LA FAMIGLIA IMPERIALE RUSSA A PALERMO...1845

LA  PALERMO  DI   UNA VOLTA....


Maria Caterina, principessa di Butera, rimasta vedova nel 1807, dopo 23 anni di matrimonio, del marito Nicolò Placido Branciforte e Valguarnera, si risposò con Georg Wilding.
Un ufficiale tedesco più giovane di lei di circa vent’anni. Allora si parlò di un  “matrimonio – schermo” perché in realtà Maria Caterina era una delle quattro cortigiane di re Ferdinando I di Borbone
Al secondo marito Maria Caterina Branciforte regalò il titolo di principe di Radalì (un feudo vicino Butera) e il Castello di Falconara nel Comune di Butera (Caltanissetta).
Maria Caterina fece delle ristrutturazioni ed ampliamenti nella Torre di Falconara per poi decidere di trasferirsi a Palermo. Nella città, centro della nobiltà isolana, fece costruire ex novo una splendida palazzina nella contrada “Olivuzza”. Il marito Wilding diede l’incarico all’architetto francese Francois Montier che realizzò la struttura in stile neogotico, ispirandosi ai famosi palazzi veneziani. Nel frattempo la figlia Stefania, avuta dal primo matrimonio, fece interdire la madre che morì nel 1831.



Palermo - Villa Butera all’Olivuzza
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Palermo – Palazzo Butera – Wilding


Georg Wilding diventò proprietario anche della palazzina di contrada “Olivuzza” (oggi Piazza Sacro Cuore) e si trasferì a Mosca perché nominato ambasciatore delle Due Sicilie dove sposò la russa Barbara (Varvara)  Schehovskaja. Il Wilding  morì qualche anno dopo, il 6 settembre 1841.
La ricca vedova ereditò la palazzina e nel 1845 ospitò la famiglia imperiale russa (La zarina Alessandra, lo zar Nicola I, la figlia Ol’ga ecc.)

Era una Palermo con una posizione di prestigio nella scena Europea e un  giornale dell’epoca citò: “«Quanto distante è la Neva dal fiume Oreto, tanto forse più lontano era da noi il pensiero che un discendente di Rurik, un Romanov, lo zar, l’autocrate di tutte le Russie fosse venuto con gran parte della sua famiglia a dimorare per un po’ di tempo fra noi…».
L’Imperatrice di Russia Alexandra Fedorovna, cioè Federica Luisa Carlotta di Prussia, moglie di Nicola I, sorella del re di Prussia Federico Guglielmo IV Hohenzollern, era sofferente e i suoi medici, dottor Markuosus e Mandt, entrami di Berlino e che l’accompagnarono nel suo viaggio a Palermo, le consigliarono una permanenza in un luogo caldo ed asciutto. 



Carlota di Prussia , 1826
Friederike Luise Charlotte Wilhelmine von Preußen
(Berlino, 13 luglio 1798 – Carskoe Selo, Russia, 1 novembre 1860)
Dipinto di George Dawe : 1781-1829

La natura della malattia non era chiara. Avvertiva spesso mancanza di respiro, asma e gli indizi fecero pensare che si trattasse di tubercolosi.  Le sue condizioni peggiorarono dopo la morte della figlia minore Alexandra avvenuta nel 1844. I giornali dell’epoca diedero risalto ad un prezioso anello di diamanti che lo zar di Russia, Nicola I, fece pervenire ad un medico palermitano, il dott. Battaglia Barone Dario. Il dott. Battaglia aveva fatto degli studi sulla diagnosi precoce della tubercolosi e sul “Cilindro di Laennec” da lui migliorato.

Il cilindro di Laennec cioè la Stetoscopio.

Porta il nome del suo inventore, Renè Thèophile Hyacinthe Laennec (1781 – 1826)
Il primo mdello, del 1816, è quello al centro mentre gli altri sono successivi.
(foto dal sito: https://www.focus.it/scienza/salute/rene-laennec-e-linvenzione-dello-stetoscopio)

Il prezioso dono, con una lettera, fu fatto pervenire al medico dall’aiutante di campo, il generale D’Adlerberg.
La terapia adottata dai medici palermitani e russi fu semplice: aria salubre, passeggiate, divertimento, mangiar bene e soprattutto un clima non umido.
La principessa Barbara (Varvara)  Schehovskaja, vedova di Georg Wilding, aveva ristrutturato la villa che era data ideata da Maria Caterina Branciforte, aggiungendo altri corpi e dandole un aspetto ancora più elegante. La Schehovskaja avendo saputo che l’imperatrice di Russia, a causa della sua salute, sarebbe giunta a Palermo, le offrì la sua residenza dell’Olivuzza e ordinò alla servitù di preparare in modo adeguato la dimora per l’augusta ospite. Fece delle migliorie ulteriori alla villa e fece inserire nelle stanze delle stufe che furono montante da alcune maestranze che giunsero appositamente dalla Russia. Il termine “Olivuzza” era legato ad una leggenda secondo la quale il termine derivava da una vecchietta che si chiamava “Oliva”. Possedeva una piccola taverna ed era l’unico posto nella contrada dove i cacciatori potevano ristorarsi dopo le fatiche della caccia.
Una contrada pianeggiante, vicina alle mura della città, e dal clima caldo, salubre e non ventoso. Certamente non era paragonabile ai luoghi pittoreschi quali Boccadifalco, Acquasanta o il parco di Baida.
La principessa Maria Caterina Branciforte fu forse la prima esponente di una famiglia nobile a costruire all’Olivuzza. Fu poi seguita dal principe di Serradifalco  (Domenico Antonio Lo Faso Pietrasanta), la cui villa restava divisa da quella dei Branciforte, da uno splendido giardino ricco di piante esotiche, sorgenti, scherzi di labirinti e grotte, e dai Florio. Diventò ben presto un luogo di villeggiatura dell’aristocrazia palermitana. La zona oggi è indicata con l’appellativo di Sacro Cuore.

Palermo – Villa Pietrasanta – Duca di Serradifalco

Palazzo Florio all’”Olivuzza”

Palermo – Casa dei Padri Filippini
(oggi Museo Salinas)

Palermo – Casa dei Padri Filippini all’Olivella
Cortile del Museo Nazionale, oggi Museo Salinas.
Sulla destra numerose epigrafi romane
Verso la fine del XIX secolo

Da Napoli giunsero nella villa di Palermo della Schehovskaja,  alcuni membri della corte e gli arredi personali dell’imperatrice.  Nel rione Papireto il comune decise di demolire alcune case per permettere il passaggio delle carrozze reali. Il 23 ottobre 1845, altre fonti citano il 10 ottobre, giunsero da Genova, dopo due giorni di navigazione, due grossi piroscafi russi: il Kamchatka di 600 cavalli e la Bessarabia di 350 cavalli. Le due navi erano scortate dal piroscafo Malfitano della “Reale Marina Sarda”
La famiglia imperiale aveva manifestato il desiderio di evitare qualsiasi “pompa o etichetta” e dopo aver congedato le autorità salite a bordo per porgere il saluto al re, scese a terra mentre veniva suonato l’inno russo dalla “Compagnia della Guardia Reale” del Regno delle Due Sicilie. La famiglia imperiale montò su un cocchio aperto, tirato da quattro cavalli, preceduta dai battitori e seguita da ben quindici carrozze della corte imperiale russa. La destinazione era la villa dell’Olivuzza della principessa Barbara (Varvara)  Schehovskaja. La famiglia imperiale era composta dallo zar Nicola I e dall’imperatrice Alessandra; la figlia, granduchessa Olga; il fratello dell’imperatrice, Principe Alberto di Prussia e da un gran numero di dignitari di Corte: il gran Cancelliere dell’Impero, il Conte Nesselrode; l’aiutante di campo, il Conte Orlov; il principe Menshikov e la principessa Saltikov, prima dama d’onore. Per molte settimane continuarono a giungere a Palermo numerosi parenti, dignitari di corte e maestranze.

La zarina Alessandra (Carlotta di Prussia) e lo zar Nicola I

I siciliani erano orgogliosi e mostrarono una certa curiosità sull’arrivo di ospiti così importanti. Già dalla prima mattinata numerose persone affollavano la strada che dal molo portava all’Olivuzza e commentavano, con ilarità, l’assenza di Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie che… giunse a Palermo due giorni dopo….I siciliani ritenevano “un grave affronto e un comportamento incivile verso tali ospiti l’assenza del sovrano….. padrone di casa”. Nei volti dei Siciliani il sorriso ironico….
Nella villa Butera si sistemò la famiglia imperiale e solo alcune dame della corte.
La corte russa prese alloggio anche nelle ville vicine: del duca di Serradifalco, del principe di Belmonte, nel Palazzo  Trinacria (albergo ?) del Principe di Scordia nel Foro Marina in riva al mare.

Villa Belmonte

Palazzo Trinacria – Principe di Scordia




Il Duca di Serradifalco fu incaricato dal Re delle due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, come responsabile per il ricevimento degli augusti ospiti.
Il Duca Domenico Lo Faso Pietrasanta Serradifalco (1783 – 1863) era uno statista (Presidente della Camera dei Pari del Regno di Sicilia), storico, architetto, letterato ed archeologo.  Aveva scritto due importanti libri sui monumenti antichi della Sicilia. “Antichità della Sicilia Esposte ed Illustrate” (1835 – 40) e “ Il Duomo di Monreale e altre chiese siculo-normanne” nel 1838.

Domenico Lo Faso Pietrasanta
Duca di Serradifalco e Principe di Solunto
(Palermo, 21 febbraio 1783 – Firenze, 15 febbraio 1863)



Egli offrì la sua villa agli ospiti e anche il bellissimo giardino che era adiacente al piccolo giardino di Villa Butera.

Palermo - Villa Serradifalco

Giardino Serradifalco nel 1870 circa





Villa Serradifalco - Il salone in un dipiento di Carl Rund
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Ol’ga Nikolaevna, figlia della zarina, scrisse nel suo diario:
“Nel parco della nostra villa cresceva tutto ciò che può crescere in Italia: oleandri, palme, sicomori, bambù e folti cespugli di mimosa, e nelle aiuole violette e rose, in abbondanza. La panchina preferita dalla mamma stava sotto il cipresso. Di lì si poteva scorgere, attraverso i fiori e i prati verdi, una piccola altura con sopra un tempietto, mente sulla destra scintillava il mare”.
Il duca da tempo si dedica con amore al suo giardino. Un giardino particolare ricco di immagini e significati che un attento visitatore avrebbe potuto comprendere. Un emblema della Palermo d’altri tempi, élite d’Europa, tanto che il giardino fu inserito nelle guide dell’epoca.il tedesco E. Ferster, autore di una guida d’Italia stampata nel 1848, citò con grande ammirazione la villa del Duca di Serradifalco costruita in stile arabo-normanno e il giardino ricco di fontane, rare piante meridionali.
L’autore scrisse che il giardino fu creato in modo tale che “i suoi punti e curiosità creavavano un’armoniosa melodia simile allo scherzo”.
Lo stesso autore citò anche la grande ospitalità e gentilezza del Duca. Anche il viaggiatore russo  Avraamij Norov nel 1822 fu colpito dall’accoglienza del duca tanto che nelle sue memorie scrisse: “durante il mio soggiorno a Palermo frequentavo con enorme piacere la casa del duca Serradifalco, il quale purchè giovine ebbe il posto di ministro degli interni. I suoi progetti dimostrano ottima preparazione culturale e patriottismo. La gentilezza della sua consorte attira la più brillante società; la loro cordialità rimarrà per sempre u mio vivo ricordo”.
La stessa accoglienza, gentilezza e cultura colpì anche la famiglia imperiale russa.
Un uomo di grande spirito perché  amava la Sua Terra.. La Sicilia.. e riusciva a coprire l’immenso dolore per la perdita della moglie avvenuta da circa 8 anni. La moglie, Enrichetta Ventimiglia ( 16 luglio 1799 – 28 giugno 1836 …per la cronaca, figlia di Don Giovanni Luigi Ventimiglia, primo Principe di Grammonte,ecc.. e di Donna Ninfa Ventimiglia e Statella), morì all’età di 37 anni lasciando nel cuore del Duca un dolore incolmabile.
Il poeta e sacerdote Giuseppe Borghi (Bibbiena, Arezzo, 4 maggio 1790 – Roma, 30 maggio 1847) pubblicò nel 1836 dei versi in memoria di Enrichetta Ventimiglia. Nel frontespizio dell’edizione a stampa è raffigurata una stele opera dello scultore palermitano Valerio Villareale. Una stele che il Duca fece erigere nel parco in memoria della moglie e che la famiglia reale russa non menzionò mai nei loro racconti per non violare la privacy del duca.

Villa Serradifalco - La stele in memoria di Enrichetta Ventimiglia, 
moglie del Duca di Serradifalco

L’imperatrice all’inizio era molto debole trascorrendo le giornate sul terrazzo della villa o nel giardino. Successivamente cominciò a fare delle passeggiate nel parco, in città e nei sentieri di campagna, riuscendo a riprendere le forze e quest’aspetto fu considerato importante perchè indizio di un processo di guarigione. Il tempo, siamo in autunno, è mite e questo aspetto agevolò un miglioramento nello stato di salute della zarina.

Parco dell’Olivuzza – Ingresso

Le sue giornate furono intervallate da momenti di piacevoli gite e scambi di visite. Il Re Ferdinando I di Borbone con i suoi familiari si recò a fare visita alla famiglia imperiale, a colazione e successivamente anche a bordo della fregata russa Kamchatka. L’8 novembre lo zar di Russia, accompagnato dalla figlia Ol’ga e da alcuni parenti, dal re Ferdinando I e dal Marchese Spedalotto, pretore di Palermo, si recò in gita a Bagheria dove venne preparata una colazione nel “casino” del marchese di Forcella, già villa del Principe di Cattolica.

Bagheria – Villa del Principe di Cattolica

Il 12 novembre l’imperatrice visitò Monreale e rimase affascinata dal panorama della “Conca D’oro”. 
Visitò i conventi della città; la villa Giulia descritta da Goethe nel suo libro “Viaggio in Italia che la zarina aveva con se; il Giardino Botanico, attiguo alla Villa Giulia, creato alla fine del XVIII secolo e considerato uno dei più belli d’Europa.
La vita della famiglia reale a Palermo era tranquilla circondata dall’affetto e dalla stima dei palermitani. Una tranquillità che corrispondeva alla volontà dell’imperatrice e alla prescrizione dei medici. Il biografo dell’imperatrice, A.T. Grimn, raccontò che la zarina si alzava alle otto di mattina e dopo aver fatto colazione passeggiava in giardino circondata solo dai parenti e dai figli.  Il barone Meiendorf le leggeva i quotidiani per informarla sugli avvenimenti politici. Amava molto conoscere la storia della Sicilia. Spesso in giardino si sentivano melodie italiane, tedesche, russe, canzoni popolari siciliane. Le sue gite erano brevi, nei dintorni di Palermo, in rispetto alle prescrizioni dei medici. Una gita a Falconara , dove il castello era di proprietà di Ernesto Wielhem Wilding principe di Radali, cognato di Barbara (Varvara)  Schehovskaja (proprietaria di Villa Butera), era improponibile sia per la lunghezza del tragitto che per le condizioni delle strade.
La sera tutti si riunivano in giardino.
Si recò successivamente al Palazzo Trinacria, dove soggiornava parte della corte, alla Marina e nelle contrade di Santa Maria di Gesù. Insieme al marito e alla figlia Oga si recò al teatro Carolino per una serata in onore dell’onomastico della regina madre del re Ferdinando di Borbone.

Regio Teatro Carolino o Teatro Bellini

Palermo – Piazza de Bologni – 1761

Castellammare del Golfo – Il Forte

Palermo – I Quattro Canti

Palermo – Grotta di Santa Rosalia nel 1834
La famiglia imperiale si recò nella Grotta e rimase affascinata.

Palermo – Monte Pellegrino (1876)
https://www.maremagnum.com/stampe/palermo-il-monte-pellegrino-bello-scorcio-paesaggistico-con/130166833

Alla fine di novembre giunsero a Palermo anche il principe Giorgio di Prussia, nipote dell’imperatrice, e la sorella dello zar Nicola I, la granduchessa Mecklembourg accompagnata dalla figlia Luisa.
All’inizio di dicembre la famiglia imperiale si recò alla “Rinella”, un piccolo borgo sul mare, il cui nome allude alla finissima sabbia della sua spiaggia. Qui si trovava un piccolo edificio da cui si godeva un magnifico panorama.
«Un bellissimo effetto prodotto dalla placida estensione del golfo, il suo bel recinto delle montagne e di giardini osservati da vetri variamente colorati di cui erano fornite le molteplici finestre di quella sala che creavano gli effetti dell’iride nell’interno della sala stessa grazie alla luce di un brillantissimo sole che penetrando nella sala illuminava tutti gli oggetti…».

L’imperatrice percorse a piedi il tratto di strada e quindi salì le scale della gotica rotonda del signor Florio (acquistata nel 1830) che sovrasta quello spazio di mare destinato alla pesca del tonno. Questa costruzione, chiamata dai palermitani i “Quattro Pizzi”, dalle guglie che svettano ai quattro lati, piacque tanto all’imperatore che, rimasta affascinata, ne fece rilevare i disegni dall’architetto Giachery, che l’aveva progettata. Lo zar, una volta tornato in Russia, ne fece costruire una simile nella sua residenza estiva di Peterhof, chiamata “Arenella” in memoria di Palermo.

Palermo – i Quattro Pizzi dell’Arenella – Tonnara dei Florio



I Quattro Pizzi all’Arenella (dipinto di anonimo, 1850 ca.)

Lo zar aveva più volta rinviato la sua partenza, prevista per la metà di novembre, per stare vicino alla moglie e forse perché cominciava ad amare l’Isola con i suoi aspetti e il suo clima. Un rinvio che veniva regolarmente riportato dai quotidiani Russi ed Europei…. quasi con meraviglia e stupore.
Il 5 dicembre lo zar ripartì con il vaporetto Bessarabia alla volta di Napoli. Arrivò a Napoli la sera del 6 e fu accolto dal re Ferdinando II e dai suoi familiari. Nel salutare la città di Palermo l’imperatore, in segno d’amicizia fece dono di alcuni ordini cavallereschi quali «l’Aquila Bianca, di Sant’Anna di I, II, III classe, di San Stanislao di I, II e III classe».
Tra il 13 ed il 25 dicembre 1845 Nicola I e Ferdinando II sottoscrissero un trattato commerciale e di navigazione. Un trattato composto da 15 articoli che sancivano la reciproca libertà di commercio per i bastimenti e i sudditi delle due potenze contraenti, la tassazione uguale per i prodotti del suolo e dell’industria dei due Paesi. La nobiltà palermitana fece a gara per accogliere l’imperatrice di Russia e la sua corte.  Furono organizzate serate arricchite da sonetti, poesia ed inni per l’imperatore Nicola I, valzer e romanze. Fu eseguita anche una musica inedita di Vicenzo Bellini, allora dodicenne, “La Farfalletta”, in onore dell’imperatrice. Per l’occasione furono scelte le più belle fanciulle della nobiltà palermitana, fra i dieci e i dodici anni, per eseguire la “Tarantella”.
Il 25 dicembre 1845 arrivò a Palermo il secondogenito dello zar Nicola I, il granduca Costantino (Konstantin Nicolaevitch)  (diciottenne), a bordo del vascello da guerra Ingermanland dell’ammiraglio Litke..
L’imperatrice andò personalmente a ricevere il figlio e in seguito lo accompagnò a visitare i luoghi più belli di Palermo.  
A.T. Grimm citò che Costantino “vide i luoghi dove si svolgevano quegli atti della storia antica greca, che nella sua infanzia gli strappavano lacrime di estasi”. Grazie alla presenza del giovane il salotto culturale si arricchì di spunti storici legati alla storia di Messina, Catania, Siracusa, Agrigento. La zarina mostrò un grande desiderio nel voler vedere almeno una parte della Sicilia ma i medici furono categorici..”nessun permesso per fare lunghi viaggi”.
Costantino riuscì a conquistare le simpatie della nobiltà palermitana, soprattutto femminile e ritornerà  a Palermo quattordici anni dopo, nel 1859, alloggiando sempre nella villa dell’Olivuzza che nel frattempo era stata acquistata dai Florio e che ospiterà anche la madre dell’ultimo imperatore di Russia  lo zar Nicola II.

Konstantini Nicolaevic Romanov (Великий Князь Константин Николаевич Романов)
(San Pietroburgo, 9 settembre 1827 – San Pietroburgo, 13 gennaio 1892)
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Il Granduca Konstantin Nikolaevich e il Granduca Konstantin Konstantinovič Romanov
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Marie Sophie Frederikke, principessa Dagmar di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg e poi
Principessa Dagmar di Danimarca
Marija Fedorovna ( Мария Фёдоровна) –
Madre dello zar Nicola II
(Copenaghen, 26 novembre 1847 – Hvidore, Danimarca, 13 ottobre 1928)



La Regina Madre Marija Fedorovna con il figlio lo zar Nicola II



Questa volta il granduca Costantino nel suo soggiorno a Palermo metterà a dura prova la pazienza delle autorità palermitane a causa del suo comportamento stravagante. Verso il re delle Due Sicilie ebbe un contegno irriverente, sarcastico. Aveva con sé dei cani mastini che mettevano paura alla gente; punì quattro dei suoi marinai con pene brutali perché colpevoli di ubriachezza. La sua partenza fu una liberazione.
Ritornando indietro, al primo gennaio 1846, giunse a Palermo il principe Carl di Wurttenberg per conoscere Ol’ga cioè la figlia dell’imperatrice di Russia Alessandra e dello zar Nicola I.

Ol’ga Nikolaevna Romanova (Великая Княжна Ольга Николаевна )– 1848
(San Pietroburgo, 11 settembre 1822 – Friedrichshafen, 30 ottobre 1892)
Collezione Privata
eingescannt aus: Harald Schukraft: Kleine Geschichte des Hauses Württemberg, Tübingen, 2006, ISBN 13-978-3-87407-5, S. 221

Trentenne, attraente, educata, intelligente, Olga era considerata una delle principesse più desiderabili d’Europa. Parlava varie lingue ed amava tantissimo la pittura e la musica.
Ol’ga.. “nel suo abito bianco, ornato di merletti con un mazzolino di fiori rosa appuntato al petto,
i lunghi capelli intreciati e raccolti sulla nuca”, come è ritratta in un dipinto dell’epoca, “fa il suo ingresso nel salone da ballo della villa all’Olivuzza”

Ol’ga Nikolaevna Romanova - 1865
Dipinto di Franz Xaver Winterhalter (1805 – 1873)
Landesmuseum Wurttemberg

Villa Butera – Wilding all’Olivuzza – Salone da Ballo

Nel parco della villa dell’Olivuzza il giovane Carl dichiarò il suo amore ad Olga e una volta rientrati manifesto all’imperatrice le sue intensioni. Chiese il permesso di scrivere all’imperatore. Una lettera con poche parole che fece esclamare all'imperatrice, alquanto meravigliata..”di già”.. poi abbracciò i due fidanzati e li benedisse.

Forse è una leggenda ma si narra che a Palermo l’imperatrice beveva latte d’asina che è
più leggero di quello di mucca o capra. Ogni mattina un contadino portava la sua asina nella villa e la mungeva in presenza della famiglia reale. Quando l’imperatrice partì fece dono al contadino di una ricca tabacchiera e di un orologio tempestati di pietre preziose. Giunta a Napoli, si narra ancora, che l’imperatrice soffrisse per la mancanza di quel latte.. fu mandata una nave della flotta a Palermo per prendere l’asina. Il contadino ebbe ulteriori doni ed acquistò una vasta tenuta che gli eredi possedevano ancora alla metà degli anni trenta del secolo scorso. Una lapide era esposta sul muro sotterraneo di un edificio del corso Olivuzza dove sembra che sia vissuta la famosa asina.
In merito a questa notizia, lo storico Rosario La duca affermò, nel 1970 che l’episodio era “in parte frutto della fantasia popolare”. L’avv. Luigi Maniscalco Basile, proprietario insieme agli eredi di una parte della Villa Butera, scrisse nel 1974 che “si tratta di una tradizione orale avente per oggetto fatti realmente accaduti”. Per confermare la sua tesi pubblicò insieme al suo articolo una foto, che non sono riuscito a trovare, di una lapide che era affissa nel muro di un sotterraneo di un edificio che fu demolito. Edificio che si trovava nel Corso Olivuzza e che era di proprietà di Francesco Renda. Sotterraneo scavato per conservare il latte “che servì per uso di sua maestà imperiale… venuta in Palermo l’anno 1845”.
I giornali di Pietroburgo scrivevano che “a Palermo il tempo è meraviglioso: durante tutto l’inverno gli aranci e i limoni hanno fatto bella mostra dei propri fiori e frutti mentre ora, cinque di marzo, sono in pieno fiore i peschi, i mandorli e gli albicocchi. Un inverno così non si ricorda da anni”.
La data della partenza della famiglia reale s’avvicinava, era stata programmata per il 16 marzo 1846. Prima della partenza il principe di Mecklembourg visitò la fabbrica situata all’interno del “Reale Albergo dei Poveri”, qui venivano realizzati i tessuti di seta chiamati “Olgaline”.

Palermo – Reale Albero dei Poveri –
Dal 1898 “Albergo delle Povere”
http://www.palermoviva.it/albergo-delle-povere/

Per la qualità della seta, i tessuti destarono una buona impressione al principe tanto che, dopo aver parlato con l’imperatrice che fu entusiasta, decisero di acquistarli. Nel giorno della partenza la famiglia imperiale e la corte s’imbarcarono sulla fregata russa Kamchatka e seguita dall’altra fregata Bessarabia, partirono alla volta di Napoli. L’imperatrice Alexandra porterà con se tanti ricordi  che l’accompagneranno per tutta la vita.
A.T. Grimm scrisse una frase che esprimeva lo spirito della zarina nel lasciare Palermo e la Sicilia: “riconosco sinceramente che questi furono cinque mesi di vera vita, in cui fu possibile apprezzare la propria esistenza”
A testimonianza di ciò una fitta relazione epistolare che con molti palermitani durerà per sempre.
Le persone anziane, ancora nei primi decenni del ventesimo secolo, ricordavano con simpatia la famiglia reale elogiando la loro bontà, dolcezza e la bellissima figlia Olga.
L’imperatrice lasciò nella villa dell’Olivuzza, che fu poi acquistata dai Florio, mi sembra da Ignazio Florio, e successivamente dalla famiglia dell’avvocato Maniscalco Basile, che ancora la possiede, un particolare ricordo.. un ricordo bellissimo espressione di una grande sensibilità d’animo: una quercia che fu piantata dalla stessa imperatrice e sul cui tronco fu collocata una targhetta di ferro a ricordo dell’avvenimento:
“Plantèe par S. M. L’Impératrice de Russia le 1° dicembre 1845”

Targa Ricordo
(Natursicilia)

La figlia della zarina, Ol’ga, piantò una palma e Nicolai Pvlovitch un arancio…
L’imperatrice ammirava per ore il Monte Pellegrino con le sue valli di colore verde molto intenso e viveva per quest’aria.. realizzava il suo sogno atteso forse per tutta la vita… “essere in Sicilia,, teatro di tante culture”.
Questa la cronaca di una pagina di storia dimenticata che tanto onore fa alla città di Palermo, ai suoi cittadini che come tutti i siciliani hanno senso dell’ospitalità nel loro Dna. Un cronista del tempo scrisse: «Che strano fenomeno storico sentire simultaneamente in due punti del mondo così lontani tra loro, quali sono la Russia e la Sicilia, Palermo e Pietroburgo, con voce unisona e con uguali sentimenti annunziare e descrivere le stesse cose».
A Peterhof già in primavera erano iniziati i preparativi per il ritorno della corte imperiale.  
Peterhof
(autore della foto: Florstein (WikiPhotoSpace)
Nel cottage furono appesi dei quadri con le vedute di Palermo e dei suoi dintorni e due ritratti di un rematore e di una fioraia eseguiti da N.P. Orlov (1812 – 1863). Immagini che Alexandra aveva ammirato nel suo soggiorno in Sicilia.
Peterhof - Cottage
Foto di Sergey Nemanov
Sempre a Palermo, Orlov eseguì il ritratto della principessa Olga Nicolaevna.

Sempre a Peterhof furono avviati i lavori per la costruzione di un padiglione, sulle rive del Grande Stagno che doveva essere il regalo di nozze per il matrimonio tra la figlia Ol’ga e Carlos di Wurttenberg.   In famiglia era chiamato “l’Olivuzza” e la piccola isola, sullo stagno, prese il nome di Palermo anche se successivamente fu chiamata “Isola di Olga”.
Contemporaneamente fu costruito un padiglione nel parco di Znamenka che era stato acquistato da Nicola I per la moglie nel 1835.  A Znamenka, un esemplare azienda agricola, la corte andava per passeggiare, per accogliere gli ospiti, per serate di ballo e feste.

Zanamenka - 1845


Znamenka –oggi
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Nel parco Inferiore della Znamenka, ad ovest, si trova un promontorio che sporge sul mare. Dal promontorio si vedeva la cupola di sant’Isacco, che allora era in fase di costruzione, la Colonna di Alessandro ed anche Peterhof con il palazzo ed il Cottage. Sul promontorio si decise di costruire un nuovo edificio che fosse visibile dalle finestre del Cottage che era la residenza della coppia imperiale a Peterhof.
ZANAMENKA PADIGLIONE DISEGNO PROGETTUALE

Il padiglione fu costruito in stile neogotico con quattro torrette agli spigoli in modo da ricordare alla zarina la “Renella” di Palermo a lei cara.
La famiglia imperiale decise di costruire un'altra struttura simile vicino alla Cappella, situata ad ovest dal Cottage. L struttura costruita sul promontorio di Znamenka, le avrebbe ricordato i momenti felici vissuti a Palermo mentre la struttura edificata vicino alla Cappella del Cottage avrebbe riportata con lo spirito alla natia Potsdam, alla sua infanzia e alla festa della Bianca Rosa del 1829.

Struttura vicino al Cottage
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Perhof – Cottage


Gazzetta Di Milano – Lunedì, 3 Agosto 1829

Prussia
La Gazzetta prussiana di Stato del 16 luglio arreca la descrizione della festa datasi
il giorno 13 dello stesso mese nel nuovo palazzo presso Postdam per celebrare il giorno
natalizio di S.M. l’Imperatrice delle Russie.
Questa festa che chiamavasi; la Magia della rosa bianca, fu una delle più splendide che
sia stata celebrata a quella corte, ed unica nel suo genere.
Essa si divideva in tre parti: la prima consisteva in una specie di torneo nel
quale sostennero la parte principale i principi della famiglia reale, ed i
principi stranieri qui presenti; la seconda fu una rappresentazione allegorica datasi
nel teatro di quel palazzo, e la terza un ballo coi vestimenti del medio evo, nella
sala detta delle Grotte del palazzo medesimo.
La stessa gazzetta cita i versi che vi furono recitati e cantati.

(I festeggiamenti erano dedicati a Carlotta di Prussia, la nostra Alexandra del racconto.
Il 13 luglio era il giorno del suo 31mo compleanno.


L’imperatore sorvegliò i lavori e fece giungere da Palermo le mattonelle da adoperare per la decorazione del balcone e dei muri della Renella.
La zarina e la figlia tornarono a Peterhof il 3 giugno e  l’uno luglio fu un giorno di grande festa a corte.
Nello stesso giorno si celebrano il compleanno di Alexandra Fedorovna, l’anniversario delle nozze della coppia imperiale e il matrimonio tra Ol’ga e il principe ereditario di Wurttemberg.
Si ospitò a Peterhof il duca di Serradifalco, la cui presenza ai pranzi solenni nel Palazzo Grande e alle serate nel Cottage fu scritta nella cronaca giornaliera della Corte.
Il duca  fu invitato anche alle manovre della flotta e il cronista svedese Haffner riportò che “il 16 luglio 1846 la corvetta della marina militare russa, armata di 20 cannoni e chiamata “Menelaj”, fu ribattezzata “Olivuzza” su desiderio personale di Nicola I, presente personalmente a bordo della corvetta stessa”.
La prima visita della Renella fu documentata nella Cronaca giornaliera della corte nel 1847. Il 17 luglio l’imperatrice arrivò al nuovo padiglione dove fu servito il tè. Attiguo a questa sala c’era lo studio e un altro studio con dispensa al pianterreno. Le stanze furono decorate con pitture di vedute italiane soprattutto di Palermo. Alle fine del XIX secolo la “Renella” di Znamenka fu teatro di diversi avvenimenti. Dmitrii Likhaciov riportò una strada vicenda che gli era stata raccontata da Serghej Ghejcenko secondo cui “le sedute spiritiche si facevano nell’appartamento del gran principe Piotr Nicolaevitch sul promontorio Renella (in riva meridionale del Golfo di Finlandia) che sporgeva lontano nel mare. Presso la villa chiamata Propria, abitata da Nicola II e la consorte, c’era un molo. Nicola II e consorte  venivano portati a Renella di nascosto”.

Zanamenka - Renella - dipinto
https://ir-cha.livejournal.com/3803.html

Znamenka – “Renella”

Palermo - Renella



Il principe Roman Petrovic Romanov (Peterhof, 17 ottobre 1896 – Antibes o Roma, 23 ottobre 1978) fu un membro della famiglia imperiale dello zar Nicola II e trascorse la sua infanzia a Znamenka. Nelle sue memorie riportò le giornate di pesca con le sorelle e le figlie maggiori dello zar Nicola II. Battute di pesca in vicinanza della “Renella” e la strada che percorreva lungo la riva lo stesso zar Nicola II per andare da Alessandria a Renella. Lo zar amava il salotto della Renella che “gli piaceva molto e diverse volte lo zar tentò di comprare questo padiglione da mio padre, ma non ci riuscì siccome mio padre stesso lo adorava”.
Sul promontorio venivano i ragazzi dei paesi vicini e i figli dei villeggianti pietroburghesi a pescare e a fare bagni. Uno di questi ragazzi, I.P. Andreev, figlio del giardiniere della tenuta di Znamenka, scrisse anche lui un memoriale sulla sua vita interamente trascorsa in quei luoghi.
“Renella fu smontata nel 1928 per procurare i mattoni”.
Ora al posto del padiglione rimangono solo grandi massi, i resti di una fondazione e un assoluto abbandono.


Znamenka – Ciò che rimane oggi della “Renella”

Una torre siciliana del paesino “Arenella, servì da modello in una costruzione a Peterhof che completava il parco di Alexandra e che riportava in vita i bei momenti indimenticabili trascorsi in Sicilia e vissuti intensamente….

In merito al Duca di Serradifalco, Domenico Lo Faso Pietrasanta, durante la rivoluzione del 1848 fu Presidente della Camera dei Pari del Parlamento Siciliano e Ministro degli Esteri. Dopo il ritorno dei Borboni andò in esilio a Firenze. Ritornò in Sicilia quando fu liberata da Garibaldi. Fu nominato presidente della Commissione di antichità e belle arti e fu chiamato dai Savoia al Senato del Regno d'Italia. Eseguirà scavi e restauri nei principali siti archeologici siciliani.
Nella Chiesa di San Domenico..Il Pantheon degli Uomini Illustri di Sicilia, gli è dedicato un monumento con la seguente iscrizione:
Domenico Lo Faso e Pietrasanta Duca di Serradifalco
con la mente con le avite dovizie le lettere le arti siciliane promosse
incorando per benefici la gioventù al sapere
Presidente della Commissione di Antichità
i vetusti tesori di civiltà greca e normanna studiò e dottamente descrisse
della Camera de' Pari del Siciliano Parlamento alla riscossa del 1848
la Corona del Regno ad un Principe di Casa Sabauda gli fu commesso offerire
al ritorno della borbonica dinastia patì l'esilio
rivide la terra natìa non pur anco redente
e pio caritatevole ne divise i dolori
ma poi mirò l'Italia risorta per sempre a più bello avvenire
nacque in Palermo il 21 febbraio 1783 morì in Firenze il 15 febbraio 1863 desiderato e rimpianto
la riconoscente figlia Giulietta i cari avanzi in questo monumento raccolse.

Palermo – Chiesa di San Domenico –
Pantheon degli Uomini Illustri di Sicilia


ENCICLOPEDIA  DELLE  DONNE
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CARLOTTA  DI PRUSSIA,ZARINA ALESSANDRA
LA FIGLIA OL'GA NIKOLAEVNA ROMANOVA
ENRICHETTA VENTIMIGLIA - MOGLIE DEL DUCA DI SERRADIFALCO
Carlotta di Prussia

La zarina Alessandra era alta, snella e con gli occhi azzurri. Aveva un’aria di maestà regale ma in realtà era fragile, spesso in cattive condizioni di salute. La sua voce era roca, ma parlava rapidamente e con decisione. Era una grande lettrice ed apprezzava la musica. Nell’animo una grande gentilezza, semplicità e teneva molto alla privacy. Vestiva in modo elegante con una preferenza per i colori chiari. Non era arrogante, né frivola, era intelligente e con una memoria invidiabile.

Il matrimonio tra l’imperatrice e lo zar Nicola I fu una grande storia d’amore…”mi piace e sono sicura che sarò felice con lui. Ciò che ci unisce è la nostra vita interiore. Che il mondo faccia ciò che gli piace. Noi abbiamo un mondo proprio nei nostri cuori”.
(Alessandra e Nicola I erano cugini di terzo grado in quanto discendenti da Federico Guglielmo II di Prussia).
Aleksandra Fedorovna, il nome da zarina, per sposarsi si convertì alla Chiesa Ortodossa ed il 13 luglio 1817, giorno del suo compleanno, si unì in matrimonio con Nicola I…”mi sentii molto, molto felice quando le nostre mani si unirono…con confidenza e fiducia complete, posi la mia vita nelle mani del mio Nicola, e nemmeno una volta egli ha tradito le mie speranze”.
Ebbero dieci figli tra cui una figlia nata morta nel 1820.

Il Castello di Burg Hohensollern (Stoccarda)
Qui AleKsandra e Nicola I si sposarono

Castello di Burg Hohenzollern (Stoccarda)
Cappella Reale

All’età di quarant’anni, nel 1838, la zarina sembrava più vecchia dei suoi anni diventando sempre più magra. Soffriva di continuo di spasmi nervosi che gli causavano tremiti convulsi della test e frequenti attacchi di cuore.
Nel 1842, dopo 25 anni di fedeltà, Nicola I prese un’amante, Barbara Nelidova, una delle dame di compagnia della moglie. 


Barbara Nelidova (1814 – 1897)

Nel 1845 il suo indimenticabile viaggio a Palermo che ricorderà per tutta la vita e che avrà benefici effetti sulla sua salute sullo spirito.

Carlotta di Prussia – 1856
(George Dawe: 1781 – 1829)

Nell’autunno del 1860 i suoi medici le dissero  che “non avrebbe vissuto per tutto l’invero, se non fosse tornata ancora una volta nel Sud d’Italia, a Palermo”.
Conoscendo il pericolo, la situazione politica europea non era delle migliori, preferì rimanere a San Pietroburgo in modo che “se la morte fosse venuta sarebbe successo nel suolo russo”.
Riuscì a superare quell’invero immersa negli studi e nella lettura.
Il 6/18 febbraio 1865 lo zar Nicola I morì per un’influenza. Aleksandra  sopravvisse al marito per cinque anni e si ritirò a vita privata nel Palazzo di Alessandro, a Il Carskoe Selo. Lo studio del palazzo diventò l’ambiente degli ultimi attimi della sua vita. Rimase in buoni rapporti con l’amante del marito, Barbara (Varvara) Nelidova che nominò sua lettrice personale.

http://www.cultorweb.com/Hermitage/pages/16anticamera.htm


La notte prima della sua morte, pronunziò con una voce delicatissima una piccola ma importante frase che fu ascoltata da tenti: “Niki, sto venendo da te”.
Morì nel sonno all’età di 62 anni.. l’1 novembre 1860 nel palazzo di Alessandro a Carskoe Selo.

La zarina con i figli Alessandro e Marija

Olga, la figlia della zarina, accettò la proposta di matrimonio di Carlos Wurttemberg  il 18 gennaio mentre si trovavano ancora a Palermo. Il 13 luglio 1846 si sposarono nel Palazzo  Peterhof, vicino San Pietroburgo per poi andare a stabilirsi  a Billa Berg a Stoccarda e al Kloster Hofen a Friedrichshafen. La coppia non ebbe figlia e come riportano i testi forse a causa dell’omosessualità di Carlos. Il marito di Olga fu spesso oggetto di scandalo a causa della sua vicinanza a diversi uomini. Uno di questi, l'americano Charles Woodcock era un ex ciambellano che lo stesso Carlos elevo al rango di barone nel 1888. Alla fine dopo tante polemiche popolari, Carlos dovette espellere il suo preferito. Nel 1863  Carlos e Olga adottarono la nipote di Olga, la granduchessa Vera della Russia, figlia del Granduca Costantino, fratello della stessa Olga. Il 25 giugno 1864 Carlos diventò il terzo re di Wurttemberg ed Olga la quarta regina.
Olga dedicò la sua vita alle cause sociali e in particolare si dedicò all’educazione delle ragazze. Diede inoltre un grande supporto ed aiuto ai veterani di guerra feriti ed ai disabili. L’Hospital Children’s di Stoccarda fu dedicato a lei nel 1949 ed anche un ordine di suore, di cura protestante di Stoccarda nel 1872, l’Olgaschwesternschaft. Queste società di beneficenza la resero più popolare ed amata del marito.
Si interessava di scienze naturali e di minerali e riuscì a creare un importante collezioni di minerali che si trova nello “Staatliche Museum fur Naturkunde” di Stoccarda.
Nel 1881 Olga scrisse un libro di memorie dove descrive la sua giovinezza alla corte di Russia, il dolore per la perdita della cara sorella Alexandra e la sua vita da adulto con il matrimonio con Carlos. Il marito morì il 6 ottobre 1891 e Olga, vedova regina di Wurtemberg, morì un anno dopo all’età di 70 anni. Fu sepolta nella cripta del vecchio Castello di Stoccarda.

Olga, il marito Carlos e la figlia adottiva Vera
(Alexander Palce Fourms - Unknown)


Giuseppe Borghi
IN  MORTE”
Di Enrichetta Ventimiglia
DUCHESSA DI SERRADIFALCO

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Moglie di Domenico Lo Faso Pietrasanta, Duca di Serradifalco




















































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