famoso regista Giuseppe Tornatore una volta disse: “La Sicilia è il cinema”. La Sicilia è una regione dalle forti connotazioni storiche e popolari dove i sentimenti affiorano con grande spontaneità. Noi siciliani siamo in grado di esprimere visivamente le nostre passioni.
Il prof. Mario Bolognari, dell’Università di Messina, al “Festival Letterario 2015” di Oxford rilasciò un interessante intervista, riportata sulla “Voce di New York”, sull’immagine della Sicilia nella cinematografia europea. Un’attenta ricerca che analizza la cinematografia europea degli anni ’50.
Proprio per questa caratteristica spontaneità, l’Isola è stata teatro di numerose rappresentazioni cinematografiche. Questo aspetto ha creato qualche problema perché si è diffusa un immagine modello, attraverso la pellicola, della nostra Isola che non rendono giustizia né alla nostra Terra né ai Siciliani. Un immagine che potrebbe rimanere fissa ed immutabile nel tempo nella memoria dello spettatore.
In realtà la Sicilia ha una sua vita molto complessa e in continua evoluzione. Un evoluzione che raramente viene rappresentata.
Nel dopoguerra la Sicilia, prima dei numerosi film sulla mafia, era descritta come terra di contadini, analfabeti, signorotti ignoranti, terra di superstizioni, di uomini fortemente gelosi delle proprie compagne di vita. Una terra ricca di rappresentazioni che potremmo definire arcaiche con sentimenti e passioni spesso a livello primitivo.
Un mondo culturale volutamente non capito che doveva essere eliminato per far spazio a un modello culturale tipico dell’industrializzazione del Nord. Questo modello era funzionale per rinvigorire l’immigrazione verso il Nord d’Italia e d’Europa. Una vera e propria contrapposizione tra i valori della nascente borghesia e il rurale mondo contadino. Il cinema non ha fatto altro che rispondere e adeguarsi, più o meno consapevolmente, a questa volontà politica di intendere la Sicilia.


Il Commissario Montalbano – Serie Televisiva Italiana
Tratta dai romanzi di Andrea Camilleri
L’attore Luca Zingaretti





Un esempio molto chiaro è il film ‘Divorzio all’Italiana’ di Pietro Germi del 1961. Durante quel periodo storico nella società italiana – a livello culturale e politico – stava maturando la cancellazione dell’articolo di legge del codice penale italiano che consentiva l’assoluzione per un marito che aveva ucciso la moglie per gelosia. Ebbene, la cinematografia italiana, nell’abbracciare la causa, affronta tale questione con il film tragi-comico di Germi. La scelta dell’ambientazione ricade sulla Sicilia, perché è in questa regione che Germi individua il luogo dove gli istinti di amore e odio vengono fuori nella forma più primitiva fino all’omicidio.
La Sicilia è stata troppe volte associata ad immagini di donne in lutto, corpi di uomini ammazzati e distesi in terra da cui escono rigagnoli di sangue e cosi via. Basti pensare al film ‘Il Padrino’ di Francis Ford Coppola, del 1972, dove la Sicilia si conquista a livello internazionale il titolo di ‘capitale della mafia’. Questa abbondanza e potenza delle immagini cinematografiche hanno finito con il rendere indelebile lo stereotipo che unisce la Sicilia al concetto di violenza.
E’ molto evidente dai risultati della mia ricerca come la filmografia di lingua tedesca dimostri una tendenza a occuparsi della Sicilia con un’attitudine chiaramente colonialista. Nel film ‘Gitaren Klingen Leise Durch Die Nacht’, il regista Hans Dette narra la storia di un giovane austriaco che, nonostante sia rimasto folgorato in Sicilia da una sfrenata passione d’amore per una ragazza locale, la abbandona immediatamente dopo il suo rientro a Vienna. E’ un film, questo, dove la giovane siciliana, sedotta e abbandonata, umiliata e offesa sta a rappresentare la posizione di inferiorità di un’intera popolazione. Ne esce fuori una Sicilia, di cui vanno sfruttate le risorse di isola esotica dalle passioni incontrollate, ma da cui prendere le distanze. Altro film è ‘Il Richiamo del Sangue’, del 1948,  tratto dall’omonimo  libro dello scrittore inglese Robert Hichens. Qui la passione tra un giovane inglese e la sua amante siciliana viene macchiata dal sangue ad opera del padre della giovane che ammazza con ferocia vendicativa la coppia. Insomma, una Sicilia dipinta anche nella cinematografia estera come luogo dove forti passioni, difficili da controllare, convivono in modo pericoloso.
Indubbiamente. La Sicilia ha subìto una politica di dipendenza dal resto dell’Italia e il mondo intellettuale, anche quello della cinematografia dell’ala progressista, non ha contrastato questa tendenza. Una cinematografia che è da sempre stata in sintonia con la mancanza di una politica di sviluppo per il Sud e che ha dimostrato una volontà intellettuale di fare uso degli stereotipi di questa regione piuttosto che di eroderli.
L’antropologo americano, Michael Herzfeld, ha messo in evidenza come gli  stereotipi rischino di attaccarsi alla realtà sociale e alla fine di autorealizzarsi. In parole semplici, c’è il rischio che i siciliani stessi finiscano con il rappresentarsi o immaginarsi come gli altri li dipingono, dimenticando la ricchezza di molti altri valori caratteristici di questa società”.

Parlare di cinematografia in relazione alla Sicilia vuol dire ricordare una serie di film spesso ineguagliabili, dei capolavori realizzati grazie alla partecipazione di grandi interpreti italiani e stranieri e che hanno trattato varie tematiche, da quelle comiche a quelle d'amore, da quelle storiche a quelle mafiose.
I paesaggi sconfinati dell’Isola in cui già si trovano le prime contraddizioni isolane costituite dall'alternanza tra speroni rocciosi e distese pianeggianti, i suoi abitanti che tendono più che mai ad esser in simbiosi con la propria terra, è tutto un mondo da scoprire.
Le pellicole cinematografiche sono un'occasione per andare alla scoperta dei territori e per rivedere i luoghi raccontati nei film.

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1.      EDDA  CIANO  E   IL COMUNISTA


(Paese di Produzione: Italia – Anno: 2011 – Formato: Film TV – Genere: Drammatico, storico, biografico –

Durata: 109 m – Lingua: Italiano – Regia e Soggetto : Graziano Diana – Sceneggiatura: Graziano Diana, Domenico Marcocci e Domenico Tomassetti – Fotografia: Blasco Giurato; Musiche: Paolo Vivaldi; Produttore: Luca Barbareschi;
Costumi: Enrica Barbano – Casa di Produzione: Casanova Multimedia )

INTERPRETI E PERSONAGGI
Stefania Rocca: Edda Ciano – Alessandro Preziosi: Leonida Bongiorno; Dajana Roncione: Angelina

PRIMA VISIONE: 13 MARZO 2011 – Rete televisiva – RAI1

Le riprese cinematografiche furono effettuate nell’Isola di Lipari, in altre località dell’arcipelago eoliano e a Messina. Il film fu trasmesso in prima serata con quasi 6 milioni e mezzo di telespettatori.

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TRAMA
Il soggetto è tratto dal romanzo di Marcello Sorgi “Edda Ciano e il Comunista. L’inconfessabile passione della figlia del Duce”. Racconta la grande storia d’amore tra Edda Ciano, figlia di Benito Mussolini e di Rachele Guidi, inviata al confino nell’isola di Lipari, fra il settembre 1945 e il giugno 1946, con l’ex partigiano comunista Leonida Bongiorno.


Il romanzo fu pubblicato nel 2009 dopo un’attenta ricerca storica da parte dell’autore con la collaborazione del figlio di Leonida Bongiorno, Edoardo..
Si rivivono pagine di storia del periodo del dopoguerra in cui s’inserisce l’amore appassionato e forte, nato tra Edda e Leonida, che sembra d’altri tempi.  L’orgoglio e la fierezza di Edda si uniscono con il carattere tipico del siciliano: ritroso, romantico e protettivo di Leonida.

Edda Ciano
(Forlì, 1 settembre 1910 – Roma, 9 aprile 1995)

Leonida Bongiorno

Edda, sin da ragazza mostrò una personalità forte che la porterà a scontrarsi spesso con i suoi genitori. Mussolini sembra che una volta disse: “Sono riuscito a sottomettere l’Italia, ma non riuscirò mai a sottomettere mia figlia”.

Edda con il padre, Benito Mussolini

Un carattere che manifestò sia da bambina, facendosi ritirare dal collegio in cui studiava, sia da ragazza. Sembra che sia stata una delle prime donne a portare i pantaloni e il bikini.
Sposò Galeazzo Ciano che nella notte del Gran Consiglio del 25 luglio 1943 votò l’Ordine del Giorno Grandi di sfiducia a Mussolini. Sfiducia che portò all’arresto del suocero Mussolini e alla nomina di Badoglio.


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Ciano aveva iniziato la sua carriera come ambasciatore presso la Santa Sede e la sua famiglia dopo la caduta di Mussolini fu sottoposta a stretta sorveglianza. Quando le armate tedesche ricostituirono il regime fascista repubblichino, Ciano venne accusato di alto tradimento.
Edda condurrà da sola una grande battaglia cercando anche di scambiare la libertà del marito con i diari che Ciano aveva scritto durante gli anni del potere e che erano fortemente critici verso la Germania.


Diario di Galeazzo Ciano

Gli scontri con il padre erano all’ordine del giorno e anche con la madre Rachele che detestava il genero condannato a morte nel processo di Verona del 1944.

Edda successivamente dichiarerà di aver perdonato suo padre “per non aver voluto o potuto salvare suo marito” ma di sua madre dirà: “Lei ha difeso il suo uomo, io ho difeso il mio”.
Già prima della fucilazione di suo marito avvenuta l’11 gennaio 1944, Edda fuggì dalla clinica “La Ramiola” di Parma. 

https://picclick.it/Due-Cartoline-Di-Fornovo-Taro-Parma-372192724620.html


Pernotta sotto falso nome nell’albergo “La Madonnina” di Cantello (Varese).



Nell’albero si fa registrare come “Santos Emilia di Giuseppe e di Manfredi Carla- nata a Bologna il 25 giugno 1914 – residente a Roma”.

Espatria clandestinamente con i figli in Svizzera, utilizzando nomi e documenti falsi. Giunge in Svizzera attraversando Stabio (Varese) e alla dogana svizzera si presenta con il nome di duchessa d’Aosta.
Dopo ore di attesa, forse in preda allo sconforto, dichiara ad un ufficiale la sua reale identità ed implora l’asilo nel paese da sempre neutrale. Viene ospitata nel piccolo convento delle suore domenicane di Neggio. 

Neggio


Dopo quattro mesi, la guerra è finita e Mussolini è stato giustiziato. Il governo italiano presenta una richiesta di estradizione per Edda Ciano. Richiesta che viene accettata dal governo svizzero.
Espulsa dalla Svizzera dove aveva trovato riparo, dichiarata ospite non desiderata, fu consegnata alla frontiera alle truppe alleate che con un carrarmato la portarono a Milano.
Doveva rispondere di colpe terribili:” aver ispirato la politica estera italiana e l’alleanza con la Germania, aver intrattenuto stretti rapporti con i leader nazisti e…. aver spinto il Duce alla guerra”….doveva pagare tutte le colpe del fascismo.
La donna viene condannata a due anni di confino nell’Isola di Lipari.
Un’isola già utilizzata nel periodo fascista per gli oppositori del regime (Ferruccio Parri, Emilio Lussu ed altri).
Da Milano con un aereo militare americano arriva a Catania dove una corvetta militare la conduce alle isole Eolie. Arriva a Lipari nel novembre del 1945.. è spaventata… dimagrita… viene lasciata in un lurido tugurio e senza mezzi… privata dei suoi tre figli….
È accompagnata da un freddo rapporto di polizia che la cita come primo elemento:. ..”sorvegliata speciale numero 1”..
La nuova legge speciale, approvata all’indomani della Liberazione, prevedeva che questo fosse il destino riservato alle persone che avevano «tenuto una condotta ispirata ai metodi e al malcostume del fascismo».
Ma nel rapporto di polizia che accompagnava Edda al confino, complice forse la retorica e l’esaltazione del momento, figurava un’accusa ben peggiore: “l’avere, lei, provocato l’ingresso in guerra dell’Italia, vincendo le resistenze del padre ed avvalendosi del forte ascendente che esercitava su di lui”.
Viene condannata a due anni di confino.

Dopo un’anno beneficia dell’amnistia promulgata da Palmiro Togliatti che ricopriva la carica di Ministro della Giustizia. Edda si ricongiunge con i figli.

Si ritira a Capri alternando la sua residenza tra la villa nell’isola e la casa romana.
Muore a Roma il 9 aprile 1995 ed è sepolta a Livorno nel Cimitero della Purificazione, accanto al marito.
Edda Ciano è stata insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare per l’opera di assistenza svolta, anche a rischio della vita, durante la prima fase della seconda guerra mondiale, come crocerossina, sia sul fronte russo sia in Albania, dove la nave su cui svolgeva servizio fu affondata.

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Tirana (Albania)
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EDDA CIANO A LIPARI

A Lipari appare un Edda Ciano, (trentacinquenne) depressa, malata, era appena uscita da una clinica psichiatrica svizzera, pesava 42 chili, camminava curva sulle spalle, come se dovesse sostenere il peso di tutte le colpe del mondo, e si appoggiava nel suo stanco procedere al braccio di un’amica.
Leonida Buongiorno era figlio di Don “Eduardu”, (di 37 anni) capobanda della banda musicale di Lipari. Socialista con Mussolini , era poi diventato antifascista ed aveva aiutato la fuga in motoscafo di Rosselli, Emilio Lussu e Fausti Nitti tutti perseguitati antifascisti. Era stato Tenente degli Alpini in Grecia e Francia. Orgoglioso partigiano era stato imprigionato dai tedeschi. Laureato in Economia, profondo conoscitore del greco e del latino e soprattutto un grande romantico.
S’incontrarono per una fatalità…nell’isola incantata… una domenica… davanti alla chiesa di Lipari dove la gente manifestava contro il vescovo per la mancanza di farina per il pane. Leonida si fece largo tra i dimostranti e riuscì a placare l’ira della gente con semplici parole… era un uomo che godeva della grande stima degli isolani per il suo modo d’essere sempre pronto a tutto per il bene della comunità.. Un uomo così forte non sfuggì allo sguardo ed alla curiosità di Edda.. chiese di essere presentata e così avvenne… I loro sguardi s’incontrarono e Leonida scrisse  che “Mi apparve subito come una rondine ferita dalle ali infrante”. Quel momento fu l’inizio di un amore disperato.
Probabilmente se Edda non avesse conosciuto Leonida e quasi “adottata” non sarebbe sopravvissuta al duro confino.
Tra i due si creò subito un amore ricco di aspetti epistolari.. Lei lo chiamava “Baiardo”, come il cavallo di Rinaldo, o “Lecret, come il generale liberatore di Cuba nel 1898. Edda chiese a Leonida di poter abitare nella “casetta moresca” di “Timparozzo” che  successivamente chiamerà con il nome di “petit Malmaison” come il castello regalato da Napoleone a Josèphine de Beauharnais dopo il divorzio.
La casa paterna della famiglia Bongiorno si trova “Supra u Timpanazzu” e sotto le mura del castello di Lipari che racchiude la cattedrale di San Bartolomeo. (ancora oggi è meta di innamorati che s’inchinano davanti all’amore senza politica).

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L’incanto e gli scenari delle Isole Eolie favorirono la nascita di questa storia d’amore d’altri tempi… le acque del mare dai mille riflessi… le spiagge nere di Vulcano.. i pomeriggi di “jancura” quando una leggera foschia confonde il cielo e il mare e incita all’abbandono… impossibile non innamorarsi in un luogo simile.
Edda trovò nel rifugio amoroso di Leonida e delle sue isole la forza di rinascita della vita nel teatro di un isola antica e mistica.

https://it.geosnews.com/p/it/sicilia/me/lipari/lipari-la-vita-di-edda-ciano-torna-in-rai-mercoledi-nella-trasmissione-di-paolo-mieli-passato-e-presente_18915209

La loro storia… a Marina Corta… anche se nata furtivamente era ben presto a conoscenza di tutti.. Il “Corriere della Sera” del 26 giugno 1946 scriveva che Edda Ciano: «non ha disdegnato l’assidua compagnia di un aitante giovane del luogo, il sig. Leonida Bongiorno, esponente di un partito politico, il quale ha avuto per lei tutte le cure più assidue».
Una notizia  che apparve troppo complicata per essere vera.. la figlia del duce con un ex partigiano e attuale dirigente del PCI delle Isole Eolie… era fuori da ogni logica.



Tutta la storia d’amore rimase sepolta.. custodita gelosamente dagli stessi eoliani, fin quando il giornalista e scrittore Marcello Sorgi riuscì a fare luce sulla vicenda. Lettere, foto, anche una ciocca di capelli trovati in un vecchio armadio. Nella scoperta un aiuto prezioso fu quella del figlio di Leonida, Edorado che, lasciando da parte ogni aspetto familiare, ha permesso che questo patrimonio storico (rappresenta un aspetto dell’Italia post bellica)  e sentimentale fosse conosciuto da tutti.

http://www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?p=390568&sid=2a29a8dda0ed12c6e19b5d79cab3510a

Le lettere che grazie al figlio di Leonida, Edoardo, sono venute alla luce evidenziano questi aspetti.
Lui la chiama “Ellenica”, si rilevano le esperienze passate, ricche di eventi bellici, e le delusioni d’amore. Edda ricambia rilevandogli i tradimenti di Galeazzo e l’indifferenza del padre-duce..”una donna fascista deve saper portare anche le corna” e anche i suoi tradimenti.

Un telegramma in francese di Edda Ciano a Leonida (1946)


Nel giro di poco tempo la 35enne Edda si trasforma .. la serenità di spirito la porta a riconquistare un aspetto gioioso, affascinante.
Uno strano caso della vita … incontrare ed innamorarsi di un comunista che è stato liberatore di martiri del fascismo che il padre di Edda avrebbe voluto morti.
Si scambiano lettere, spesso scritte in francese ed inglese, per non destare sospetti nei postini, ma l’isola è piccola ed non è facile sfuggire agli sguardi della gente .
Una delle prime lettere di Edda è un invito rivolto a Leonida:
«Caro amico, se i vostri impegni politici e i vostri svaghi della domenica ve ne daranno la possibilità, vorrete essere così cortese da venire a farmi una visitina? Sul tardi. Nel pomeriggio. Dio mi guardi dal monopolizzare il vostro tempo. Ma ho della malinconia. Del buon vecchio umor nero e desidererei udire delle storie fantastiche, tenere, allegre e buffe». Edda scriveva così, firmandosi «Ellenica», con il soprannome che lui le aveva dato, e Leonida la raggiungeva nella casa del padre, assente spesso perché in giro per i suoi concerti, dove lei era andata a vivere.
Aveva un grande desidero di comunicare, esprimere le sue sofferenze. .avevano alle spalle due mondi completamente opposti eppure riuscivano ad ascoltarsi e confrontarsi..
Si recavano spesso nella spiaggia di Lazzaretto per fare il bagno, fuor dal porto di Pignataro o nella vicina isola di Vulcano.



La spiaggia nera di Vulcano

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Tra versi d’Odissea, che Leonida conosce a memoria, e i versi di Byron,..un giorno l’uomo gli rileva il suo amore..”voi per me potreste essere la mia donna ideale”....ma Edda, forse in preda ad una spontaneità troppo esasperata gli risponde…”possibile che io lo sia per tutti gli uomini che si sono innamorati di me?”
La storia d’amore procede, s’arricchisce di passioni forti ma attorno ad essa ci sono sempre tristi aspetti.. Edda pensa, da madre, ai suoi figli lontani e cerca il modo di aver un riesame del caso giudiziario scrivendo un memoriale… probabilmente Leonida l’aiuta. Un memoriale difensivo basato sugli “obblighi mondani” a cui Edda era soggetta per essere non solo la figlia del duce ma anche la moglie del Ministro degli Esteri… Obblighi in luoghi e situazioni decisivi per il destino dell’Italia.  Edda esprime che  «Nel partito non ebbi mai nessun incarico... Come moglie del ministro
degli Esteri non potevo che seguire le direttive che mi venivano date».
Nel memoriale dà una sintetica ricostruzione dei suoi rapporti con i vertici tedeschi: «Nel giugno del 1936 \ in casa della signora Goebbels conobbi il Führer. Gita sul lago, amabilità ecc. Conobbi via via Goering, Ribbentrop, Frank, Himmler, il Kromprinz. Pranzi, colazioni e le solite cose.. come del resto era avvenuto a Londra con Chamberlain e McDonald. Incontri, concluderà assolutamente informali. «Come moglie del Ministro degli Esteri non potevo che seguire le direttive che mi venivano date e che erano esclusivamente mondane, seguendo il precetto sempre trovato esatto che molto si ottiene dopo un buon pranzo, ottimi vini, bella casa e piacevole compagnia».


http://www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?t=7330

Il 25 giugno 1946, grazie a quel memoriale, Togliatti firma l’amnistia e la revoca del confino. …è libera e come spirito libero, da sempre, parte..
Non è un addio ..La lontananza viene coperta da continue lettere.
Nel settembre dello stesso anno Edda ritornò e Leonida gli andò incontro a Villa San Giovanni.
Leonida aveva dimenticato i suoi documenti a Lipari e questo era un grave inconveniente perché, prendendo alloggio in un albero a Messina, Edda doveva rimanere in incognito. Si rivolse ad un amico funzionario di polizia, che solo il giorno dopo riuscì a dargli un’autorizzazione speciale, appena in tempo per l’arrivo. Nel suo diario Leonida annotò che “la sera precedente, in attesa del direttissimo da Roma, aveva dormito in un sottotetto di una stamberga, più che un albergo, nei pressi della stazione”.
In ogni caso l’incontro tra i due fu molto commovente. Edda aveva “una grande quantità di bagagli” e anche se con fatica riuscirono a salire sul traghetto e con difficoltà ne discesero.

https://picclick.it/Cartolina-Messina-Nave-Traghetto-Sicilia-372534648225.html



“Una volta a Messina avemmo grandi difficoltà a sbarcare dal ferry boat per l’assedio sugli spalti dell’invasatura, delle molte centinaia di viaggiatori calabresi che di buon mattino raggiungevano la Sicilia, e che a bordo, malgrado gli ampi occhiali da sole che le nascondevano il volto, avevano riconosciuto Ellenica”.
Circondati da “poliziotti in borghese”, facendosi largo nella ressa “a forza di gomiti”, riuscirono a raggiungere un taxi che, «coperto di valigie fin sopra il tetto, alla maniera di una macchina dei pompieri, in corsa puntò prima su via Garibaldi, poi raggiunse l'Albergo Reale».
Tanto sul ferry boat, quanto alla difficilissima uscita, nessun segno di ostilità da parte di alcuno» annotava Leonida.


Albergo Trinacria – Via Garibaldi 102

Da comunista, avvezzo ai servizi d'ordine delle manifestazioni e nel suo ruolo anomalo di scorta alla figlia del Duce, s'aspettava di peggio.
Era pallida, provata dalla notte in treno e dalle pene dello sbarco. Ma bellissima. Sì, Ellenica gli era apparsa splendida, e dopo tanta attesa, una grande felicità s'era impadronita di lui. L'imbarazzo con cui lo guardava, dietro le lenti scure, era terribilmente attraente. Parlavano, tacevano, si scambiavano tenerezze.


Da Messina a Milazzo era un’altra… ennesima avventura…

Una rara foto del  molo per le isole Eolie a Milazzo-porto, con il postale (anni 50

http://spazioinwind.libero.it/assicurazionitaliano/foto22.htm



Il Postale non entrava nel "porto".. erano i pescatori dell’isola, con le proprie barche,
che prendono i passeggeri per il trasbordo a terra.

Da Milazzo con la vecchia “carretta austroungarica” con cui il tenente Bongiorno, anni prima era tornato a Lipari, raggiunsero l’isola.

A Lipari Edda si fermò due mesi e probabilmente tra i due ci fu un ritorno di fiamma. Pochi mesi dopo la sua ripartenza dell’isola scrisse a Leonida un’accorata lettera d’amore: “Avrei voluto superare con un balzo quell’acqua cattiva. Gettarmi nelle vostre braccia, stringermi a voi e dirvi: Conducetemi lontano da qui. Dimentichiamo i nostri doveri. Lasciamoci guidare dall’istinto. Noi ci amiamo. Per questo semplice fatto non conosciamo
né amarezza, né peccato, né vergogna. I nostri corpi sono puri. Le nostre anime leggere. Avrei voluto gridarvi: venite dunque con me. Non abbandonate questa felicità che gli Dei vi offrono. Raramente essi fanno questo dono. L’amore non conosce rimorso”.
A novembre Edda ripartì e Leonida conobbe la donna che diventerà sua moglie. Edda è in preda alla gelosia.. si fa tagliare i capelli a zero e manda una ciocca dei suoi capelli a Leonida scrivendo ” è tutto ciò che resta d’una razza che s’è spenta”.
S’incontreranno altre volte.
Nel 1957 Leonida gestiva il suo albergo ed Edda portò in regalo al figlio Edoardo una macchina di gran lusso che la famiglia non avrebbe mai potuto permettersi (sono le parole di Edoardo). Ritornò a Lipari altre cinque o sei volte.
Nel 1971 Leonida fece costruire a sue spese nella zona della “Civita”, cioè la parte più alta di Lipari, un muro su cui fece incidere da uno scalpellino i versi del XXII canto dell’Odissea. Canto che narra la rotta, indicata da Circe  («Tu da solo col tuo cuore consigliati: io ti dirò le due rotte»),
che Ulisse deve seguire per ritornare ad Itaca..”passando per lo Stretto di Messina e il Mare di Lipari tra rupi altissime, a picco”. Versi che Leonida, nella primavera del 1946, aveva cantato ad Edda mentre guardava con lei il mare… mentre Lei gli rispondeva con i versi di Byron: «When we two parted...», «quando noi ci dividemmo, in silenzio e lacrime, i nostri cuori si spaccarono a metà».
Un momento che fu tra i ricordi più cari del loro amore. Quando Edda tornò a Lipari e Leonida le mostrò con orgoglio quel muro che aveva fatto costruire con i “loro” versi impressi, scolpiti in maniera durata, sulla dura pietra, che diventava così immortale come il loro amore. Lei rimase sbalordita e disse…”Tu sei pazzo” e si commosse.. è probabile che qualche lacrima le abbia solcato le guance…


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Ancora una volta ripartì..quel mare immenso li divideva… lui non avrebbe mai lasciato la sua isola… lei non si sarebbe mai abituata a vivere nell’isola.
L’ultima volta fu nel 1985, due anni prima della morte di Leonida.
Del loro amore restano diverse testimonianze nell’isola…la casa moresca, meta di visitatori e di coppie che portano fiori a ricordo di un amore struggente… il mare così ammirato da Edda nelle sue riflessioni… e il muro che si trova vicino al ristorante “Il Filippino” già esistente allora. 


Gli ultimi anni della vita Edda Ciano li passò dedicandosi ai gatti del quartiere di Roma in cui abitava. Ogni pomeriggio alle 18 si avvicinava alla siepe, che costeggiava la strada, e spuntavano come per magia i gatti che le correvano dietro con aria di festa. Li chiamava per nome.. riponeva il cibo in dei piccoli contenitori, ben distanziati tra loro, in modo che non litigassero tra per il cibo. Alla fine li salutava e riprendeva le ciotole per andare a casa.
In una bellissima intervista al giornalista Renzo Allegri, dichiarò di “aver sempre amato gli animali.. Da anni, tutte le sere, porto da mangiare ai gatti senza padrone che vivono nella zona. D'estate, quando la gente se ne va in vacanza, purtroppo, il loro numero aumenta. Tener testa a tutte le bocche da sfamare, diven­ta gravoso. Ma lo faccio vo­lentieri perché non riuscirei a dormire se sapessi che an­che uno solo di quei pove­retti è rimasto  senza cibo>>.
Eravamo seduti nel salottino, una delle due stanze del suo appartamentino.  Stanza piccola, ma ordinata, calda, piena di libri, di oggettini, di quadri, di fotografie che ricordavano il passato e le persone care. Aveva sulle ginocchia uno dei suoi due gatti, Pippo, mentre l’altro, di nome Miao Miao, si era accoccolato accanto a lei e il cane, uno “yorkshire” di nome  Mugni Mugni, stava ai suoi piedi. 
 <<Lui non ce la fa più a salire sul divano>>, mi disse guardando il cane con tristezza. <<E’ vecchio, ha già compiuto 17 anni. Se è vero che ogni anno  per i cani equivale a sette dei nostri, Nugni Mugni ha 119 anni. Penso con dolore a quando mi lascerà sola>>. E pronunciando queste frase la sua voce si incrinò. 
La contessa, una volta la settimana, si faceva accompagnare da un taxi in periferia della città per portare dei fiori sul luogo dove aveva sepolto i suoi cani e i suoi gatti che erano morti. 
<<Per terra non c’è nessun segno che indichi la sepoltura dei mie animali>>, disse la contessa. <<Non ho potuto met­tere niente perché il luogo non è mio.  Ho sepolto lì i miei cagnolini di nascosto. Così, la gente, vedendo che lascio dei bei vasi di fiori pregiati per terra, mi crede pazza. Qualcuno mi spia e, appena me ne vado, prende­ i vasi e se li porta a casa. Me lo ha detto un uomo che abi­ta vicino e allora gli ho spie­gato perché porto quei fiori.
<<Là, sotto quella terra>>, aggiunse la contessa dopo una pausa <<ci sono anche due cagnolini che sono stati molto importanti per me. Mi sono stati vicini nei momenti di grande dolore. Mi hanno aiutato a trovare il coraggio per vivere dopo le immani tragedie che si erano abbattute sulla mia famiglia. Forse, senza il loro affetto, sarei impazzita>>. 
La contessa rimase in silen­zio, fissando con gli occhi sbarrati il vuoto. Il suo volto era teso, pallidissimo. Le chiesi: <<Pensa spesso al passato?>>.

<<Non sono una donna che vive rimpiangendo i giorni belli della giovinezza>>, rispose. <<Certo, quando si è giovani, freschi, pieni di spensieratezza e di energie, ci si sente felici e potenti. Ma la giovinezza è una stagione destinata a finire e non ci si deve lamentare. Questo ge­nere di passato non mi inte­ressa e non lo penso. La mia mente, invece, è costante­mente fissa ai giorni della tragedia che sconvolse la mia vita e quella della mia famiglia. Quel passato non lo dimentico mai, nemmeno per un istante, è diventato la mia stessa natura...”

Edda Ciano morì nel 1995 e lasciò un’autobiografia in cui non rileva il suo amore sbocciato a Lipari nei confronti di Leonida.
Non ha voluto rilevare al mondo di aver amato un comunista forse per non turbare la sua famiglia. In una lettera indirizzata a Leonida scisse, alludendo ai propri figli..”Nessuno sa del nostro strano interludio né tanto meno i ragazzi, ai quali in genere dico tutto. È bello avere un segreto”. Leonida, da gran cavaliere, ha sempre rispettato il  desiderio di Edda nel mantenere il segreto del loro amore.
Anche gli stessi eoliani, ben sapendo la storia d’amore, “li proteggevano con un misto di riserbo e di complicità.


Edda Ciano con i figli

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Il 2 aprile 2013 si suicidò il figlio di Leonida Bongiorno, Edoardo, .. un uomo, uno storico che aveva messo ordine all’immenso archivio del padre ed era riuscito negli anni a creare una importante collezione etnografica esposta nel suo albergo “Oriente” di Lipari.
Edoardo aveva ampliato l’archivio del padre con documenti, registrazioni su magnetofono, foto, messi a disposizione degli storici ed importanti per ricostruire la storia eoliana nel ventennio fascista e nel periodo post bellico.
I suoi concittadini lo ricordano come “un uomo, colto, educato, un intellettuale e quando il padre gli lasciò l’albergo, se ne prese subito cura facendolo diventare un luogo unico nelle Eolie”.

Lipari – Albergo “Oriente”

Rimane esposta all’Hotel Oriente la collezione Etnografica che Bongiorno aveva tanto amato fino alla morte. Una collezione che parte dalla relazione di suo Padre Leonida e con Edda Ciano per creare un vero e proprio percorso storico nell’Eolie fascista e post fascista.
Una patrimonio storico immenso che lasciò in eredità alla figlia “con l’augurio che le offra una dignitosa vita culturale… avanzi di antichità salvate dalle ingiurie del tempo che concorrano a formare le basi  delle indagini scientifiche imposte da rapido progredire della società; con la certezza che accetti quanto ho realizzato e soprattutto senta, come me, il desiderio di continuarla, ampliarla e migliorarla, per far conoscere ad altre nuove generazioni la sapienza e la cultura di un mondo tramontato ma che non si può e non si deve dimenticare; che continui, per lunghissimi anni, l'onesta e laboriosa opera di papà suo".


La prima del film “Edda Ciano e il comunista” ebbe un audience di ben 6 milioni e mezzo di telespettatori… un grande  riconoscimento per la sua grande attività di storico.
La sua ricerca ha permesso di fare rivivere un inedita pagina di storia che racconta come “la passione, l’amore, il rispetto non abbiano colore politico e che dimostra, ancora una volta, come i sentimenti siano in grado di andare oltre le ideologie e i contrasti tra le opposte parti. Quelle stesse parti che, in Italia di non tanti anni fa, si fronteggiarono duramente in una guerra che ha segnato sia il nostro passato che il nostro presente”.

SCENE  DEL FILM









La Grande Storia di Edda Ciano Mussolini  (Rai Tre)



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     3 - STROMBOLI, TERRA  DI  DIO

(Paese di Produzione: Italia – Lingua Originale: Italiano, Spagnolo, Francese, Tedesco, Inglese – Anno: 1950 –
Durata: 107 m – Film in Bianco/Nero – Genere: Drammatico – Regia: Roberto Rossellini – Soggetto : Roberto Rossellini – Sceneggiatura: Sergio Amidei ed altri – Produttore: Roberto Rossellini – Casa di Produzione: Berit Film e RKO, Radio Pictures – Fotografia: Otello Martelli – Montaggio: Jolanda Benvenuti – Musiche: Renzo Rossellini)

Interpetri e Personaggi
Ingrid Bergman: Karin – Mario Vitale: Antonio - Renzo Cesana: Il Prete – Mario Spinoza: Il Guardiano del Faro
Premi – Nastro D’Argento per Ingrid Bergman, migliore attrice straniera in Italia (1951)

TRAMA

Karin è una giovane donna lituana che sposa un pescatore di Stromboli e con lui va a vivere sull’isola. Il matrimonio è infelice e la donna è subito circondata dall’ostilità degli isolani che non accettano una straniera.
La vita della donna diventò ben presto una prigionia a causa anche della gelosia del marito Antonio. Un Antonio che viene istigato dalle dicerie della gente e che reagisce con violenza alle presunte “civetterie della donna”. Karin scopre di essere incinta e prende la decisione di lasciare l’isola dove un eruzione del vulvano mette a rischio la sua vita e quella degli isolani. Si procura l’aiuto di un guardiano del faro, l’unica persona fidata del luogo, e prova a fuggire tentando di oltrepassare la vetta del vulcano in attvità ma la sua fuga è disperata, quasi impossibile. Scesa la notte invoca l’aiuto di Dio e alle prime luci dell’alba implora ancora l’aiuto divino per salvare il figlio che porta in grembo.


Il seat cinematografico durante una pausa

Le scene furono girate tra le scenografiche lave del vulcano,  nel piccolo abitato di Ficogrande, le cui case si affacciano su una spiaggia di sabbia nera. La casa diroccata di Karin e di Antonio si trova in contrada Piscità, oggi una delle zone più frequentate dai villeggianti, con le casette di tipica architettura eoliana. Su una vecchia casa rossa in paese fu posta una targa in ricordo della permanenza della famosa attrice svedese.

Il piccolo centro di Ficogrande


Il film vide il coinvolgimento di molti abitanti dell’isola e durante le riprese ci fu un eruzione del vulcano che fornì eccezionali spunti al regista Rossellini. Un regista che amava girare i suoi film basandosi solo sulle sue idee, fissate giorno per giorno, e riportate su un semplice blocco notes.
L’eruzione e la pesca degli abitanti dell’isola costituirono un documentario nel film.

Il film suggellò la grande storia d’amore fra la Bergman e il regista. La parte di protagonista del film era stata assegnata da Rossellini ad Anna Magnani, con cui aveva una relazione sentimentale. Vedendosi superata dalla giovane attrice svedese, la Magnani per dispetto montò la produzione di un film nella vicina isola di Lipari dal titolo “Vulcano” e diretto da William Dieterle. La lavorazione, anche se iniziò successivamente, venne portata a termine prima della conclusione del film Stromboli.  A causa di questi aspetti il fim della Magnani ebbe un discreto successo.
Riguardo al film “Stromboli” Ingrid Bergman vinse per la sua interpretazione il Nastro d’argento e la pellicola uscì nelle sale in prima nazionale l’8 ottobre 1950.

http://distribuzione.ilcinemaritrovato.it/stromboli-terra-di-dio

https://photo.ivid.it/foto-465535/film/stromboli-terra-di-dio/ingrid-bergman-465535.html

In Italia ebbe un discreto successo mentre negli stati Uniti fu invece un fiasco a causa della campagna stampa che era stata montata contro la Bergman per il suo discorso sul senatore del colorado Edwin C. Johnson che aveva etichettato l’attrice come concubina.  La RKO che distribuiva il film in America aveva richiesto un montaggio, con una riduzione della pellicola di ben 37 minuti,  che non fu predisposto mediante.
L’Isola subì a causa del film un grande interesse… isole che al tempo era isolate dalle comunicazioni e prive di servizi essenziali.Ancora oggi si trovano sparse per l’isola targhe che ricordano il film ed anche negozi pubblici che portato in nome della grande Ingrid.


Casa dei Conti Villotta ?



Eruzione dello Stromboli

La Bergman durante il suo soggiorno nell’isola visitò anche le altre isole dell’arcipelago eoliano. Si recò, nell’aprile del 1949,  a Lipari dove si trovavano i confinati. Visitò il campo di detenzione dove promise anche uno spettacolo.  S’interessò in modo particolare della contessa Edda Ciano che era prigioniera nell’isola e apprezzo le valenze delle isole.
Ai giornalisti  rilevò il fascino che la Sicilia e i siciliani gli rilevarono e s’interessò anche di Salvatore Giuiano..” " Ora che una mia connazionale (la Cyliacus) ha fatto tanto parlare di se' in Sicilia, vorrei anch'io tentare un'avventura. Sarebbe bello si dicesse che Ingrid Bergman ha visto Giuliano...".
Come tutte le straniere aveva un concetto diverso di colui che veniva definito il bandito di Montelepre.. era visto come un eroe. Non si sa se l’abbia incontrato e certamente Giuliano era a conoscenza del soggiorno della famosa diva a Lipari.
Ultimate le riprese ripartì lascando alle due chiese e agli abitanti dell’isola una generosa somma di denaro (50.000 lire). Da quel momento Stromboli ebbe una improvvisa ed insperata rinascita. Non più terra desolata e quasi inospitale ma paradiso in mezzo al mare.

Era l’anno 1849, arrivarono con le attrezzature e le comparse su un barcone da pesca lungo 15 metri.. si chiamava “San Lorenzo” e l’accompagna nella sua navigazione il rumore di un rude motore a scoppio. Salparono dalla Sicilia e arrivarono in un isola che apparve  selvaggia, primordiale. Le donne isolane vestivano di nero, le case erano spesso privi dei servizi e gli spostamenti avvenivano con gli asini… Le isole avevano un loro fascino sembrano scogli imponenti che spezzavano il blu cristallino delle acque che le circondavano.
L’isola con le sue spiagge scure, gli alberi di fico, le case bianche, moresche… uno scenario magnifico.
Stromboli è la più settentrionale e Vulcano la più meridionale.. tra queste “schegge di roccia” che sembrano scagliate da ciclopi sentimentali nel mare blu del “mito di Sicilia”; Lipari, Salina, Panarea, Filicudi, Alicudi e i piccoli Strombolicchio e Basiluzzu che sembrano perdersi..
Stromboli più piccola di Vulcano, 370 abitanti la prima, 430 la seconda. Il cono nero di Stromboli si leva a 750 metri; il cratere di Vulcano arriva a 391 metri. Diverse, antagoniste, ma sorelle di sussulti e di lava. Stromboli terra della malvasia, Vulcano residenza del dio dei venti. Da Punta Lena, la più meridionale di Stromboli, si può scorgere Punta Bandiera, la più meridionale di Vulcano. In mezzo, come a dividere due contendenti, si stende Panarea. (Mimmo Carratelli).


Nell’isola “non esistevano alberghi e telefoni, manca sia l’acqua corrente che la luce elettrica, le mosche e i moscerini sciamavano ovunque”. Si muovevano da un luogo all’altro utilizzando gli asini e i pochi ricordi di quei momenti sono immortalati dalla “casa rossa” e dalla lapide posta sul suo muro. Qui scoppiò l’amore tra la Bergman e Rossellini. Le comparse isolane che parteciparono alle riprese del film sono ormai scomparse… si possono contare sulle dita di una mano. Le isole sono oggi abitate da napoletani, pugliesi, molti settentrionali ma pochi eoliani sono rimasti e in gran parte giovani che hanno scarsi ricordi degli avvenimenti perché legati ai racconti che si sono tramandati.

In un sito ho letto la testimonianza di uno dei pochi testimoni di vita di quei momenti…Domenico Russo,  aveva 80 anni, un tempo insegnante elementare.. è l’unica persona dell’isola che conosce i retroscena della famosa “casa rossa” in precedenza forse di proprietà dei conti Villotta.
 «Allora l' isola era servita solo da una nave a vapore della società Eolie. Attraccava una volta la settimana, poi ripartiva verso Napoli. Quando arrivava, tutta Stromboli si dava appuntamento al molo per vedere i forestieri. Scendeva una faccia nuova e la gente si domandava: Chi è? Un giorno sbarcarono due persone, incontrarono un ragazzino e gli chiesero: "Ci sai dire dove possiamo trovare un hotel?". Il ragazzino non rispose. "Dove possiamo dormire?". Altro silenzio. Mi avvicinai e dissi: "A Stromboli non ci sono alberghi. C' è però una signora che affitta delle camere". Li accompagnai da donna Rosa, mi intrattenni per qualche minuto e sentii i loro discorsi: "Ma come fa Rossellini a girare il film? Dove facciamo dormire la Bergman?". Non sapevo se babbiavano o se parlavano seriamente. Poco dopo capii che erano venuti a Stromboli per organizzare la parte logistica del film. Erano funzionari della società di produzione Rko. "Ve la do io la casa, non voglio un soldo", dissi. Li portai nella casa rossa che apparteneva a mia sorella Maria e i due funzionari la trovarono adatta per l' attrice». Ecco cosa dice l' attrice svedese ad Alan Burges nella sua biografia: «A fianco della casa venne costruito un apposito edificio con bagno, gabinetto e bidet. Gli abitanti dell' isola non avevano mai visto simili congegni. Un imbuto inserito nel tetto del bagno serviva da doccia; quando ero pronta per lavarmi, lanciavo un urlo e un uomo che si trovava sul tetto versava secchi d' acqua marina lungo il tubo». A riscaldare l' acqua provvedevano le due cameriere di fiducia. «Per Stromboli prosegue Domenico Russo fu l' avvenimento più straordinario del dopoguerra. Mi colpì l' entusiasmo del parroco, don Antonino Di Mattina, che non solo ignorò lo scandalo fra la Bergman e Rossellini, ma ogni giorno si recava sul set per assistere alla lavorazione, al punto da fare una piccola parte. Fu il primo ad intuire i grandi benefici che il film avvenne apportato all' economia isolana. Pochi gli credettero, il tempo gli dette ragione». Gaetano Famularo, 92 anni, è uno dei pochi strombolani rimasti. Il suo nome appare perfino nei siti Internet. In quelli di lingua inglese viene indicato come the man with the guitar, l' uomo con la chitarra, colui che intonava canzoni sulla spiaggia, mentre Karin (Ingrid Bergman) viveva i suoi travagli umani dopo essere fuggita da un campo di concentramento. Per gli abitanti dell' isola, Gaetano Famularo è una leggenda vivente, un personaggio con una storia che viene raccontata perfino nei libri. Non esiste giornalista italiano o straniero che, sbarcato a Stromboli, non vada a trovare the man with the guitar. Trascorre le sue giornate seduto su un muretto, il bastone poggiato sulle gambe, un sorriso dove spiccano due soli denti, tanti ricordi che affollano la sua mente. Al nome della Bergman gli si illuminano gli occhi: «Una donna molto sensibile e generosa. Mentre giravamo il film, a Ficogrande arrivò un pescatore. Era stato a tonni, aveva i vestiti laceri ed era disperato. L' attrice chiese in inglese: "Perché quell' uomo piange?". Rossellini si informò: "Gli scogli hanno distrutto la sua rete di mille metri". "Quanto costa?". "20mila lire". L' attrice tirò fuori un assegno, lo compilò e lo regalò al pescatore». Non fu l' unico omaggio che la Bergman fece agli abitanti di Stromboli. Nella sua agenda l' attrice annotava: 50 mila lire alle due chiese; 70 mila per gli abiti di alcuni bambini; 15 mila per il ricovero di una cameriera; 10 mila per una donna ammalata; 30 mila per la visita oculistica di un bambino, e così via. ' U zù Tano si alza dal muretto e si avvia verso casa. Vive in due stanzette piene di oggetti. Ognuno legato ad un ricordo: i quadri a olio di cui è autore che raffigurano il vulcano, il ritratto in bianco e nero della moglie, le decine di foto che lo ritraggono mentre suona o parla con i giornalisti di mezzo mondo; un cucinino pieno di stoviglie. Si siede e comincia a sgranocchiare un dolce di pasta frolla, poi alza l' indice con orgoglio: «Gli altri compaesani fecero le comparse, io feci parte del cast». Mette in bocca un altro pezzetto di dolce e lo accompagna con un bicchiere di Malvasia. «Come ci riuscii? Con un po' di furbizia e di esperienza. La mia vita è tutta un' avventura. In novantadue anni ho fatto il pescatore, il muratore, l' agricoltore. Durante il fascismo fui mandato in Albania dove mi ammalai di malaria. Quando tornai alle Eolie trovai una situazione di estrema indigenza. Nel ' 56, assieme a mia moglie, decisi di emigrare in America. Partimmo con l' Andrea Doria. Una notte, mentre eravamo a bordo, la nave naufragò a causa della collisione con la Stockholm. Eravamo in pigiama e ci gettammo in mare. Fummo ripescati dall' equipaggio francese Île de France, e risarciti con mille dollari a testa. A New York feci il falegname. Ma il sogno americano non durò molto, mia moglie soffriva il clima degli Stati Uniti. Tornato a Stromboli, mi specializzai ad accompagnare i turisti fino alla cima del vulcano.”

anno 1916 ?



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Lipari
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SCENE DEL FILM





ERUZIONE DELLO  STROMBOLI (ANNO 2013)







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