I CASTELLI DI BUTERA
IL CASTELLO DI FALCONARA
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Anche
questa pagina è un momento di storia perché riporta in luce un avvenimento di
minaccia per la salvaguardia del territorio.
Il
Castello di Falconara ( Comune di Butera) è l’unico castello della provincia di
Caltanissetta posto in riva al mare. L’antica
struttura risale al XV secolo. Fu ampliato e rafforzato nel tempo per mantenere
la sua funzione di vigilanza della costa fino a tutto il XVIII secolo.
Il
suo nome deriverebbe all’allevamento dei falconi e quindi della “falconeria” un
attività che si prolungò nel tempo.
Il
nucleo originario era costituito dall’antica torre che era di pertinenza ad un piccolo
“caricatore”. La Torre di Falconara insieme alla Torre di Manfria, distanti tra
loro circa 5 miglia, controllavano la costa lungo la direttrice “Terranova (Gela) – Licata”.
Nel
1392 – Martino I diede il feudo di Falconara ad Ugone di Santapau, discendente
della famiglia nobiliare Adamara, assieme alla Contea di Butera; (con diploma del 18
ottobre 1392 “segnato in Castrogiovanni”).
Stemma Famiglia
Ademar ?
In alcuni libri di
Araldica la Famiglia Ademar è citata come originaria
della “Catalogna e
Rosellòn”.
In termine
francese “Rousillon”, in catalano “Rossellò”, indica una regione storica della
Francia
che corripsonde
all’ex Contea di Rossiglione e parte della Contea di Cerdanya.
Lo sperone Ocra
all’imbocco del paese
Fotografia: Gerd
A.T. Müller
Roussillon – Le
Rocce d’Ocra
Fotograf/Zeichner: H.
Hoffmeister
Dettaglio Sentiero
dell’Ocra
H. Hoffmeister
Il sentiero al tramonto
La Contea di Rossiglione e parte
della Contea di Cerdanya facevano parte della
Spagna fino al tratto dei Pirinei
del 1659. Trattato che pose fine alla guerra tra Spagna e Francia
nata mel 1635 e che si sviluppo nel
contesto della Guerra dei Trent’anni (1618 -1648).
All’inizio erano demarcazioni
amministrative dell’Impero Carolingio che facevano parte
della Marca Hispanica.
Successivamente Rossiglione fu governata dai suoi conti e nel 1172 il
Conte Gerardo II di Rousillon morì,
senza eredi, e nel suo testamento citò che
“l’Roussillon
tutto pienamente ciò che Dio al mio signore il Re degli Aragonesi”.
Con Giacomo I il Conquistatore,
Roussillon faceva parte con le Isole Baleari del regno di Maiorca.
Nel 1349 entrarono a fare parte
integrale della Corona D’Aragona con Pietro IV.
Roussillon fa parte del
Dipartimento Francese dei Pirenei Orientali e la sua città principale è
Perpignan.
Tra i Conti Francesi appare il “Conte di Grignan, in Provenza, di Casa
Ademar”.
Nei testi è anche citata una
famiglia “De Adhemar, nobili in Galizia”,
a partire
dal
secolo XI al XIV secolo in particolare nella campagna militare contro l’Islam.
I suoi esponenti furono a fianco di D. Alfonso, Senor di Molina e Fratello di
Ferdinando III (Il Santo Re di Castiglia) nella
battaglia
di Jerez nel 1231 contro Aben Hud. I riferimenti sono più frequenti dal XV
secolo al XIX secolo. Tra gli eventi, alcuni esponenti della famiglia
accompagnarono il futuro Re D. Felipe, figlio di
Carlos
I (V di Germania) da La Coruna a Southampton, il 20 luglio 1554, per la
celebrazione
delle
nozze di D. Felipe con la non bella Donna Maria Tudor (detta La Sanguinaria)
regina
d’Inghilterra
e figlia di Enrico VIII.
Perpignan –
Castello
Stemma dei Santapau
“Questa
famiglia è Catalana d’origine e si ritrova in Cicilia (è il termine medievale con cui
viene indicata la Sicilia). Di quella di Catalogna ne scrive il Barellas
f. 101, che nelle feste fatte nell’810, per la coronazione del primo Conte di
Barcellona, (Berà o Bero – Berà in Catalano e Bera in galiziano e spagnolo
– Conte di Razèez e di Conflent successivamente di Girona e Besalù), per mano di
Carlo
Magno Imperatore, che il nobile Cervia, o Cervara, comparve nel gioco
accompagnato da quindici cavalieri, e fra questi D.N. da Santapau; e nel cap.
90 narrando come nello stesso anno 810
dal
medesimo Imperatore fu armato cavaliere e Conte di Befalu (Besalù), e che perciò alla festa
v’intervennero
molti Conti e Visconti, e trà questi il Visconte de Bas con 31 cavalieri tra i
quali
D.N.
Santapau, e nel fol. 133, aggiunge, che nell’830 si ritrovò il capitano
D.N.
de Porfide Santapau.
Beuter
fa menzione dell’antica nobiltà di questa casa, scrivendo nel fol 91 che nel
1132 il
XII
Conte di Barcellona e primo principe d’Aragona, D. Raimondo Berenguer (Raimondo Berengario IV, il Giovane
o il Santo), andando al soccorso di D.
Alonso, Re di Castiglia, detto l’Imperatore,(Alfonso Raimundez, re di
Galizia dal 112 al 1126 e della Galizia, Leon e Castiglia dal 1126 al 1157) che
voleva
espugnare Almaria al Re Moro di Granata, tra gli altri cavalieri, che
l’accompagnarono fu Don Ponce di S. Paz e nella battaglia di Losa nella Sierra
Morena, fatta nel 1212 nomina
Ponce
di S. Paz. Ponce di Santapau nel 1351, Barone principale di Catalogna era
Capitano, Generale dell’armata del re Pietro IV contro gli Genovesi, secondo il
Zurita, che dice, che la portò in Sicilia
Calteran
di Santapau, che seguitò la Regona Bianca di Sicilia nel 1412.
Ambrosio
(Ambrogio) Santapau Marchese di Licodia fu giustiziere nel 1545, D Pons
Santapau Marchese di Licodia, fu stradicò di Messina nel 1540.
D.
Francesco principe di Butera nel 1567. Sono stati principi di Butera,
Pietraperzia e Marchesi di Licodia
e
l’ultimo di questa famiglia fu D. Francesco, gentilizio e potente cavaliere,
secondo il padre Ansalone, che dice fu sepolto nella Chiesa di S. Nicolò, dè
Padri Gesuiti, con sontuosissime
esequie”.
Besalù – Borgo
Medievale
(Comarca di
Garrotxa- Girona, dal romano “Bisuldunum” ovvero
“un forte su una
montagna tra due fiumi”. Besalù è un sito di importanza storica ed artistica.
La configurazione della piccola cittadina è identica a quella originari. Un
ponte romanico del XII secolo, un Mikve restaurato ovvero un
bagno ebraico di
purificazione risalente all’XI-XII secolo, i resti di una sinagoga, il
quartiere ebraico.
Besalù – Ponte
Romanico
Bagno ebraico di
purificazione, Mikve, risalente all’XI – XII secolo
https://www.redjuderias.org/google/google_maps_print/cronologia-besalu-es.html
Besalù - Festa Medievale
http://camperiamo.com/spagna-besalu-festival-medievale/
Sierra Morena –
Cascata de la Cimberra
Foto di: Valdoria
1405
– Martino I ordinò la costruzione di una Torre di guardia a Falconara ed è del
1416 la concessione della relativa licenza in favore di “Calcerando di Santa Pau”;
Nel
1422 la torre era già ultimata e fu nominato un viceportolano per il
“Caricatoio di Falconara”.
Nella
prima metà del XVI secolo Butera diventò principato ed Ambrogio Santapau Branciforte fu il primo principe (Falconara
fa parte della Contea di Butera).
Nel
1540 i Branciforte successero ai Santapau nel principato di Butera (?) …mentre
altre fonti citano questo passaggio di casate nel 1580.
Nel
XIX secolo un ufficiale tedesco, il conte Georg Wilding, diventò proprietario
del castello. L’immobile gli pervenne quale dote della moglie Maria Caterina
Branciforte, figlia dell’ultimo principe di Butera.
Maria Caterina Branciforte, nata
nel 1768, figlia di Ercole Michele Branciforte e Pignatelli,
Principe di Butera e Radali (un
feudo nel territorio di Butera), e di Ferdinanda Reggio e Moncada.
Nel 1784 sposò Nicolò Placido
Branciforte e Valguarnera, VI Principe di Scordia.
Dal matrimonio nacque Stefania,
principessa di Butera
(Palermo, 21 luglio 1788 – Napoli,
9 dicembre 1843)
Stefania
Branciforte
I titoli di Stefania:
XII Principessa di Butera, X Principessa di Pietraperzia, VIII Principessa di
Leonforte, VII Principessa di Scordia, Principessa di Catena, Principessa di
Campofiorito, VII Duchessa di Santa Lucia, Marchesa di Barrafranca, Marchesa di
Militello, Marchesa della Ginestra, XV Contessa di Mazzarino, X Contessa di
Raccuia, Baronessa di Belmonte, Baronessa di Torre di Falconara, Baronessa di
Pedagaggi, Baronessa di Randazzini, Baronessa del Biviere di Lentini
Fra le
proprietà dei Branciforte c’era anche il Castello di Falconara che non passò ai
Lanza come avvenne per gli altri feudi. Stefania Branciforte, XII principessa
di Butera figlia unica ed erede dei Branciforte, sposò nel 1805 Giuseppe Lanza,
VIII principe di Trabia, tra l’altro famoso archeologo e Direttore delle Belle
Arti in
Sicilia. Stefania aveva il nome della nonna paterna, Stefania dei principi di
Valguarnera, sorella
della
celebre “muta” Marianna Alliata Valguarnera. Stefania e il marito Giuseppe erano
tra l’altro cugini.
In base
al matrimonio Stefania trasferì al marito Lanza titoli e ricchezze.
La
stessa Stefania non riuscì ad impedire che sua madre Maria Caterina,
principessa di Butera, rimasta vedova
nel 1807, dopo 23 anni di matrimonio, del marito Nicolò Placido Branciforte e
Valguarnera, si risposasse con Georg Wilding.
Un
ufficiale tedesco più giovane di lei di circa vent’anni. Allora si parlò di un “matrimonio – schermo” perché in realtà Maria
Caterina era una delle quattro cortigiane di re Ferdinando I di Borbone. Al
secondo marito Maria Caterina Branciforte regalò il titolo di principe di
Radalì (un feudo vicino Butera) e il Castello di Falconara.
Georg Wilding
(Uelze, Lower Saxony, 24 giugno 1790; Wiesbaden, Darmstadt Hesse,
Germany, 6 settembre 1841)
Figlio di N.
Wilding
Marito di una
nobildonna russa; Barbara (Varvara)
Schehovskaja (Варвара Петровна)
ex marito di Donna
Maria Caterina Branciforte, principessa di Butera;
fratello di Ernest
Wilhelm Wilding, Principe di Radalì
(foto dal sito: https://www.thorvaldsensmuseum.dk/en/collections/work/A890)
Hildebrand, Adolf von; Mausoleum für
Georg Wilding, Principe di Radali - Ansichten, Schnitt
Foto: Architekturmuseum der TU München
Maria
Caterina fece delle ristrutturazioni ed ampliamenti nella Torre di Falconara
per poi decidere di trasferirsi a Palermo. Nella città, centro della nobiltà
isolana, fece costruire ex novo una splendida palazzina nella contrada
“Olivuzza”. Il marito Wilding diede l’incarico all’architetto francese Francois
Montier che realizzò la struttura in stile neogotico, ispirandosi ai famosi
palazzi veneziani. Nel frattempo la figlia Stefania fece interdire la madre che
morì nel 1831.
Palermo – Palazzo
Butera – Wilding
Georg
Wilding diventò proprietario anche della palazzina di contrada “Olivuzza” (oggi
Piazza Sacro Cuore) e si trasferì a Mosca perché nominato ambasciatore delle
Due Sicilie dove sposò la russa Barbara (Varvara) Schehovskaja. Il Wilding morì qualche anno dopo, il 6 settembre 1841.
La ricca vedova ereditò la palazzina che nel 1845 ospiterà la famiglia
imperiale russa (La zarina Alessandra, lo zar Nicola I, la figlia Ol’ga ecc.)
Nel
1848, il fratello di Georg Wilding Furst Von Butera Radali, Ernesto Wielhem
Wilding principe di Radali, vendette il
castello ed il titolo di Barone ad Antonio Chiaramonte Bordonaro.
In lingua siciliana il termine
“bburdunaru” può indicare il
“mulattiere” o anche “conduttore
di animali da soma” ma nello
specifico potrebbe anche indicare “colui che dietro compenso conduce,
mantiene e custodisce i bardotti”.
Il bardotto cioè l’ibrido che deriva dall’accoppiamento tra un asina con un
cavallo. Si tratterebbe quindi di una famiglia di allevatori o comunque di
qualche famiglia che aveva allevamenti di prestigio nella zona. Altra
spiegazione potrebbe essere legata al termine “bardone” cioè quei conduttori di
asini che portavano il grano dalla città ai mulini di Bordonaro (rione di
Messina) che erano molto numerosi e fiorenti.
Un aspetto da rilevare è legato alla mancanza di collegamento tra la
famiglia Chiaramonte e gli stessi Bordonaro. (Ho trovato un atto di matrimonio
avvenuto a Termini Imerese tra 1825/1875 tra un Bordonaro Agatino e una
Chiaramonte Giuseppa).
Nei registri nobiliari è riportato
che un Alessandro Chiaramonte Bordonaro, con residenza a Palermo, acquistò, il
10 luglio 1803, il feudo di Gebbiarossa del quale fu investito con il titolo di
barone.
Il titolo venne riconfermato alla famiglia
nella persona diGiuseppe, nato a Girgenti (Agrigento) il 10 giugno 1868.
Gabriele con R.D del 1926 riottenne
la concessione del titolo di barone. Famiglia che risulta iscritta nelLibro d’Oro della Nobiltà Italiana
e nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922.
Delia (Cl) –
Contrada “Gebbiarossa”
Antonio Chiaramonte Bordonaro
Nuovo Proprietario del Castello di
Falconara dal 1848
Nascita – 1802
Figlio di : Gioacchino Chiaramonte
Bordonaro e di Antonina Lombardo
Marito di : Antonietta Bozzomo
Figli : Rosalia C.B; Gabriele C.B.;
Antonina C.B.; Giovanni C.B. e Gioacchino C.B.
Fratello di : Margarita C.B.; Salvatore C.B. e Luigi C.B.
Rosalia
Chiaramonte Bordonaro (?)
(Licata, 4
dicembre 1833 – Trapani, 6 ottobre 1928)
Il Gabriele Chiaramonte Bordonaro
che nel 1926 riottenne la concessione del titolo di barone era
il figlio di Gabriele C.B e di
Charlotte Gardner. Aveva come fratelli le sorelle Antonietta C.B. e Marta C. B.
Il feudo Gebbiarossa è citato nel libro “Baroni e
Popolo nella Sicilia del Grano” di Orazio Cancila:
“tanta
prodigalità ebbe come conseguenze l’alienazione spesso definitiva, perché senza
più diritto di riscatto, di parecchi feudi; oltre Carpinello al Lo Squiglio e
la baronia di San Bartolomeo al Forte Natoli, Aloisia (De Luna moglie del
Moncada ?) dovette vendere Vacco e Vaccotto a Giovan Battista Dini (Fiorentino
?); Ioannella e Coscattino al fiorentino Giovanni Carnesecchi (1615), mentre il
nipote Antonio Moncada Aragona alienò Deliella, Graziano, Gallidoro, Grasta e Gebbiarossa, nella Contea di
Caltanissetta allo stesso Dini (1614);
Xireri nella Contea di Collesano a Giuseppe Caruso; Salice, Serradifalco
e Grotta a Francesco Graffeo (1617); Grottarossa, Giurfo e Campisotto a Giovanni
Carnesecchi (1621)”.
STRUTTURA
ARCHITETTONICA
http://www.bandw.it/gallery%20foto/castelli/Castello%20di%20Falconara/album/slides/Castello%20di%20Falconara_001.html
Il
castello è costituito da una serie di volumi (670 mq) che si sono sviluppati
intorno all’antico nucleo centrale in epoche successive. Distinguere le varie
fasi di evoluzione è difficile dato che gli interventi di ampliamento hanno
alterato le primitive caratteristiche architettoniche.
A
metà dell’ 800 la principessa di Butera Maria Caterina Branciforte con il
marito Georg Wilding decisero di creare una residenza signorile aggiungendo un
imponente ala rivolta a mezzogiorno cioè verso il mare. La nuova costruzione
venne collegata con uno scalone, rivestito con lastre di lavagna di colore
grigio-pumbleo tendente al turchino, alla preesistente struttura, posta a piano
terra, che in origine era adibita a stalle. Con alcune modifiche si riuscì a
ricavare un grandissimo salone, una cucina, una terrazza a picco sul mare che
domina un lungo tratto di spiaggia che va da Licata a Santa Croce Camerina e
degli ambienti di diverse dimensioni destinati a salotti e a camere da letto
padronali, tutti locali posti al primo livello sottostante. Camere da letto per
ospiti e servizi vari al secondo livello sottostante, corrispondente al livello
della spiaggia.
La
principessa lasciò l’edificio con un testamento al marito e successivamente,
con la morte di quest’ultimo, passò in eredità al fratello Ernesto che nei moti
del 1848 lo vendette ad Antonio Chiaramonte Bordonaro. Questi fece edificare un
nuovo corpo di fabbrica, staccato dal castello e disposto parallelamente al
mare i cui gli edifici preesistenti del piano terra erano adibiti a magazzini,
frantoio e deposito di attrezzature dei coloni a piano terra. Nei saloni
sistemò le sue collezioni di ceramiche e di maioliche siciliane del XV e XVI
secolo, e una ricchissima pinacoteca, la maggior parte della quale oggi si
trova presso Villa Carlotta a Palermo, dimora della famiglia Chiaramonte
Bordonaro.
Uno
dei saloni del Castello di Falconara ospita una collezione di trofei di caccia
dell’attuale proprietario, il barone Gabriele Chiaramonte Bordonaro Alliata,
che vi abita per certi periodi dell’anno e affitta parti dello stesso a terzi
per attività ricettive e di ristoro.
Sul
prospetto, dove si trova l’ingresso, si notano nella torre una cannoniera e
agli spigoli due belle mensole aggettanti. Sempre in corrispondenza
dell’ingresso si apre un cortile, a pianta rettangolare, su cui si affacciano
le scuderie e i magazzini. È presente anche nella struttura una cappella
gentilizia che presenta elementi decorativi, come in tutto il corpo centrale,
in pietra di Modica mentre la struttura portante è realizzata con pietrame
uniforme di gesso e calce.
All’esterno
del castello un lussureggiante parco con vialetti, la cui pavimentazione è
realizzata in conci di pietra squadrati regolari, con disegno centrale a spina
di pesce.
La
proprietà è PRIVATA
All’interno
del parco sorge un distinto resort, il Falconara Charming House, di proprietà
della famiglia Bordonaro
Il Castello
di Falconara viene utilizzato come residenza temporanea e come
location per eventi e matrimoni.
La Sala della Torre, il salone che si trova appunto nell'antica
torre, ha una capienza di 230 persone, mentre il Salone degli Uccelli,
sito nelle antiche scuderie, può ospitare fino a 220 persone. Vi è inoltre la
possibilità di soggiornare negli appartamenti con trattamento di bed and
breakfast.
LA
TORRE DI FALCONARA
Nel
1313 durante la guerra dei Vespri, tra Angioni ed Aragonesi, alcuni pirati
angioini sbarcarono tra Licata e Terranova (Gela) per assalire e saccheggiare
Butera.
Era
presente una torre a Falconara che il 18 ottobre 1392 fu assegnata con il feudo
alla nobile famiglia Catalana degli Ademar.
Probabilmente
sul luogo si trovava una torre “saracena” (un appellativo legato al compito di
contrasto alla pirateria musulmana). Una costruzione semplice con pianta
circolare e muratura in pietrame non lavorato.
Martino
I ordinò la costruzione (o ricostruzione) di una Torre di guardia a Falconara
ed è del 1416 la concessione della relativa licenza in favore di “Calcerando di Santa Pau”.
Le coste siciliane per
secoli saranno sempre sotto la minaccia dei pirati per cui fu necessario un
vasto programma per il controllo delle coste. Un programma che interessò la
Sicilia tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo. Litorali dell’isola
che erano di continuo sotto la minaccia di incursioni piratesche che arrecavano
gravi danni ai piccoli villaggi interni, bagli e casolari isolati, e spesso
alle città. Gli abitanti venivano rapiti, deportati in Africa settentrionale e
ridotti in schiavitù. Era quindi necessario un nuovo sistema di difesa fondato
sulla realizzazione di una fitta rete di torri in
grado di trasmettere un segnale visivo che, nell’arco di poche ore, potesse
compiere una circumnavigazione dell’isola e allertare la flotta di galere,
strategicamente allocata a Messina, per contrastare una eventuale offensiva.
Il
9 aprile 1579 fu creato dalla monarchia spagnola (Filippo II re di Spagna) un
organismo politico-economico centralizzato: La
Deputazione del Regno.
Un
organismo che aveva come obiettivo di sovrintendere tutte le opere militari
attraverso una politica di protezione e con strumenti di controllo e relativo
censimento.
Gli
“architetti reggi” della Sicilia avevano forti competenze solo sulle opere
civili per cui furono richiesti dalla
Deputazione ex soldati che nelle campagne belliche avevano acquisito competenze
e soprattutto conoscenze militari.
Uno
dei primi incaricati dalla Deputazione
del Regno fu il senese Tiburzio Spannocchi, erede di una famiglia di
banchieri, che aveva dimostrato le sue capacità di esperto ideatore militare
durante le ispezioni alle maggiori roccaforti del centro Italia.
Per
questa sua competenza fu incaricato dal generale della flotta pontificia,
Marcantonio II Colonna che era stato nominato vicerè di Sicilia il 4 gennaio
1577, di compilare una “redazione con
carteggio sulle fortificazioni e gli impianti urbani nelle principali città
dell’isola”.
Il vicerè Marcantonio
II Colonna
(Lanuvio, 26
febbraio 1535 – Medinaceli – Castiglia/Leon, 1 agosto 1584)
Era
necessaria una precisa relazione scritta e cartografica del litorale siciliano
che doveva essere finalizzata all’individuazione dei siti su cui edificare le
torri, così come era stato attuato nel Regno di Napoli nel 1563.
La Relazione di Tiburzio
Spannocchi
La
sua opera, un pregiatissimo manoscritto, “Descripiciòn
de Las Marinas de Todo el Reino de Sicilia fu interrotta a seguito della
nomina a consigliere del re Filippo II di Spagna.
Il
prezioso manoscritto si trova presso la Biblioteca Nazionale di Madrid (MSS
788) e contiene importanti informazioni per il nostro passato e soprattutto per
i bellissimi disegni in cui lo Spannocchi esprime un inimitabile arte
descrittiva e raffigurativa dei luoghi. Porta la data del 1596 ed è uno studio “Dirigido (dedicato) al principe don Felipe, nuestro senor”. Fu sottoposto in quell’anno all’attenzione del
futuro re Filippo III, a cui fu appunto dedicato, sebbene sia stato compilato,
anni prima, sotto il regno del padre Filippo II.
Trapani – una splendida veduta della città eseguita da Tiburzio Spannocchi
nel 1578 e contenuta nell’atlante di 42 carte. Veduta meridionale della città.
In primo piano a sinistra la Colombara; l’intera estensione della città
circondata dal mare e
Monte Erice a fare da cornice.
Tiburzio Spannocchi – Le Egadi
Tiburzio Spannocchi – Catania, Ognina con il Suo santuario
https://www.santamariadiognina.it/home_2018/index.php/santuario/cenni-storici-sul-santuario
Castel Leon - Tolosa
Tiburzio Spannocchi - disegno acquarellato della costa di Mazara
Tiburzio Spannocchi –
Il Litorale tra
Terranova e Gela
Particolare della
Torre di Manfria ancora incompleta e a base circolare
L’opera dello Spannocchi fu proseguita e approfondita,
a partire dal 1584, da Camillo Camilliani sempre su incarico della “Deputazione del Regno”.
Il giovane architetto e scultore fu accompagnato nel
suo lavoro dal capitano Giovanni Battista Fresco, “Commissario generale delle fabbriche delle torri e guardie marine”. Per
il progetto il Parlamento Siciliano (Camera Legislative del Regno di
Sicilia) stanziò 10.000 scudi.
La sua opera corredata da bellissimi disegni fu
intitolata “Descrittione delle marine di
tutto il Regno di Sicilia con le guardie necessarie da cavallo e da piedi vi si
tengono” e fu divisa in tre parti: “La
Sicilia, le torri marittime e le marine”.
Il suo lavoro di censimento iniziò da Trapani. Il suo
progetto, un opera molto vasta e raccolta in tre volumi, riportava le località
e “tutte le cale et luoghi dove siano le
torri e i porti marittimi”. Di ogni luogo forniva delle informazioni
dettagliate:
-
Stato di conservazione della torre se presente;
-
Siti dove era necessaria la costruzione di una
struttura militare.
Le nuove torri
dovevano avere le seguenti caratteristiche:
-
Situate in luoghi sopraelevati o su promontori;
-
La scelta
legata alla difendibilità dal mare;
-
Accessibili da terra;
-
Le torri dovevano
avere tra loro una corrispondenza visiva;
-
Vicinanza a sorgenti d’acqua, mulini, opifici;
-
Vicinanza a cave per la fornitura di materiali da
costruzione.
I segnali in caso di pericolo fra le torri
erano costituiti da fuoco(fani) e fumo o
sonori con l’uso di campane e “brogne” (grosse conchiglie).
Il Camilliani
prevedeva la costruzione di 103 nove torri mentre lo Spannocchi ne prevedeva
123 (ad integrazione delle 62 esistenti, che dovevano essere ammodernate o
riadattate) e collegate ai 24 castelli reali dell’isola.
Un progetto
difficile da realizzare perché legato alla difficile geologia delle coste
isolane spesso molto frastagliate. Alla fine furono realizzate solo 24 torri
tra la fine del XVI secolo ed il XVII secolo.
I costi di
gestione e soprattutto di costruzione influirono nel programma che fu superato
da un maggior finanziamento della flotta militare.
I preziosi
acquarelli del Camilliani furono in parte danneggiati da un incendio. Furono
restaurati e conservati presso la Biblioteca di Torino e infine riprodotti nel
volume curato da M. Sgarlata.
Copia su pergamena del sec. XVIII.
http://www.bibliotecacentraleregionesiciliana.it/tesori/manos_siculi_s.htm
Torre della Colombaia - Trapani
http://colombaiatrapani.altervista.org/la-colombaia/studi-e-ricerche-colombaia/libro-la-colombara-di-trapani.html?showall=&start=12
Le fortificazioni
della Terra di Milazzo disegnate da Camillo Camilliani (1584)
La vallata del
Serravalle raffigurata da Camillo Camilliani nel 1588.
In alto a destra
si riconosce la chiesetta.
Il Camilliani notò la Torre di Falconara
che definì nel suo progetto «grandissima
e forte torre, fabbricata sopra un promontorio rilevato e comodo, qual resta
molto forte e sicura, e sottoposta al principato di Butera; il qual castello è
lontano dal mare circa Otto miglia; ed in questa torre si tiene la guardia
continuamente».
Disegni di Camillo
Camilliani (seconda metà del XVI secolo)
Da sinistra a
destra: Il progetto di completamento delle Torri di Falconara e di Manfria;
edificazione della
Torre “alla foce del fiume Dirillo”
Avvistato il nemico, da queste
torri si dava prontamente l’allarme mediante fumo, fuoco o cannonate alle torri
di avvistamento che facevano capo alla città demaniale dell’interno più vicina,
detta "capocomarca". Si
richiedeva l’intervento, nel punto
minacciato, di milizie armate che ogni centro abitato feudale o demaniale,
della "comarca" era tenuto ad inviare. Nel nostro caso, si trattava
della “comarca di Piazza”, che
comprendeva, oltre alla demaniale Piazza, le terre feudali di Aidone,
Mazzarino, Barrafranca, Pietraperzia, Terranova e Butera, la quale ultima
doveva inviare tre cavalieri e ventuno fanti.
Falconara, quindi, dal XVI secolo fece parte di quella corona di
torri che circondò la Sicilia
al fine di rendere difendibili, e perciò sicuri, i territori costieri soggetti
alle improvvise quanto devastanti incursioni barbaresche e turche che
infestarono il Mediterraneo dal ‘500 a tutto il ‘700. E' probabile che la
vecchia struttura della torre, in tutto questo tempo, sia stata ampliata e
rafforzata con muraglie sovrastate da merli e camminamenti, feritoie, caditoie,
fossati, tali da conferirle l’aspetto severo di fortino inaccessibile, sia da
terra che dal mare, sul quale si affacciava con uno strapiombo.
Le torri elevate dalla “Deputazione del Regno” furono 44 secondo
l’elenco ufficiale pubblicato nel 1782 nel volume delle “Ordinazioni e Regolamenti della Deputazione del Regno di Sicilia”.
Elenco confermato nei primi anni del
secolo successivo da altri due manoscritti. Furono quindi costruite o riattate
solo una parte delle torri che prevedeva il progetto di difesa del Camilliani.
La loro costruzione di prolungò sino al primo trentennio del
XVII secolo, epoca in cui lo slancio costruttivo si affievolì notevolmente.
Alla fine del XVIII secolo il marchese di Villabianca nel suo
manoscritto menzionò 168 torri soggette a ispezioni da parte del Governo per
verificarne lo stato di conservazione e progettare eventuali opere di
manutenzione. Nei primi decenni del
secolo successivo un documento della Deputazione stabiliva un sopralluogo
annuale delle torri per stabilirne le condizioni.
Queste esigenze di difesa scomparvero quando le incursioni
piratesche ebbero fine con la conquista di Algeri nel 1830 da parte dei
francesi e con l’accordo tra gli Stati mediterranei per combattere la piaga
della pirateria.
In seguito alla loro dismissione, in seguito alle mutate
condizioni politiche e sociali, le torri furono prima destinate “ a cordone sanitario cioè volte a contenere le epidemie causate
dall’approdo di imbarcazioni infette”. Successivamente furono abbandonate e
trasformate in abitazioni e fari.
Si pensò quindi di trasformare alcuni edifici militari in
residenze padronali, nelle quali esercitare il controllo delle attività
agricole del feudo e dove soprintendere alla spartizione dei prodotti che
sarebbero andati a stipare i magazzini e le cantine del castello, o addirittura
in luoghi privilegiati di ozi e svaghi estivi e la Torre di Falconara assunse
questa tipologia d’uso.
-------------------------
“
Nel Parlamento Ordinario, che si tenne in Palermo nel palazzo Reale a 9 Aprile
1579, dalli tre Bracci nella maggior Chiesa congregati, si stabilì Donativo di
Fiorini 300V, liberi a S.M., e Fiorini 100V si diedero per le fortezze; inoltre
Fiorini 43 per li Ponti, Scudi 20V per li Palazzi, e Scudi 40V l’anno per la
Cavalleria Leggiera, quale Donativo fu assegnato al Re colla libertà di
applicarlo in quell’uso, che gli piaceva a benefizio di questo Regno; e
finalmente Fiorini 5V, al Vicerè Marc’Antonio Colonna, il quale venne ancora
abilitato al privilegio di Regnicolo con insieme i due figli Pompeo, e Prospero
Colonna; il quale Principe ricusò di accettare un altro particolare Donativo di
Scudi 25V offertogli dal Parlamento. Inoltre Scudi 10V si concessero per le
fabbriche, e ripari delle Torri, stipulandosi finalmente l’atto preservativo
solito del Braccio Ecclesiastico”
----------------------------------------
Dal Parlamento Generale
Tenuto in Palermo a 9 Aprile 1579
Tomo 1. Dè Parlamenti pg 383
“Avendo
li tre Bracci di questo Regno fatto servizio a Sua Maestà di Fiorini trecento
mila per il Donativo ordinario, e di Fiorini cento mila per le fabbriche, e
fortificazioni del Regno, e di Scudi venti mila per le fabbriche dè Regi
Palazzi, e offerto anco Fiorini quarantotto mila per le fabbriche dè Ponti, da
pagarsi in tre anni, nel modo che si
contiene negli atti poco dinanzi da me pubblicati: e considerandosi le molte
vessazioni, pericoli e danni, che da corsari ricevono i Regnicoli, il gran
disturbo, e impedimento, che succede nel commercio per non ritrovarsi fatte
all’intorno le marine d’esso Regno seguitamente tutte quelle Torri, le quali
sono necessarie, acciocchè giorno, e notte in tutte parti sia continuata
corrispondenza di guardie, e segni, per sicurezza delle dette marine, e
considerandosi anco, che diverse di quelle istesse Torri, che hoggidì ci sono,
poco, o nulla ponno servire per tali guardie, e insieme sendo li detti tre
Bracci informati, che molti luoghi, nelle quali sudette Torri si hanno a fare,
non potrebbero supplir a tanto peso: è stato perciò da essi tre Bracci
rappresentanti questo fidelissimo Regno collegialmente congregati nel loco
solito, e consueto, votato, concluso, e accordato, che si habbiano a fare
effettivamente tutte le Torri necessarie all’intorno delle marine di tutto il
Regno, e racconciare, e accomodare quelle, le quali essendo in parte comoda per
quello servigio, avessero bisogno di riparazione, e racconciamento; e che in
ogni una d’essi Torri si habbia a far mettere, e tenere quelli guardiani, che
pareranno essere necessari secondo la qualità dei luoghi, e staggioni: e che la
Deputazione del Regno abbia ad aver carico particolare della esecuzione di
questo servigio, e di dar sopra ciò tutti quelli ordini in quella forma che
parerà più ispediente, e di maggior beneficio; e abbia facoltà di spendere in
aiuto di queste opere, e servigio in fin a tre mila Scudi del denaro dè
Donativi dè Ponti per una volta tantùm.
Oltre
da ciò li detti tre Bracci per aggiunto di spese, che si hanno a fare in questo
negozio, attesa l’importanza, e necessità di esso, hanno accordato, e concluso
di offerire, e donare per una volta tantùm Scudi dieci mila effettivi di tarì
dodici per Scudo della moneta di questo Regno, da pagarsi in doi (due) anni di
terzo, in terzo, incominciando a pagare a primo Settembre dell’anno ottavo Ind.
una tonda, al primo di Gennaro la seconda tonda, e al Primo di Maggio la terza
tonda, e successivamente l’altre tonde alli altri terzi seguenti, talmente che
nel primo di Maggio dell’anno Nona Ind. prima di avenire siano intieramente
pagati tutti li detti Scudi dieci mila: cioè Scudi quattromila centosettantasei
, e tarì otto per il Braccio Militare, altri Scudi quattromila centosettantasei
e tarì otto dal Braccio Demaniale, e Scudi mille seicento settantasei e tarì otto, che è la sesta parte per
complimento delli detti Scudi diecimila, da Braccio Ecclesiastico, pro hac vice
tantùm, e dumtaxat, secondo il repartimento, che faranno detti Deputati, a
quali si rimette tutto questo negozio, con preservazione, che il presente
servizio non si possa ullo unquam tempore tirare in conseguenza, ma si intenda
fatto pro hoc vice tantùm, e non altrimenti, né in altro modo: e in virtù del
presente atto detti tre Bracci unanimiter, e concordi innanzi V.E. un'altra
osserscono pagare, e donare nel modo predetto li detti Scudi dieci mila per
aiuto della spesa sudetta, acciò non si lasci di far questo beneficio al Regno.
Quae
quidem praeinserta oblazio, e conclusio fuit per me D. Petrum de Gregorio
Regium Consiliarum, Prothonotarium, e Logotitam hujus Regni publicata, e
stipulata.
IL GOLFO DI FALCONARA ...LA STORIA DI UN DISATRO EVITATO
Molti non sanno che il Golfo di Gela fu al centro di un progetto
che avrebbe modificato negativamente l’ambiente. Un progetto che prevedeva
l’installazione di 38 “mastodontiche pale” per catturare l’energia del vento.
Pale che si dovevano collocare a circa due miglia dal litorale.
Un vero e proprio attentato al turismo, all’ambiente e al
paesaggio, all’avifauna e anche al patrimonio archeologico sommerso in quelle
acque.
Una storia lunghissima che ebbe inizio nel dicembre 2003 ….
Una Società di La Spezia, “Mediterranean Win Offshore,
costituita dalla Holding di Partecipazione per l’Ambiente di Augusta e dalla
Termomeccanica Ecologia Spa” fece degli studi nell’area marina antistante il
Castello di Falconara degli studi.
Ci fu subito l’autorizzazione del Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti ( Ministro: Pietro Lunardi – Governo Berlusconi II) e anche il
giudizio favorevole del Ministero dell’Ambiente (Ministro : Altero Matteoli).
Nel 2008 ci fu la pubblicazione della sintesi non tecnica dello
studio di Impatto Ambientale.
Un progetto che fu subito contrastato dal Ministero ai Beni Culturali, dalla
Regione Sicilia, dalla Provincia di Caltanissetta e dai Comuni di Gela, Licata
e Butera. Per cercare di risolvere la questione intervenne il Consiglio dei
Ministri che nel 2012 avvalorò la “compatibilità ambientale” dell’opera.
(Governo:
Mario Monti - Ministro infrastrutture e
trasporti:Corrado Passera- ecc.)
Le organizzazioni archeologiche ed ambientaliste non si arresero
e sostenute dalla mobilitazione popolare, presentarono un ricorso al tar di
Palermo per impugnare le autorizzazioni. L’iniziativa procedurale fu firmata
dall’Archeoclub Italia, da Legambiente e dall’associazione culturale
“Triskelion”. Si chiedeva al Tribunale Amministrativo l’annullamento (previa
sospensione) dei vari provvedimenti.
La collocazione di questo “parco offshore” avrebbe dovuto
occupare un’area di 9,5 chilometri quadrati e produrre a regime 136,8 megwatt.
Il comitato di lotta prese il nome di “No Peos” (No al parco
eolico offshore) e la lotta per difesa
del Golfo di gela si basava su diversi punti:
-
La zona presenta una forte vocazione balneare e turistica;
-
La zona è caratterizzata da un tratto di costa ancora
incontaminato e vergine.
Questi due punti furono espressi nel parere contrario della
Provincia di Caltanissetta che sosteneva l’assoluta incompatibilità ambientale
del progetto.
Nella zona circostante sono in funzione diverse strutture
turistiche, ricettive ed alberghiere, che riceverebbero “danno gravi e
irreparabili” dall’istituzione del parco eolico.
Sono le stesse dimensioni degli aereogeneratori, seppure ridotti
di numero da 113 a 38, a prefigurare uno sfregio al paesaggio. Alti 135 metri,
di cui 80 al di sopra dell’acqua, con
una base di sei metri e un diametro massimo del rotore pari a 113 metri, mentre
l’altezza raggiunta da una pala nel corso della sua rotazione è di circa 135
metri …. Insomma 38 grattacieli (la piattaforma petrolifera “Prezioso” misura,
per fare un confronto, 44 metri d’altezza).
Il parco sarebbe dovuto sorgere di fronte allo storico castello
di Falconara… un aspetto storico di gran valore.. e il tratto di mare conserva dei tesori
archeologici immensi e mai svelati…un tratto di mare che era un importante via
di commercio e di scambio fra le città greche di Gela e Finziade (Licata).. qui
si svolsero numerose battaglie navali dal IV secolo a.C. fino allo sbarco
alleato nella Seconda Guerra Mondiale. Nel 256 a.C. in queste acque si svolse
la battaglia di Capo Economo in cui vennero impiegate ben 700 navi e nel 405
a.C. la flotta cartaginese si scontrò con quella delle città greche che era
guidata dal generale siracusano Dionisio.
È
per questi motivi che «l'area interessata — come sottolinea il ricorso delle
associazioni al Tar, invocando anche la tutela dei beni culturali — riveste uno
straordinario interesse archeologico », suffragato dai numerosi recenti
ritrovamenti. Ma, a detta degli esperti, con ogni probabilità i fondali
custodiscono un ricco giacimento di reperti ancora tutto da scoprire. Le
caratteristiche di quel tratto di mare, dalla finezza delle sabbie al vento e
alle correnti, comportano un facile spostamento delle dune sottomarine che
verosimilmente hanno ricoperto nel corso del tempo questo deposito nascosto.
Da
ultimo, c'è poi la protezione dell'avifauna. Questo è, infatti, uno dei
principali canali di migrazione degli uccelli acquatici tra l'Africa e
l'Europa. E a parte l'impatto visivo, un insediamento di 38 pale rappresenta
una minaccia per la sopravvivenza dei volatili e per la biodiversità. Non a
caso tutt'intorno si trovano diversi siti di interesse comunitario (Sic) e zone
speciali di conservazione (Zps), sottoposte alla normativa europea e
internazionale di tutela.
(http://www.vivienna.it/2017/11/13/salvi-il-castello-di-falconara-ed-il-litorale-tra-gela-e-licata/)
http://www.seguonews.it/stop-al-parco-eolico-offshore-fra-il-golfo-di-gela-e-il-castello-di-falconara
Nell’Aprile
2013 primo ricorso al TAR e nel 2014 ci fu la presentazione del progetto per un
importo di 150 milioni di Euro.
Gli
avvocati del comitato presentarono due distinti ricorsi contro il provvedimento
di autorizzazione unica che furono accolti
rispettivamente con sentenze nn. 2506/2017 e 2512/2017.
L’importanza
di salvaguardare il territorio dalla
devastazione era stata altresì condivisa dall’associazione nazionale “Italia
Nostra” che si affidò ai propri legali per i ricorsi. Legali che erano stati
incaricati di promuovere un atto di intervento, contro il progetto, in terzo
grado di giudizio promosso dal Comune di Licata. Naturalmente anche il proprietario del Castello di
Falconara, Roberto Chiaramonte Bordonaro, agì per via legale contro il
progetto.
I
ricorsi furono promossi in origine davanti al TAR di Palermo e furono rimessi
da quest’ultimo al TAR del Lazio (settembre 2014). Il TAR di Palermo si era
ritenuto “non competente a decidere
l’installazione di un opera ritenuta di importanza strategica, anche per il
valore economico del progetto che risultava di oltre 150 milioni di Euro”.
Anche
il TAR del Lazio si ritenne incompetente e rimise la questione al Consiglio di
Stato che, alla fine, ritenne corretta la tesi degli avvocati Giovanni
Puntarello e Chiara Modica Donà dalle Rose che sostennero come “gli effetti che sarebbero stati prodotti
dall’impianto sul territorio avrebbero dovuto prevalere su altri aspetti”, determinando la competenza del TAR di Palermo
a conoscere sulla vicenda.
A
gennaio 2015 la società “Mediterranean Wind off shore” modificò il progetto
portando l’altezza degli aereogeneratori da 110 metri a 130 metri.
MEDITERRANEAN WIND OFFSHORE S.R.L.
Estratto
del decreto n. 0000229 del 29/10/2015 di proroga dei
tempi
indicati
nel provvedimento Valutazione
di Impatto Ambientale
n.
DVA_DEC-2012-0000504 del
27/09/2012 relativo al
progetto "Parco
eolico offshore
Golfo di Gela"
presentato dalla Societa'
Mediterranean
Wind Offshore s.r.l. con sede legale in La Spezia (SP)
Via
del Molo N. 3.
In
data 29/10/2015 e' stato emanato
il decreto n.
0000229 di
proroga
dei tempi indicati nel decreto di
Valutazione di Impatto
Ambientale
n. DVA_DEC-2012-0000504 del 27/09/2012 con esito positivo
relativo al
progetto "Parco eolico
offshore Golfo di
Gela"
localizzato
nel Golfo di Gela, nell'area antistante
il Comune di
Butera
(CL) presentato dalla Societa' Mediterranean
Wind Offshore
s.r.l.
con sede legale in La Spezia (SP) Via del Molo N. 3
Il
testo integrale del provvedimento, corredato dagli allegati che
ne
costituiscono parte integrante, e' disponibile sul portale
delle
Valutazioni
Ambientali VAS-VIA del Ministero
dell'Ambiente e della
Tutela
del Territorio e del Mare (http://www.va.minambiente.it/) e
presso
la Direzione per le Valutazioni e
Autorizzazioni Ambientali,
via
Cristoforo Colombo 44, 00147 Roma.
Avverso
il provvedimento e'
ammesso ricorso al
TAR entro 60
(sessanta)
giorni e al Capo dello Stato entro 120 (centoventi) giorni
decorrenti
dalla data di pubblicazione del
presente estratto sulla
Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana.
Il
presidente
Riccardo
Statini
T15ADE14300
La
controversia fu così trasferita nuovamente al TAR di Palermo che alla fine ha
“scongiurato la devastazione del litorale che sarebbe conseguita alla
installazione di 38 mega aereogeneratori
dell’altezza di 136 metri che si sarebbero dovuti impiantare proprio
sullo specchio d’acqua di fronte al Castello di Falconara”.
Novembre
2017, Il TAR di Palermo, seconda sezione, relatrice la Dott.ssa Federica
Cabrini, Presidente il Dott. Cosimo Di Paola, in accoglimento dei ricorsi in
questione, “accolse la tesi dei due
legali che dimostrarono come il provvedimento di autorizzazione unica fosse
affetto di eccesso di potere, risultando manifestamente irragionevole nonché
afflitto da un grave difetto di istruttoria”.
Gli
avv. Puntarello e Modica dimostrarono come “lo
studio di incidenza ambientale posto a fondamento dell’autorizzazione concessa
dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non avesse minimamente
considerato come l’impianto eolico off-shore dovesse sorgere proprio di fronte
al Castello di Falconara che costituisce un bene monumentale da preservare e
valorizzare”.
Allo
stesso modo il TAR di Palermo accolse la tesi dei due legali che dimostrarono
come l’impianto “piazzandosi nel bel
mezzo di un corridoio migratorio
percorso da alcune specie volatili in via di estinzione, avrebbe rischiato di
farne provocare l’estinzione”.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, infatti, aveva ritenuto che “simili
impianti non avrebbero provocato alcun problema all’avifauna, sostenendo che la
bibliografia di settore deporrebbe in questo senso”.
I
due legali, al contrario, mostrarono alcuni studi, tra cui quelli di alcune
Università Statunitensi. Britanniche e del Centro Ornitologia Toscano, che
dimostravano come l’installazione di simili impianti in aree sensibili possa
condurre all’estinzione di alcune specie a rischio.
Le
sentenze emesse accolsero le ulteriori doglianze espresse dagli avv. Puntarello
e Modica che sostennero come “i vincoli
paesaggistici che erano presenti sul territorio che circonda il Castello di
Falconara, dovessero produrre effetti anche sull’area marina così impedendo la
realizzazione di tali mega impianti, tanto più che la decisione adottata dal
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti era stata adottata senza il
necessario coinvolgimento della Soprintendenza del Mare”.
L’accoglimento
dei ricorsi determinò la condanna alle spese di giudizio che dovevano essere
rifuse dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dalla Società
proponente il progetto (Mediterranean Wind Off shore).
Il
territorio fu così salvato grazie alle
associazioni, al Barone Roberto
Chiaramonte Bordonaro, ai Comitati “No Peos” di Gela, Licata e Butera, agli
stessi comuni, alla professionalità degli avvocati e al senso di Giustizia
espresso dal TAR di Palermo.
È
importante notare che nel Novembre 2016 la Commissione Ambientale dell’UE avviò
una procedura d’infrazione contro l’Italia per una presunta Violazione della
“Direttiva Habitat” nel rilascio del parere positivo del Governo sulla
valutazione di Impatto Ambientale che autorizzava la realizzazione del “Parco
Eolico”.
(Il
Progetto della “Mediterranean Wind Off shore”:
PDF]PARCO EOLICO OFFSHORE GOLFO DI GELA
(n.16) Documenti procedura di Verifica di
Assoggettabilità a VIA
La Sentenza del Tar di Palermo nel
file:
Nei
comuni di Gela, Licata e Butera, ci furono allora delle manifestazioni dove
soprattutto gli studenti si affidarono a cortei di protesta contro il parco
eolico.
A
Gela in una manifestazione del 12 aprile 2014 gli studenti portarono in alto,
senza paura, uno striscione in cui era scritto:
“Non sporcate il
nostro Orizzonte,
Non lasciate qui
le vostre Impronte”
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