ENCICLOPEDIA DELLE DONNE (QUiNTA PARTE) - JOLANDA (ISABELLA) DI BRIENNE

JOLANDA (ISABELLA) DI BRIENNE -  SECONDA MOGLIE DELL'IMPERATORE
                                                   FEDERICO II DI SVEVIA
REGINA DI GERUSALEMME E DI SICILIA
Sposò Federico II a 14 anni e morì di parto quando aveva  16 anni...un matrimonio voluto dalla Chiesa .....il suo Triste "Diario"


Indice
1.      Gli Avvenimenti che la portarono sul trono di Gerusalemme;
2.      Il padre Giovanni alla ricerca di un marito per la piccola Jolanda – Gli  accordi matrimoniali a Castel Fiorentino (Foggia) per lo sposalizio con Federico II di Svevia -  Giovanni di Brienne in pellegrinaggio al Santuario di Santiago di Compostela e il suo matrimonio con la ventenne Berenguela;
3.      La  flotta imperiale si reca a Gerusalemme per prelevare la regina Jolanda – Il matrimonio ad Acri (Palestina) per procura – L’iralità dei sudditi – La partenza della regina per Brindisi, la sosta a Cipro e la malinconia di Jolanda;
4.      L’Arrivo a Brindisi – L’indifferenza di Federico II – I  motivi per cui Federico II di Svevia sposò Jolanda… l’ordine da parte del Papa;
5.      Il Matrimonio nella Cattedrale di Brindisi – I doni degli Sposi alla Cattedrale: le reliquie di San Teodoro d’Amasea e l’Idria di Cana;
6.      Il ricevimento nuziale nel Castello di Oria – La disperazione di Jolanda e i rimproveri di Federico II -  Federico II e Anais -  Federico II dedica ad Anais una poesia d’amore;
7.      Federico II a Brindisi si prepara per la VI Crociata – Anais è con l’Imperatore – Il dialogo tra Yasaae e Anais – Federico II e Fadì – Il messaggio sulla morte di San Francesco d’Assisi – L’imperatore e San Francesco d’Assisi s’incontrarono mai ?
8.      Federico II parte per la VI Crociata – Il fallimento della spedizione – La scomunica del Papa nei confronti di Federico II – La lettera di Federico II ai Principi sulle condizioni morali della Chiesa Romana.
9.      Jolanda partorisce a Castel Del Monte Corrado IV – Jolanda muore dopo il parto – Un messaggero porta la triste notizia a Federico II –  Consegna del Diario di Jolanda… alcune pagine.

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Gerusalemme alla fine del XV secolo

"Gerusalemme", di Conrad Grünemberg - 1487

1.      Gli avvenimenti portarono  Jolanda sul trono  di Gerusalemme
Jolanda (Isabella) di Brienne, regina di Gerusalemme, nacque ad Acri (in Palestina) alle fine del 1212. Era figlia del crociato Giovanni di Brienne e di Maria di Monferrato, regina di Gerusalemme. Portava anche lo stesso nome della nonna materna (Isabella) e dopo la morte della madre, avvenuta durante il parto, diventò regina di Gerusalemme. Per la sua minore età il Regno fu retto dal padre.

Giovanni Di Brienne
(Olio su tela di Francois Edouard Picot, 1845
Reggia di Versailles, Francia)

Stemma Casato Brienne


Maria di Monferrato (degli Aleramici) (1191,1212) era figlia del re
e marchese Corrado degli Aleramici e della regina Isabella I di Gerusalemme.
Il 28 aprile 1192, stava per concludersi la rivalità tra Guido di Lusignano e
Corrado di Monferrato sulla successione al trono di Gerusalemme.
Con la morte della regina Sibilla, moglie di Guido di Lusignano, salì al trono la
sorellastra Isabella I, moglie di Corrado di Monferrato.
Tra Corrado e Guido ci furono degli scontri e alla fine Riccardo Cuor di Leone,
che stava per concludere la Terza Crociata, capì che non poteva rientrare in
Inghilterra senza aver risolto prima la questione della successione al trono di Gerusalemme.
Il destino della corona fu sottoposto al voto dei baroni del regno.
Corrado fu eletto re con la moglie Isabella I e Guido dovette accettare la sconfitta
ottenendo in cambio la “Terra” di Cipro.
Dopo pochi giorni, 28 aprile 1192, Corrado fu ucciso da una setta di assassini nella città Santa.
Uno strano destino  per Isabella I, nonna della nostra Jolanda, che si vide
privata del marito, dalla follia omicida di fanatici, e dovette accettare per
motivi politici un  nuovo matrimonio.
A circa una settimana dalla morte del marito, Isabella I sposò il 5 maggio Enrico II,
Conte di Champagne, nipote del re d’Inghilterra, Riccardo, e
del re di Francia, Filippo II (Filippo Augusto).
Al momento delle nozze Isabella I era già incinta di Maria (madre di Jolanda o Isabella II)
Interessante  fu il commento del cronista Iamd ad-Din al-Isfahano che fu presente alle nozze:
«Enrico di Champagne sposò la moglie del Marchese la notte stessa, sostenendo di avere il maggior diritto alla mano della moglie del morto. Lei era incinta, ma questo non gli impedì di unirsi a lei, il che è ancora più disgustoso del congiungimento della carne. Chiesi ad uno dei loro cortigiani a chi sarebbe stata attribuita la paternità ed egli disse: “Sarà il figlio della regina”. Voi vedete la licenziosità di questi orribili Infedeli!”
Maria nacque nell’estate del 1192.
Enrico II di Champagne morì nel 1197 ed Isabella I effettuò un nuovo matrimonio con
Amalrico II di Cipro che divenne con la moglie sovrano di Gerusalemme.
Almarico II morì l’uno aprile 1205 e la moglie Isabella I… cinque giorni dopo.
Il regno venne quindi affidato alla tredicenne Maria mentre il suo fratellastro Ugo, nato da un precedente matrimonio del patrigno Almerico II, sposò la sorellastra di Maria, Alice di Champagne,
nata dal matrimonio del primo patrigno Enrico II con la madre Isabella I.

Nel 1209 i baroni del Regno decisero di fare trovare un degno marito
alla giovane Maria e l’assemblea dei baroni e del prelati si rivolse a Filippo II di
Francia per un parere. Naturalmente il re di Francia propose subito un suo vassallo.
La sua scelta cadde su Giovanni di Brienne che per la verità non era molto ricco.
Come mai la scelta di Giovanni di Brienne che non era un personaggio di spicco della nobiltà?
È un interrogativo che ancora oggi  suscita dibattiti.
Il sovrano Filippo II e l’immancabile papa Innocenzo III, sempre presente nelle
Vicende intrigate e ricche di espedienti, pagarono addirittura la somma di 40.000 ducati ciascuno
per consentire a Giovanni di Brienne di finanziare le sue obbligazioni reali.
Il matrimonio fu celebrato a Tiro il 4 settembre 1210 e vennero incornati sovrani di Gerusalemme il 3 ottobre 1210 nella cattedrale di Tiro.

Miniatura del XIII secolo in merito all’incoronazione di Maria di Monferrato e
di Giovanni di Brienne
Le nozze tra Giovanni di Brienne e Maria di Monferrato furono celebrate
da Alberto di Gualtieri…. Patriarca di Gerusalemme su nomina di papa Innocenzo III.
Appartenente ai Canonici Regolari della Santa Croce di Mortara, in provincia di Pavia, aveva ricoperto la carica di  vescovo prima a Bobbio e successivamente dal 1185  a Vercelli.

Come abbiamo visto nel 1212 Maria diede alla luce la figlia Yolanda (o Isabella) per poi morire quasi subito dopo il parto a causa probabilmente di una febbre puerperale.
Il padre conservò la corona ma come reggente per conto della figlia.
Nel 1214 il padre Giovanni si sposò con Stefania d’Armenia, figlia del re Leone. La matrigna Stefania nel 1219 tentò di avvelenare la piccola Jolanda. Il macabro tentativo fu fermato da Giovanni che in preda all’ira colpì la moglie in modo così violento da ucciderla.
(Stefania e Jolanda era parenti a prescindere dal rapporto coniugale con Giovanni di Brienne.
Stefania era figlia di Leone, primo re d’Armenia e della sua seconda moglie Sibilla di Lusignano. Sibilla era figlia di Amalrico II di Cipro e di Isabella I di Gerusalemme , nonna di Jolanda. In base a questo vincolo Stefania era sorellastra della madre di Jolanda e quindi zia della stessa Jolanda).

2.     La ricerca di un marito per la piccola Jolanda
Nei primi giorni del 1222 Giovanni  si recò in Occidente lasciando Jolanda, aveva compiuto 10 anni, a Gerusalemme. Un viaggio che aveva come obiettivo la ricerca di fondi economici presso le corti europee per il suo deficitario regno. Una ricerca di fondi che eventualmente poteva essere collegata con un possibile matrimonio dell’unica figlia con qualche regnante. Salpò da Acri accompagnato da rappresentanti ecclesiastici e importanti figure: il Cardinale Pelagio, legato papale; Rodolfo di Merecourt, patriarca di Gerusalemme; Garin de Montagu, Gran Maestro degli Ospitalieri. La città da raggiungere …Brindisi.


Giunse a Brindisi alla fine di ottobre per proseguire il suo lungo viaggio verso la corte papale e quella di Filippo Augusto, re di Francia. Nel frattempo Ermanno di Salza, gran maestro dei cavalieri teutonici, cominciò ad intavolare trattative per un possibile matrimonio tra la giovane Jolanda (11 anni) e l’imperatore Federico II che da pochi mesi era rimasto vedovo di Costanza d’Aragona (deceduta  il 23 giugno 1222 e quindi da appena quattro mesi).

Hermann  (Ermanno) von Salza

Giovanni restò perplesso anche se lusingato della proposta di matrimonio per la figlia. Un atteggiamento legato alla valutazione della  differente età tra i due ma alla fine fu per conquistato dal desiderio di mantenere il titolo del regno. Queste due considerazioni ritardarono l’approvazione del matrimonio. Ermanno promise a Giovanni che avrebbe mantenuto la reggenza del Regno fino alla sua morte. Il papa Onorio III diede un ulteriore spinta al verificarsi dell’evento perché nell’unione tra Jolanda e Federico intravedeva una nuova spinta per l’auspicata crociata.

Onorio III
(Opera di Giotto di Bondone)

Castel Fiorentino – Foggia


Filippo  II Augusto, re di Francia (dipinto di Louis Felix Amiel, 1837)

La trattativa matrimoniale si concluse nella primavera del 1223 a Castel Fiorentino.
Gli accordi matrimoniali furono graditi dall’anziano Giovanni di Brienne che fece quindi cadere ogni riserva o perplessità legata alla forte differenza d’età  tra l’Imperatore e la figlia Jolanda quando gli fu assicurato, da Ermanno di Salza, che  gli  “sarebbe stata riconosciuta la reggenza del Regno vita natural durante”.
Decisamente contrario era invece il re di Francia che si vide escluso dalla vicende legate al Regno di Gerusalemme malgrado gli appoggi che aveva, in un recente passato, concesso a Giovanni.
Con il matrimonio il controllo del Regno di Gerusalemme passava all’Imperatore Federico II di Svevia, re di Sicilia.
Le nozze furono programmate per il 25 novembre 1225  nella Cattedrale di Brindisi. In quella data Jolanda avrebbe raggiunto la maggiore età consentita per un matrimonio….. 13 anni.
 Giovanni di Brienne dopo gli accordi matrimoniale di Castel Fiorentino tornò a Gerusalemme e nel 1224 intraprese un altro viaggio in Occidente.
Infatti nel 1224 Giovanni di Brienne si recò in pellegrinaggio al Santuario di Santiago di Compostela ed ebbe per l’occasione un incontro con il re di Leòn Alfonso IX.
Il re Alfonso IX propose a Giovanni la mano della figlia Sancha (di 33 anni), avuta dal primo matrimonio con Teresa Sanchez (figlia del re del Portogallo).
La seconda moglie del re Alfonso, Berenguela I (regina di Castiglia), propose invece la mano della figlia ventenne Berenguela  che Giovanni, ormai sessantaseienne, accettò. Il matrimonio fu celebrato nel 1224 a Toleto (Dal matrimonio nacquero quattro figli/e: Maria, Alfonso, Luigi e Giovanni).

3. La flotta imperiale parte per Gerusalemme con il compito di condurre la regina Jolanda di Brienne a Brindisi per le nozze con Federico II

Nell’agosto del 1225 il conte Enrico di Malta, a capo di una flotta di galee imperiali, le cronache parlano di almeno 14 o venti galee, partita da Brindisi, giunse in Siria con l’incarico di accompagnare e scortare la regina Jolanda a Brindisi. Dell’ambasceria imperiale faceva parte anche Giacomo, Vescovo di Patti (futuro arcivescovo di Capua) che aveva la funzione di procuratore di Federico II.
La flotta giunse ad Acri e si recò nella Chiesa di Santa Croce dove il Vescovo Giacomo sposò, in nome dell’imperatore, la giovane ragazza. 

Acri (Israele)

Acri – Planimetria Medievale

Un atto dovuto per procura ponendo l’anello nuziale al dito della fanciulla. Un avvenimento che suscitò clamore, a tal punto che nell’”Estoire di Eracles” si narra che la gente si meravigliò del fatto che una donna andava in sposa ad un uomo che era “assente”, lontano. La gente non capì che quello era un comando del papa. Dopo il matrimonio Jolanda partì per Tiro dove venne incoronata Regina di Gerusalemme. Era ormai “adulta” e tutto si svolse, com’è facile immaginare con una cerimonia molto solenne, celebrata da Rodolfo di Merencourt, alla presenza della più alta nobiltà Orientale.

Tiro







I festeggiamenti durarono circa quindi giorni. Venne quindi affidata ad un frate dell’Ordine Teutonico. S’imbarcò a Tiro e le galee presero il largo per la Puglia. Al suo seguito c’erano anche il vescovo di Tiro, Simone Maugastel, e Baliano, Signore di Sidone, cugino della sposa. Durante la traversata si fece tappa a Cipro dove Jolanda visitò la zia, la regina Alice.

Aliche di Champagne
Zia di Jolanda in quanto sorellastra della madre Maria

Si narra che la zia con le sue dame furono prese da una profonda commozione quando la giovane sposa, forse prevedendo la sua tragica fine, sussurrò “tristi parole d’addio alla sua terra che non avrebbe più visto”. Una frase che è riportata nelle “Gestes des Chiprois ”.


 4.   L’arrivo  della Regina a Brindisi
La flotta giunse nel porto di Brindisi dov’erano presenti lo sposo Federico II e il padre di Jolanda, Giovanni. Naturalmente l’arrivo fu festeggiato con grande regalità come si addice ad un importante evento.  Dalla scaletta della galea, scortato dai cavalieri Teutonici, scese un piccolo gruppo di donne con al centro Jolanda. La giovane tredicenne era vestita con ricchi abiti siriani da cerimonia nuziale. Sotto il leggero velo che le copriva dolcemente il viso, erano visibili i lineamenti di un adolescente. Accanto alla principessa, il padre Giovanni che s’inchinò all’imperatore. Federico II, già poco compiaciuto di sposare una tredicenne, (aveva 31 anni e sentiva la mancanza della sua prima moglie Costanza), tradì la sua delusione quando la giovane gli si avvicinò quasi paurosa. L’imperatore senza neanche guardarla, fece un piccolo discorso: “Noi, Federico II di Svevia, diamo il benvenuto nel Regno di Sicilia alla futura Regina di Gerusalemme”. Il matrimonio già in questi primi momenti sembrò avvolto da tristi presagi.


Brindisi - il porto attuale

Brindisi – Castello Svevo




Perché Federico II s’accingeva a sposare Jolanda di Brienne ?
E’ necessario tornare un po’ indietro nel tempo. Federico si trovava con il suo fedele capitano saraceno Jaffar e alcuni militi saraceni in campagna per una battuta di caccia forse vicino al castello di Lucera. Un cavallo al gran galoppo  si sta avvicinando al gruppo… questo attirò la loro attenzione.




Un Saraceno di Lucera

Il cavaliere raggiunto il gruppo, scese dal cavallo e s’inchinò al cospetto di Federico II. La sua voce era tremante: “Il Gran Maestro  Hermann Von Saltz  (Ermanno di Salza) vi chiede di raggiungerlo al castello”.
L’imperatore salì in sella al suo cavallo “Drago” e scortato dal suo fedele Jaffar s’avviò verso il castello. Giunto al castello trovò il suo fedele Yasaar ad attenderlo che esclamò: “il teutonico è ansioso di vederti”.
L’imperatore guardò preoccupato Yasaar ed insieme si avviarono per raggiungere la sala del trono. Nella sala lo aspettavano Pietro ed Hermann che erano in preda ad un stato ansioso che non riuscivano a nascondere.
(Pietro è Pier delle Vigne, notaio, letterato, calligrafo alla corte di Federico II. Aveva anche funzioni di “dictatores” cioè di colui che redigeva documenti e soprattutto lettere e circolari dell’Imperatore. Viene spesso indicato con il termine di Petrus de Vinee).

Pier delle Vigne


Pier delle Vigne fu citato da Dante nella “Divina Commedia”, nel
XIII canto dell’Inferno, cioè nella “selva dei suicidi”.
Insieme ai suicidi è condannato ad essere un arbusto secco per l’eternità ed
anche nel giorno del giudizio non potrà ritornare nel suo corpo.
Dante però “lo assolve dall’accusa di aver tradito l’Imperatore”.
La caduta in disgrazia di Pier delle Vigne è uno dei tanti misteri storici.
In una lettera inviata da  Federico II a suo genero, Riccardo di Caserta, cita
come Pier delle Vigne, il suo stimato consigliere, ha “trasformato il bastone della
giustizia in  un serpente… recando pericolo e danno all’impero”.
Secondo l’Imperatore il suo ministro si sarebbe macchiato di corruzione, denunciando
come nemici dello Stato delle persone innocenti e questo per poterne
confiscare i beni.
( La fama di vittima di Pier delle Vigne risale ad un periodo successivo
alla dominazione sveva. Per questo motivi i giudizi di colpevolezza o di
innocenza sarebbero legati alle diverse fonti politiche del tempo, ghibellina o filo-papale).

Herman raggiunse l’Imperatore e dopo averlo salutato, disse:  “ Ho un messaggio di sua santità ! Il pontefice vi richiama al vostre dovere… Vi ordina di prendere in sposa la figlia di Giovanni di Brienne!”.
Federico ebbe un sussulto e  si voltò, pieno d’ira, verso Hermann: “Cosa ? La chiesa mi chiede di prendere in sposa una tredicenne !”.
Pietro rispose: “Una tredicenne che porta la corona di Gerusalemme”.
Pronta la risposta di Federico: “ per conquistare la corona di Gerusalemme dovrei sposare le figlia di un uomo presuntuoso e stolto…Ah, io so perché il papa spinge tanto per questo matrimonio”.
Hermann: “Il papa vuole che sia il cristiano d’Occidente ad occupare il trono di Gerusalemme e vi ordina di partire per la Terra Santa”.
Nella sala del trono scese il silenzio. Federico  si volse verso il suo fedele Yasaar che in silenzio abbassò lo sguardo.
Hermann aggiunse in un atmosfera ricca di tensione: “ La situazione precipita… dopo la caduta di Damietta, i cristiani sono in serio pericolo. Oltre 200 chiese sono state bruciate e distrutte. Non possiamo più ignorarlo”.
Federico era adirato : “ E’ solo il potere che il papa vuole”.
“Giusto” replicò Pietro,  “ Il pontefice crede che sposando una siriana  il soggiorno di Federico a Gerusalemme si prolungherà più del dovuto. Con l’imperatore lontano la chiesa farà in modo di avere il pieno controllo in Europa”.
“Ma si sbaglia ! Questo non accadrà” esclamò Federico con il volto teso e le mani strette in un pugno.
Pietro gli si avvicinò..”So che volete trovare una soluzione diplomatica a un conflitto con gli arabi. Allora quale migliore auspicio di un matrimonio con la futura regina di Gerusalemme…Un conflitto con il popolo arabo porterà a gravi conseguenze economiche, per non parlare delle conseguenze che potremo subire con i musulmani di Lucera. Sposate Jolanda…..”.
“Pietro ha ragione” replicò tranquillamente Yasaar.
Federico era triste.. con aria rassegnata si adagiò lentamente sul trono ed esclamò: “ Troppi prima di me hanno compiuto massacri in nome di Dio… Ma se non conquisto Gerusalemme non sarà difficile per il papa far credere al popolo che io non sono degno di essere l’imperatore…. L’impero andrà in frantumi…manterrò la promessa data… ma lo farà a modo mio….Andate ora !”.
Nella sala con l’imperatore rimase solo Yasaar il fedele capitano della guardia saracena. Federico riprese a parlare con il suo capitano e gli rilevò l’intento di intavolare trattative di pace con il sultano al-Kamil
Yasaar era preoccupato.. “scatenerà la chiesa”….Federico  fermò il suo discorso  e con grande consapevolezza gli rilevò che “il mio nemico si scatenerà comunque!”.
I due entrarono in un dialogo più intimo… erano legati da un amicizia fraterna. Yasaar gli confidò che era innamorato di Jamina.
“Non mettere mai una donna dinnanzi ai tuoi doveri” esclamò Federico.
Pronta fu la risposta del suo capitano: “io sarò sempre con te se è questo che ti preoccupa”.
“No… non è questo che mi preoccupa….è che tu….. tu possiedi ciò che vorrei avere”, rispose l’Imperatore.
Incominciò a mostrarsi la figura di un imperatore che abbandonati i suoi “abiti”regali  assunse atteggiamenti umani ricchi di momenti legati ad emozioni, sentimenti.
Pronta fu la risposta di Yasaar: “ma che dici.. tu hai tutto ciò che un uomo può desiderare”-
“Credi che soddisfare le mie voglie con una cortigiana vuol dire avere tutto ? Non è amore ciò che provo per quelle donne ! Loro soddisfano il mio desiderio e riempiono la mia solitudine, ma non alimentano l’amore”. Traspare un Federico che era ancora in sofferenza per la morte di Costanza,,, una donna a cui doveva tutto… Una mancanza che si rilevava anche nello stato fisico del sovrano che soffriva d’insonnia e spesso nelle notti si affacciava nel terrazzo come a cercare la sua Costanza.
Una Costanza che in certi momenti aveva quasi volutamente allontanare da sé in qualche castello del suo regno.
“Guarda i miei occhi” aggiunse.. ma Yasaar era quasi intimorito e volse lo sguardo altrove.. ”No.. continua a guardare. Cosa vedi ? Amore ? O riesci a vedere solo quello che tutti gli altri vedono un uomo terribile che può ucciderti con il suo sguardo…La mia immagine fa così paura al mondo ?" 


Emmanuele Merra, (Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I, pagg.1-7)…
“Il matrimonio tra Jolanda e Federico II era legato all’antico ideale dei Pontefici Romani di liberare la sacra terra di Palestina caduta nelle mani dei seguaci di Maometto. Emmanuele Merra citò come …” Laonde dal giorno, in cui Urbano II e Pier l’Eremita fecero risuonare le valli ed i monti di Clermont del celebre grido: Dio lo vuole! Dio lo vuole! grido che ebbe un’eco dall’uno all’altro capo d’ Europa, e tutta l’animo al sacrato conquisto; i Papi non tralasciarono giammai di esortare efficacemente i principi cristiani alla liberazione del gran Sepolcro di Cristo”. Papa Onorio II sperava di aver trovato nell’imperatore l’uomo capace di dare avvio alla Sesta Crociata ma “lo Svevo, dopo di aver fatto molte promesse, menzognero quale fu sempre. non ne mantenne alcuna!
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5.    Il matrimonio nella Cattedrale di Brindisi
Il 9 novembre 1225 si svolse nella Cattedrale di Brindisi una seconda cerimonia nuziale presieduta dal vescovo Giovanni.. Fu necessaria una dispensa papale perché i due sposi erano cugini di terzo grado.
Lo “sponsalicium”, il giorno delle nozze, era il momento del trionfo della donna perché si sentiva protagonista. Neanche in occasione del parto era fatta oggetto di tante attenzioni, di doni, di festeggiamenti pubblici. La cerimonia religiosa fu convalidata dalla benedizione davanti alla chiesa, resa obbligatoria nell’Italia meridionale-bizantina dalla Novella 89 di Leone IV, il Filosofo, verso l’894. Le modalità di benedizione erano stabilite da una assise di Ruggero II e ci sono tramandate dai documenti del XII secolo. Particolarmente importante è il documento tranese del 1180 in cui si esplicita che in occasione di tale benedizione sacerdotale era uso che gli sposi facessero oblazioni in oro, argento e ceri alla chiesa.







Cappella con le spoglie di san Teodoro d’Amasea

Parlare della cerimonia, avvolta in uno sfarzo apparente, è difficile…
Per l’occasione furono donate dagli sposi alla Chiesa le Reliquie di San Teodoro d’Amasea dalla città anatolica di Euchaita e l’Idria di Cana che è conservata nel Museo Diocesano.

Le spoglie del martire giunsero a Brindisi avvolte in uno sciamito

(telo in seta rosso dorata – Spagna )
Il  telo di seta,  operato a due trame, è dal fondo dorato ed è  ornato da
medaglioni polilobati, disposti in serie ordinate in orizzontale e verticale.
Un fregio continuo ad archetti, con piccoli fori rivolti all’interno, costituisce la cornice
del medaglione e racchiude due grifi rampanti, addossati nei corpi e contrapposti
nelle teste. Sono caratterizzati da anatomie poco marcate: occhio grande, becco adunco,
accenno di barba, orecchie equine, zampe e parte posteriore del corpo dall’aspetto leonino,
ali stilizzate.
Ciascun medaglione è circondato da rosette composte da sedici fiori rossi a otto petali
 mentre motivi a intreccio, costituiti da un quadrilobo e da quattro piccoli cerchi,
riempiono gli interspazi tra i medaglioni.
La seta è lavorata in armatura di sciamito.
Il telo presenta delle caratteristiche tecniche e stilistiche d’ispirazione bizantino-sasanide
Seta e oro membranaceo (noto fino alla fine del Medioevo come “oro di Cipro”,
prodotto anche a Bisanzio, ed introdotto in Occidente verso il IX secolo)
compongono il telo.



Le spoglie erano contenute in una cassa d’abete  (larghezza 126 cm, altezza 26,5 cm e profondità 35 cm). Delle lastre d’argento rivestono le quattro facce verticali della cassa. La lastra frontale e
La laterale sinistra presentano dei rilievi a sbalzo. Il reliquario, nella parte
superiore, è chiuso con due grate: una semplice di ferro e l’altra d’argento e cesellata.
Nelle lastre è narrata la vita del Santo e la loro disposizione non è lineare nel rappresentare
La vita del Martire. Le varie lastre furono assemblate per rivestire la cassa di legno e furono schiodate da altri monumenti e riadattate sulle faccia della cassa.
Un riadattamento eseguito nel XIII secolo, in età aragonese e successiva a Federico II di Svevia.
L’adattamento è rilevabile dal fatto che sulle lastre sono presenti dei fori di chiodi
che non furono riutilizzati nella nuova sistemazione.
Nell’ultima lastra del lato frontale, si nota un sovrano che giudica il santo.
Il sovrano ha per ben due volto il volto sfigurato, abraso, ed in una addirittura il volto è mancante.
Alcuni storici hanno collegato le immagini del sovrano a Federico II di Svevia, il cui volto
fu reso irriconoscibile in età angioina per disprezzo verso la casata Sveva


Le lastre a sbalzo sembrano espressione di artigianato locale.
 Oggi l’arca di San Teodoro risale al secolo scorso ed è costituita da cristalli di Boemia.
                               Altra tradizione cita l’arrivo delle spoglie a brindisi il 27 aprile 1210.

Su questa antica Idria in pietra si è tanto discusso perché fu
considerata una “ex illix sex” cioè una delle sei idrie nella quali Gesù
tramutò l’acqua in vino durante le nozze di Cana in Galilea.
Delle sei idrie adoperate da Cristo non si conosce il destino.
Nell’800 nel giorno dell’Epifania, festa della famiglia cristiana, era consuetudine
esporre nella cattedrale di brindisi l’antica idria che si sapeva “essere una delle
giare del miracolo di Cana”. Alcuni storici e religiosi, Andrea Della Monaca e
Annibale De Leo, nei loro testi citarono la vericità del vaso e vi sono dei documenti dove si
confermava l’esistenza nella Cattedrale della Sacra Reliquia come
nel verbale del 1585, in merito alla Santa Visita di Mons De Figueroa e in quello del 1638
di Mons. Sorgente.
Verbali che furono redatti in un periodo di estremi rigore canonico nei confronti delle Reliquie.
La giara è in marmo serpentino a forma svasata con un altezza di 49 cm ed una
circonferenza massima di 88 cm. Ha una capacità massima di circa 22 litri.
Ha un doppio manico su un lato mentre l’altro è rotto.
L’idria fu conservata per anni, fino al 1659, nel reliquario di San Teodoro, nel
vano-loculo sottostante l’altare del SS. Sacramento, una delle cappelle laterali
della Cattedrale. Con i lavori del 1957, necessari per la riparazione e i restauri della
chiesa dai danni degli eventi bellici, l’idria fu sposta per sicurezza nella stanza
di lavoro dell’Arcivescovo dove rimase custodita per decenni.

Brindisi. Federico II conferma all'arcivescovo di Brindisi Pellegrino d’Asti (1216-22) le prerogative patrimoniali e giurisdizionali di cui la sua chiesa godeva ab antiquo.


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Jolanda davanti all’altare aveva il volto bagnato dalle lacrime…. Lacrime non di gioia ma di paura..sconforto.. riviveva ancora la fredda accoglienza di Federico che  tradì la sua insofferenza attendendo, quasi con ansia, la fine della cerimonia. La sposa era differente dalla dolce e intelligente Costanza.. Jolanda era ancora una tredicenne… cresciuta senza l’affetto materno, la madre morì durante il parto, e vissuta con un padre ambizioso, stolto, occupato nel suo potere. Alcune cronache la citavano “non di bello aspetto” mentre altre fonti la descrivevano come una bella fanciulla, ma poco conforme di figurare acconto ad un trentenne colto.




6.  Il ricevimento nuziale nel Castello di Oria…….
I due “sposi” anche dopo la cerimonia erano “distanti”.. (alcune fonti citarono i festeggiamenti nel Castello di Oria che dista da Brindisi circa 33 km) e le ancelle sempre impegnate a rincuorare l’afflitta Jolanda. I nobili banchettavano nella sala  tra i canti dei musicanti mentre Federico volgeva le sue attenzioni alla cugina di Jolanda..Anais.

Castello di Oria

Castello di Oria

La solenne cerimonia sarà solo un vago ricordo che non riuscirà a colmare il vuoto creato da una realtà triste legata al comportamento dell’imperatore nei confronti della sposa. Le fonti citarono che Federico non trascorse la prima notte di nozze con la moglie.. preferendo la cugina, Anais, figlia di Gualtiero di Brienne.
Horst riferisce che; “ l'affermazione che Federico abbia trascorso la prima notte di nozze con Anais anziché con la moglie è eccessiva, ma non fa troppa meraviglia che quest'uomo tanto spregiudicato in faccende d'amore sia stato attratto da una più matura e avvenente donzella”.

Il racconto è duro… triste..
La stanza nuziale è pronta, riccamente decorata. Le pareti ornate da arazzi con scene di caccia e le finestre celate da tende di damasco blu (un tessuto originario della Cina ma il cui nome deriva dalla città siriana di Damasco che ne fu grande produttrice ed esportatrice nel XII secolo). Sul letto nuziale cuscini realizzati da artigiani arabi e rivestiti con stoffe orientali. Un letto coperto da pelli di lupo.
Jolanda è in preda ad un pianto dirotto, quasi isterico, tipico di una bambina in preda al panico mentre le ancelle, quasi disperatamente cercano di calmarla. Le stesse ancelle cercano di farla entrare nella stanza nuziale ma lei si oppone energicamente gridando come un ossessa.
Federico sente le grida.. raggiunge furioso la camera.
Ma che succede ?”.
Le ancelle s’inchinano… Jolanda è terrorizzata… “La mia sposa non gradisce la camera nuziale ?”
L’atmosfera è silenziosa…. “Allora ?” aggiunge Federico..
Tremante Jolanda con una flebile voce risponde: “Io…..Io non voglio”.
Federico gli si avvicina stizzito… “Tu non vuoi ? Sai cosa ti dico piccola insolente ? Neanche io voglio ! Sono stufo di sposare donne che non desidero “.. un attimo di silenzio e aggiunge :” che l’imperatrice sia portata via dalla mia vista subito”.
La sua indole non gli ha permesso di essere paziente con la giovane Jolanda smarrita, spaventata, immersa in momenti di vita più grande di lei. Federico forse è in preda allo sconforto che riesce a celare con grande forza e gli ritornano in mente le parole di Costanza..” l’istinto ti domina così nel bene come nel male…” e mai come in questo momento vorrebbe il suo appoggio, la sua comprensione… sente la sua mancanza più che mai…
Si consolerà, come detto, con la cugina Anais (figlia di Gualtieri III di Brienne, fratello del padre di Jolanda). Anais era una doma di compagnia, ventenne, procace, disinibita.


Federico II rivolgerà le sue attenzioni ad Anais per qualche tempo a tal punto da dedicarle la canzone “Fior di Soria” (Fior di Siria) che il sovrano compose probabilmente verso il 1227.
Oịllasso! nom pensai /
sì fortte mi paresse /
lo dipartire da madonna mia;
/ da poi ch'io m'alontai,
/ ben paria ch'io morisse,
/ menbrando di sua dolze compangnia;
/ e giamai tanta pena non durai,
/ se non quando a la nave adimorai"
ed or mi credo morire ciertamente
se da lei non ritorno prestamente
"Kanzonetta gioiosa,
/ va' a la fior di Soria,
 / a quella c'à im presgione lo mio core;
/ di' a la più amorosa
/ ca per sua cortesia
/ si rimembri del süo servidore,
/ quelli che per suo amore va penando"
mentre non faccia tutto l suo comando
e pregalami per la sua bontade
ch’ella mi degia tener lealtate.


La sera stessa del 9 novembre, del resto, violenti contrasti si verificarono tra Federico e il suocero. Federico chiese al padre di Jolandache gli cedesse, come pattuito si era, in dote della figliola le ragioni e i luoghi ch'egli avea nel regno di Gerusalemme; la qual cosa fece il re, benché malvolentieri, non avendo a grado, mentre egli vivea, di spogliarsi di quel dominio. Il seguente mattino partì Federico da Brindisi sdegnato col suocero, e se ne andò a Foggia, senza pur dirgli addio.

Giovanni protestò con il papa per quel vergognoso comportamento. Il papa non intervenne, forse per paura di uno scandalo e alla fine la verità venne fuori da una frase di Federico II… una frase che lasciò tutti in preda ad una profonda malinconia: “non intendo rispettare l’accordo pattuito da Ermanno di Salza e che avrebbe assunto direttamente la reggenza di Gerusalemme”.
Assunse subito la corona di Gerusalemme e negli atti politici s’intitolò Re.
È facile immaginare il dispiacere di Giovanni di Brienne.. in un attimo privato della dignità reale, del denaro che il re di Francia (Filippo Augusto) gli aveva affidato come lascito legato esclusivamente al detentore del Regno di Gerusalemme e per ultimo,  la visione  della giovane figlia profondamente umiliata. Il papa comunque indennizzò Giovanni con un importante incarico presso la corte romana, È facile immaginare lo stato d’animo di Jolanda.
Alla base del comportamento di Federico c’era la mancanza di un accordo scritto e dopo il matrimonio, per diritto, la reggenza spettava al marito della sposa.
Purtroppo i rapporti fra gli sposi non mutarono nel tempo. Mancanza di rispetto e scarso interesse furono rivolti a Jolanda che era considerata come una piccola e fredda pedina da manovrare nello scacchiere politico.
Jolanda non accompagnò mai il marito nelle sue visite regali, venne tenuta sempre segretata. Nel febbraio-marzo 1226 ottenne dalla moglie la conferma di alcuni privilegi in favore dell’Ordine Teutonico relativi al Regno di Gerusalemme e lasciò Jolanda nel castello di Terracina.


Torre di Terracina

7.    Federico II a Brindisi si prepara per la VI Crociata......

Nell’agosto del 1226 Jolanda si recò ad Otranto con il marito, e ancora una volta fu abbandonata perché il marito si spostò a Brindisi dove si stava radunando l’esercito crociato.

Castello di Otranto


Federico non era mai solo… c’era Anais con lui… la corte vociferava maliziosa.. come appare dal racconto la povera Jolanda era sempre rinchiusa in qualche castello del Regno… sempre più lontana e sola tranne in quei momenti in cui Federico II sperava di dare un erede al suo trono. Un giorno Anais passeggiava nel giardino di Lucera. Federico era impegnato nei preparativi della Crociata

Castello di Lucera


“Vedo che non è  stato alquanto faticoso ambientarsi in questa terra, vero Anais ?”.
La giovane siriana si volse di scatto come impaurita…era il capitano Yasaar, scuro in volto.
“Che intendete dire capitano ?”.
Yasaar la guardò con uno sguardo pieno di rabbia…”avete raggiunto il vostro scopo. Ma sapete bene che non è vero amore quello che vi lega”.
Anais, umiliata, gelò con lo sguardo il capitano..”Come osate, voi non potete capire il nostro legame !”.
“ Oh… io capisco benissimo…chi vi attrae non è Federico, ma il suo potere.. non credete che lui sia così sciocco da non capire !”,
“ State vagheggiando” disse la donna con voci tremante. Yasaar le afferrò un braccio ..”Lui è soggiogato dalle vostre grazie, siete stata così abile con le vostri arti amorose, ma Federico si stancherà. Voi avete potuto ingannare lui ma non me. State attenta a ciò che fate, signora, il vostro è un gioco pericoloso”.
Le parole di Yasaar le gelarono il sangue…”Federico è legato a me ! Tornerà sempre tra le mie braccia… Lui mi vuole, mi desidera, non può fare a meno di me”… disse la donna con un tono di sfida dopo aver preso coraggio.
“Si che può” rispose subito Yasaar guardandola con disprezzo. Il capitano stava in silenzio e promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per allontanare Federico da quella donna,. Il suo volto si rasserenò pensando al viaggio che il suo Signore doveva affrontare per la Crociata ed era sicuro che la lontananza avrebbe favorito i suoi propositi. Anais impietrita vide il capitano lasciare il giardino. La donna comprese che avrebbe dovuto mutare il suo atteggiamento per non perdere tutto… diventare amica del fedele capitano dell’Imperatore e finchè resterà nel suo ruolo di cugina dell’Imperatrice Jolanda, non sarebbe stato difficile ottenere ciò che desiderava.
Federico per attuare la sua politica d’espansione in Oriente doveva recarsi nel regno d’oltremare.  Al momento dell’accordo per il matrimonio di Jolanda aveva promesso al papa di recarsi in Siria. Un viaggio che fu rinviato di due anni grazie all’intercessione di Giovanni di Brienne e di Ermanno di Salza. Il 25 luglio 1225 l’Imperatore aveva incontrato a San Germano due legati apostolici a cui giurò che si sarebbe recato in oriente nell’agosto del 1227. Nel frattempo avrebbe mandato in oriente alcuni cavalieri che effettivamente furono imbarcati su quelle navi che si erano dirette in Oriente per prendere la sposa di Federico II. La proroga era necessaria perché Federico doveva affrontare nell’Italia settentrionale alcune turbolenze politiche che minavano il suo regno.
Ritornò in Puglia a Lucera..
Novembre 1226 Federico era nel suo castello di Lucera…. Stava leggendo i dispacci della giornata assistito da due scrivani…  un Federico afflitto da tanti problemi.

Lucera - Castello

Fadì

Il maestro arabo Fadi entrò nella sala. L’imperatore aveva una pergamena tra le mani e seguì con lo sguardo il suo maestro che s’inchinò con estrema riverenza. Fadi era anziano, colpito da forti dolori muscolari e Federico si sincerò della sua salute… Il sovrano aveva ancora in mano la pergamena che arrotolò e strinse per bene, infilandola nella cintura. Non voleva lasciarla…. Doveva contenere un messaggio importante. Uscirono in giardino seguiti dalle fedeli guardie saracene che Federico, con un cenno delle mani, rimandò, quasi rifiutandole, ai loro posti di guardia. Camminavano nei vialetti avvolti dalle palme, dagli alberi d’arance e dalla brezza.
Fadi era silenzioso.
Ho ricevuto una lettera questa mattina” disse Federico.
“Deve essere molto importante se il mio sovrano ha deciso di portarla con sé” rispose Fadi.
“Sei sempre un acuto osservatore Fadi ! sì… è una lettera importante. È la lettera di un frate dell’ordine mendicante ; fratello Elia. Mi comunica che ad Assisi è morto fratello Francesco. Sapevi che abbiamo ricevuto il battesimo nella stessa chiesa ? Ma le nostre vite sono state così diverse…Eppure c’è qualcosa che mi lega a quest’uomo che si definiva l’amico di Dio… E forse lo era davvero…” rispose Federico con voce triste.

Elia da Cortona

( Elia da Cortona fu vicino a San Francesco del quale fu uno dei primi seguaci. Elia svolse un importante ruolo politico come amico e consigliere di Federico II con importanti incarichi diplomatici. Per la sua vicinanza all’Imperatore fu addirittura scomunicato da papa Gregorio IX… una scomunica che fu resa pubblica ed effettuata nel 1240. Fu riavvicinato al papato nel 1250 dopo la morte di Federico II. San Francesco morì il 3 ottobre 1226).
“Un uomo interessante Sire” rispose subito Fadi.
“Già… decise di vivere in assoluta povertà per restare con i più deboli” aggiunse l’Imperatore.
Il maestro con grande sapienza rispose subito con assoluta spontaneità..” Siamo tutti deboli di fronte alla immensità di Dio..Maestà”. Fadi allargò le braccia in segno di resa.
Federico era malinconico e la sua espressione cambiò improvvisamente .. gli occhi tristi e le parole espresse a voce bassa…”I miei occhi hanno visto la sofferenza di cui parlava il frate, Ma io non ho scelto la mia pena e di certo non vorrei rivivere quei momenti ! Come vedi Fadi, il tuo Imperatore non sa distaccarsi dai piaceri terreni”.

Fadi scuotendo la testa…. “Al Inbiratur non sarebbe diventato l’uomo che è oggi senza aver visto ciò che egli ha visto”.
Federico rilevò che San Francesco ..”E’ stato chiamato pazzo ! Un pazzo non avrebbe mai potuto convincere un Pontefice della spiritualità delle sue regole…. L’ho ammirato”.
Davanti a Fadi, quasi compiaciuto, c’è un Federico colto e di grande spiritualità… un immagine lontana dalla visione di un sovrano freddo calcolatore soggiogato da ferree regole politiche.
“ E’ giusto ammirare quest’uomo, Maestà. Se Dio avesse voluto gli uomini riuniti in un solo pensiero religioso lo avrebbe fatto. Ma egli ha lasciato che nascessero molte comunità perché esse potessero confrontarsi….ma nessuno di loro  dovrà mai prevaricare sull’altra ! Sono tutti frammenti di un unico specchio, Sire….. E come ci si può specchiare nello specchio intatto, ci si specchia in ogni suo frammento….”.
Il suo discorso si fermò e dopo aver ripreso fiato, come se qualcosa, forse l’ennesimo dolore fisico lo affliggeva, aggiunse..” Tutti ritorneremo a Dio, Al Inbiratur”.
Il vecchio maestro s’appoggio all’Imperatore… le sue fragili gambe avevano ceduto e il suo viso si era contratto per i forti dolori.
Federico lo sostenne… lo fece sedere…. “Mi dispiace Sire darvi tanta pena…. Tra breve tutto sarà passato e potremo continuare a passeggiare”.
“No devi riposare… darò ordine di portarti nei tuoi alloggi” rispose Federico preso dallo sconforto.
“ Eh ! Ricordate  Inbiratur ci si specchia su ogni frammento dello stesso specchio…. dello stesso specchio”.
Scese il silenzio, Federico lo guardò preoccupato.. era triste. Fadi era anziano e stanco per i suoi continui dolori fisici e con grande umanità il Sovrano capì che presto il gran maestro di corte l’avrebbe lasciato per sempre….


San Francesco d’Assisi e l’imperatore Federico II di Svevia s’incontrarono mai ?
La tradizione parla di un possibile incontro nel 1220 in una cella del castello di
Barletta, allora importante città del Regno Svevo, tra
il Santo, allora trentenne, e l’Imperatore, ventiseienne.
Barletta era allora una città importante come crocevia di ordini religiosi, sede
di ordini cavallereschi, porto per la Terra Santa e capitale politica,
culturale ed economica della Puglia.
A causa delle scomuniche del papa verso Federico II i rapporti tra
la Chiesa e l’Impero erano tesi e spesso i nunzi apostolici che portavano le
lettere indirizzate a Federico II erano spesso uccisi.
San Francesco era di ritorno dalla quinta Crociata, dove si era recato per
predicare e sbarcò a Barletta, al tempo crocevia per l’Oriente.
In città predicò contro i peccati della Curia Imperiale di Federico II di
Svevia: peccati contro la giustizia e la dignità dell’uomo, causati dall’arroganza e
dal forte carattere dell’Imperatore. Venne catturato  da una spia imperiale che
aveva ascoltato una sua predica e imprigionato presso la Curia Imperiale nel castello
normanno- svevo di Barletta. Su ordine di Federico II, San Francesco fu sottoposto a
delle prove tentatrici proprio per verificare la sua sincera devozione a Dio.
Gli furono offerte cene e libagioni abbondanti, ma il santo resistette.
Una notte gli fu mandata una prostituta nella cella ma la meretrice alla fine si convertì.
Si narra che dopo queste prove  Federico II incontrò san Francesco e prese atto di essere in
presenza di un uomo di Dio. Il Santo venne rilasciato.
C’è da dire che la madre di Federico II, Costanza d’Altavilla, aveva a corte un frate (Beato),
Guglielmo Divini, Frà Pacifico nominato successivamente Beato dalla Chiesa, che divenne grande
amico e seguace di San Francesco d’Assisi. Una figura colta e grande letterato che venne
ricordato anche come una delle prime realtà nell’idioma volgare italiano.
Federico II di Svevia lo definì il “Re dei Versi”.
Alcune fonti storiche molto credibili citano come il padre di San Francesco,
Pietro Bernardone, abbia portato il figlio adolescente, ad assistere al battesimo
solenne di Federico II. Un battesimo che si svolse nella Cattedrale di San Rufino in Assisi.
Federico II era allora affidato al rettore del Ducato di Spoleto, il tedesco Corrado di Urslingen.
In merito alla presenza di San Francesco a Barletta, nel  ‘900 fu trovato un prezioso testo
Sul racconto del famoso “Miracolo del  Fuoco”  avvenuto agli inizi del 1200 in Oriente.
“San Francesco raggiunse l’esercito crociato prima ad Acri e poi a Demetta, dove ottenne dal
legato pontificio di potersi recare, a suo rischio e responsabilità, dal principe musulmano,
il sultano Melek-el-Kame..
Il sultano lo ascolto volentieri e lo pregava vivamente di restare presso di lui, ma esitò
ad accettare l’invito a convertirsi con tutto il suo popolo.
Francesco gli chiese di accendere un fuoco, il più grande possibile e disse:
“Io con i tuoi sacerdoti entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale
Fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa”.
Il sultano gli rispose: “Non credo che qualcuno dei mei sacerdoti abbia voglia di
esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per difendere la sua fede”.. e Bonaventura
a questo punto soggiunse che il sultano infatti “si era visto ….scomparire
immediatamente sotto gli occhi, uno dei suoi sacerdoti, famoso e d’età avanzata
appena udite le parole della sfida”.
Francesco allora offrì di entrare nel fuoco da solo, se il sultano avrebbe promesso
di convertirsi nel caso il santo ne uscisse illeso”.
Giotto riuscì a immortale la scena in un bellissimo quadro:

Francesco al centro che indica sia il fuoco che se stesso, mentre a sinistra i sacerdoti musulmani si dileguano e, a destra, il sultano, rifiutando l’offerta di Francesco di entrare nel fuoco solo, a sua volta gli offre “molti doni preziosi…per distribuirli ai cristiani poveri e alle chiese, a salvezza dell’anima sua”. Il santo però, “poiché voleva restare libero dal peso del denaro”, non accettò. Giotto spacca la composizione dall’alto verso il basso, con il sultano e la sua corte a destra e Francesco a sinistra. Alla radice dell’incolmabile distanza tra questi due mondi vi è poi sempre il denaro, perché mentre Francesco è pronto a dare la vita, il sultano non offre che “molti doni preziosi”.
Federico fece arrestare a Barletta san Francesco spinto probabilmente anche dal papa
Gregorio IX che definì il Santo “simile alla bestia dell’Ascendit mare”.

8.  Federico II parte per la VI Crociata…………….
Da Otranto Federico partì con Jolanda per visitare la Sicilia. Un viaggio compito tra la fine del 1226 e gli inizi del 1227.  Nel 1227 ritornarono a Brindisi  e, secondo alcune fonti. diede alla luce una bimba, Margherita,  nei primi mesi del 1227 che morì dopo pochi giorni. 
 Nel giorno dell’”Assunzione di Maria in Cielo” (15 agosto)  Federico II partì con un forte esercito per la Terra Santa.

La spedizione fallì….. “passati pochi giorni appena, un fiero morbo invadeva l’esercito; il Langravio di Turingia ed il Vescovo di Augusta vi morirono, e l’Imperatore, fingendosi ammalato dello stesso morbo, ritornava in Brindisi con quarantamila armati!”
A tale inaspettata novella, Papa Gregorio IX, che da poco era successo ad Onorio III, arse di santo sdegno, ed il 29 settembre solennemente lo scomunicò in Anagni!

Il papa prima di lanciare la scomunica contro Federico II si rifiutò di ricevere i messi imperiali che si erano recati a Roma per relazionare sui motivi dell’insuccesso della spedizione.
Le iniziative di Gregorio IX furono dure. Inviò delle lettere a tutto il mondo cattolico con le quali comunicava contro l’Imperatore:
-         L’anatema;
-         L’accusa di avere imprigionato la moglie Jolanda;
-         Di aver collocato di proposito l’esercito in luoghi malsani per farlo decimare dalla pestilenza;
-         Di avere, con il pretesto dell’infermità, violato il giuramento (sulla Crociata) e abbandonato le insegne di Cristo.
Eppure il papa dovette avere qualche dubbio sulle sue iniziative perché successivamente, con un'altra lunga lettera enciclica, cercò di motivare le sue decisioni affinché   “tutti, regnanti e popolazioni fedeli, potessero conoscere il parere pontificio che era poi la volontà del Signore”.
«…Per estirpare i serpenti cresciuti nel proprio seno, per sconfiggere le potenze nemiche e per sedare le tempeste, la Santa Sede romana educò un alunno: l’imperatore Federico. Mentre questi si recava in Germania per prendere possesso del Regno, manifestò — o così credemmo — non pochi lusinghieri segni premonitori. Egli infatti, di proprie iniziativa, senza che la Santa Sede lo sollecitasse o ne fosse a conoscenza, prese la Croce, giurando solennemente di recarsi a salvare la Terra Santa».
«[L’iniziativa però tardava a decollare] e pur avendo accettato la scomunica assieme agli altri crociati se non fosse partito entro un termine prefissato, egli ha più volte chiesto un rinvio che gli fu benignamente accordato…

«E quando dietro sue ripetute pressioni, alla data stabilita migliaia di Crociati, temendo la scomunica, erano accorsi a Brindisi non essendo tutti gli altri porti di suo gradimento, l’imperatore, contravvenendo alle promesse fatte per iscritto alla Santa Sede ed ai crociati in merito al viaggio, all’equipaggiamento ed al vitto…, trattenne tanto a lungo l’esercito cristiano sotto il sole cocente in un luogo infernale e nell’aria ammorbata che non solo i semplici pellegrini ma persino un notevole numero di cavalieri e dei loro capi morì a causa delle sete intensa, dell’epidemia e di altri malanni…Gli stessi Ludovico di Turingia ed il vescovo di Augusta — che Iddio li abbia in gloria — persero la vita».

La risposta di  Federico II non si fece attendere e fu dura… Nelle lettera si si difendeva e dipingeva a foschi colori gli ambiziosi disegni della Curia romana.
“Pare che la fine dei secoli si avvicini, difatti l’amore che tutto domina e vivifica, si spegne non già nei ruscelli ma nelle fonti, non già nei rami ma nei tronchi e nelle radici.
Non sono forse stati gli ingiusti anatemi che hanno oppresso e reso schiavo il conte di Tolosa ed altri principi ? Ma, dopo che l’avvilito sovrano codardamente sottomise sé e il suo regno alla Chiesa romana, il Papa, per divorarsi tutto il paese, ridusse alla miseria anzi alla morte tutti quei baroni medesimi che prima aveva sobillati ed aiutati. Tale è la Chiesa Romana con cui purtroppo ho avuto a che fare. Questa ingorda sanguisuga usa parole dolci come il miele, fluide come l’olio; ma, mentre si dichiara madre e nutrice mia, agisce da matrigna ed è causa e radice di ogni male. Sono ovunque mandati legati che legano, sciolgono, condannano ad arbitrio loro; essi hanno cura non di spargere e far germogliare il buon seme della divina parola, ma d’impinguirsi d’oro, di mietere dove non hanno seminato, veri lupi vestiti da agnelli. Pieni di inutile sapere, degeneri, spregevoli, esso osano aspirare al possesso dei regni e degli imperi, mentre la Chiesa primitiva contava ogni giorno qualche nuovo Santo e risplendeva per la semplicità dei costumi e il disprezzo delle grandezze. Nel vedere oggi l’inguaribile avarizia dei sacerdoti romani chi non temerà che non rovinino le mura del tempio, cui sono date basi tanto diverse da quelle che pose il nostro Signore Gesù Cristo ?
Quando l’impero romano, destinato a difesa della Cristianità, è assalito da nemici e da infedeli, l’imperatore brandisce la spada, conoscendo i doveri che il suo ufficio e il suo onore gli impongono, ma che c’è più da fare e da sperare se è proprio il padre di tutti i Cristiani, il successore dell’Apostolo Pietro, il vicario di Cristo quegli che spinge i nemici contro di noi ?
Si riunisce pertanto il mondo intero per scuotere il giogo insopportabile e impedire il generale pericolo; perché non si sottrarrà alla generale rovina che ora non soccorre l’oppresso e dimentica che corre pericolo la sua stessa  vita quando è già in fiamme la casa del vicino”.
Per la cronaca il lunedì di Pasqua, 23 marzo 1228, il papa pronunciò l’ennesima e violentissima predica contro Federico II, rinnovando la scomunica. I sostenitori dell’Imperatore, un gran numero, presero le armi e costrinsero Gregorio IX a fuggire da Roma rifugiandosi a  Perugia….

9. Jolanda partorisce a Castel Del Monte Corrado IV – Jolanda muore dopo il parto – Un messaggero porta la triste notizia a Federico II –  Consegna del Diario di Jolanda… alcune pagine.
Per questa scomunica Federico sommamente adirato dalla Puglia si portò con l’Imperatrice ai Bagni di Pozzuoli, per sempre più dare a vedere al Pontefice come egli fosse davvero infermo, ed in pari tempo si affrettò a spedirgli ambasciatori per scagionarsi del voluto fallo ma il Papa fu irremovibile nella sua determinazione
L’anno seguente l’imperatore era a Barletta per un parlamento mentre la regina Jolanda si trovava ad Andria, Castel del Monte, pronta per dare alla luce. 

Castel del Monte – Stampa del 1920




Il 25 o il 26 aprile del 1228 partorì Corrado che in futuro succederà sul trono del padre e su quello della madre, Regina di Gerusalemme e di Sicilia.
Morì alcuni giorni dopo il parto ( 6 – 11 giorni), le fonti parlarono di setticemia. Morì alla presenza dei notabili del regno che erano stati convocati dall’imperatore per partecipare ad una curia indetta a Barletta. Il suo corpo venne sepolto nella Cattedrale di Andria.

La morte di Jolanda ad Andria in una miniatura del XIII secolo

Cattedrale di Andria



Giovanni Villani e altri scrittori guelfi scrissero: “l’Imperatrice, che seco andava gravida, dette alla luce in Castel del Monte un figliuolo, cui fu posto il nome di Corrado, dal padre più degli altri figli teneramente amato. Senonché nei primi giorni di maggio, dieci dì appena dopo il parto, come a Dio piacque, la sventurata Iolanda, per i travagli del puerperio, non già per inumane sevizie, fattele dal marito, come scrissero Giovanni Villani, e gli altri scrittori Guelfi, disgraziatamente se ne morì lagrimata senza fine da Federico, e rimpianta sopra tutti dalla città di Andria, che nella quasi totale ribellione delle città Pugliesi, all’ Imperatore restò fida così, da meritare di essere dal medesimo appellata fedele e diletta al suo cuore: Andria fidelis, nostris affixa medullis! “
Si crede, dice Matteo Camera, facendo eco a tutti gli altri storici, che l’Imperatore abbia fatta seppellire la sventurata Iolanda nella cripta della Cattedrale di Andria.
Il Muratori scrisse: « Partorì l’imperatrice Iolanda in quest’anno in Andria di. Puglia con dare al marito un principe maschio, a cui fu posto nome Corrado, ma ella stessa morì di quel parto, compianta da tutti ». Ann. 1228, Vol. VIII

Quale fu il comportamento di Federico alla notizia della morte della moglie ?

Nelle pagine seguenti appare una Jolanda diversa da quella su descritta. Forse la giovane fanciulla con il passare dei giorni riprese coraggio e decise di lasciare di sé un immagine diversa da quella rabbiosa, paurosa quasi isterica. Un immagine che pur avvolta da una perenne malinconia s’arricchisce di un acquisita maturità nella consapevolezza della sua condizione.

7 maggio 1228 – Federico II si trova nel suo castello di Brindisi e stava studiando i preparativi per la Crociata.  Gli fu annunciato un messo dal Castello di Otranto.
Il messaggero entrò… s’inchinò.
Mio figlio sta bene ?” chiese Federico.
“Sì, vostra maestà. Il principe è in buona salute. Purtroppo è la morte della regina che vi annunzio”.
Federico rimase silenzioso… i suoi occhi verdeazzurri non facevano trasparire alcun sentimento…. nessuna tristezza…. nessun dolore…. solo indifferenza.
“Quando è accaduto ?” domandò.
“Ieri” e il cavaliere consegnò all’Imperatore un involucro aggiungendo: “ questo è il diario di Vostra Moglie”.
Federico prese il pacco e tirò fuori il piccolo libro finemente rilegato…
“Lasciatemi solo” aggiunse…
Federico cominciò a sfogliare le pagine di vita del libro.. la scrittura come d’incanto, pagina dopo pagina, passava da quella di una bambina a quella di un adolescente. Guardava le pagine con indifferenza… poi come d’incanto cominciò a leggere,,,,,

1219  - Veleno, sangue, morte
“Oggi la mia matrigna ha tentato di avvelenarmi. Mio padre è giunto appena in tempo per togliermi il calice dalle labbra. La malefica Stefania ha cercato di fuggire ma mio padre l’ha fermata ed ha incominciato a picchiarla. Io ho urlato e lui si è fermato ma per Stefania non vi era nulla da fare…. Era morta”.

1222
“Oggi ero nella mia camera quando mio padre mi ha raggiunto per annunciare la sua partenza. Ormai ho 10 anni ed è ora che comincino le ricerche del mio sposo. Non voglio che mio padre mi lasci sola, non voglio lasciare la mia terra”.

1224
“Mi è giunta una missiva da parte di mio padre. E’ fatta, sarò sposa di Federico II di Svevia. Non Voglio !!! E’ Vecchio !!! E’ già stato sposato e sua moglie è morta da poco. Ma cosa posso fare, la mia voce è silenziosa, nessuno l’ascolta…. soprattutto mio padre, A lui interessa solo mantenere il governo del Regno di Gerusalemme. Perché tutti mi usano ? Perché non posso rimanere nella mia terra e un giorno governarla io stessa ? Pensano non ne sia capace, potessi….. lo dimostrerei !”

1225 Agosto  - Acri
“ Fra pochi giorni giungerà la flotta di galee imperiali che mi scorterà dal mio sposo…. Il palazzo è in fermento, prima della partenza verrò sposata da Federico per procura. Come si può essere unite a qualcuno che non è neppure presente alla cerimonia !”
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“ Oggi è giunta l’ambasceria imperiale. Domani mi sposerò ! Non riesco a dormire il caldo mi sembra più insopportabile del solito e domani dovrò indossare abiti riccamente decorati che mi fanno sudare ancora di più. Ma perché non ha scelto un’altra sposa ? Perché proprio io ?”.
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“Questa mattina sono stata condotta alla chiesa di Santa Croce tra due ali di folla…. Il mio popolo. La maggior parte urlava e mi acclamava, ma ho notato alcune donne, soprattutto anziane, che piangevano invocando il mio nome. Come avrei voluto piangere anch’io, ma non potevo, mi era stato proibito. Prima di uscire mi era stato ordinato di comportarmi secondo il mio rango e di sorridere. Ho sorriso ma nel cuore piangevo, il Vescovo di Patti fungeva da procuratore per Federico. È stato lui, ponendomi, l’anello nuziale al dito, a sposarmi per suo conto. Neppure l’anello è giusto per me ! Troppo grande, ho rischiato di perderlo. Dovevo tenere le dita strette, strette, altrimenti sarebbe volato via. Ora le mie dame lo stanno ricoprendo di stoffa, almeno potrò muovere le dita !!! Domani partirò per Tiro”.

Settembre – Tiro
“ Oggi sono stata incoronata Regina di Gerusalemme dal Vescovo Rodolfo, Patriarca di Gerusalemme. Se sono stata adulta per sposarmi, lo sono anche per essere incoronata ! Già una corona che non porterò mai, se non di nome. Mio marito e mio padre se la contenderanno. Quindici giorni di festa per la mia incoronazione. Sarò regina solo per questi giorni. Sto cercando di godermi ogni momento… vengo adulata, corteggiata… per la prima volta mi sento amata !”.
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“Oggi sono stata consegnata… neppure fossi una missiva, ad un frate dello ordine teutonico e imbarcata alla volta della Puglia. Ad accompagnarmi, oltre alle mie dame,  ci sono Simone di Maugastel, arcivescovo di Tiro, Baliano, signore di Sidone, mio cugino e sua sorella Anais. Ho chiesto di poterci fermare a Cipro, per potere salutare zia Alice, spero mi accontentino”.

Ottobre – Cipro
“ Solo pochi giorni, ecco cosa mi hanno concesso. Solo due giorni. Domani ripartiamo. Questa sera dopo la cena sono uscita e ho raggiunto la spiaggia. Guardavo il mare e la mia terra. Piangendo le ho detto addio, addio per sempre”.

Novembre – Brindisi
“  Sono giunta Brindisi e ho conosciuto il mio speso. Sono stata accolta con grande pompa, Federico è bello, amarlo non sarà un problema. Come sono felice, forse non è stato un errore questo matrimonio. Non ho mai incontrato uomo più bello di Federico. Al molo c’era anche mio padre, erano tre anni che non lo vedevo”.

9 Novembre
“ Oggi Federico ed io siamo stati nuovamente uniti in matrimonio nella Cattedrale di Brindisi. La solenne cerimonia è stata rimandata più volte perché non giungeva la dispensa palale, non sapevo che Federico ed io eravamo cugini di terzo grado”.

10 Novembre
“ Umiliata, sono stata umiliata come mai avrei potuto immaginare. Federico la scorsa notte non è venuto nelle mie stanze. L’ho atteso invano per tutta la notte. Questa mattina le mie dame mormoravano e ridacchiavano… devo essere anche derisa… ho fatto questo lungo viaggio per essere derisa ed umiliata… Poi ho saputo, Federico ha trascorso la notte con Anais, la bella Anais. La balia mi aveva sconsigliato di portarla con me, perché non le ho dato ascolto ? Umiliata, derisa abbandonata… sì anche abbandonata… Federico questa mattina è partito senza neppure salutarmi. Sono andata a lamentarmi con mio padre e per tutta risposta ho ottenuto le sue di lamentele… Federico non intende rispettare gli accordi e assumerà direttamente la reggenza di Gerusalemme. ecco tutti vogliono la mia corona, io sono solo una corona !!!”,

1226 Marzo
“Non vedevo Federico dal nostro matrimonio, oggi quando è giunto il mio cuore ha cominciato a battere forte… forte. Ho voluto indossare l’abito più bello e mi sono fatta acconciare i capelli… che stupida…. Un’altra delusione… era solo venuto a confermare alcuni privilegi in favore dell’Ordine teutonico relativi al Regno di Gerusalemme… ed è ripartito dopo poche ore. Sono sola… sempre più sola”,

Luglio 1226 – Castello di Terracina
“ Federico mi ha ordinato di raggiungerlo.

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15 Agosto 1226 – Otranto
“Finalmente Federico si ricorda di me….. mi tratta da sposa e regina. Abbiamo solo pochi giorni, poi Federico dovrà andare a Brindisi per preparare la Crociata ed io ritornerò nuovamente sola”,
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Settembre 1227
“Aspetto un bambino… un bambino…. Come sarà felice Federico. Ho già mandato un messaggero ad annunciarglielo. Spero di vederlo presto”,

Marzo 1228
“Ormai manca poco alla nascita del mio bambino, vorrei avere Federico, qui, accanto a me.
Invece ancora una volta sono sola. Ogni tanto ricevo delle missive dove si informa della mia salute e del procedere della gravidanza. Se non fosse per il bambino che porto in grembo non vi sarebbero neppure quelle”,

26 Aprile 1228
“Ieri ho dato alla luce mio figlio. Suo padre aveva già ordinato che se sarebbe stato maschio si sarebbe chiamato Corrado. Il mio piccolo Corrado è un bimbo forte come suo padre… ha la mia carnagione scura ma gli occhi sono quelli di Federico, due stelle verdeazzurro…. Io sono tanto stanca…….”

Era l’ultima pagina… nel diario così come nella vita della sfortunata Jolanda scenderà dopo pochi giorni il silenzio…
Federico chiuse il diario… per un attimo quegli occhi verdeazzurro tanto “cantati” si velarono di tristezza… poi si alzò … ripose il diario nel cassetto dello scrittoio e chiamò lo scudiero.
“Fate preparare i cavalli, andiamo ad Andria a prendere mio figlio”, 
La  storia di Jolanda, appena sedicenne, non finisce con questa frase….sarebbe triste ed ingiusto… Ritornerà in vita con sorprendenti vicende..dopo circa 8 secoli….






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