LA SICILIA NEL CINEMA - PRIMA PARTE - LIPARI E STROMBOLI
LIPARI
STROMBOLI
INDICE:
1.
PREMESSA
2.
EDDA CIANO
E IL COMUNISTA - La storia d’amore fra Edda Ciano Mussolini e Leonida
Bongiorno, di Lipari – Trama - Ricerca Storica – Video
3.
STROMBOLI,
TERRA DI DIO - Trama – Ingrid Bergman
nell’isola - Video
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1.
Premessa
Il
famoso regista Giuseppe Tornatore una volta disse: “La Sicilia è il cinema”. La Sicilia è una regione dalle forti
connotazioni storiche e popolari dove i sentimenti affiorano con grande
spontaneità. Noi siciliani siamo in grado di esprimere visivamente le nostre
passioni.
Il prof. Mario Bolognari, dell’Università di Messina, al “Festival
Letterario 2015” di Oxford rilasciò un interessante intervista, riportata sulla
“Voce di New York”, sull’immagine della Sicilia nella cinematografia europea.
Un’attenta ricerca che analizza la cinematografia europea degli anni ’50.
Proprio
per questa caratteristica spontaneità, l’Isola è stata teatro di numerose
rappresentazioni cinematografiche. Questo aspetto ha creato qualche problema
perché si è diffusa un immagine modello, attraverso la pellicola, della nostra
Isola che non rendono giustizia né alla nostra Terra né ai Siciliani. Un
immagine che potrebbe rimanere fissa ed immutabile nel tempo nella memoria
dello spettatore.
In
realtà la Sicilia ha una sua vita molto complessa e in continua evoluzione. Un
evoluzione che raramente viene rappresentata.
“Nel dopoguerra la Sicilia, prima dei
numerosi film sulla mafia, era descritta come terra di contadini, analfabeti,
signorotti ignoranti, terra di superstizioni, di uomini fortemente gelosi delle
proprie compagne di vita. Una terra ricca di rappresentazioni che potremmo
definire arcaiche con sentimenti e passioni spesso a livello primitivo.
Un mondo culturale volutamente non capito che doveva essere eliminato per
far spazio a un modello culturale tipico dell’industrializzazione del Nord.
Questo modello era funzionale per rinvigorire l’immigrazione verso il Nord
d’Italia e d’Europa. Una vera e propria contrapposizione tra i valori della
nascente borghesia e il rurale mondo contadino. Il cinema non ha fatto altro
che rispondere e adeguarsi, più o meno consapevolmente, a questa volontà
politica di intendere la Sicilia.
Il Commissario
Montalbano – Serie Televisiva Italiana
Tratta dai romanzi
di Andrea Camilleri
L’attore Luca
Zingaretti
Un esempio molto chiaro è il film ‘Divorzio all’Italiana’ di Pietro Germi
del 1961. Durante quel periodo storico nella società italiana – a livello
culturale e politico – stava maturando la cancellazione dell’articolo di legge
del codice penale italiano che consentiva l’assoluzione per un marito che aveva
ucciso la moglie per gelosia. Ebbene, la cinematografia italiana,
nell’abbracciare la causa, affronta tale questione con il film tragi-comico di
Germi. La scelta dell’ambientazione ricade sulla Sicilia, perché è in questa
regione che Germi individua il luogo dove gli istinti di amore e odio vengono
fuori nella forma più primitiva fino all’omicidio.
La Sicilia è stata troppe volte associata ad immagini di donne in lutto,
corpi di uomini ammazzati e distesi in terra da cui escono rigagnoli di sangue
e cosi via. Basti pensare al film ‘Il Padrino’ di Francis Ford Coppola, del
1972, dove la Sicilia si conquista a livello internazionale il titolo di
‘capitale della mafia’. Questa abbondanza e potenza delle immagini
cinematografiche hanno finito con il rendere indelebile lo stereotipo che
unisce la Sicilia al concetto di violenza.
E’ molto evidente dai risultati della mia ricerca come la filmografia di
lingua tedesca dimostri una tendenza a occuparsi della Sicilia con
un’attitudine chiaramente colonialista. Nel film ‘Gitaren Klingen Leise Durch
Die Nacht’, il regista Hans Dette narra la storia di un giovane austriaco che,
nonostante sia rimasto folgorato in Sicilia da una sfrenata passione d’amore
per una ragazza locale, la abbandona immediatamente dopo il suo rientro a
Vienna. E’ un film, questo, dove la giovane siciliana, sedotta e abbandonata,
umiliata e offesa sta a rappresentare la posizione di inferiorità di un’intera
popolazione. Ne esce fuori una Sicilia, di cui vanno sfruttate le risorse di
isola esotica dalle passioni incontrollate, ma da cui prendere le distanze.
Altro film è ‘Il Richiamo del Sangue’, del 1948, tratto
dall’omonimo libro dello scrittore inglese Robert Hichens. Qui la
passione tra un giovane inglese e la sua amante siciliana viene macchiata dal
sangue ad opera del padre della giovane che ammazza con ferocia vendicativa la
coppia. Insomma, una Sicilia dipinta anche nella cinematografia estera come
luogo dove forti passioni, difficili da controllare, convivono in modo
pericoloso.
Indubbiamente. La Sicilia ha subìto una politica di dipendenza dal resto
dell’Italia e il mondo intellettuale, anche quello della cinematografia
dell’ala progressista, non ha contrastato questa tendenza. Una cinematografia
che è da sempre stata in sintonia con la mancanza di una politica di sviluppo
per il Sud e che ha dimostrato una volontà intellettuale di fare uso degli
stereotipi di questa regione piuttosto che di eroderli.
L’antropologo americano, Michael Herzfeld, ha messo in evidenza come
gli stereotipi rischino di attaccarsi alla realtà sociale e alla fine di
autorealizzarsi. In parole semplici, c’è il rischio che i siciliani stessi
finiscano con il rappresentarsi o immaginarsi come gli altri li dipingono,
dimenticando la ricchezza di molti altri valori caratteristici di questa società”.
Parlare
di cinematografia in relazione alla Sicilia vuol
dire ricordare una serie di film spesso ineguagliabili, dei capolavori
realizzati grazie alla partecipazione di grandi interpreti italiani e stranieri
e che hanno trattato varie tematiche, da quelle comiche a quelle d'amore, da
quelle storiche a quelle mafiose.
I
paesaggi sconfinati dell’Isola in cui già si trovano le prime contraddizioni
isolane costituite dall'alternanza tra speroni rocciosi e distese pianeggianti,
i suoi abitanti che tendono più che mai ad esser in simbiosi con la propria
terra, è tutto un mondo da scoprire.
Le
pellicole cinematografiche sono un'occasione per andare alla scoperta dei
territori e per rivedere i luoghi raccontati nei film.
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1.
EDDA CIANO
E IL COMUNISTA
(Paese di Produzione: Italia – Anno: 2011 –
Formato: Film TV – Genere: Drammatico, storico, biografico –
Durata: 109 m – Lingua: Italiano – Regia e
Soggetto : Graziano Diana – Sceneggiatura: Graziano Diana, Domenico Marcocci e
Domenico Tomassetti – Fotografia: Blasco Giurato; Musiche: Paolo Vivaldi;
Produttore: Luca Barbareschi;
Costumi: Enrica Barbano – Casa di Produzione:
Casanova Multimedia )
INTERPRETI E PERSONAGGI
Stefania Rocca: Edda Ciano – Alessandro
Preziosi: Leonida Bongiorno; Dajana Roncione: Angelina
PRIMA VISIONE: 13 MARZO 2011 – Rete televisiva
– RAI1
Le riprese cinematografiche furono effettuate
nell’Isola di Lipari, in altre località dell’arcipelago eoliano e a Messina. Il
film fu trasmesso in prima serata con quasi 6 milioni e mezzo di
telespettatori.
https://static-www.zoom24.it/wp-content/2018/04/17161849/lipari.jpg
https://www.wishsicily.com/img_slider/5_sicily-lipari.jpg
TRAMA
Il soggetto è tratto dal romanzo di Marcello
Sorgi “Edda Ciano e il Comunista.
L’inconfessabile passione della figlia del Duce”. Racconta la grande storia
d’amore tra Edda Ciano, figlia di Benito Mussolini e di Rachele Guidi, inviata
al confino nell’isola di Lipari, fra il settembre 1945 e il giugno 1946, con
l’ex partigiano comunista Leonida Bongiorno.
Il romanzo fu pubblicato nel 2009 dopo
un’attenta ricerca storica da parte dell’autore con la collaborazione del
figlio di Leonida Bongiorno, Edoardo..
Si rivivono pagine di storia del periodo del
dopoguerra in cui s’inserisce l’amore appassionato e forte, nato tra Edda e
Leonida, che sembra d’altri tempi.
L’orgoglio e la fierezza di Edda si uniscono con il carattere tipico del
siciliano: ritroso, romantico e protettivo di Leonida.
Edda Ciano
(Forlì, 1 settembre 1910 – Roma, 9 aprile 1995)
Leonida Bongiorno
Edda, sin da ragazza mostrò una personalità
forte che la porterà a scontrarsi spesso con i suoi genitori. Mussolini sembra
che una volta disse: “Sono riuscito a
sottomettere l’Italia, ma non riuscirò mai a sottomettere mia figlia”.
Edda con il padre, Benito Mussolini
Un carattere che manifestò sia da bambina,
facendosi ritirare dal collegio in cui studiava, sia da ragazza. Sembra che sia
stata una delle prime donne a portare i pantaloni e il bikini.
Sposò Galeazzo Ciano che nella notte del Gran Consiglio del 25 luglio
1943 votò l’Ordine del Giorno Grandi di sfiducia a Mussolini. Sfiducia che
portò all’arresto del suocero Mussolini e alla nomina di Badoglio.
http://www.sergiolepri.it/1943_htm/250743_file/image001.gif
Ciano aveva iniziato la sua carriera come
ambasciatore presso la Santa Sede e la sua famiglia dopo la caduta di Mussolini
fu sottoposta a stretta sorveglianza. Quando le armate tedesche ricostituirono
il regime fascista repubblichino, Ciano venne accusato di alto tradimento.
Edda condurrà da sola una grande battaglia
cercando anche di scambiare la libertà del marito con i diari che Ciano aveva
scritto durante gli anni del potere e che erano fortemente critici verso la
Germania.
Diario di Galeazzo Ciano
Gli scontri con il padre erano all’ordine del
giorno e anche con la madre Rachele che detestava il genero condannato a morte
nel processo di Verona del 1944.
Edda successivamente dichiarerà di aver
perdonato suo padre “per non aver voluto
o potuto salvare suo marito” ma di sua madre dirà: “Lei ha difeso il suo uomo, io ho difeso il mio”.
Già prima della fucilazione di suo marito
avvenuta l’11 gennaio 1944, Edda fuggì dalla clinica “La Ramiola” di Parma.
https://picclick.it/Due-Cartoline-Di-Fornovo-Taro-Parma-372192724620.html
Pernotta sotto falso nome nell’albergo “La
Madonnina” di Cantello (Varese).
Nell’albero si fa registrare come “Santos Emilia di Giuseppe e di Manfredi
Carla- nata a Bologna il 25 giugno 1914 – residente a Roma”.
Espatria clandestinamente con i figli in
Svizzera, utilizzando nomi e documenti falsi. Giunge in Svizzera attraversando
Stabio (Varese) e alla dogana svizzera si presenta con il nome di duchessa
d’Aosta.
Dopo ore di attesa, forse in preda allo
sconforto, dichiara ad un ufficiale la sua reale identità ed implora l’asilo
nel paese da sempre neutrale. Viene ospitata nel piccolo convento delle suore
domenicane di Neggio.
Neggio
Dopo quattro mesi, la guerra è finita e
Mussolini è stato giustiziato. Il governo italiano presenta una richiesta di
estradizione per Edda Ciano. Richiesta che viene accettata dal governo
svizzero.
Espulsa
dalla Svizzera dove aveva trovato riparo, dichiarata ospite non desiderata, fu
consegnata alla frontiera alle truppe alleate che con un carrarmato la
portarono a Milano.
Doveva
rispondere di colpe terribili:” aver
ispirato la politica estera italiana e l’alleanza con la Germania, aver
intrattenuto stretti rapporti con i leader nazisti e…. aver spinto il Duce alla
guerra”….doveva pagare tutte le colpe del fascismo.
La donna viene condannata a due anni di confino
nell’Isola di Lipari.
Un’isola già utilizzata nel periodo fascista per gli
oppositori del regime (Ferruccio Parri, Emilio Lussu ed altri).
Da
Milano con un aereo militare americano arriva a Catania dove una corvetta
militare la conduce alle isole Eolie. Arriva a Lipari nel novembre del 1945.. è
spaventata… dimagrita… viene lasciata in un lurido tugurio e senza mezzi…
privata dei suoi tre figli….
È
accompagnata da un freddo rapporto di polizia che la cita come primo elemento:.
..”sorvegliata speciale numero 1”..
La
nuova legge speciale, approvata all’indomani della Liberazione, prevedeva che
questo fosse il destino riservato alle persone che avevano «tenuto una condotta ispirata ai metodi e al malcostume del fascismo».
Ma
nel rapporto di polizia che accompagnava Edda al confino, complice forse la
retorica e l’esaltazione del momento, figurava un’accusa ben peggiore: “l’avere, lei, provocato l’ingresso in
guerra dell’Italia, vincendo le resistenze del padre ed avvalendosi del forte
ascendente che esercitava su di lui”.
Viene condannata a due anni di confino.
Dopo un’anno beneficia dell’amnistia promulgata da Palmiro Togliatti che
ricopriva la carica di Ministro della Giustizia. Edda si ricongiunge con i
figli.
Si ritira a Capri alternando la sua residenza
tra la villa nell’isola e la casa romana.
Muore a Roma il 9 aprile 1995 ed è sepolta a
Livorno nel Cimitero della Purificazione, accanto al marito.
Edda Ciano è stata insignita della Medaglia
d’Argento al Valor Militare per l’opera di assistenza svolta, anche a rischio
della vita, durante la prima fase della seconda guerra mondiale, come
crocerossina, sia sul fronte russo sia in Albania, dove la nave su cui svolgeva
servizio fu affondata.
http://uniformisgaggero.altervista.org/1940-1943/image/10b_foto_Edda_Ciano_Mussolini.png
Tirana (Albania)
http://www.televignole.it/wp-content/uploads/2017/04/16045.jpg
EDDA CIANO A LIPARI
A
Lipari appare un Edda Ciano, (trentacinquenne) depressa, malata, era appena
uscita da una clinica psichiatrica svizzera, pesava 42 chili, camminava curva
sulle spalle, come se dovesse sostenere il peso di tutte le colpe del mondo, e
si appoggiava nel suo stanco procedere al braccio di un’amica.
Leonida
Buongiorno era figlio di Don “Eduardu”, (di 37 anni) capobanda della banda
musicale di Lipari. Socialista con Mussolini , era poi diventato antifascista
ed aveva aiutato la fuga in motoscafo di Rosselli, Emilio Lussu e Fausti Nitti
tutti perseguitati antifascisti. Era stato Tenente degli Alpini in Grecia e
Francia. Orgoglioso partigiano era stato imprigionato dai tedeschi. Laureato in
Economia, profondo conoscitore del greco e del latino e soprattutto un grande
romantico.
S’incontrarono
per una fatalità…nell’isola incantata… una domenica… davanti alla chiesa di
Lipari dove la gente manifestava contro il vescovo per la mancanza di farina
per il pane. Leonida si fece largo tra i dimostranti e riuscì a placare l’ira
della gente con semplici parole… era un uomo che godeva della grande stima
degli isolani per il suo modo d’essere sempre pronto a tutto per il bene della
comunità.. Un uomo così forte non sfuggì allo sguardo ed alla curiosità di
Edda.. chiese di essere presentata e così avvenne… I loro sguardi
s’incontrarono e Leonida scrisse che “Mi apparve subito come una rondine ferita
dalle ali infrante”. Quel momento fu l’inizio di un amore disperato.
Probabilmente
se Edda non avesse conosciuto Leonida e quasi “adottata” non sarebbe
sopravvissuta al duro confino.
Tra
i due si creò subito un amore ricco di aspetti epistolari.. Lei lo chiamava
“Baiardo”, come il cavallo di Rinaldo, o “Lecret, come il generale liberatore
di Cuba nel 1898. Edda chiese a Leonida di poter abitare nella “casetta
moresca” di “Timparozzo” che
successivamente chiamerà con il nome di “petit Malmaison” come il
castello regalato da Napoleone a Josèphine de Beauharnais dopo il divorzio.
La
casa paterna della famiglia Bongiorno si trova “Supra u Timpanazzu” e sotto le
mura del castello di Lipari che racchiude la cattedrale di San Bartolomeo.
(ancora oggi è meta di innamorati che s’inchinano davanti all’amore senza
politica).
https://notiziariodelleeolie.myblog.it/media/00/02/1071782065.JPG
L’incanto
e gli scenari delle Isole Eolie favorirono la nascita di questa storia d’amore
d’altri tempi… le acque del mare dai mille riflessi… le spiagge nere di
Vulcano.. i pomeriggi di “jancura” quando una leggera foschia confonde il cielo
e il mare e incita all’abbandono… impossibile non innamorarsi in un luogo
simile.
Edda
trovò nel rifugio amoroso di Leonida e delle sue isole la forza di rinascita
della vita nel teatro di un isola antica e mistica.
https://it.geosnews.com/p/it/sicilia/me/lipari/lipari-la-vita-di-edda-ciano-torna-in-rai-mercoledi-nella-trasmissione-di-paolo-mieli-passato-e-presente_18915209
La
loro storia… a Marina Corta… anche se nata furtivamente era ben presto a
conoscenza di tutti.. Il “Corriere della Sera” del 26 giugno 1946 scriveva che
Edda Ciano: «non ha disdegnato l’assidua
compagnia di un aitante giovane del luogo, il sig. Leonida Bongiorno, esponente
di un partito politico, il quale ha avuto per lei tutte le cure più assidue».
Una
notizia che apparve troppo complicata
per essere vera.. la figlia del duce con un ex partigiano e attuale dirigente
del PCI delle Isole Eolie… era fuori da ogni logica.
Tutta
la storia d’amore rimase sepolta.. custodita gelosamente dagli stessi eoliani,
fin quando il giornalista e scrittore Marcello Sorgi riuscì a fare luce sulla
vicenda. Lettere, foto, anche una ciocca di capelli trovati in un vecchio
armadio. Nella scoperta un aiuto prezioso fu quella del figlio di Leonida,
Edorado che, lasciando da parte ogni aspetto familiare, ha permesso che questo
patrimonio storico (rappresenta un aspetto dell’Italia post bellica) e sentimentale fosse conosciuto da tutti.
http://www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?p=390568&sid=2a29a8dda0ed12c6e19b5d79cab3510a
Le
lettere che grazie al figlio di Leonida, Edoardo, sono venute alla luce
evidenziano questi aspetti.
Lui
la chiama “Ellenica”, si rilevano le esperienze passate, ricche di eventi
bellici, e le delusioni d’amore. Edda ricambia rilevandogli i tradimenti di
Galeazzo e l’indifferenza del padre-duce..”una
donna fascista deve saper portare anche le corna” e anche i suoi tradimenti.
Un telegramma in
francese di Edda Ciano a Leonida (1946)
Nel
giro di poco tempo la 35enne Edda si trasforma .. la serenità di spirito la
porta a riconquistare un aspetto gioioso, affascinante.
Uno
strano caso della vita … incontrare ed innamorarsi di un comunista che è stato
liberatore di martiri del fascismo che il padre di Edda avrebbe voluto morti.
Si
scambiano lettere, spesso scritte in francese ed inglese, per non destare
sospetti nei postini, ma l’isola è piccola ed non è facile sfuggire agli
sguardi della gente .
Una
delle prime lettere di Edda è un invito rivolto a Leonida:
«Caro amico, se i
vostri impegni politici e i vostri svaghi della domenica ve ne daranno la
possibilità, vorrete essere così cortese da venire a farmi una visitina? Sul
tardi. Nel pomeriggio. Dio mi guardi dal monopolizzare il vostro tempo. Ma ho
della malinconia. Del buon vecchio umor nero e desidererei udire delle storie
fantastiche, tenere, allegre e buffe». Edda scriveva così, firmandosi «Ellenica»,
con il soprannome che lui le aveva dato, e Leonida la raggiungeva nella casa
del padre, assente spesso perché in giro per i suoi concerti, dove lei era
andata a vivere.
Aveva
un grande desidero di comunicare, esprimere le sue sofferenze. .avevano alle
spalle due mondi completamente opposti eppure riuscivano ad ascoltarsi e
confrontarsi..
Si
recavano spesso nella spiaggia di Lazzaretto per fare il bagno, fuor dal porto
di Pignataro o nella vicina isola di Vulcano.
La spiaggia nera
di Vulcano
http://isole.eoliehouses.com/wp-content/uploads/2013/05/spiaggia-nera-di-Gelso-isola-vulcano-500x230.jpg
Tra
versi d’Odissea, che Leonida conosce a memoria, e i versi di Byron,..un giorno
l’uomo gli rileva il suo amore..”voi per
me potreste essere la mia donna ideale”....ma Edda, forse in preda ad una
spontaneità troppo esasperata gli risponde…”possibile
che io lo sia per tutti gli uomini che si sono innamorati di me?”
La
storia d’amore procede, s’arricchisce di passioni forti ma attorno ad essa ci
sono sempre tristi aspetti.. Edda pensa, da madre, ai suoi figli lontani e
cerca il modo di aver un riesame del caso giudiziario scrivendo un memoriale…
probabilmente Leonida l’aiuta. Un memoriale difensivo basato sugli “obblighi mondani”
a cui Edda era soggetta per essere non solo la figlia del duce ma anche la
moglie del Ministro degli Esteri… Obblighi in luoghi e situazioni decisivi per
il destino dell’Italia. Edda esprime che
«Nel
partito non ebbi mai nessun incarico... Come moglie del ministro
degli Esteri non potevo che seguire
le direttive che mi venivano date».
Nel memoriale dà una
sintetica ricostruzione dei suoi rapporti con i vertici tedeschi: «Nel giugno del 1936 \ in casa della signora
Goebbels conobbi il Führer. Gita sul lago, amabilità ecc. Conobbi via via
Goering, Ribbentrop, Frank, Himmler, il Kromprinz. Pranzi, colazioni e le
solite cose.. come del resto era avvenuto a Londra con Chamberlain e McDonald.
Incontri, concluderà assolutamente informali. «Come moglie del Ministro degli
Esteri non potevo che seguire le direttive che mi venivano date e che erano
esclusivamente mondane, seguendo il precetto sempre trovato esatto che molto si
ottiene dopo un buon pranzo, ottimi vini, bella casa e piacevole compagnia».
http://www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?t=7330
Il
25 giugno 1946, grazie a quel memoriale, Togliatti firma l’amnistia e la revoca
del confino. …è libera e come spirito libero, da sempre, parte..
Non
è un addio ..La lontananza viene coperta da continue lettere.
Nel
settembre dello stesso anno Edda ritornò e Leonida gli andò incontro a Villa
San Giovanni.
Leonida
aveva dimenticato i suoi documenti a Lipari e questo era un grave inconveniente
perché, prendendo alloggio in un albero a Messina, Edda doveva rimanere in
incognito. Si rivolse ad un amico funzionario di polizia, che solo il giorno
dopo riuscì a dargli un’autorizzazione speciale, appena in tempo per l’arrivo.
Nel suo diario Leonida annotò che “la
sera precedente, in attesa del direttissimo da Roma, aveva dormito in un
sottotetto di una stamberga, più che un albergo, nei pressi della stazione”.
In
ogni caso l’incontro tra i due fu molto commovente. Edda aveva “una grande quantità di bagagli” e anche
se con fatica riuscirono a salire sul traghetto e con difficoltà ne discesero.
https://picclick.it/Cartolina-Messina-Nave-Traghetto-Sicilia-372534648225.html
“Una volta a
Messina avemmo grandi difficoltà a sbarcare dal ferry boat per l’assedio sugli
spalti dell’invasatura, delle molte centinaia di viaggiatori calabresi che di
buon mattino raggiungevano la Sicilia, e che a bordo, malgrado gli ampi
occhiali da sole che le nascondevano il volto, avevano riconosciuto Ellenica”.
Circondati
da “poliziotti in borghese”, facendosi
largo nella ressa “a forza di gomiti”,
riuscirono a raggiungere un taxi che, «coperto
di valigie fin sopra il tetto, alla maniera di una macchina dei pompieri, in
corsa puntò prima su via Garibaldi, poi raggiunse l'Albergo Reale».
Tanto sul ferry
boat, quanto alla difficilissima uscita, nessun segno di ostilità da parte di
alcuno» annotava Leonida.
Albergo Trinacria
– Via Garibaldi 102
Da
comunista, avvezzo ai servizi d'ordine delle manifestazioni e nel suo ruolo
anomalo di scorta alla figlia del Duce, s'aspettava di peggio.
Era pallida, provata dalla notte in treno e dalle pene dello sbarco. Ma bellissima. Sì, Ellenica gli era apparsa splendida, e dopo tanta attesa, una grande felicità s'era impadronita di lui. L'imbarazzo con cui lo guardava, dietro le lenti scure, era terribilmente attraente. Parlavano, tacevano, si scambiavano tenerezze.
Era pallida, provata dalla notte in treno e dalle pene dello sbarco. Ma bellissima. Sì, Ellenica gli era apparsa splendida, e dopo tanta attesa, una grande felicità s'era impadronita di lui. L'imbarazzo con cui lo guardava, dietro le lenti scure, era terribilmente attraente. Parlavano, tacevano, si scambiavano tenerezze.
Da
Messina a Milazzo era un’altra… ennesima avventura…
Una rara foto
del molo per le isole Eolie a Milazzo-porto, con il postale (anni 50
http://spazioinwind.libero.it/assicurazionitaliano/foto22.htm
Il Postale non
entrava nel "porto".. erano i pescatori dell’isola, con le proprie barche,
che prendono i
passeggeri per il trasbordo a terra.
Da
Milazzo con la vecchia “carretta austroungarica” con cui il tenente Bongiorno,
anni prima era tornato a Lipari, raggiunsero l’isola.
A
Lipari Edda si fermò due mesi e probabilmente tra i due ci fu un ritorno di
fiamma. Pochi mesi dopo la sua ripartenza dell’isola scrisse a Leonida
un’accorata lettera d’amore: “Avrei
voluto superare con un balzo quell’acqua cattiva. Gettarmi nelle vostre
braccia, stringermi a voi e dirvi: Conducetemi lontano da qui. Dimentichiamo i
nostri doveri. Lasciamoci guidare dall’istinto. Noi ci amiamo. Per questo
semplice fatto non conosciamo
né amarezza, né
peccato, né vergogna. I nostri corpi sono puri. Le nostre anime leggere. Avrei
voluto gridarvi: venite dunque con me. Non abbandonate questa felicità che gli
Dei vi offrono. Raramente essi fanno questo dono. L’amore non conosce rimorso”.
A
novembre Edda ripartì e Leonida conobbe la donna che diventerà sua moglie. Edda
è in preda alla gelosia.. si fa tagliare i capelli a zero e manda una ciocca
dei suoi capelli a Leonida scrivendo ” è
tutto ciò che resta d’una razza che s’è spenta”.
S’incontreranno
altre volte.
Nel
1957 Leonida gestiva il suo albergo ed Edda portò in regalo al figlio Edoardo
una macchina di gran lusso che la famiglia non avrebbe mai potuto permettersi
(sono le parole di Edoardo). Ritornò a Lipari altre cinque o sei volte.
Nel
1971 Leonida fece costruire a sue spese nella zona della “Civita”, cioè la
parte più alta di Lipari, un muro su cui fece incidere da uno scalpellino i
versi del XXII canto dell’Odissea. Canto che narra la rotta, indicata da Circe («Tu da solo col tuo cuore consigliati:
io ti dirò le due rotte»),
che
Ulisse deve seguire per ritornare ad Itaca..”passando per lo Stretto di Messina e il Mare di Lipari tra rupi
altissime, a picco”. Versi che Leonida, nella primavera del 1946, aveva
cantato ad Edda mentre guardava con lei il mare… mentre Lei gli rispondeva con i versi di Byron: «When we two parted...»,
«quando noi ci dividemmo, in silenzio e lacrime, i nostri cuori si spaccarono a
metà».
Un
momento che fu tra i ricordi più cari del loro amore. Quando Edda tornò a
Lipari e Leonida le mostrò con orgoglio quel muro che aveva fatto costruire con
i “loro” versi impressi, scolpiti in maniera durata, sulla dura pietra, che
diventava così immortale come il loro amore. Lei rimase sbalordita e disse…”Tu sei pazzo” e si commosse.. è
probabile che qualche lacrima le abbia solcato le guance…
https://notiziariodelleeolie.myblog.it/media/00/01/651076071.3.JPG
Ancora
una volta ripartì..quel mare immenso li divideva… lui non avrebbe mai lasciato
la sua isola… lei non si sarebbe mai abituata a vivere nell’isola.
L’ultima
volta fu nel 1985, due anni prima della morte di Leonida.
Del
loro amore restano diverse testimonianze nell’isola…la casa moresca, meta di
visitatori e di coppie che portano fiori a ricordo di un amore struggente… il
mare così ammirato da Edda nelle sue riflessioni… e il muro che si trova vicino
al ristorante “Il Filippino” già esistente allora.
Gli
ultimi anni della vita Edda Ciano li passò dedicandosi ai gatti del quartiere
di Roma in cui abitava. Ogni pomeriggio alle 18 si avvicinava alla siepe, che
costeggiava la strada, e spuntavano come per magia i gatti che le correvano
dietro con aria di festa. Li chiamava per nome.. riponeva il cibo in dei
piccoli contenitori, ben distanziati tra loro, in modo che non litigassero tra
per il cibo. Alla fine li salutava e riprendeva le ciotole per andare a casa.
In
una bellissima intervista al giornalista Renzo Allegri, dichiarò di “aver sempre amato gli animali.. Da anni, tutte le sere, porto
da mangiare ai gatti senza padrone che vivono nella zona. D'estate, quando la
gente se ne va in vacanza, purtroppo, il loro numero aumenta. Tener testa a
tutte le bocche da sfamare, diventa gravoso. Ma lo faccio volentieri perché
non riuscirei a dormire se sapessi che anche uno solo di quei poveretti è
rimasto senza cibo>>.
Eravamo seduti nel salottino, una delle due stanze del
suo appartamentino. Stanza piccola, ma ordinata, calda, piena di
libri, di oggettini, di quadri, di fotografie che ricordavano il passato e le
persone care. Aveva sulle ginocchia uno dei suoi due gatti, Pippo, mentre
l’altro, di nome Miao Miao, si era accoccolato accanto a lei e il cane, uno
“yorkshire” di nome Mugni Mugni, stava ai suoi piedi.
<<Lui non ce la fa più a salire sul divano>>, mi disse
guardando il cane con tristezza. <<E’ vecchio, ha già compiuto 17 anni.
Se è vero che ogni anno per i cani equivale a sette dei nostri,
Nugni Mugni ha 119 anni. Penso con dolore a quando mi lascerà sola>>. E pronunciando queste frase la sua voce si incrinò.
La contessa, una volta la settimana, si faceva
accompagnare da un taxi in periferia della città per portare dei fiori sul
luogo dove aveva sepolto i suoi cani e i suoi gatti che erano morti.
<<Per terra non c’è nessun segno che indichi la sepoltura dei mie
animali>>, disse la contessa. <<Non ho potuto mettere niente
perché il luogo non è mio. Ho sepolto lì i miei cagnolini di
nascosto. Così, la gente, vedendo che lascio dei bei vasi di fiori pregiati per
terra, mi crede pazza. Qualcuno mi spia e, appena me ne vado, prende i vasi e
se li porta a casa. Me lo ha detto un uomo che abita vicino e allora gli ho
spiegato perché porto quei fiori.
<<Là, sotto quella terra>>, aggiunse la
contessa dopo una pausa <<ci sono
anche due cagnolini che sono stati molto importanti per me. Mi sono stati
vicini nei momenti di grande dolore. Mi hanno aiutato a trovare il coraggio per
vivere dopo le immani tragedie che si erano abbattute sulla mia famiglia.
Forse, senza il loro affetto, sarei impazzita>>.
La
contessa rimase in silenzio, fissando con gli occhi sbarrati il vuoto. Il suo
volto era teso, pallidissimo. Le chiesi: <<Pensa
spesso al passato?>>.
<<Non sono una donna che vive
rimpiangendo i giorni belli della giovinezza>>, rispose. <<Certo, quando si è giovani, freschi,
pieni di spensieratezza e di energie, ci si sente felici e potenti. Ma la
giovinezza è una stagione destinata a finire e non ci si deve lamentare. Questo
genere di passato non mi interessa e non lo penso. La mia mente, invece, è
costantemente fissa ai giorni della tragedia che sconvolse la mia vita e
quella della mia famiglia. Quel passato non lo dimentico mai, nemmeno per un
istante, è diventato la mia stessa natura...”
Edda
Ciano morì nel 1995 e lasciò un’autobiografia in cui non rileva il suo amore
sbocciato a Lipari nei confronti di Leonida.
Non
ha voluto rilevare al mondo di aver amato un comunista forse per non turbare la
sua famiglia. In una lettera indirizzata a Leonida scisse, alludendo ai propri
figli..”Nessuno sa del nostro strano
interludio né tanto meno i ragazzi, ai quali in genere dico tutto. È bello
avere un segreto”. Leonida, da gran cavaliere, ha sempre rispettato il desiderio di Edda nel mantenere il segreto
del loro amore.
Anche
gli stessi eoliani, ben sapendo la storia d’amore, “li proteggevano con un misto di riserbo e di complicità.
Edda Ciano con i
figli
https://staticfanpage.akamaized.net/tvfanpage/wp-content/uploads/2011/03/303a33n.jpg
Il
2 aprile 2013 si suicidò il figlio di Leonida Bongiorno, Edoardo, .. un uomo,
uno storico che aveva messo ordine all’immenso archivio del padre ed era
riuscito negli anni a creare una importante collezione etnografica esposta nel
suo albergo “Oriente” di Lipari.
Edoardo
aveva ampliato l’archivio del padre con documenti, registrazioni su
magnetofono, foto, messi a disposizione degli storici ed importanti per
ricostruire la storia eoliana nel ventennio fascista e nel periodo post
bellico.
I suoi concittadini lo ricordano come “un uomo, colto, educato, un intellettuale e
quando il padre gli lasciò l’albergo, se ne prese subito cura facendolo
diventare un luogo unico nelle Eolie”.
Lipari – Albergo
“Oriente”
Rimane
esposta all’Hotel Oriente la collezione Etnografica che Bongiorno aveva tanto
amato fino alla morte. Una collezione che parte dalla relazione di suo Padre
Leonida e con Edda Ciano per creare un vero e proprio percorso storico
nell’Eolie fascista e post fascista.
Una
patrimonio storico immenso che lasciò in eredità alla figlia “con l’augurio che le offra una dignitosa vita
culturale… avanzi di antichità salvate dalle ingiurie del tempo che concorrano
a formare le basi delle indagini
scientifiche imposte da rapido progredire della società; con la certezza che
accetti quanto ho realizzato e soprattutto senta, come me, il desiderio di
continuarla, ampliarla e migliorarla, per far conoscere ad altre nuove
generazioni la sapienza e la cultura di un mondo tramontato ma che non si può e
non si deve dimenticare; che continui, per lunghissimi anni, l'onesta e
laboriosa opera di papà suo".
La
prima del film “Edda Ciano e il comunista” ebbe un audience di ben 6 milioni e
mezzo di telespettatori… un grande
riconoscimento per la sua grande attività di storico.
La
sua ricerca ha permesso di fare rivivere un inedita pagina di storia che
racconta come “la passione, l’amore, il
rispetto non abbiano colore politico e che dimostra, ancora una volta, come i
sentimenti siano in grado di andare oltre le ideologie e i contrasti tra le
opposte parti. Quelle stesse parti che, in Italia di non tanti anni fa, si
fronteggiarono duramente in una guerra che ha segnato sia il nostro passato che
il nostro presente”.
SCENE DEL FILM
La Grande Storia
di Edda Ciano Mussolini (Rai Tre)
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3 - STROMBOLI, TERRA
DI DIO
(Paese di Produzione: Italia – Lingua
Originale: Italiano, Spagnolo, Francese, Tedesco, Inglese – Anno: 1950 –
Durata: 107 m – Film in Bianco/Nero –
Genere: Drammatico – Regia: Roberto Rossellini – Soggetto : Roberto Rossellini
– Sceneggiatura: Sergio Amidei ed altri – Produttore: Roberto Rossellini – Casa
di Produzione: Berit Film e RKO, Radio Pictures – Fotografia: Otello Martelli –
Montaggio: Jolanda Benvenuti – Musiche: Renzo Rossellini)
Interpetri e Personaggi
Ingrid Bergman: Karin – Mario Vitale:
Antonio - Renzo Cesana: Il Prete – Mario Spinoza: Il Guardiano del Faro
Premi – Nastro D’Argento per Ingrid
Bergman, migliore attrice straniera in Italia (1951)
TRAMA
Karin è una giovane donna lituana che
sposa un pescatore di Stromboli e con lui va a vivere sull’isola. Il matrimonio
è infelice e la donna è subito circondata dall’ostilità degli isolani che non
accettano una straniera.
La vita della donna diventò ben
presto una prigionia a causa anche della gelosia del marito Antonio. Un Antonio
che viene istigato dalle dicerie della gente e che reagisce con violenza alle
presunte “civetterie della donna”. Karin scopre di essere incinta e prende la
decisione di lasciare l’isola dove un eruzione del vulvano mette a rischio la
sua vita e quella degli isolani. Si procura l’aiuto di un guardiano del faro,
l’unica persona fidata del luogo, e prova a fuggire tentando di oltrepassare la
vetta del vulcano in attvità ma la sua fuga è disperata, quasi impossibile.
Scesa la notte invoca l’aiuto di Dio e alle prime luci dell’alba implora ancora
l’aiuto divino per salvare il figlio che porta in grembo.
Il seat cinematografico durante una pausa
Le scene furono girate tra le
scenografiche lave del vulcano, nel
piccolo abitato di Ficogrande, le cui case si affacciano su una spiaggia di
sabbia nera. La casa diroccata di Karin e di Antonio si trova in contrada
Piscità, oggi una delle zone più frequentate dai villeggianti, con le casette
di tipica architettura eoliana. Su una vecchia casa rossa in paese fu posta una
targa in ricordo della permanenza della famosa attrice svedese.
Il piccolo centro di Ficogrande
Il film vide il coinvolgimento di
molti abitanti dell’isola e durante le riprese ci fu un eruzione del vulcano
che fornì eccezionali spunti al regista Rossellini. Un regista che amava girare
i suoi film basandosi solo sulle sue idee, fissate giorno per giorno, e
riportate su un semplice blocco notes.
L’eruzione e la pesca degli abitanti
dell’isola costituirono un documentario nel film.
Il film suggellò la grande storia
d’amore fra la Bergman e il regista. La parte di protagonista del film era
stata assegnata da Rossellini ad Anna Magnani, con cui aveva una relazione
sentimentale. Vedendosi superata dalla giovane attrice svedese, la Magnani per
dispetto montò la produzione di un film nella vicina isola di Lipari dal titolo
“Vulcano” e diretto da William
Dieterle. La lavorazione, anche se iniziò successivamente, venne portata a
termine prima della conclusione del film Stromboli. A causa di questi aspetti il fim della
Magnani ebbe un discreto successo.
Riguardo al film “Stromboli” Ingrid
Bergman vinse per la sua interpretazione il Nastro d’argento e la pellicola
uscì nelle sale in prima nazionale l’8 ottobre 1950.
http://distribuzione.ilcinemaritrovato.it/stromboli-terra-di-dio
https://photo.ivid.it/foto-465535/film/stromboli-terra-di-dio/ingrid-bergman-465535.html
In Italia ebbe un discreto successo
mentre negli stati Uniti fu invece un fiasco a causa della campagna stampa che era
stata montata contro la Bergman per il suo discorso sul senatore del colorado
Edwin C. Johnson che aveva etichettato l’attrice come concubina. La RKO che distribuiva il film in America
aveva richiesto un montaggio, con una riduzione della pellicola di ben 37
minuti, che non fu predisposto mediante.
L’Isola subì a causa del film un
grande interesse… isole che al tempo era isolate dalle comunicazioni e prive di
servizi essenziali.Ancora oggi si trovano sparse per l’isola targhe che
ricordano il film ed anche negozi pubblici che portato in nome della grande
Ingrid.
Casa dei Conti Villotta ?
Eruzione dello
Stromboli
La
Bergman durante il suo soggiorno nell’isola visitò anche le altre isole
dell’arcipelago eoliano. Si recò, nell’aprile del 1949, a Lipari dove si trovavano i confinati.
Visitò il campo di detenzione dove promise anche uno spettacolo. S’interessò in modo particolare della
contessa Edda Ciano che era prigioniera nell’isola e apprezzo le valenze delle
isole.
Ai
giornalisti rilevò il fascino che la
Sicilia e i siciliani gli rilevarono e s’interessò anche di Salvatore
Giuiano..” " Ora che una mia
connazionale (la Cyliacus) ha fatto tanto parlare di se' in Sicilia, vorrei
anch'io tentare un'avventura. Sarebbe bello si dicesse che Ingrid Bergman ha
visto Giuliano...".
Come
tutte le straniere aveva un concetto diverso di colui che veniva definito il
bandito di Montelepre.. era visto come un eroe. Non si sa se l’abbia incontrato
e certamente Giuliano era a conoscenza del soggiorno della famosa diva a
Lipari.
Ultimate
le riprese ripartì lascando alle due chiese e agli abitanti dell’isola una
generosa somma di denaro (50.000 lire). Da quel momento Stromboli ebbe una
improvvisa ed insperata rinascita. Non più terra desolata e quasi inospitale ma
paradiso in mezzo al mare.
Era
l’anno 1849, arrivarono con le attrezzature e le comparse su un barcone da
pesca lungo 15 metri.. si chiamava “San Lorenzo” e l’accompagna nella sua
navigazione il rumore di un rude motore a scoppio. Salparono dalla Sicilia e
arrivarono in un isola che apparve
selvaggia, primordiale. Le donne isolane vestivano di nero, le case
erano spesso privi dei servizi e gli spostamenti avvenivano con gli asini… Le
isole avevano un loro fascino sembrano scogli imponenti che spezzavano il blu
cristallino delle acque che le circondavano.
L’isola
con le sue spiagge scure, gli alberi di fico, le case bianche, moresche… uno
scenario magnifico.
Stromboli
è la più settentrionale e Vulcano la più meridionale.. tra queste “schegge di
roccia” che sembrano scagliate da ciclopi sentimentali nel mare blu del “mito
di Sicilia”; Lipari, Salina, Panarea, Filicudi, Alicudi e i piccoli
Strombolicchio e Basiluzzu che sembrano perdersi..
Stromboli più piccola di Vulcano, 370 abitanti la prima, 430 la
seconda. Il cono nero di Stromboli si leva a 750 metri; il cratere di Vulcano
arriva a 391 metri. Diverse, antagoniste, ma sorelle di sussulti e di lava.
Stromboli terra della malvasia, Vulcano residenza del dio dei venti. Da Punta
Lena, la più meridionale di Stromboli, si può scorgere Punta Bandiera, la più
meridionale di Vulcano. In mezzo, come a dividere due contendenti, si stende
Panarea. (Mimmo
Carratelli).
Nell’isola
“non esistevano alberghi e telefoni,
manca sia l’acqua corrente che la luce elettrica, le mosche e i moscerini
sciamavano ovunque”. Si muovevano da un luogo all’altro utilizzando gli
asini e i pochi ricordi di quei momenti sono immortalati dalla “casa rossa” e
dalla lapide posta sul suo muro. Qui scoppiò l’amore tra la Bergman e
Rossellini. Le comparse isolane che parteciparono alle riprese del film sono
ormai scomparse… si possono contare sulle dita di una mano. Le isole sono oggi
abitate da napoletani, pugliesi, molti settentrionali ma pochi eoliani sono
rimasti e in gran parte giovani che hanno scarsi ricordi degli avvenimenti perché
legati ai racconti che si sono tramandati.
In
un sito ho letto la testimonianza di uno dei pochi testimoni di vita di quei
momenti…Domenico Russo, aveva 80 anni,
un tempo insegnante elementare.. è l’unica persona dell’isola che conosce i
retroscena della famosa “casa rossa” in precedenza forse di proprietà dei conti
Villotta.
«Allora l' isola era servita solo da una nave a vapore della società Eolie.
Attraccava una volta la settimana, poi ripartiva verso Napoli. Quando arrivava,
tutta Stromboli si dava appuntamento al molo per vedere i forestieri. Scendeva
una faccia nuova e la gente si domandava: Chi è? Un giorno sbarcarono due
persone, incontrarono un ragazzino e gli chiesero: "Ci sai dire dove
possiamo trovare un hotel?". Il ragazzino non rispose. "Dove possiamo
dormire?". Altro silenzio. Mi avvicinai e dissi: "A Stromboli non ci
sono alberghi. C' è però una signora che affitta delle camere". Li
accompagnai da donna Rosa, mi intrattenni per qualche minuto e sentii i loro discorsi:
"Ma come fa Rossellini a girare il film? Dove facciamo dormire la
Bergman?". Non sapevo se babbiavano o se parlavano seriamente. Poco dopo
capii che erano venuti a Stromboli per organizzare la parte logistica del film.
Erano funzionari della società di produzione Rko. "Ve la do io la casa,
non voglio un soldo", dissi. Li portai nella casa rossa che apparteneva a
mia sorella Maria e i due funzionari la trovarono adatta per l' attrice». Ecco
cosa dice l' attrice svedese ad Alan Burges nella sua biografia: «A fianco
della casa venne costruito un apposito edificio con bagno, gabinetto e bidet.
Gli abitanti dell' isola non avevano mai visto simili congegni. Un imbuto
inserito nel tetto del bagno serviva da doccia; quando ero pronta per lavarmi,
lanciavo un urlo e un uomo che si trovava sul tetto versava secchi d' acqua
marina lungo il tubo». A riscaldare l' acqua provvedevano le due cameriere di
fiducia. «Per Stromboli prosegue Domenico Russo fu l' avvenimento più
straordinario del dopoguerra. Mi colpì l' entusiasmo del parroco, don Antonino
Di Mattina, che non solo ignorò lo scandalo fra la Bergman e Rossellini, ma
ogni giorno si recava sul set per assistere alla lavorazione, al punto da fare
una piccola parte. Fu il primo ad intuire i grandi benefici che il film avvenne
apportato all' economia isolana. Pochi gli credettero, il tempo gli dette
ragione». Gaetano Famularo, 92 anni, è uno dei pochi strombolani rimasti. Il
suo nome appare perfino nei siti Internet. In quelli di lingua inglese viene
indicato come the man with the guitar, l' uomo con la chitarra, colui che
intonava canzoni sulla spiaggia, mentre Karin (Ingrid Bergman) viveva i suoi
travagli umani dopo essere fuggita da un campo di concentramento. Per gli
abitanti dell' isola, Gaetano Famularo è una leggenda vivente, un personaggio
con una storia che viene raccontata perfino nei libri. Non esiste giornalista
italiano o straniero che, sbarcato a Stromboli, non vada a trovare the man with
the guitar. Trascorre le sue giornate seduto su un muretto, il bastone poggiato
sulle gambe, un sorriso dove spiccano due soli denti, tanti ricordi che
affollano la sua mente. Al nome della Bergman gli si illuminano gli occhi: «Una
donna molto sensibile e generosa. Mentre giravamo il film, a Ficogrande arrivò
un pescatore. Era stato a tonni, aveva i vestiti laceri ed era disperato. L'
attrice chiese in inglese: "Perché quell' uomo piange?". Rossellini
si informò: "Gli scogli hanno distrutto la sua rete di mille metri".
"Quanto costa?". "20mila lire". L' attrice tirò fuori un
assegno, lo compilò e lo regalò al pescatore». Non fu l' unico omaggio che la
Bergman fece agli abitanti di Stromboli. Nella sua agenda l' attrice annotava:
50 mila lire alle due chiese; 70 mila per gli abiti di alcuni bambini; 15 mila
per il ricovero di una cameriera; 10 mila per una donna ammalata; 30 mila per
la visita oculistica di un bambino, e così via. ' U zù Tano si alza dal muretto
e si avvia verso casa. Vive in due stanzette piene di oggetti. Ognuno legato ad
un ricordo: i quadri a olio di cui è autore che raffigurano il vulcano, il
ritratto in bianco e nero della moglie, le decine di foto che lo ritraggono
mentre suona o parla con i giornalisti di mezzo mondo; un cucinino pieno di
stoviglie. Si siede e comincia a sgranocchiare un dolce di pasta frolla, poi alza
l' indice con orgoglio: «Gli altri compaesani fecero le comparse, io feci parte
del cast». Mette in bocca un altro pezzetto di dolce e lo accompagna con un
bicchiere di Malvasia. «Come ci riuscii? Con un po' di furbizia e di
esperienza. La mia vita è tutta un' avventura. In novantadue anni ho fatto il
pescatore, il muratore, l' agricoltore. Durante il fascismo fui mandato in
Albania dove mi ammalai di malaria. Quando tornai alle Eolie trovai una
situazione di estrema indigenza. Nel ' 56, assieme a mia moglie, decisi di
emigrare in America. Partimmo con l' Andrea Doria. Una notte, mentre eravamo a
bordo, la nave naufragò a causa della collisione con la Stockholm. Eravamo in
pigiama e ci gettammo in mare. Fummo ripescati dall' equipaggio francese Île de
France, e risarciti con mille dollari a testa. A New York feci il falegname. Ma
il sogno americano non durò molto, mia moglie soffriva il clima degli Stati
Uniti. Tornato a Stromboli, mi specializzai ad accompagnare i turisti fino alla
cima del vulcano.”
anno 1916 ?
https://viaggiverdeacido.com/wp-content/uploads/2014/10/museo-archeologico-di-lipari.jpg
https://www.estateolie.net/wp-content/uploads/2015/06/museo-lipari-2-450x280.jpg
Lipari
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SCENE DEL FILM
ERUZIONE DELLO STROMBOLI (ANNO 2013)
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