ITINERARIUM ROSALIE - LE MAPPE
Indice:
Le Mappe
L'Esperienza di alcuni Pellegrini che hanno percorso "L'Itinerarium Rosalie"
PALERMO - MONTE PELLEGRINO - SANTUARIO DI SANTA ROSALIA
Lungo la "Scala Vecchia"
MONREALE
ALTOFONTE
PIANA DEGLI ALBANESI
FICUZZA
CORLEONE
BISACQUINO
CHIUSA SCLAFANI
PALAZZO ADRIANO
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Secondo un antica tradizione, Santa Rosalia nel suo cammino per Santo Stefano Quisquina, si fermò a Palazzo Adriano che allora era un piccolo Casale. Da Palazzo Adriano si recò sul Monte delle Rose, di proprietà del padre Sinibaldo, e da qui avrebbe raggiunto Santo Stefano Quisquina e la grotta dove visse dodici anni.
Questo Itinerario, con le relative mappe, è riportato nel blog:
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PRIZZI
L'ESPERIENZA DI ALCUNI PELLEGRINI CHE HANNO PERCORSO "L'ITINERARIUM ROSALIE"
Riporto l’esperienza di alcuni pellegrini che hanno
percorso il “Cammino di Santa Rosalia” nel 2016. Spero che a distanza di anni
la situazione sia cambiata. Vivo in Galizia a poca distanza da Santiago de Compostela
. Le indicazioni del Cammino di Santiago sono frequenti e s’incontrano lungo le
vie principali e secondarie. In alcuni punti sono presenti anche piccole
indicazioni come una pietra colorata o anche dei pali di legno con il simbolo
del Cammino. La gente rispetta questi segnali perché li considera parte
integrante del territorio come espressione di religiosità e di cultura.
“Siamo partiti
dall’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina la mattina del 30 agosto per
percorrere i 180 chilometri che separano l’eremo da Palermo. Contiamo di
arrivare al santuario di Palermo la notte del 3 settembre, giorno
di S. Rosalia. Quindi dividiamo il pellegrinaggio in 5 tappe: 1)
Eremo/Palazzo Adriano, 2) Palazzo Adriano/Corleone, 3) Corleone/ Ficuzza, 4)
Ficuzza/ Piana degli Albanesi, 5) Piana degli Albanesi/Palermo.
Questo cammino attraversa 14 comuni e 7 riserve naturali.
Il percorso non è tracciato adeguatamente, le indicazioni sono approssimative, i paesi che si incontrano non hanno nessuna indicazione. Il cammino si presenta duro, impegnativo: saliscendi ripidi, sentieri pietrosi assolati e privi di punti d’acqua, o quanto meno insufficienti, ma il tutto viene ripagato dalla bellezza dei luoghi, dalla storia che li circonda. Le autorità locali lo hanno paragonato al cammino di Santiago, ma non si può paragonare un cammino millenario con un cammino che è appena nato, visto siamo i primi pellegrini a percorrerlo per intero.
La prima tappa è lunga 40 km. Scendiamo dal santuario e già incontriamo le prime difficoltà: qualche contadino ha tolto la segnaletica e non sappiamo la direzione da prendere. Giriamo a destra e a manca, e infine troviamo una croce che indica la direzione. Ci incamminiamo verso il lago del Fanaco, per poi dirigerci verso la riserva del monte Carcaci, posto molto bello ricco di viali alberati, niente a che vedere con la pietraia che abbiamo attraversato per arrivare alla riserva. Da lì, saliamo verso Prizzi. Anche qui il sentiero non è agevole. Nel frattempo un compagno di cammino (Giovanni) si infortuna, allora decide di farsi accompagnare a Palazzo Adriano in auto, lo segue un claudicante Antonello, anch’egli malconcio. Io e Ignazio andiamo a piedi scendendo lungo la valle del Sosio e raggiungiamo Palazzo Adriano stanchissimi ma soddisfatti. Veloce cena e subito a letto.
Il mattino seguente, Giovanni prende l’autobus per tornare a casa, non c’è la fa proprio, noi tre iniziamo la seconda tappa, lunga 55 km che ci porterà a Corleone. Riprendiamo il sali scendi in mezzo a pietraie e asfalto. La solita croce posizionata male ci costringe ad allungare di 8 km, infine raggiungiamo la riserva dei monti Sicani, bellissimo ambiente boschivo. Anche qui, causa un segnale mancante, ci inoltriamo in un sentiero ricoperto di sterpaglie che non ha sbocchi. Fa caldo, siamo esausti e disidratati. Chiamiamo la forestale che dopo mille peripezie ci raggiunge accompagnandoci a Bisacquino. La tappa di Corleone è saltata e siamo in ritardo. Per recuperare dobbiamo fare un percorso di 46 Km fino a Ficuzza. Forse questa è la tappa più brutta, senza alberi per una strada che si snoda per intero lungo la vecchia linea ferrata. È quasi sera quando arriviamo
Questo cammino attraversa 14 comuni e 7 riserve naturali.
Il percorso non è tracciato adeguatamente, le indicazioni sono approssimative, i paesi che si incontrano non hanno nessuna indicazione. Il cammino si presenta duro, impegnativo: saliscendi ripidi, sentieri pietrosi assolati e privi di punti d’acqua, o quanto meno insufficienti, ma il tutto viene ripagato dalla bellezza dei luoghi, dalla storia che li circonda. Le autorità locali lo hanno paragonato al cammino di Santiago, ma non si può paragonare un cammino millenario con un cammino che è appena nato, visto siamo i primi pellegrini a percorrerlo per intero.
La prima tappa è lunga 40 km. Scendiamo dal santuario e già incontriamo le prime difficoltà: qualche contadino ha tolto la segnaletica e non sappiamo la direzione da prendere. Giriamo a destra e a manca, e infine troviamo una croce che indica la direzione. Ci incamminiamo verso il lago del Fanaco, per poi dirigerci verso la riserva del monte Carcaci, posto molto bello ricco di viali alberati, niente a che vedere con la pietraia che abbiamo attraversato per arrivare alla riserva. Da lì, saliamo verso Prizzi. Anche qui il sentiero non è agevole. Nel frattempo un compagno di cammino (Giovanni) si infortuna, allora decide di farsi accompagnare a Palazzo Adriano in auto, lo segue un claudicante Antonello, anch’egli malconcio. Io e Ignazio andiamo a piedi scendendo lungo la valle del Sosio e raggiungiamo Palazzo Adriano stanchissimi ma soddisfatti. Veloce cena e subito a letto.
Il mattino seguente, Giovanni prende l’autobus per tornare a casa, non c’è la fa proprio, noi tre iniziamo la seconda tappa, lunga 55 km che ci porterà a Corleone. Riprendiamo il sali scendi in mezzo a pietraie e asfalto. La solita croce posizionata male ci costringe ad allungare di 8 km, infine raggiungiamo la riserva dei monti Sicani, bellissimo ambiente boschivo. Anche qui, causa un segnale mancante, ci inoltriamo in un sentiero ricoperto di sterpaglie che non ha sbocchi. Fa caldo, siamo esausti e disidratati. Chiamiamo la forestale che dopo mille peripezie ci raggiunge accompagnandoci a Bisacquino. La tappa di Corleone è saltata e siamo in ritardo. Per recuperare dobbiamo fare un percorso di 46 Km fino a Ficuzza. Forse questa è la tappa più brutta, senza alberi per una strada che si snoda per intero lungo la vecchia linea ferrata. È quasi sera quando arriviamo
stanchi ma
soddisfatti.
Al fresco di borgo Ficuzza iniziamo i 35 km che ci separano da Piana degli Albanesi, quarta Tappa del nostro cammino. Il bosco di Ficuzza, Il bosco di Gorgo del Drago, il bosco del Cappelliere, sono posti veramente stupendi ed è un vero piacere attraversarli. Poi il lago dello Scanzano da aggirare perché ci viene impedito di attraversarlo. Allunghiamo di qualche chilometro, ma arrivati a monte Leardo la bellezza del panorama ci ripaga di tutto: a destra Santa Cristina Gela, a sinistra Piana degli Albanesi, che è adagiata sull’omonimo lago sottostante. Anche qui l’attraversamento del lago non è semplice ma grazie alla cortesia del custode della diga, passiamo oltre e raggiungiamo con soddisfazione la fine della nostra tappa.
Non ci rimane che intraprendere gli ultimi 48 km che ci separano dalla nostra meta. Al mattino presto iniziamo la salita verso le serre della Pizzuta. Ci ritroviamo in un ambiente di rara bellezza, con vedute mozzafiato, immersi in una folta vegetazione ben curata. Purtroppo anche qui per segnali mal posti, giriamo in tondo per diversi chilometri, alla fine seguendo un percorso di trial arriviamo ad Altofonte, comune di passaggio del cammino. Da qui alle falde di monte Pellegrino è una passeggiata, ma arriviamo molto stanchi. Con le ultime forze rimanenti saliamo al santuario dove il vescovo di Palermo ci saluta con molta cordialità, ci dà un abbraccio e una benedizione che non guasta mai, davanti ad un enorme assemblea di fedeli devoti a alla Santuzza protettrice di Palermo.
Al fresco di borgo Ficuzza iniziamo i 35 km che ci separano da Piana degli Albanesi, quarta Tappa del nostro cammino. Il bosco di Ficuzza, Il bosco di Gorgo del Drago, il bosco del Cappelliere, sono posti veramente stupendi ed è un vero piacere attraversarli. Poi il lago dello Scanzano da aggirare perché ci viene impedito di attraversarlo. Allunghiamo di qualche chilometro, ma arrivati a monte Leardo la bellezza del panorama ci ripaga di tutto: a destra Santa Cristina Gela, a sinistra Piana degli Albanesi, che è adagiata sull’omonimo lago sottostante. Anche qui l’attraversamento del lago non è semplice ma grazie alla cortesia del custode della diga, passiamo oltre e raggiungiamo con soddisfazione la fine della nostra tappa.
Non ci rimane che intraprendere gli ultimi 48 km che ci separano dalla nostra meta. Al mattino presto iniziamo la salita verso le serre della Pizzuta. Ci ritroviamo in un ambiente di rara bellezza, con vedute mozzafiato, immersi in una folta vegetazione ben curata. Purtroppo anche qui per segnali mal posti, giriamo in tondo per diversi chilometri, alla fine seguendo un percorso di trial arriviamo ad Altofonte, comune di passaggio del cammino. Da qui alle falde di monte Pellegrino è una passeggiata, ma arriviamo molto stanchi. Con le ultime forze rimanenti saliamo al santuario dove il vescovo di Palermo ci saluta con molta cordialità, ci dà un abbraccio e una benedizione che non guasta mai, davanti ad un enorme assemblea di fedeli devoti a alla Santuzza protettrice di Palermo.
In conclusione voglio
dire che questo ITINERARIUM
ROSALIAE è
molto bello e suggestivo e accattivante, ma al momento non è proponibile per
tutti, come erroneamente pubblicizzano le autorità locali. Alla presentazione
ufficiale lo hanno definito il “nostro cammino di Santiago”, disegnato con
maestria, e segnalato a dovere, già percorso da molti pellegrini, a piedi, a
cavallo e in bicicletta. Tutto falso. I primi pellegrini ad averlo
percorso per intero siamo stati noi tre. Altri pellegrini sono partiti il 15
agosto ma per molte vicissitudini si sono dovuti ritirare il 30 agosto a
Ficuzza. Chiedendo a varie persone lungo il cammino tutti hanno detto che non
avevano visto nessun pellegrino. Abbiamo constatato di persona che non è
percorribile in bicicletta, e neanche a cavallo, se non per alcuni tratti.
All’interno dei comuni non esiste nessuna segnaletica che indica il cammino, non ci sono posti adatti ai pellegrini dove pernottare e ristorarsi, le segnalazioni sono tutte da rivedere.
All’interno dei comuni non esiste nessuna segnaletica che indica il cammino, non ci sono posti adatti ai pellegrini dove pernottare e ristorarsi, le segnalazioni sono tutte da rivedere.
Io credo che questo
cammino meriti di essere rivisto e corretto per essere reso fruibile ai
pellegrini e camminatori che vogliono percorrerlo in futuro. Non ci vuole
molto, basta incentivare i comuni che sono attraversati da esso, rivedere
la segnalazione e creare dei punti di ristoro a prezzo controllato, dove i
pellegrini possono dormire e lavarsi. Qualche piccola deviazione per evitare le
tante pietraie che maciullano le caviglie non sarebbe male. In queste
condizioni, questo cammino non avrebbe nulla da invidiare ai più blasonati
cammini mondiali e diventare un modo per fare conoscere la nostra Sicilia e
perché no, offrire nuove opportunità di guadagno per chi volesse investire .
Devo dire grazie ai frati minori rinnovati che ci hanno idealmente ospitato, al parroco di Ficuzza, che ci ha aperto la porta di casa sua, pur senza conoscerci personalmente e fisicamente, papas Kola che ci ha ospitati nella sua chiesa, e un ringraziamento particolare a Ina un’amica che si è offerta di rifocillarci al passaggio dal suo paese e lo ha fatto nel migliore dei modi.
Devo dire grazie ai frati minori rinnovati che ci hanno idealmente ospitato, al parroco di Ficuzza, che ci ha aperto la porta di casa sua, pur senza conoscerci personalmente e fisicamente, papas Kola che ci ha ospitati nella sua chiesa, e un ringraziamento particolare a Ina un’amica che si è offerta di rifocillarci al passaggio dal suo paese e lo ha fatto nel migliore dei modi.
Voglio ringraziare i
miei compagni di cammino che hanno reso sopportabile questo durissimo percorso.
Devo dire che averli a fianco mi ha dato sicurezza e forza e consapevolezza dei
miei mezzi”. https://www.palermoviva.it/itinerarium-rosaliae-un-cammino-santa-siciliani/
Condividere un cammino
non è semplice, almeno per me che sono un lonewolf, ma averlo condiviso con voi è stato veramente unico.
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