VIAGGIO LUNGO LE LINEE FERROVIARIE DISMESSE DELLA SICILIA





LA FERROVIA “ALCANTARA – RANDAZZO”
Indice
1.      NOTIZIE STORICHE
a)      Gli Obiettivi del Progetto;
b)      Il Progetto – L’opposizione di Catania al progetto – Il Marchese A. di Sangiuliano;
c)      Il completamento della linea – L’Inaugurazione – I treni di servizio lungo la linea;
d)     Eruzione dell’Etna, Marzo 1981;
e)      I Lavori del 1994;
f)       Dismissione della linea;
g)      Nei rilievi della linea, un piccolo attimo della mia vita;
h)      Da chi fu costruita ?
2.      IL PERCORSO
a)      Stazione di Alcantara – La foce del Fiume Alcantara – Il Castello di Calatabiano – Calatabiano,  la processione di S. Filippo Siriaco;
b)      Stazione di Gaggi “La Porta dell’Alcantara”; - Borgo Cavallaro;
c)      Stazione di Graniti  – Sculture nei tronchi d’ulivi secolari – Torrente Petrolo;
d)     Stazione “Gole Alcantara” – Le Gole dell’Alcantara
e)      Stazione di Motta Camastra - Il Borgo Antico – Le Gole dell’Alcantara –la Festa della Noce di Motta Camastra – Il centro in alcune riprese del film “Il Padrino” di Francis Frank Coppola (Video)
f)       Stazione di Francavilla di Sicilia – Il Castello – Il Monastero Basiliano di San Salvatore della Placa – Le Gurne dell’Alcantara – Il Convento dei Cappuccini e il Museo della Civiltà Contadina - I sette borghi Schisina della Riforma Agraria – il borgo Schisina in alcune scene del film “L’Avventura” di Giancarlo Antonioni (video)
g)      Stazione di Castiglione di Sicilia – il Castello – Il Borgo – le Cascate dell’Alcantara – La Cuba Bizantina;
h)      Stazione di Mojo Alcantara – Monte Mojo – La Sagra delle Pesche di Mojo Alcantara;
i)        Stazione di Randazzo – La città Medievale;
3 – Le Mappe della Linea delle FS “Alcantara – Randazzo”;
4 – Le Mappe dell’Eruzione dell’Etna nel Marzo 1981.

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La linea, a scartamento ridotto, collegava Randazzo e l’alta valle dell’Alcantara alla linea ferroviaria costiera “Messina – Catania –Siracusa”.

La storia della linea ferroviaria  ha inizio nel 1873 quando la provincia di Messina commissionò un progetto per la costruzione di una ferrovia tra Giardini e Leonforte che avrebbe dovuto attraversare la stupenda valle dell’Alcantara.



(In auto: 2h 45 m)



1.A
Gli Obiettivi  del Progetto
Le linee ferroviarie costruite in Sicilia durante il primo ventennio postunitario avevano come obiettivo di facilitare il commercio dello zolfo. Quindi era una priorità collegare i porti commerciali della Sicilia orientale con le zone interne dell’isola  che ventavano una notevole quantità di prodotto zolfifero da esportare. Dal 1850 l’esportazione dello zolfo verso la Francia, gli Stati Uniti e l’Inghilterra era aumentata notevolmente. Il mercato francese era uno dei più attivi. Il sud della Francia assorbiva grandi quantità di zolfo siciliano che veniva adoperato contro l’oidio che colpiva i ricchi vigneti francesi (insolforazione delle piante).
Le miniere erano concentrate soprattutto nelle provincie interne di Agrigento e di Caltanissetta e verso queste due province furono create le prime linee ferroviarie. Tra il 1860 ed il 1870  da Catania era stata avviata la costruzione di una ferroviaria verso i giacimenti dell’area nissena e nel frattempo anche il Consiglio Provinciale di Palermo aveva come obiettivo di raggiungere le miniere di Lercara e le Caldare e si batteva tenacemente affinchè fosse completa la linea per Porto Empedocle.
Nel 1870 della Linea Palermo – Porto Empedocle erano stati ultimati le tratte: Palermo – Bagheria, Bagheria – Termini; Termini – Cerda; Cerda – Lercara.
La Catania – Roccapalumba giungeva solo a Leonforte; la Catania – Siracusa giungeva a Lentini. Solo i lavori relativi alla Catania – Messina erano stati completati.



Sicilia – Miniera di zolfo

Enna – Miniera di Floristella
I “ carusi” delle zolfare


1.B
Il Progetto – L’opposizione di Catania al Progetto - Antonino di Sangiuliano
Furono avviate le procedure per lo studio della linea Giardini – Randazzo con buona volontà da parte dei suoi promotori ma sorsero subito tutta una serie di problemi legati a fiere opposizioni politiche, difficoltà di fatti bellici e problemi relativi al vulcano Etna.
Malgrado le difficoltà, il progetto fu presentato alla Camera di Commercio di Messina nel 1873 dagli ing. De Leo, Soraci, Vairo e Papa. Il progetto fu approvato e subito iniziò l’iter per la costruzione della linea.
Un tracciato che partiva da Giardini Naxos per raggiungere Randazzo. Si attraversava la Valle dell’Alcantara per giungere a Leonforte. I prodotti via linea ferroviaria sarebbero affluiti nel Porto di Messina.
Un progetto che nasceva  quindi come appendice dell’importate linea ferroviaria Messina - Catania e che da appena tre anni era stata ultimata.
Nessun problema o opposizione da parte del governo italiano che aveva certamente un grande interesse nel far rinascere l’economia in una zona con gravi problemi sociali dopo la proclamazione del Regno d’Italia. Ma avvenne qualcosa di strano. Catania si oppose decisamente al progetto e qui un noto personaggio politico, uno dei più importanti, Antonino di Sangiuliano, in forte considerazione dai Savoia, si schierò contro l’istituzione della nuova ferrovia.


Antonino Paternò Castello, sesto marchese di San Giuliano
(Catania, 10 dicembre 1852 – Roma, 16 ottobre 1914)
Politico e diplomatico italiano.
Ministro degli Esteri del Regno D’Italia;
1° mandato: 24 dicembre 1905 – 8 febbraio 1906
2° mandato: 31 marzo 1910 – 16 ottobre 1914
Fu anche Ministro delle Poste e Deputato del Regno d’Italia per 7 legislature
(Circoscrizione : Catania  - Collegio : 1)


Antonino di San Giuliano, come Ministro degli Esteri del Regno d’Italia
alla Conferenza di Algeciras (Spagna) – 7 aprile 1906
El-Hadi el-Mokri, ambasciatore del Marocco in Spagna, firma gli atti della conferenza
(il Ministro Antonio di San Giuliano è alle spalle dell’ambasciatore marocchino ed è in alta uniforme)
Contesto storico: tentativo della Francia di espandere la propria influenza sul Marocco in contrasto con la Germania
Condizioni: furono affidate alla Francia ed alla Spagna la gestione della polizia, delle frontiere, delle
Finanze, del sistema tributario, delle dogane, dei servizi e dei lavori pubblici del Marocco
Paesi partecipanti: Francia, Germania, Spagna, Sultanato del Marocco, Regno Unito,
Impero ottomano, Italia, Stati Uniti, Austria-Ungheria, Russia, Paesi Bassi, Svezia, Belgio, Portogallo


Catania – Palazzo Sangiuliano – Piazza Università – Sede di alcuni uffici dell’Università
Antonino di San Giuliano diventò sindaco di Catania a soli 26 anni.
Nel 1882 si fece promotore di un progetto per una grande linea ferroviaria, la Circumetnea,  che fu giudicata troppo
dispendiosa. I consiglieri bocciarono il progetto e optarono per un progetto più modesto.
Il Sangiuliano si dimise da sindaco e si presentò come candidato alla Camera dei Deputati per la
XV Legislatura. In un discorso al teatro “Arena Pacini” a Catania, il 3 settembre 1882, presentò il suo programma
politico ricco di idee progressiste e conservative. Il suo discorso fu accolto con favore dagli elettori della
sezione “Duomo” di Catania. Nelle votazioni del 29 ottobre  vinse il confronto con gli altri candidati. Il risultato delle
votazioni fu però annullato perché Antonino di Sangiuliano non aveva ancora compiuto i 30 anni. Dopo una nuova elezione, che confermò i risultati della prima, dal 24 gennaio 1883 il marchese potè sedere
alla Camera occupando un seggio che avrebbe conservato per ben 7 legislature.


Secondo il Sangiuliano, il progetto presentato a Messina nel 1873 contrastava con gli interessi economici di Catania che, come sosteneva il famoso personaggio politico, già nel 1870 aveva fatto richiesta di costruzione di una ferrovia a scartamento ridotto, la Circum Etnea, che allacciandosi alla stazione di Giarre, proseguiva per Randazzo, Bronte, Adrano, Paternò e Catania Porto.
Una linea che faceva il periplo dell’Etna e toccava tutte le località produttive con lo scopo di fare affluire nel porto di Catania tutti i prodotti della zona. Tra i prodotti erano compresi anche i prodotti zolfiferi di Leonforte.
Fu una controversia nata per motivi economici tra il Porto di Catania e quello di Messina.
Vinse il dibattito Antonino di Sangiuliano che riuscì nel 1883, dopo varie controversie, a far costruire la Circum Etnea ovviamente con le opportune modifiche.
A causa di questo contrasto la linea Alcantara – Randazzo segnò il passo e nel frattempo scoppiò la prima guerra mondiale 1915/18.
Con la fine della guerra e con nuovi personaggi politivi, fu avviata la ripresa della costruzione della ferrovia e nel 1928 iniziarono i lavori di posa del binario.


Francavilla di Sicilia – Costruzione del ponte della ferrovia a S. Caterina

Lavori che si fermarono per lo scoppio della seconda guerra mondiale.


1.C
Il completamento della linea -
Nel 1959 i lavori furono ultimati e si diede inizio al servizio ferroviario.


L’Inaugurazione – I Treni di servizio lungo l linea
Il 4 giugno 1959 avvenne, solo dopo ripetute richieste da parte delle comunità e di volenterosi personaggi politici, l’inaugurazione.

Stazione di Francavilla di Sicilia – L’inaugurazione della linea



Una linea che fu subito gestita in stretta economia. Esercizio a “Dirigenza Unica” e con le sole stazioni di Randazzo e Francavilla di Sicilia che erano anche in grado di svolgere traffico o servizio merci. Il  servizio merci avveniva con l’uso di locomotive a vapore del gruppo “940” del “deposito locomotive di Catania” mentre il servizio passeggeri era svolto con automotrici.



Locomotiva a vapore “940”

Il giorno dell’inaugurazione transitò un automotrice delle FS, ALn 990 3004


ALn 990 3004.

(un automotrice progettata nel 1947 e costruita negli anni 1950/53.
Gli anni di esercizio: 1950- 1988.
Quantità prodotte: 24 unità serie FIAT – 39 unità serie OM
Numero di posti: 88 + 2, posti di prima e seconda classe
Potenza oraria: 480 CV – Velocità massima omologata: 130 km/h
Alimentazione: Gasolio

Probabilmente questa automotrice transitò solo nel primo giorno d’inaugurazione perché penso che successivamente entrarono in servizio sulla linea le automotrici della serie ALn 668 1500.
Non ho notizie precise in merito ma penso che la prima automotrice che venne adoperata per il servizio di linea fu l’automotrice FS ALn 668 . 1400



Anno di Progettazione : 1954/56
Anno di Ordinazione: 1955/57/59/61; Anno di Costruzione: 1956/63
Anno di Esercizio: 1956 – 2009
Quantità Prodotte: 80 : Costruttore : Fiat Sezione Materiale Ferroviario
Velocità massima omologata : 110 km/h ; Alimentazione: gasolio
Capacità: 68 posti (( di 1° classe e 60 di 2° classe)


oppure con Automotrice FS ALn 668. 2400

Anno di costruzione: 1959/64 ; Unità costruite: 40
Costruttori: Breda Milano; Alimentazione : Gasolio
Velocità massima: 110 km/h
Posti a sedere: 8 (I classe) – 60 (II Classe)

Le ultimi automotrici che transitarono sulla linea era quelle delle FS ALn 668. 1500


Anno di Ordinazione 1964;  Anno di Costruzione: 1965/67
Quantità Prodotta: 75 unità;
Costruttori: FIAT Sezione Materiale Ferroviario – Breda Milano
Capacità: 8 posti (I classe) – 60 posti (II classe)
Velocità massima: 110 km/h – Alimentazione: gasolio
L’uso popolare del termine “littorina” , come sinonimo di automotrice, risale
all’epoca fascista e fu applicato alle automotrici FS ALB 48 costruite dalla Fiat dal 1932.
Il termine fu applicato alle automotrici, anche quelle elettriche, costruite successivamente negli anni.
Il termine è anche legato alla prima automotrice che entrò in servizio e che venne impiegata sulla
linea Roma – Littoria (Latina). Il termine si diffuse rapidamente in tutta Italia grazie anche
ad un articolo sul “Popolo d’Italia” del 1932. L’articolo descriveva il viaggio di Benito
Mussolini in occasione dell’inaugurazione della Stazione di Littoria, cioè Latina, nella pianura
Pontina che era stata bonificata da poco tempo.  Il termine “littorina”, secondo G.Galdi, sarebbe
legato alla consuetudine che avevano i ferrovieri di soprannominare le automotrici e le carrozze.
I ferrovieri chiamavano, secondo lo storico, “lettorine” le automotrici ancora prima del viaggio
intrapreso dal duce. Era un termine legato ad una lumaca marina detta appunto “littorina” e che vive
lungo i litorali

Museo di Pietrarsa (San Giorgio a Cremano – Napoli)
Automotrici FS anni trenta.
Da destra a sinistra: rimorchio Ln 55.104 (ex ALb 48 demotorizzata) – ALn 556. 1202 Fiat –
ALn 556. 2312 Breda – ALn 772. 3375 Fiat –OM

L’Accelerato Taormina – Randazzo del 3 giugno 1976

Stazione di Randazzo

1.D
Eruzione dell’Etna, Marzo 1981
Il 18 marzo 1981 una violenta eruzione dell’Etna tagliò la ferrovia poco più a est di Randazzo. La colata lavica colpì anche la ferrovia della CircumEtnea. La linea rimase interrotta e si avviò un trasbordo da Randazzo a Moio Alcantara che diventava così la stazione capolinea del servizio.

L’eruzione era stata annunciata da una serie di scosse che si verificavano da un paio di giorni.
I vulcanologi (INGV) erano in attesa dell’evento ed infatti era stato dato anche un avviso pubblico di pericolo attraverso i mass media. Il 17 marzo 1981, alle ore 13:37 un sistema di fessure eruttive si aprì a quota 2624 – 2500 m sul versante Nord dell’Etna.
 Un eruzione spettacolare con fontane di leva ed occasionali esplosioni, dette freatomagmatiche, causate dal contatto del magma incandescente e la spessa coltre nevosa che era presente sul vulcano. Si notarono subito delle colate laviche di piccola entità.  C’era alla base di questa eruzione la presenza di fratture che tendevano a scendere verso NNW, in direzione proprio della città di Randazzo. Infatti la fessura si propagò subito verso il basso raggiungendo quota 1975, verso occidente. Lungo le fratture erano presenti delle bocche eruttive e violente esplosioni si susseguivano  vicino alla bocca che si era formata vicino alla Grotta del Gelo a quota 2000 circa.
Le bocche eruttive a monte, con l’apertura di bocche più a sud, smisero di eruttare.  


bocche del 17 marzo 1981


La sera, sempre del 17 marzo, si aprì una frattura a quota 1800 e proprio da questa frattura cominciò a fuoriuscire una voluminosa colata lavica che cominciò a scendere rapidamente verso nord minacciando l’abitato di Montelaguardia che è posto a pochi chilometri ad est di Randazzo. La colta percorrerà ben 5 km in quattro ore.
Un eruzione che destò subito preoccupazione da parte dei vulcanologi dell’INGV dell’Università di Catania perché generata da fratture che, aspetto allarmante, tendevano ancora a scendere di quota.
La mattina del 18 marzo, alle prime ore del giorno, la frattura era infatti scesa ulteriormente di quota raggiungendo quota 1400, contrada “Conticelli” e il flusso di lava scendeva verso ovest proprio in direzione di Randazzo.
Il bilancio della prima giornata eruttiva fu pesante. La colata principale, quella del giorno 17 e che aveva preso la direzione verso il piccolo centro di Montelaguardia, distrusse molti casolari di campagna e terreni coltivati, tagliò mole strade poderali e anche le arterie principali. Furono tagliate durante la notte anche le ferrovie Circumetnea e  Alcantara-Randazzo,  e dopo aver rallentato la sua marcia, la lava raggiunse l’alveo del fiume Alcantara , 650 m di quota, dove improvvisamente si fermò senza toccare l’acqua del fiume.



La linea della Circumetnea tagliata dalla colata lavica











Una delle bocche eruttive

Bocche eruttive del 1981

La lava si fermò a circa 7,5 km dalle bocche eruttive.
Il sistema di fratture che si erano formate il giorno 18, a quota 1400, continuarono a propagarsi, cioè a scendere di quota, con l’apertura di nuove bocche a quota 1250 -115 m. 


L’emissione di lava da questi piccoli centri eruttivi era bassa e questa colata, che minacciava Randazzo, cominciò a rallentare. Per alcuni giorni, fino al 23 marzo, si notò dalle bocche una certa attività stromboliana che alimentava scarsamente la colata verso Randazzo. Colata che si arrestò il 23 marzo a circa 2 km dall’abitato.
I vulcanologi di Catania stimarono l’emissione di lava in circa 20 – 30 milioni di mc. Nonostante questo volume venga considerato modesto, i tassi effusivi durante i primi due giorni di lava emessi furono eccezionali pari a circa 300 – 600 mc al secondo.


A sinistra il flusso magmatico verso Randazzo
A destra il flusso magmatico verso Montelaguardia
La FCE riattivò subito la sua linea nel giro di poche settimane con una variante posta sulle lave ancora fumanti mentre le FS riaprirono la linea solo nel 1983 con la costruzione di una variante di circa 3 km in trincea. Nonostante un certo traffico pendolare e locale e pur rappresentando l’unico collegamento pubblico veloce per la valle, la linea subiva l’interruzione del servizio per tutto il periodo estivo di ogni anno e la riduzione sistematica delle corse. Inoltre non fu mai realizzata alcuna fermata in corrispondenza delle famose “Gole dell’Alcantara”, in località Fondaco Motta, pur passando la ferrovia a pochi metri dalle stesse.


1.E
I lavori del 1994
Nel 1994 la linea fu sospesa per “lavori di ammodernamento”. Lavori eseguiti tra la stazione di Alcantara e Randazzo. In quei lavori furono automatizzati tutti i passaggi a livello, che primano erano custoditi;  eliminati tutti i segnali semaforici e gli scambi; trasformate in stazioni impresenziate tutte le stazioni della linea e fu istituita anche la fermata “Gole dell’Alcantara”. Venne instaurato sulla linea il regime di circolazione a spola.
(Il servizio a spola è un tipico esercizio ferroviario che evita l’uso di qualsiasi sistema di blocco anche telefonico. Adoperato su distanze brevi dove la linea risulta impegnata in un senso o nell’altro solo da un treno. In termini pratici dal momento in cui il treno percorre la linea, il Dirigente impedisce l’immissione di un altro treno fino a quando il treno non abbia compiuto tutto il percorso fino al terminale opposto effettuando il regresso e non sia tornato alla stazione di immissione. Con questo procedimento le stazioni perdono la loro importanza perché prive di segnali di blocco e di deviatoi che possono permettere incroci o precedenze).

La Fermata “Gole Alcantara”
http://www.associazioneferroviavallealcantara.it/galleria_5.html

Nei lavori del 1994 fu anche creata la fermata “Gole  Alcantara” ma non entrò mai in funzione perché la linea non fu più riaperta.

1.F
Dismissione della Linea
Nel  2002 fu emanato un provvedimento definitivo di chiusura e presentata, il primo agosto dello stesso anno, al ministero una dichiarazione di rinuncia alla concessione dell’esercizio della linea.
L’11 novembre del 2011, sulla basa dell’istanza presentata dall’amministratore delegato di RFI e sentiti i pareri del Ministero della Difesa e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e avuta la riconferma del proposito di rinuncia da parte di RFI,, con nota del 12 settembre 2011, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli emanò il DM 389 con cui veniva autorizzata la dismissione definitiva della linea e delle sue infrastrutture.


1.G

Nei rilievi della linea, un piccolo attimo della mia vita

Nella mia attività di topografo ho eseguito dei rilievi sulla linea. Allora collaboravo con il geom. Sciuto Sebastiano, n. 63 dell’Albo dei Geometri di Catania, il maestro della topografia a Catania.
Rilievi eseguiti tra la stazione di Gaggi e Graniti. Mi sono rimasti i rilievi, che pubblico in parte, ed anche delle bellissime immagini di una natura integra non colpita dagli interventi dell’uomo.











1.H - Da chi fu costruita la Linea ?
Il Regio Decreto n. 250 del 15 giugno 1905 istituì l’”Amministrazione Autonoma delle Ferrovie dello Stato”. Con il decreto lo stato assumeva la gestione delle rete ferroviaria che era prima gestita da una serie di compagnie private. Il riscatto vero e proprio della rete avvenne l’uno luglio 1905con l’entrata in vigore della legge Fortis (Legge 137 del 22 aprile 1905).
La linea penso che sia stata costruita dalla Ferrovie dello Stato anche se da ricerche effettuate sembra che ci sia stata una partecipazione della “Sogene”.
“Sogene” ovvero “Società Generale di lavori di pubblica utilità”  fu molto attiva nella costruzione edilizia tra gli anni cinquanta e sessanta. Era prima controllata dalla “SGI” (“Società Generale Immobiliare” o “Società generale immobiliare di lavori di utilità pubblica ed agricola), di cui era il braccio operativo, prima di esserne inglobata nel 1977. Operò sia in Italia che all’estero non solo nell’edilizia, ma anche in complessi industriali ed opere pubbliche. È probabile che la “Sogene” negli anni cinquanta, magari tramite un sub-appalto, abbia partecipato all’ultimazione della linea fino al 1959 quando fu inaugurata.

Nel 1968 la Generale Immobiliare passa sotto il controllo di Michele Sindona, che in breve tempo distruggerà il patrimonio aziendale, decretando una lunga crisi che si concluderà nel 1987 con il fallimento della società.



2 - IL PERCORSO
Scheda  Tecnica
Linea di Confluenza : Messina – Catania – Siracusa
Regione: Sicilia
Lunghezza della Linea : 37,5 km
Pendenza massima: 26 x mille
Raggio minimo di curvatura: 300 m
Velocità Massima : 70/75 km/h
Armamento: binari da 36 kg/m
Deviatoi immobilizzati in tutte le stazioni eccetto quelle di Randazzo, Francavilla e Alcantara.
Segnalamento: di 1 categoria con segnale di avviso accoppiato solo ad Alcantara, Francavilla e Randazzo
Dismissione Definitiva : D.M. n. 369 dell’11 Novembre 2011
Proprietario : FS S.p.A.
Presenza binari e/o Tecnologie: Binari – Impianti Tecnologici : Assenti
Fabbricati Viaggiatori : N. 7
Altri Fabbricati : n. 10 Magazzini Merci – n. 2 Rimesse per Locomotive
Case Cantoniere Lungo la Linea: n. 18
Opere D’Arte: n. 8 Gallerie – n. 13 Viadotti

La linea si allacciava alla Messina – Catania nella stazione di Alcantara. 
Delle stazioni presenti lungo la linea, solo quelle di Randazzo e Francavilla erano in grado di effettuare incroci mentre le altre erano semplici fermate per il servizio viaggiatori. La stazione di San Teodoro non era presenziata da agente e successivamente venne del tutto eliminata.
Una linea a semplice binario, non elettrificata, i segnali ad ala semaforica e  con molto passaggi a livello. La linea attraversava molte strade di penetrazione agricola e gran parte dei passaggi non erano presenziati e quindi non protetti.
Furono anche costruiti alcune gallerie e dei viadotti in muratura a varie arcate.

Nella stazione di Randazzo venne costruito un ricovero, con due binari coperti per le motrici e anche un caseggiato per il personale (con mensa e dormitorio) purtroppo vandalizzato. Le stazioni erano rette da assuntore ed erano tutte di fermata per i treni. Dotate di segnalamento semaforico ad ala di 1 categoria ma sin dall’entrata in funzione della linea furono subito disattivati tranne quelli di Francavilla, di Randazzo e naturalmente di Alcantara che rimasero abilitate agli incroci.
La stazione terminale di Randazzo fu costruita in previsione di un prolungamento della linea verso l’alta Valle del Simeto. Un progetto che rimase nella carta e quindi mai realizzato.
La stazione della linea è quasi confinante con la Stazione della Circumetnea (FCE). Le due linee infatti si affiancano all’uscita ad oriente del centro di Randazzo, ma non fu mai creato un collegamento fra le due stazioni per un possibile scambio di passeggeri. Le due stazioni distano circa 150 metri in linea d’aria ma le barriere architettoniche presenti costringono ad un lunghissimo giro a piedi di circa 1 km per raggiungerle.

2.a – Stazione di Alcantara
         Foce del Fiume Alcantara – Castello di Calatabiano
         Calatabiano: la Processione di San Filippo Siriaco
La stazione di Alcantara, sulla linea FS Messina – Catania, presenta la deviazione per Randazzo ed è posta nei pressi della foce del fiume omonimo.

https://www.tempostretto.it/news/territorio-giardini-naxos-pericoli-stazione-ferroviaria-alcantara-danilo-bevacqua-propone-sottopasso-pedonale.html

Foce del fiume Alcantara

Dopo la stazione di Alcantara e un’ampia curva, inizia il percorso in salita della linea che si affianca alla stupenda Valle dell’Alcantara, seguendo parallelamente il corso del fiume.

L’Alcantara è lungo circa 52 km ed ha origine dai Monti Nebrodi.

Il suo nome è di origine araba, “al –Qantarh”, “ponte”. Si riferisce ad un ponte romano che gli Arabi trovarono sul luogo nella loro conquista dell’isola. Altri indicano l’etimologia con il termine di “vaso” per la particolare forma della valle. Il fiume è citato da Tucidide con il termine di “Akesines Potamos” mentre il suo nome  latino era “Onobala”.

Sulla sinistra il Castello di Calatabiano dei Crujllas e la sottostante Chiesa del SS. Crocifisso da cui ha inizio la processione di San Filippo, patrono del centro. Una  spettacolare processione che percorre in discesa la ripida “stradella” in terra battuta che collega la chiesa al centro.



La Chiesa del SS. Crocifisso posta sotto il castello


La discesa del fercolo di San Filippo Siriaco 
http://www.rodolfoamodeo.it/docsDetail-notizie-7/1-cronaca/156-il-culto-di-san-filippo-siriaco-a-calatabiano

2.b – Stazione di Gaggi
          Gaggi, “La Porta dell’Alcantara” – Borgo Cavallaro
La prima stazione che s’incontra è quella del centro di Gaggi



Viadotto tra la stazione di Alcantara e Gaggi

Linea tra Alcantara e Gaggi
https://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=52



Il termine Gaggi, “Kàggi” in lingua siciliana, deriva dall’arabo “Kaligi” cioè “rivolo d’acqua o torrentello”, da cui “Galiggi” e successivamente “Gaggi”
Da visitare il carcere borbonico, il palazzo dei marchesi di Schisò, la Matrice
https://www.comunegaggi.gov.it/

L’Antico Borgo Cavallaro, distante circa 300, a Nord- Est di Piazza V.E, è caratterizzato
dalla presenza di vicoletti e stradine di stile arabo. Le casette, ad un piano, sono tutte affiancate e
ricordano i quartieri medievali d’impronta araba. Un piccolo borgo che ha nel suo interno la Chiesa
Madre


Borgo Cavallaro

2.C – Stazione di Graniti
           Graniti  - Le sculture nei fusti secolari d’ulivo – il Torrente Petrolo
Lasciata la stazione di Gaggi, dopo un ponte ed una galleria, si raggiunge la stazione di Graniti.
Ex Stazione di Graniti
https://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=52











Graniti (Messina)

Un piccolo centro che è citato come “casali delli Graniti” in un diploma del 1117.  Il paese nacque nel 1600 attorno ad un casale voluto da conte di Taormina ed ebbe il suo maggiore sviluppo nel 1800. Il nucleo più antico del piccolo centro, di circa 1500 abitanti, fu costruito in contrada “Roccachiacchiera”. Sono presenti tre chiese e la principale è dedicata a San Basilio Magno. Nella frazione Muscianò, poco prima dell’ex stazione, è presenta una grotta dove si verificò un’apparizione della Madonna ad una devota locale. Oggi sul luogo sorge una piccola chiesetta.

Ponte della ferrovia


Graniti, sculture nei vecchi tronchi d’ulivo

Torrente Petrolo

2.d – Stazione “Gole Alcantara”
          Le Gole dell’Alcantara
Da Graniti si arriva alla stazione “Gole dell’Alcantara”, in località “Fondaco Motta” che fu realizzata nel 1994 e mai utilizzata.








Gole alte fino a 25 metri e larghe nei punti più stretti 2 metri e in quelli più larghi 4 – 5 metri.
Gole che non si sono formate a causa dell’azione dell’acqua. È proprio vicino alla stazione che si trova la gola più grande che è lunga circa 6 km di cui  i primi 3 km sono percorribili.
La particolarità di questa gola consiste nella struttura delle pareti. Pareti che furono create da colate
di lava basaltica che una volta raffreddate, in modo veloce, hanno creato delle forme prismatiche pentagonali ed esagonali che richiamano la struttura molecolare delle materie che le compongono.
L’aspetto del fiume nel tratto delle Gole è legato alle colate che si sono verificate negli ultimi 8000 anni.
Sembra che siano state individuate tre successive colate che ebbero origine nell’area di Monte Dolce, nel versante medio-basso etneo. Le colate si sovrapposero lungo la parete sinistra del fiume. La colata più antica fu quella che raggiunse Capo Schisò, sul mare. I basalti colonnari visibili nelle Gole appartengono alla colata meno antica e si sarebbero formate a causa del repentino raffreddamento dovuto all’azione dell’acqua del fiume. Formarono delle strutture prismatiche che in base alle loro configurazioni presero il nome di “a catasta”, ad arpa “ che sono ad andamento radiale. Quelle ad andamento verticale prendono il nome a “canna d’organo”.

L’origine della lunga e profonda gola ha diverse ipotesi:
-          Legata ad eventi sismici che “tagliarono” in due vecchi laghi basaltini, che si erano formati dalla fuoriuscita di magma da fessurazioni, vecchie di 300.000 anni, che permisero all’acqua del fiume di insinuarsi al loro interno;
-          La massa si spaccò durante la fase di consolidamento e raffreddamento a causa delle tensioni interne, ma la diversa composizione e strutturazione delle due pareti non reggerebbe questa ipotesi. Il lato est presenta prismi a sezione quadrangolare mentre quella ovest a sezione pentagonale.
La tesi più accreditata è che i due rami della grande colata convergendo in questo punto, avrebbero incontrato un ostacolo (una lingua di terreno più o meno solida e probabilmente molto umido) biforcandosi per poi ricongiungersi più avanti, imprigionandolo nella massa fluida! Questo "corpo estraneo freddo", trovandosi improvvisamente dentro quella massa infuocata (con temperature intorno ai 1200 °C), ha provocato il repentino raffreddamento del magma da cui si originarono forti tensioni interne col conseguente sprigionarsi delle forze cristalline operanti nella massa stessa. Per effetto di tali forze la lava si è così strutturata in grossi prismi; tipico fenomeno questo che subentra (a detta dei vulcanologi) all'atto del raffreddamento repentino e che divide la roccia in una infinità di prismi perpendicolari alla direzione della colata. A questo punto la Gola è venuta alla luce tramite l'azione erosiva (e adesso sì che c'entra) delle acque del fiume Alcantara che, scavando per millenni, ha portato via quel "corpo estraneo" (di natura evidentemente più "tenero" del durissimo basalto). 



Parco Fluviale Alcantara
Codice EUAP : EUAP0859
Superficie : 1927,48 ha – Province: Massina e Catania
Provvedimenti Legislativi: L.R. 6, 18/05/2001 – D.A. 329/11, 18/05/2001
Gestore: Ente Parco Fluviale dell’Alcantara

2.e – Stazione di Motta Camastra
         Motta Camastra – Il Borgo Antico – Le Gole dell’Alcantara –
         La Festa della Noce di Motta Camastra
         Il paese nel film “Il Padrino” di Francis Ford Coppola (video)

La stazione successiva, Motta Camastra, è posta ai piedi del contrafforte roccioso su cui sorge l’abitato.








Motta Camastra un piccolo centro di circa 900 abitanti in Provincia di Messina



http://www.vacanzealcantara-sicilia.com/italia/MottaCamastra_IT.html

http://www.vacanzealcantara-sicilia.com/italia/MottaCamastra_IT.html

Il nome Motta Camastra deriva dalla radice “Mot(hospitium) “ e “Kamastart (nome di una divinità fenicia)”.
Il territorio avrebbe quindi origine fenicie e fu successivamente interessato dalle dominazioni greca, romana, bizantina, ecc.
Il casale risalirebbe al 1300 quando era in possesso dell’ammiraglio aragonese Ruggero di Lauria che passò successivamente, tradendo Federico III d’Aragona, nelle schiere angioine.
Si susseguirono nel feudo varie famiglie nobili e l’ultima, la famiglia Branciforte, tenne il
Feudo fino alla soppressione della feudalità avvenuta nel 1812.




Il 20 giugno 1719 , nella battaglia  di Francavilla di Sicilia tra Spagnoli ed Austriaci, Motta Camastra fu il comando base degli austriaci. Nel centro fu sepolto il comandante austriaco
Ferdinando Carlo Conte di Wolqk Enstein.
Per il suo particolare aspetto planimetrico, per la sua valenza paesaggistica il centro  fu ripreso
in alcuni fotogrammi del film “Il Padrino” di  Francis Ford Coppola.






2.f – Stazione di Francavilla di Sicilia
         Francavilla di S. – Il Castello – Il Monastero Basiliano di San Salvatore della Placa –
         Il Convento dei Cappuccini e il Museo della Civiltà Contadina
         Le Gurne dell’Alcantara  
         I sette Villaggi o Borghi  Schisina  e la Riforma Agraria Siciliana
Nel Borgo Schisina furono girate alcune scene del film “L’Avventura” di Giancarlo   Antonioni (Video)

La linea  scavalcando per ben tre volte il fiume San Paolo (affluente dell'Alcantara) affronta una galleria ed un tornante, che ne fa ruotare di 180° il percorso aumentando di quota, per raggiungere la stazione di Francavilla di Sicilia.


Viadotto sulla SS 185 e sul fiume San Paolo








https://mx.depositphotos.com/33409311/stock-photo-francavilla-di-sicilia.html

Francavilla di Sicilia, “Francavigghia” in lingua siciliana, è un centro di circa 4000 abitanti
in provincia di Messina. È posto al centro della Valle dell’Alcantara, sulla riva sinistra
del fiume Alcantara. Un centro importante per le sue testimonianze archeologiche, il sito è forse da identificare con l’antica “Stiela”, e per i suoi aspetti medievali legati al castello e al monastero basiliano di San Salvatore della Placa.
Da vedere il convento dei Cappuccini con il Museo della Civiltà Contadina, le Gurne dell’Alcantara, i Villaggi Schisina e l’Antiquarium.

Il Castello

https://www.sparvierosuitestaormina.it/img-gallery_castello-francavilla-di-sicilia-etna-castiglione/

Il Monastero Basiliano di San Salvatore della Placa


https://www.agorametropolitana.it/francavilla-di-sicilia-ed-i-palmenti-rupestri-del-monastero-basiliano-di-san-salvatore-della-placa/


Convento dei Cappuccini



Le Gurne dell’Alcantara






Le Gurne si trovano nel territorio di Francavilla di Sicilia e possono essere raggiunte in molti modi. Uno dei percorsi più brevi è la SS185 - Via Francavilla (la strada che da Giardini Naxos porta a Francavilla di Sicilia). Superato l’incrocio per Motta Camastra, dopo circa 1 km c'è una strada a sinistra che porta al paese di "Gravà". Si prende questa strada e svoltare a destra all'incrocio successivo per attraversare tutto il paese. Dopo circa 1 km la strada diventa sterrata , parcheggiare l'auto e dirigerci verso l'inizio del sentiero, sulla destra.

Dopo la prima parte del percorso, si giunge ad una scala di ferro che conduce a una sezione del sentiero lungo il fiume Alcantara, vicino a una vecchia centrale elettrica. Dopo la centrale si può entrare nel letto del fiume e, a seconda dell'intensità del flusso d'acqua, si può camminare dentro o sulla riva del fiume .



I BORGHI  DI FRANCAVILLA  DI  SICILIA



I Villaggi Schisina sono sette piccoli borghi che si trovano in prossimità della SS 185 di Sella Mandrazzi. Furono costruiti nel 1950 dalla Regione Siciliana.
Nel 1959, cn la Riforma Agraria, in Sicilia fu creato l’”ERAS” ovvero l’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia. l’Ente espropriò i terreni ai grandi latifondisti per assegnarli ai contadini che a canone agevolato e dilazionato avrebbero potuto nel tempo riscattare il terreno. Nella riforma c’era anche la possibilità di avere dei fondi regionali.
I proprietari che offrivano volontariamente i loro terreno, facenti parti di esti latifondi, avevano delle agevolazioni.
In questa riforma l’ERAS decise di avviare le costruzioni di alcuni borghi  per concedere le relative abitazioni ai contadini assegnatari dei terreni. La contessa Maria Maiorca Mortillaro allora cedette i 748 ettari del suo feudo, che si estendeva tra Novara di Sicilia e Francavilla, alla Regione per un importo di circa 23 milioni (una cifra altissima siamo nel 1950). I lavori per la costruzione dei borghi furono affidati ed eseguiti dall’impresa di costruzioni dell’ing. Rosario Arcovito di Messina per una spesa di circa un miliardo delle vecchie lire.
Il borgo principale, che costituiva il centro organizzativo di tutta la comunità montana era Borgo Schisina. Un vero gioiello sul quale ruotavano attorno altri sei piccoli villaggi o borghi. Le case, in totale 164, erano costruite in mattoni e furono assegnate con sorteggio con annesso terreno che variava dai due ai sei ettari.
Ma ben presto sorsero i problemi… 64 contadini rifiutarono l’assegnazione delle terre e gli altri
100 rifiutarono di stabilirsi in quelle case con le loro famiglie.
I villaggi rimasero deserti…..
I motivi ? I contadini erano gente umile, povera ma le case assegnate presentavano gravi problemi:
-          Erano costituite da due soli locali: una cucina di  (4x4)m ed una stanza da letto di (3,50 x 3,00)m;
-          Erano prive di energia elettrica 8 in quel tempo l’ENEL non era stata ancora costituita) e la SGES, società in concessione, non aveva alcuna intenzione di elettrificare le campagne;
-          Nelle case non era prevista l’acqua corrente;
-          Nelle case faceva caldo d’estate e freddo d’inverno, a causa del tetto realizzato a terrazza e non ben impermeabilizzato (siamo a quota 700 m s.l.m.);
-          Il pavimento dell’abitazione era alla stessa quota del terreno circostante per cui durante le piogge le case venivano allagate;
-          Le stalle ed i fienili presentavano gli stessi problemi delle abitazioni;
-          I terreni, da troppo tempo adibiti a pascolo, avevano bisogno di interventi agrari che i contadini non potevano sostenere economicamente.
Alle fine i contadini, amareggiati, dovettero rinunciare e quei pochi volenterosi che decisero d’intraprendere l’attività con l’assistenza dell’ERAS, alla fine furono anche abbandonati dall’ente. L’area era in parte interposta tra pascoli che erano stati lasciati ai vecchi proprietari  le cui greggi spesso sconfinavano danneggiando gravemente le colture. Dopo circa 10 anni, siamo nel 1960, solo alcune abitazione erano occupate anche se in modo non permanente da alcune famiglie agricole (Borgo Malfitana, 2 famiglie; Borgo san Giovanni, 4 famiglie; Borgo Piano Torre, 9 famiglie).Con il passare del tempo anche queste abitazioni furono abbandonate ed oggi sono borghi fantasma..


Per raggiungere Borgo san Giovanni bisogna lasciare la strada statale 185 e prendere una strada rurale, lunga circa 3km e altamente dissestata. Nel borgo la piazza, la chiesa ed anche un edificio che era adibito a scuola. Gli edifici per abitazione sono 25.

Borgo San Giovanni


BORGO MALFITANA


Il bosco di Malfitana era uno dei 16 feudi di cui si componeva l'università di Francavilla. Possedimento della famiglia de Marco, venne venduto dall'Honorabile Andrea de Marco a Pietro Ruffo nel 1632. I Ruffo, visconti di Francavilla, ereditarono per via di Agata Balsamo il territorio di Francavilla e tutti i diritti di carattere giuridico, amministrativo e alcune gabelle. Ma non acquisivano realmente le terre e i 16 feudi, di cui Francavilla si componeva, che rimanevano per diritti acquisiti da alcuni casati del luogo, ab immemorabili, ai legittimi proprietari fino alla vendita stipulata per contratto


Borgo Schisina è il più grande dei villaggi e infatti dà il nome a tutta l’area. Posto sulla SS115 che
porta a Sella Mandrazzi mentre tutti gli altri villaggi si trovano su strade sterrate. Nel villaggio
furono girate alcune scene del film “L’Avventura” di Giancarlo Antonioni














Borgo Morfia con una piccola piazza e la chiesa con annessa sacrestia. La scuola con annesso
alloggio per l’insegnate. Nel borgo insistono 28 abitazioni.






http://www.paesifantasma.it/Paesi/borgo-morfia.html



BORGO PIANO TORRE
Anche in questo borgo la scuola, la piazza e la chiesa. Gli edifici per abitazione sono 28




BORGO BUCCERI MONASTERO







ERAS (Ente Riforma Agraria Siciliana)
Sorteggio dei terreni in un centro della Sicilia

Assegnazione di un Lotto di Terreno

2.g – Castiglione di Sicilia

         Castello – Il Borgo – Cascate dell’Alcantara – La Cuba Bizantina
Dalla Stazione di Francavilla si giunge a Castiglione di Sicilia:
https://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=52




Stazione di Castiglione – magazzino merci





Castiglione di Sicilia (prov. di Catania) “Castigghiuni” in lingua siciliana, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia (circa 3000 abitanti).
Alcuni scavi archeologici in contrada San Nicola nei pressi del fiume Alcantara, come numerosi altri sporadici rinvenimenti, tra cui tombe, palmenti, fortini… dimostrano che l'intera valle era densamente popolata nel neolitico e soprattutto nell'età del Bronzo. Molte grotte scavate nell'arenaria erano adibite ad abitazione o a tomba, come quelle di contrada Pietra Pizzicata, dove è ancora visibile un villaggio preistorico degli antichi castiglionesi che dovettero spostarsi sul colle dell'odierno paese minacciati da altri popoli, e fondarono un nuovo villaggio. In contrada Tirone furono rinvenute importanti testimonianze greche. Importanti le testimonianze bizantine, arabe, normanne, ecc…




Nei pressi di Castiglione si trova la Cuba Bizantina di Santa Domenica una delle più importanti della Sicilia. Monumento nazionale dal 1909 è un edificio che ha dimensioni maggiori rispetto alle cube tradizionali. Internamente doveva essere un gioiello perché conteneva degli affreschi bizantini che sono andati perduti 







2.h – Stazione di Mojo Alcantara

          Monte Mojo – La sagra delle Pesche di Mojo Alcantara

https://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=52


Resti di un segnale ad ala
https://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=52

Segnale in ingresso
https://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=52





Mojo Alcantara (“Moju” in lingua Siciliana) è un centro di circa 800 abitanti posto nella provincia di Catania. La sua nascita ufficiale risale al 1602  sotto la reggenza di Palmiero lanza che ottenne la “licentia populandi”.
(L’entrata del palazzo baronale e la torre nel 1905)
http://web.tiscali.it/mojo_alcantara/storia.html


Sotto il regime fascista il centro di Mojo fu unito alla vicina città di Malvagna e il nuovo paese prese il nome di “Lanza”
Nel 1947 i due comuni furono nuovamente divisi riprendendo i nomi originari.




La Fiera si svolge l'ultima settimana di Settembre



All’uscita di Mojo la linea supera nuovamente l’Alcantara con un viadotto e dopo aver superato la stazione impresenziata di San Teodoro, che fu soppressa nel 1970  e la colata lavica del 1981, (la linea in questo punto è in trincea), si arriva alla Stazione di Randazzo. 





2.i – Stazione di Randazzo




Basilica di Santa Maria Assunta

Via degli Archi


Randazzo , “Rannazzu” in lingua Siciiana, è un centro di circa 11.000 abitanti posto
nella provincia di Catania.
Il centro sorge in un territorio in cui le varia civiltà, dai greci agli aragonesi, hanno lasciato importanti tracce artistiche e storiche.

Palazzo Reale

Castello Svevo

Basilica di Santa Maria Assunta

Lago Gurrida






La linea è stata inserita nell’elenco delle “Tratte Ferroviarie ad Uso Turistico” della recente legge 128/2017 recante “Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico”.
L’Associazione
da tempo si batte per la riapertura della linea e speriamo che riesca a raggiungere i suoi obiettivi.


3 -LE  MAPPE DEL  PERCORSO
DALLA STAZIONE  FS DI RANDAZZO
ALLA
STAZIONE FS DELL’ ALCANTARA
















































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4 -LE MAPPE  DELL’ERUZIONE DELLETNA  NEL MARZO 1981















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