ENCICLOPEDIA DELLE DONNE (QUiNTA PARTE) - JOLANDA (ISABELLA) DI BRIENNE
JOLANDA (ISABELLA) DI BRIENNE - SECONDA MOGLIE DELL'IMPERATORE
FEDERICO II DI SVEVIA
FEDERICO II DI SVEVIA
REGINA DI GERUSALEMME E DI SICILIA
Sposò Federico II a 14 anni e morì di parto quando aveva 16 anni...un matrimonio voluto dalla Chiesa .....il suo Triste "Diario"
Indice
1.
Gli
Avvenimenti che la portarono sul trono di Gerusalemme;
2.
Il
padre Giovanni alla ricerca di un marito per la piccola Jolanda – Gli accordi matrimoniali a Castel Fiorentino
(Foggia) per lo sposalizio con Federico II di Svevia - Giovanni di Brienne in pellegrinaggio al
Santuario di Santiago di Compostela e il suo matrimonio con la ventenne
Berenguela;
3.
La flotta imperiale si reca a Gerusalemme per
prelevare la regina Jolanda – Il matrimonio ad Acri (Palestina) per procura –
L’iralità dei sudditi – La partenza della regina per Brindisi, la sosta a Cipro
e la malinconia di Jolanda;
4.
L’Arrivo
a Brindisi – L’indifferenza di Federico II – I
motivi per cui Federico II di Svevia sposò Jolanda… l’ordine da parte
del Papa;
5.
Il
Matrimonio nella Cattedrale di Brindisi – I doni degli Sposi alla Cattedrale:
le reliquie di San Teodoro d’Amasea e l’Idria di Cana;
6.
Il
ricevimento nuziale nel Castello di Oria – La disperazione di Jolanda e i
rimproveri di Federico II - Federico II
e Anais - Federico II dedica ad Anais
una poesia d’amore;
7.
Federico
II a Brindisi si prepara per la VI Crociata – Anais è con l’Imperatore – Il
dialogo tra Yasaae e Anais – Federico II e Fadì – Il messaggio sulla morte di
San Francesco d’Assisi – L’imperatore e San Francesco d’Assisi s’incontrarono
mai ?
8.
Federico
II parte per la VI Crociata – Il fallimento della spedizione – La scomunica del
Papa nei confronti di Federico II – La lettera di Federico II ai Principi sulle
condizioni morali della Chiesa Romana.
9.
Jolanda
partorisce a Castel Del Monte Corrado IV – Jolanda muore dopo il parto – Un
messaggero porta la triste notizia a Federico II – Consegna del Diario di Jolanda… alcune
pagine.
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Gerusalemme alla
fine del XV secolo
"Gerusalemme", di Conrad Grünemberg - 1487
1.
Gli avvenimenti portarono
Jolanda sul trono di Gerusalemme
Jolanda
(Isabella) di Brienne, regina di Gerusalemme, nacque ad Acri (in Palestina) alle
fine del 1212. Era figlia del crociato Giovanni di Brienne e di Maria di
Monferrato, regina di Gerusalemme. Portava anche lo stesso nome della nonna materna
(Isabella) e dopo la morte della madre, avvenuta durante il parto, diventò
regina di Gerusalemme. Per la sua minore età il Regno fu retto dal padre.
Giovanni Di
Brienne
(Olio su tela di Francois Edouard
Picot, 1845
Reggia di Versailles, Francia)
Stemma Casato
Brienne
Maria di
Monferrato (degli Aleramici) (1191,1212) era figlia del re
e marchese Corrado
degli Aleramici e della regina Isabella I di Gerusalemme.
Il 28 aprile 1192,
stava per concludersi la rivalità tra Guido di Lusignano e
Corrado di
Monferrato sulla successione al trono di Gerusalemme.
Con la morte della
regina Sibilla, moglie di Guido di Lusignano, salì al trono la
sorellastra
Isabella I, moglie di Corrado di Monferrato.
Tra Corrado e
Guido ci furono degli scontri e alla fine Riccardo Cuor di Leone,
che stava per
concludere la Terza Crociata, capì che non poteva rientrare in
Inghilterra senza
aver risolto prima la questione della successione al trono di Gerusalemme.
Il destino della
corona fu sottoposto al voto dei baroni del regno.
Corrado fu eletto
re con la moglie Isabella I e Guido dovette accettare la sconfitta
ottenendo in
cambio la “Terra” di Cipro.
Dopo pochi giorni,
28 aprile 1192, Corrado fu ucciso da una setta di assassini nella città Santa.
Uno strano
destino per Isabella I, nonna della
nostra Jolanda, che si vide
privata del
marito, dalla follia omicida di fanatici, e dovette accettare per
motivi politici
un nuovo matrimonio.
A circa una
settimana dalla morte del marito, Isabella I sposò il 5 maggio Enrico II,
Conte di
Champagne, nipote del re d’Inghilterra, Riccardo, e
del re di Francia,
Filippo II (Filippo Augusto).
Al momento delle
nozze Isabella I era già incinta di Maria (madre di Jolanda o Isabella II)
Interessante fu il commento del cronista Iamd ad-Din al-Isfahano
che fu presente alle nozze:
«Enrico di Champagne sposò la moglie del Marchese la
notte stessa, sostenendo di avere il maggior diritto alla mano della moglie del
morto. Lei era incinta, ma questo non gli impedì di unirsi a lei, il che è
ancora più disgustoso del congiungimento della carne. Chiesi ad uno dei loro
cortigiani a chi sarebbe stata attribuita la paternità ed egli disse: “Sarà il
figlio della regina”. Voi vedete la licenziosità di questi orribili Infedeli!”
Maria nacque
nell’estate del 1192.
Enrico II di
Champagne morì nel 1197 ed Isabella I effettuò un nuovo matrimonio con
Amalrico II di
Cipro che divenne con la moglie sovrano di Gerusalemme.
Almarico II morì
l’uno aprile 1205 e la moglie Isabella I… cinque giorni dopo.
Il regno venne
quindi affidato alla tredicenne Maria mentre il suo fratellastro Ugo, nato da
un precedente matrimonio del patrigno Almerico II, sposò la sorellastra di
Maria, Alice di Champagne,
nata dal
matrimonio del primo patrigno Enrico II con la madre Isabella I.
Nel 1209 i baroni
del Regno decisero di fare trovare un degno marito
alla giovane Maria
e l’assemblea dei baroni e del prelati si rivolse a Filippo II di
Francia per un
parere. Naturalmente il re di Francia propose subito un suo vassallo.
La sua scelta
cadde su Giovanni di Brienne che per la verità non era molto ricco.
Come mai la scelta
di Giovanni di Brienne che non era un personaggio di spicco della nobiltà?
È un interrogativo
che ancora oggi suscita dibattiti.
Il sovrano Filippo
II e l’immancabile papa Innocenzo III, sempre presente nelle
Vicende intrigate e
ricche di espedienti, pagarono addirittura la somma di 40.000 ducati ciascuno
per consentire a
Giovanni di Brienne di finanziare le sue obbligazioni reali.
Il matrimonio fu
celebrato a Tiro il 4 settembre 1210 e
vennero incornati sovrani di Gerusalemme il 3 ottobre 1210 nella cattedrale di
Tiro.
Miniatura del XIII
secolo in merito all’incoronazione di Maria di Monferrato e
di Giovanni di
Brienne
Le nozze tra
Giovanni di Brienne e Maria di Monferrato furono celebrate
da Alberto di
Gualtieri…. Patriarca di Gerusalemme su nomina di papa Innocenzo III.
Appartenente ai
Canonici Regolari della Santa Croce di Mortara, in provincia di Pavia, aveva
ricoperto la carica di vescovo prima a
Bobbio e successivamente dal 1185 a
Vercelli.
Come abbiamo visto nel 1212 Maria diede
alla luce la figlia Yolanda (o Isabella) per poi morire quasi subito dopo il
parto a causa probabilmente di una febbre puerperale.
Il padre conservò la corona ma come
reggente per conto della figlia.
Nel
1214 il padre Giovanni si sposò con Stefania d’Armenia, figlia del re Leone. La
matrigna Stefania nel 1219 tentò di avvelenare la piccola Jolanda. Il macabro
tentativo fu fermato da Giovanni che in preda all’ira colpì la moglie in modo
così violento da ucciderla.
(Stefania
e Jolanda era parenti a prescindere dal rapporto coniugale con Giovanni di
Brienne.
Stefania
era figlia di Leone, primo re d’Armenia e della sua seconda moglie Sibilla di
Lusignano. Sibilla era figlia di Amalrico II di Cipro e di Isabella I di
Gerusalemme , nonna di Jolanda. In base a questo vincolo Stefania era
sorellastra della madre di Jolanda e quindi zia della stessa Jolanda).
2. La ricerca di un
marito per la piccola Jolanda
Nei
primi giorni del 1222 Giovanni si recò in
Occidente lasciando Jolanda, aveva compiuto 10 anni, a Gerusalemme. Un viaggio
che aveva come obiettivo la ricerca di fondi economici presso le corti europee
per il suo deficitario regno. Una ricerca di fondi che eventualmente poteva
essere collegata con un possibile matrimonio dell’unica figlia con qualche
regnante. Salpò da Acri accompagnato da rappresentanti ecclesiastici e
importanti figure: il Cardinale Pelagio, legato papale; Rodolfo di Merecourt,
patriarca di Gerusalemme; Garin de Montagu, Gran Maestro degli Ospitalieri. La
città da raggiungere …Brindisi.
Giunse
a Brindisi alla fine di ottobre per proseguire il suo lungo viaggio verso la
corte papale e quella di Filippo Augusto, re di Francia. Nel frattempo Ermanno
di Salza, gran maestro dei cavalieri teutonici, cominciò ad intavolare
trattative per un possibile matrimonio tra la giovane Jolanda (11 anni) e
l’imperatore Federico II che da pochi mesi era rimasto vedovo di Costanza
d’Aragona (deceduta il 23 giugno 1222 e
quindi da appena quattro mesi).
Hermann (Ermanno) von Salza
Giovanni
restò perplesso anche se lusingato della proposta di matrimonio per la figlia.
Un atteggiamento legato alla valutazione della
differente età tra i due ma alla fine fu per conquistato dal desiderio
di mantenere il titolo del regno. Queste due considerazioni ritardarono
l’approvazione del matrimonio. Ermanno promise a Giovanni che avrebbe mantenuto
la reggenza del Regno fino alla sua morte. Il papa Onorio III diede un
ulteriore spinta al verificarsi dell’evento perché nell’unione tra Jolanda e
Federico intravedeva una nuova spinta per l’auspicata crociata.
Onorio III
(Opera di Giotto
di Bondone)
Castel Fiorentino
– Foggia
Filippo II Augusto, re di Francia (dipinto di Louis
Felix Amiel, 1837)
La
trattativa matrimoniale si concluse nella primavera del 1223 a Castel Fiorentino.
Gli accordi
matrimoniali
furono graditi dall’anziano Giovanni di Brienne che fece quindi cadere ogni
riserva o perplessità legata alla forte differenza d’età tra l’Imperatore e la figlia Jolanda quando
gli fu assicurato, da Ermanno di Salza, che
gli “sarebbe stata riconosciuta la reggenza del Regno vita natural durante”.
Decisamente
contrario era invece il re di Francia che si vide escluso dalla vicende legate
al Regno di Gerusalemme malgrado gli appoggi che aveva, in un recente passato,
concesso a Giovanni.
Con
il matrimonio il controllo del Regno di Gerusalemme passava all’Imperatore
Federico II di Svevia, re di Sicilia.
Le
nozze furono programmate per il 25 novembre 1225 nella Cattedrale di Brindisi. In quella data
Jolanda avrebbe raggiunto la maggiore età consentita per un matrimonio….. 13
anni.
Giovanni di Brienne dopo gli accordi
matrimoniale di Castel Fiorentino tornò a Gerusalemme e nel 1224 intraprese un
altro viaggio in Occidente.
Infatti
nel 1224 Giovanni di Brienne si recò in pellegrinaggio al Santuario di Santiago
di Compostela ed ebbe per l’occasione un incontro con il re di Leòn Alfonso IX.
Il
re Alfonso IX propose a Giovanni la mano della figlia Sancha (di 33 anni),
avuta dal primo matrimonio con Teresa Sanchez (figlia del re del Portogallo).
La
seconda moglie del re Alfonso, Berenguela I (regina di Castiglia), propose
invece la mano della figlia ventenne Berenguela
che Giovanni, ormai sessantaseienne, accettò. Il matrimonio fu celebrato
nel 1224 a Toleto (Dal matrimonio nacquero quattro figli/e: Maria, Alfonso,
Luigi e Giovanni).
3. La flotta
imperiale parte per Gerusalemme con il compito di condurre la regina Jolanda di
Brienne a Brindisi per le nozze con Federico II
Nell’agosto
del 1225 il conte Enrico di Malta, a capo di una flotta di galee imperiali, le
cronache parlano di almeno 14 o venti galee, partita da Brindisi, giunse in
Siria con l’incarico di accompagnare e scortare la regina Jolanda a Brindisi. Dell’ambasceria
imperiale faceva parte anche Giacomo, Vescovo di Patti (futuro arcivescovo di
Capua) che aveva la funzione di procuratore di Federico II.
La
flotta giunse ad Acri e si recò nella Chiesa di Santa Croce dove il Vescovo
Giacomo sposò, in nome dell’imperatore, la giovane ragazza.
Acri (Israele)
Acri – Planimetria
Medievale
Un
atto dovuto per procura ponendo l’anello nuziale al dito della fanciulla. Un
avvenimento che suscitò clamore, a tal punto che nell’”Estoire di Eracles” si narra che la gente si meravigliò del fatto
che una donna andava in sposa ad un uomo che era “assente”, lontano. La gente
non capì che quello era un comando del papa. Dopo il matrimonio Jolanda partì
per Tiro dove venne incoronata Regina di Gerusalemme. Era ormai “adulta” e
tutto si svolse, com’è facile immaginare con una cerimonia molto solenne,
celebrata da Rodolfo di Merencourt, alla presenza della più alta nobiltà
Orientale.
Tiro
I
festeggiamenti durarono circa quindi giorni. Venne quindi affidata ad un frate dell’Ordine
Teutonico. S’imbarcò a Tiro e le galee presero il largo per la Puglia. Al suo
seguito c’erano anche il vescovo di Tiro, Simone Maugastel, e Baliano, Signore
di Sidone, cugino della sposa. Durante la traversata si fece tappa a Cipro dove
Jolanda visitò la zia, la regina Alice.
Aliche di
Champagne
Zia di Jolanda in
quanto sorellastra della madre Maria
Si
narra che la zia con le sue dame furono prese da una profonda commozione quando
la giovane sposa, forse prevedendo la sua tragica fine, sussurrò “tristi parole d’addio alla sua terra che
non avrebbe più visto”. Una frase che è riportata nelle “Gestes des Chiprois ”.
4. L’arrivo della Regina a Brindisi
La
flotta giunse nel porto di Brindisi dov’erano presenti lo sposo Federico II e
il padre di Jolanda, Giovanni. Naturalmente l’arrivo fu festeggiato con grande
regalità come si addice ad un importante evento. Dalla scaletta della galea, scortato dai
cavalieri Teutonici, scese un piccolo gruppo di donne con al centro Jolanda. La
giovane tredicenne era vestita con ricchi abiti siriani da cerimonia nuziale.
Sotto il leggero velo che le copriva dolcemente il viso, erano visibili i
lineamenti di un adolescente. Accanto alla principessa, il padre Giovanni che
s’inchinò all’imperatore. Federico II, già poco compiaciuto di sposare una
tredicenne, (aveva 31 anni e sentiva la mancanza della sua prima moglie
Costanza), tradì la sua delusione quando la giovane gli si avvicinò quasi
paurosa. L’imperatore senza neanche guardarla, fece un piccolo discorso: “Noi, Federico II di Svevia, diamo il
benvenuto nel Regno di Sicilia alla futura Regina di Gerusalemme”. Il
matrimonio già in questi primi momenti sembrò avvolto da tristi presagi.
Brindisi - il porto attuale
Brindisi –
Castello Svevo
Perché Federico II
s’accingeva a sposare Jolanda di Brienne ?
E’
necessario tornare un po’ indietro nel tempo. Federico si trovava con il suo
fedele capitano saraceno Jaffar e alcuni militi saraceni in campagna per una
battuta di caccia forse vicino al castello di Lucera. Un cavallo al gran galoppo
si sta avvicinando al gruppo… questo attirò la loro attenzione.
Un Saraceno di
Lucera
Il
cavaliere raggiunto il gruppo, scese dal cavallo e s’inchinò al cospetto di
Federico II. La sua voce era tremante: “Il
Gran Maestro Hermann Von Saltz (Ermanno di Salza) vi chiede di raggiungerlo al castello”.
L’imperatore
salì in sella al suo cavallo “Drago” e scortato dal suo fedele Jaffar s’avviò
verso il castello. Giunto al castello trovò il suo fedele Yasaar ad attenderlo
che esclamò: “il teutonico è ansioso di
vederti”.
L’imperatore
guardò preoccupato Yasaar ed insieme si avviarono per raggiungere la sala del
trono. Nella sala lo aspettavano Pietro ed Hermann che erano in preda ad un
stato ansioso che non riuscivano a nascondere.
(Pietro
è Pier delle Vigne, notaio, letterato, calligrafo alla corte di Federico II.
Aveva anche funzioni di “dictatores” cioè di colui che redigeva documenti e
soprattutto lettere e circolari dell’Imperatore. Viene spesso indicato con il
termine di Petrus de Vinee).
Pier delle Vigne
Pier delle Vigne
fu citato da Dante nella “Divina Commedia”, nel
XIII canto
dell’Inferno, cioè nella “selva dei suicidi”.
Insieme ai suicidi
è condannato ad essere un arbusto secco per l’eternità ed
anche nel giorno
del giudizio non potrà ritornare nel suo corpo.
Dante però “lo assolve dall’accusa di aver tradito
l’Imperatore”.
La caduta in
disgrazia di Pier delle Vigne è uno dei tanti misteri storici.
In una lettera
inviata da Federico II a suo genero,
Riccardo di Caserta, cita
come Pier delle
Vigne, il suo stimato consigliere, ha “trasformato
il bastone della
giustizia in un
serpente… recando pericolo e danno all’impero”.
Secondo
l’Imperatore il suo ministro si sarebbe macchiato di corruzione, denunciando
come nemici dello
Stato delle persone innocenti e questo per poterne
confiscare i beni.
( La fama di
vittima di Pier delle Vigne risale ad un periodo successivo
alla dominazione
sveva. Per questo motivi i giudizi di colpevolezza o di
innocenza
sarebbero legati alle diverse fonti politiche del tempo, ghibellina o
filo-papale).
Herman
raggiunse l’Imperatore e dopo averlo salutato, disse: “ Ho un
messaggio di sua santità ! Il pontefice vi richiama al vostre dovere… Vi ordina
di prendere in sposa la figlia di Giovanni di Brienne!”.
Federico
ebbe un sussulto e si voltò, pieno d’ira,
verso Hermann: “Cosa ? La chiesa mi
chiede di prendere in sposa una tredicenne !”.
Pietro
rispose: “Una tredicenne che porta la
corona di Gerusalemme”.
Pronta
la risposta di Federico: “ per
conquistare la corona di Gerusalemme dovrei sposare le figlia di un uomo
presuntuoso e stolto…Ah, io so perché il papa spinge tanto per questo
matrimonio”.
Hermann:
“Il papa vuole che sia il cristiano
d’Occidente ad occupare il trono di Gerusalemme e vi ordina di partire per la
Terra Santa”.
Nella
sala del trono scese il silenzio. Federico
si volse verso il suo fedele Yasaar che in silenzio abbassò lo sguardo.
Hermann
aggiunse in un atmosfera ricca di tensione: “
La situazione precipita… dopo la caduta di Damietta, i cristiani sono in serio
pericolo. Oltre 200 chiese sono state bruciate e distrutte. Non possiamo più
ignorarlo”.
Federico
era adirato : “ E’ solo il potere che il
papa vuole”.
“Giusto” replicò
Pietro, “ Il pontefice crede che sposando una siriana il soggiorno di Federico a Gerusalemme si
prolungherà più del dovuto. Con l’imperatore lontano la chiesa farà in modo di
avere il pieno controllo in Europa”.
“Ma si sbaglia !
Questo non accadrà”
esclamò Federico con il volto teso e le mani strette in un pugno.
Pietro
gli si avvicinò..”So che volete trovare
una soluzione diplomatica a un conflitto con gli arabi. Allora quale migliore
auspicio di un matrimonio con la futura regina di Gerusalemme…Un conflitto con
il popolo arabo porterà a gravi conseguenze economiche, per non parlare delle
conseguenze che potremo subire con i musulmani di Lucera. Sposate Jolanda…..”.
“Pietro ha ragione” replicò
tranquillamente Yasaar.
Federico
era triste.. con aria rassegnata si adagiò lentamente sul trono ed esclamò: “ Troppi prima di me hanno compiuto massacri
in nome di Dio… Ma se non conquisto Gerusalemme non sarà difficile per il papa
far credere al popolo che io non sono degno di essere l’imperatore…. L’impero
andrà in frantumi…manterrò la promessa data… ma lo farà a modo mio….Andate ora
!”.
Nella
sala con l’imperatore rimase solo Yasaar il fedele capitano della guardia
saracena. Federico riprese a parlare con il suo capitano e gli rilevò l’intento
di intavolare trattative di pace con il sultano al-Kamil
Yasaar
era preoccupato.. “scatenerà la chiesa”….Federico fermò il suo discorso e con grande consapevolezza gli rilevò che “il mio nemico si scatenerà comunque!”.
I
due entrarono in un dialogo più intimo… erano legati da un amicizia fraterna.
Yasaar gli confidò che era innamorato di Jamina.
“Non mettere mai
una donna dinnanzi ai tuoi doveri” esclamò Federico.
Pronta
fu la risposta del suo capitano: “io sarò
sempre con te se è questo che ti preoccupa”.
“No… non è questo
che mi preoccupa….è che tu….. tu possiedi ciò che vorrei avere”, rispose
l’Imperatore.
Incominciò
a mostrarsi la figura di un imperatore che abbandonati i suoi
“abiti”regali assunse atteggiamenti
umani ricchi di momenti legati ad emozioni, sentimenti.
Pronta
fu la risposta di Yasaar: “ma che dici..
tu hai tutto ciò che un uomo può desiderare”-
“Credi che
soddisfare le mie voglie con una cortigiana vuol dire avere tutto ? Non è amore
ciò che provo per quelle donne ! Loro soddisfano il mio desiderio e riempiono
la mia solitudine, ma non alimentano l’amore”. Traspare un
Federico che era ancora in sofferenza per la morte di Costanza,,, una donna a
cui doveva tutto… Una mancanza che si rilevava anche nello stato fisico del
sovrano che soffriva d’insonnia e spesso nelle notti si affacciava nel terrazzo
come a cercare la sua Costanza.
Una
Costanza che in certi momenti aveva quasi volutamente allontanare da sé in
qualche castello del suo regno.
“Guarda i miei occhi” aggiunse.. ma Yasaar
era quasi intimorito e volse lo sguardo altrove.. ”No.. continua a guardare. Cosa vedi ? Amore ? O riesci a vedere solo
quello che tutti gli altri vedono un uomo terribile che può ucciderti con il
suo sguardo…La mia immagine fa così paura al mondo ?"
Emmanuele
Merra, (Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol I,
pagg.1-7)…
“Il
matrimonio tra Jolanda e Federico II era legato all’antico ideale dei Pontefici
Romani di liberare la sacra terra di Palestina caduta nelle mani dei seguaci di
Maometto. Emmanuele Merra citò come …” Laonde dal giorno, in cui Urbano II e
Pier l’Eremita fecero risuonare le valli ed i monti di Clermont del celebre
grido: Dio lo vuole! Dio lo vuole! grido che ebbe un’eco dall’uno all’altro
capo d’ Europa, e tutta l’animo al sacrato conquisto; i Papi non tralasciarono
giammai di esortare efficacemente i principi cristiani alla liberazione del
gran Sepolcro di Cristo”. Papa Onorio II sperava di aver trovato nell’imperatore
l’uomo capace di dare avvio alla Sesta Crociata ma “lo Svevo, dopo di aver fatto molte promesse, menzognero quale fu
sempre. non ne mantenne alcuna! “
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5. Il matrimonio
nella Cattedrale di Brindisi
Il
9 novembre 1225 si svolse nella Cattedrale di Brindisi una seconda cerimonia
nuziale presieduta dal vescovo Giovanni.. Fu necessaria una dispensa papale
perché i due sposi erano cugini di terzo grado.
Lo
“sponsalicium”, il giorno delle nozze, era il momento del trionfo della donna
perché si sentiva protagonista. Neanche in occasione del parto era fatta
oggetto di tante attenzioni, di doni, di festeggiamenti pubblici. La cerimonia
religiosa fu convalidata dalla benedizione davanti alla chiesa, resa
obbligatoria nell’Italia meridionale-bizantina dalla Novella 89 di Leone IV, il
Filosofo, verso l’894. Le modalità di benedizione erano stabilite da una assise
di Ruggero II e ci sono tramandate dai documenti del XII secolo. Particolarmente
importante è il documento tranese del 1180 in cui si esplicita che in occasione
di tale benedizione sacerdotale era uso che gli sposi facessero oblazioni in
oro, argento e ceri alla chiesa.
Cappella con le
spoglie di san Teodoro d’Amasea
Parlare
della cerimonia, avvolta in uno sfarzo apparente, è difficile…
Per
l’occasione furono donate dagli sposi alla Chiesa le Reliquie di San Teodoro d’Amasea
dalla città anatolica di Euchaita e l’Idria
di Cana che è conservata nel Museo Diocesano.
Le spoglie del
martire giunsero a Brindisi avvolte in uno sciamito
(telo in seta
rosso dorata – Spagna )
Il telo di seta,
operato a due trame, è dal fondo dorato ed è ornato da
medaglioni
polilobati, disposti in serie ordinate in orizzontale e verticale.
Un fregio continuo
ad archetti, con piccoli fori rivolti all’interno, costituisce la cornice
del medaglione e
racchiude due grifi rampanti, addossati nei corpi e contrapposti
nelle teste. Sono
caratterizzati da anatomie poco marcate: occhio grande, becco adunco,
accenno di barba,
orecchie equine, zampe e parte posteriore del corpo dall’aspetto leonino,
ali stilizzate.
Ciascun medaglione
è circondato da rosette composte da sedici fiori rossi a otto petali
mentre motivi a intreccio, costituiti da un
quadrilobo e da quattro piccoli cerchi,
riempiono gli
interspazi tra i medaglioni.
La seta è lavorata in armatura di sciamito.
La seta è lavorata in armatura di sciamito.
Il telo presenta
delle caratteristiche tecniche e stilistiche d’ispirazione bizantino-sasanide
Seta e oro
membranaceo (noto fino alla fine del Medioevo come “oro di Cipro”,
prodotto anche a
Bisanzio, ed introdotto in Occidente verso il IX secolo)
compongono il
telo.
Le spoglie erano
contenute in una cassa d’abete
(larghezza 126 cm, altezza 26,5 cm e profondità 35 cm). Delle lastre
d’argento rivestono le quattro facce verticali della cassa. La lastra frontale
e
La laterale
sinistra presentano dei rilievi a sbalzo. Il reliquario, nella parte
superiore, è
chiuso con due grate: una semplice di ferro e l’altra d’argento e cesellata.
Nelle lastre è
narrata la vita del Santo e la loro disposizione non è lineare nel
rappresentare
La vita del
Martire. Le varie lastre furono assemblate per rivestire la cassa di legno e
furono schiodate da altri monumenti e riadattate sulle faccia della cassa.
Un riadattamento
eseguito nel XIII secolo, in età aragonese e successiva a Federico II di
Svevia.
L’adattamento è
rilevabile dal fatto che sulle lastre sono presenti dei fori di chiodi
che non furono
riutilizzati nella nuova sistemazione.
Nell’ultima lastra
del lato frontale, si nota un sovrano che giudica il santo.
Il sovrano ha per
ben due volto il volto sfigurato, abraso, ed in una addirittura il volto è
mancante.
Alcuni storici
hanno collegato le immagini del sovrano a Federico II di Svevia, il cui volto
fu reso irriconoscibile
in età angioina per disprezzo verso la casata Sveva
Le lastre a sbalzo
sembrano espressione di artigianato locale.
Oggi l’arca di San
Teodoro risale al secolo scorso ed è costituita da cristalli di Boemia.
Altra tradizione
cita l’arrivo delle spoglie a brindisi il 27 aprile 1210.
Su questa antica
Idria in pietra si è tanto discusso perché fu
considerata una “ex illix sex” cioè una delle sei idrie
nella quali Gesù
tramutò l’acqua in
vino durante le nozze di Cana in Galilea.
Delle sei idrie
adoperate da Cristo non si conosce il destino.
Nell’800 nel
giorno dell’Epifania, festa della famiglia cristiana, era consuetudine
esporre nella
cattedrale di brindisi l’antica idria che si sapeva “essere una delle
giare del miracolo di Cana”. Alcuni storici e
religiosi, Andrea Della Monaca e
Annibale De Leo,
nei loro testi citarono la vericità del vaso e vi sono dei documenti dove si
confermava
l’esistenza nella Cattedrale della Sacra Reliquia come
nel verbale del
1585, in merito alla Santa Visita di Mons De Figueroa e in quello del 1638
di Mons. Sorgente.
Verbali che furono
redatti in un periodo di estremi rigore canonico nei confronti delle Reliquie.
La giara è in
marmo serpentino a forma svasata con un altezza di 49 cm ed una
circonferenza
massima di 88 cm. Ha una capacità massima di circa 22 litri.
Ha un doppio
manico su un lato mentre l’altro è rotto.
L’idria fu
conservata per anni, fino al 1659, nel reliquario di San Teodoro, nel
vano-loculo
sottostante l’altare del SS. Sacramento, una delle cappelle laterali
della Cattedrale.
Con i lavori del 1957, necessari per la riparazione e i restauri della
chiesa dai danni
degli eventi bellici, l’idria fu sposta per sicurezza nella stanza
di lavoro
dell’Arcivescovo dove rimase custodita per decenni.
Brindisi. Federico II conferma all'arcivescovo di
Brindisi Pellegrino d’Asti (1216-22) le prerogative patrimoniali e
giurisdizionali di cui la sua chiesa godeva ab antiquo.
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Jolanda
davanti all’altare aveva il volto bagnato dalle lacrime…. Lacrime non di gioia
ma di paura..sconforto.. riviveva ancora la fredda accoglienza di Federico
che tradì la sua insofferenza
attendendo, quasi con ansia, la fine della cerimonia. La sposa era differente
dalla dolce e intelligente Costanza.. Jolanda era ancora una tredicenne…
cresciuta senza l’affetto materno, la madre morì durante il parto, e vissuta
con un padre ambizioso, stolto, occupato nel suo potere. Alcune cronache
la citavano “non di bello aspetto”
mentre altre fonti la descrivevano come una bella fanciulla, ma poco conforme
di figurare acconto ad un trentenne colto.
6. Il ricevimento
nuziale nel Castello di Oria…….
I
due “sposi” anche dopo la cerimonia erano “distanti”.. (alcune fonti citarono i
festeggiamenti nel Castello di Oria che dista da Brindisi circa 33 km) e le
ancelle sempre impegnate a rincuorare l’afflitta Jolanda. I nobili banchettavano
nella sala tra i canti dei musicanti
mentre Federico volgeva le sue attenzioni alla cugina di Jolanda..Anais.
Castello di Oria
Castello di Oria
La
solenne cerimonia sarà solo un vago ricordo che non riuscirà a colmare il vuoto
creato da una realtà triste legata al comportamento dell’imperatore nei confronti
della sposa. Le fonti citarono che Federico non trascorse la prima notte di
nozze con la moglie.. preferendo la cugina, Anais, figlia di Gualtiero di
Brienne.
Horst
riferisce che; “ l'affermazione che Federico abbia trascorso la prima notte
di nozze con Anais anziché con la moglie è eccessiva, ma non fa troppa
meraviglia che quest'uomo tanto spregiudicato in faccende d'amore sia stato
attratto da una più matura e avvenente donzella”.
Il
racconto è duro… triste..
La
stanza nuziale è pronta, riccamente decorata. Le pareti ornate da arazzi con
scene di caccia e le finestre celate da tende di damasco blu (un tessuto
originario della Cina ma il cui nome deriva dalla città siriana di Damasco che
ne fu grande produttrice ed esportatrice nel XII secolo). Sul letto nuziale
cuscini realizzati da artigiani arabi e rivestiti con stoffe orientali. Un
letto coperto da pelli di lupo.
Jolanda
è in preda ad un pianto dirotto, quasi isterico, tipico di una bambina in preda
al panico mentre le ancelle, quasi disperatamente cercano di calmarla. Le
stesse ancelle cercano di farla entrare nella stanza nuziale ma lei si oppone
energicamente gridando come un ossessa.
Federico
sente le grida.. raggiunge furioso la camera.
“Ma che succede ?”.
Le
ancelle s’inchinano… Jolanda è terrorizzata… “La mia sposa non gradisce la camera nuziale ?”
L’atmosfera
è silenziosa…. “Allora ?” aggiunge
Federico..
Tremante
Jolanda con una flebile voce risponde: “Io…..Io
non voglio”.
Federico
gli si avvicina stizzito… “Tu non vuoi ?
Sai cosa ti dico piccola insolente ? Neanche io voglio ! Sono stufo di sposare
donne che non desidero “.. un attimo di silenzio e aggiunge :” che
l’imperatrice sia portata via dalla mia vista subito”.
La
sua indole non gli ha permesso di essere paziente con la giovane Jolanda smarrita,
spaventata, immersa in momenti di vita più grande di lei. Federico forse è in
preda allo sconforto che riesce a celare con grande forza e gli ritornano in
mente le parole di Costanza..” l’istinto
ti domina così nel bene come nel male…” e mai come in questo momento
vorrebbe il suo appoggio, la sua comprensione… sente la sua mancanza più che
mai…
Si
consolerà, come detto, con la cugina Anais (figlia di Gualtieri III di Brienne,
fratello del padre di Jolanda). Anais era una doma di compagnia, ventenne,
procace, disinibita.
Federico
II rivolgerà le sue attenzioni ad Anais per qualche tempo a tal punto da
dedicarle la canzone “Fior di Soria”
(Fior di Siria) che il sovrano compose probabilmente verso il 1227.
Oịllasso! nom pensai /
sì fortte mi paresse /
lo dipartire da madonna mia;
/ da poi ch'io m'alontai,
/ ben paria ch'io morisse,
/ menbrando di sua dolze compangnia;
/ e giamai tanta pena non durai,
/ se non quando a la nave adimorai"
ed or mi credo morire ciertamente
se da lei non ritorno prestamente
"Kanzonetta gioiosa,
/ va' a la fior di Soria,
/ a quella c'à
im presgione lo mio core;
/ di' a la più amorosa
/ ca per sua cortesia
/ si rimembri del süo servidore,
/ quelli che per suo amore va penando"
mentre non faccia tutto l suo comando
e pregalami per la sua bontade
ch’ella mi degia tener lealtate.
La
sera stessa del 9 novembre, del resto, violenti contrasti si verificarono tra
Federico e il suocero. Federico
chiese al padre di Jolanda “ che gli
cedesse, come pattuito si era, in dote della figliola le ragioni e i luoghi
ch'egli avea nel regno di Gerusalemme; la qual cosa fece il re, benché
malvolentieri, non avendo a grado, mentre egli vivea, di spogliarsi di quel
dominio. Il seguente mattino partì Federico da Brindisi sdegnato col suocero, e
se ne andò a Foggia, senza pur dirgli addio”.
Giovanni
protestò con il papa per quel vergognoso comportamento. Il papa non intervenne,
forse per paura di uno scandalo e alla fine la verità venne fuori da una frase
di Federico II… una frase che lasciò tutti in preda ad una profonda malinconia:
“non intendo rispettare l’accordo
pattuito da Ermanno di Salza e che avrebbe assunto direttamente la reggenza di
Gerusalemme”.
Assunse
subito la corona di Gerusalemme e negli atti politici s’intitolò Re.
È
facile immaginare il dispiacere di Giovanni di Brienne.. in un attimo privato
della dignità reale, del denaro che il re di Francia (Filippo Augusto) gli
aveva affidato come lascito legato esclusivamente al detentore del Regno di
Gerusalemme e per ultimo, la
visione della giovane figlia
profondamente umiliata. Il papa comunque indennizzò Giovanni con un importante
incarico presso la corte romana, È facile immaginare lo stato d’animo di
Jolanda.
Alla
base del comportamento di Federico c’era la mancanza di un accordo scritto e
dopo il matrimonio, per diritto, la reggenza spettava al marito della sposa.
Purtroppo
i rapporti fra gli sposi non mutarono nel tempo. Mancanza di rispetto e scarso
interesse furono rivolti a Jolanda che era considerata come una piccola e
fredda pedina da manovrare nello scacchiere politico.
Jolanda
non accompagnò mai il marito nelle sue visite regali, venne tenuta sempre
segretata. Nel febbraio-marzo 1226 ottenne dalla moglie la conferma di alcuni
privilegi in favore dell’Ordine Teutonico relativi al Regno di Gerusalemme e lasciò
Jolanda nel castello di Terracina.
Torre di Terracina
7. Federico II a
Brindisi si prepara per la VI Crociata......
Nell’agosto
del 1226 Jolanda si recò ad Otranto con il marito, e ancora una volta fu
abbandonata perché il marito si spostò a Brindisi dove si stava radunando
l’esercito crociato.
Castello di
Otranto
Federico non era mai solo… c’era Anais con lui… la corte vociferava
maliziosa.. come appare dal racconto la povera Jolanda era sempre rinchiusa in
qualche castello del Regno… sempre più lontana e sola tranne in quei momenti in
cui Federico II sperava di dare un erede al suo trono. Un giorno Anais
passeggiava nel giardino di Lucera. Federico era impegnato nei preparativi
della Crociata
Castello di Lucera
“Vedo che non
è stato alquanto faticoso ambientarsi in
questa terra, vero Anais ?”.
La
giovane siriana si volse di scatto come impaurita…era il capitano Yasaar, scuro
in volto.
“Che intendete
dire capitano ?”.
Yasaar
la guardò con uno sguardo pieno di rabbia…”avete
raggiunto il vostro scopo. Ma sapete bene che non è vero amore quello che vi
lega”.
Anais,
umiliata, gelò con lo sguardo il capitano..”Come
osate, voi non potete capire il nostro legame !”.
“ Oh… io capisco
benissimo…chi vi attrae non è Federico, ma il suo potere.. non credete che lui
sia così sciocco da non capire !”,
“ State
vagheggiando”
disse la donna con voci tremante. Yasaar le afferrò un braccio ..”Lui è soggiogato dalle vostre grazie,
siete stata così abile con le vostri arti amorose, ma Federico si stancherà.
Voi avete potuto ingannare lui ma non me. State attenta a ciò che fate,
signora, il vostro è un gioco pericoloso”.
Le
parole di Yasaar le gelarono il sangue…”Federico
è legato a me ! Tornerà sempre tra le mie braccia… Lui mi vuole, mi desidera,
non può fare a meno di me”… disse la donna con un tono di sfida dopo aver
preso coraggio.
“Si che può” rispose subito
Yasaar guardandola con disprezzo. Il capitano stava in silenzio e promise a se
stesso che avrebbe fatto di tutto per allontanare Federico da quella donna,. Il
suo volto si rasserenò pensando al viaggio che il suo Signore doveva affrontare
per la Crociata ed era sicuro che la lontananza avrebbe favorito i suoi
propositi. Anais impietrita vide il capitano lasciare il giardino. La donna
comprese che avrebbe dovuto mutare il suo atteggiamento per non perdere tutto…
diventare amica del fedele capitano dell’Imperatore e finchè resterà nel suo
ruolo di cugina dell’Imperatrice Jolanda, non sarebbe stato difficile ottenere
ciò che desiderava.
Federico
per attuare la sua politica d’espansione in Oriente doveva recarsi nel regno
d’oltremare. Al momento dell’accordo per
il matrimonio di Jolanda aveva promesso al papa di recarsi in Siria. Un viaggio
che fu rinviato di due anni grazie all’intercessione di Giovanni di Brienne e
di Ermanno di Salza. Il 25 luglio 1225 l’Imperatore aveva incontrato a San
Germano due legati apostolici a cui giurò che si sarebbe recato in oriente
nell’agosto del 1227. Nel frattempo avrebbe mandato in oriente alcuni cavalieri
che effettivamente furono imbarcati su quelle navi che si erano dirette in Oriente
per prendere la sposa di Federico II. La proroga era necessaria perché Federico
doveva affrontare nell’Italia settentrionale alcune turbolenze politiche che
minavano il suo regno.
Ritornò
in Puglia a Lucera..
Novembre
1226 Federico era nel suo castello di Lucera…. Stava leggendo i dispacci della
giornata assistito da due scrivani… un Federico afflitto da tanti problemi.
Lucera - Castello
Fadì
Il
maestro arabo Fadi entrò nella sala. L’imperatore aveva una pergamena tra le
mani e seguì con lo sguardo il suo maestro che s’inchinò con estrema riverenza.
Fadi era anziano, colpito da forti dolori muscolari e Federico si sincerò della
sua salute… Il sovrano aveva ancora in mano la pergamena che arrotolò e strinse
per bene, infilandola nella cintura. Non voleva lasciarla…. Doveva contenere un
messaggio importante. Uscirono in giardino seguiti dalle fedeli guardie
saracene che Federico, con un cenno delle mani, rimandò, quasi rifiutandole, ai
loro posti di guardia. Camminavano nei vialetti avvolti dalle palme, dagli
alberi d’arance e dalla brezza.
Fadi
era silenzioso.
“Ho ricevuto una lettera questa mattina”
disse Federico.
“Deve essere molto
importante se il mio sovrano ha deciso di portarla con sé” rispose Fadi.
“Sei sempre un
acuto osservatore Fadi ! sì… è una lettera importante. È la lettera di un frate
dell’ordine mendicante ; fratello Elia. Mi comunica che ad Assisi è morto
fratello Francesco. Sapevi che abbiamo ricevuto il battesimo nella stessa
chiesa ? Ma le nostre vite sono state così diverse…Eppure c’è qualcosa che mi
lega a quest’uomo che si definiva l’amico di Dio… E forse lo era davvero…” rispose Federico
con voce triste.
Elia da Cortona
(
Elia da Cortona fu vicino a San Francesco del quale fu uno dei primi seguaci.
Elia svolse un importante ruolo politico come amico e consigliere di Federico
II con importanti incarichi diplomatici. Per la sua vicinanza all’Imperatore fu
addirittura scomunicato da papa Gregorio IX… una scomunica che fu resa pubblica
ed effettuata nel 1240. Fu riavvicinato al papato nel 1250 dopo la morte di
Federico II. San Francesco morì il 3 ottobre 1226).
“Un uomo
interessante Sire”
rispose subito Fadi.
“Già… decise di
vivere in assoluta povertà per restare con i più deboli” aggiunse
l’Imperatore.
Il
maestro con grande sapienza rispose subito con assoluta spontaneità..” Siamo tutti deboli di fronte alla
immensità di Dio..Maestà”. Fadi allargò le braccia in segno di resa.
Federico
era malinconico e la sua espressione cambiò improvvisamente .. gli occhi tristi
e le parole espresse a voce bassa…”I miei
occhi hanno visto la sofferenza di cui parlava il frate, Ma io non ho scelto la
mia pena e di certo non vorrei rivivere quei momenti ! Come vedi Fadi, il tuo
Imperatore non sa distaccarsi dai piaceri terreni”.
Fadi
scuotendo la testa…. “Al Inbiratur non
sarebbe diventato l’uomo che è oggi senza aver visto ciò che egli ha visto”.
Federico
rilevò che San Francesco ..”E’ stato
chiamato pazzo ! Un pazzo non avrebbe mai potuto convincere un Pontefice della
spiritualità delle sue regole…. L’ho ammirato”.
Davanti
a Fadi, quasi compiaciuto, c’è un Federico colto e di grande spiritualità… un
immagine lontana dalla visione di un sovrano freddo calcolatore soggiogato da
ferree regole politiche.
“ E’ giusto
ammirare quest’uomo, Maestà. Se Dio avesse voluto gli uomini riuniti in un solo
pensiero religioso lo avrebbe fatto. Ma egli ha lasciato che nascessero molte
comunità perché esse potessero confrontarsi….ma nessuno di loro dovrà mai prevaricare sull’altra ! Sono tutti
frammenti di un unico specchio, Sire….. E come ci si può specchiare nello
specchio intatto, ci si specchia in ogni suo frammento….”.
Il
suo discorso si fermò e dopo aver ripreso fiato, come se qualcosa, forse
l’ennesimo dolore fisico lo affliggeva, aggiunse..” Tutti ritorneremo a Dio, Al Inbiratur”.
Il
vecchio maestro s’appoggio all’Imperatore… le sue fragili gambe avevano ceduto
e il suo viso si era contratto per i forti dolori.
Federico
lo sostenne… lo fece sedere…. “Mi
dispiace Sire darvi tanta pena…. Tra breve tutto sarà passato e potremo
continuare a passeggiare”.
“No devi riposare…
darò ordine di portarti nei tuoi alloggi” rispose Federico preso dallo
sconforto.
“ Eh !
Ricordate Inbiratur ci si specchia su
ogni frammento dello stesso specchio…. dello stesso specchio”.
Scese
il silenzio, Federico lo guardò preoccupato.. era triste. Fadi era anziano e
stanco per i suoi continui dolori fisici e con grande umanità il Sovrano capì
che presto il gran maestro di corte l’avrebbe lasciato per sempre….
San Francesco
d’Assisi e l’imperatore Federico II di Svevia s’incontrarono mai ?
La tradizione
parla di un possibile incontro nel 1220 in una cella del castello di
Barletta, allora
importante città del Regno Svevo, tra
il Santo, allora
trentenne, e l’Imperatore, ventiseienne.
Barletta era
allora una città importante come crocevia di ordini religiosi, sede
di ordini
cavallereschi, porto per la Terra Santa e capitale politica,
culturale ed
economica della Puglia.
A causa delle
scomuniche del papa verso Federico II i rapporti tra
la Chiesa e
l’Impero erano tesi e spesso i nunzi apostolici che portavano le
lettere
indirizzate a Federico II erano spesso uccisi.
San Francesco era
di ritorno dalla quinta Crociata, dove si era recato per
predicare e sbarcò
a Barletta, al tempo crocevia per l’Oriente.
In città predicò
contro i peccati della Curia Imperiale di Federico II di
Svevia: peccati
contro la giustizia e la dignità dell’uomo, causati dall’arroganza e
dal forte
carattere dell’Imperatore. Venne catturato
da una spia imperiale che
aveva ascoltato
una sua predica e imprigionato presso la Curia Imperiale nel castello
normanno- svevo di
Barletta. Su ordine di Federico II, San Francesco fu sottoposto a
delle prove
tentatrici proprio per verificare la sua sincera devozione a Dio.
Gli furono offerte
cene e libagioni abbondanti, ma il santo resistette.
Una notte gli fu
mandata una prostituta nella cella ma la meretrice alla fine si convertì.
Si narra che dopo
queste prove Federico II incontrò san
Francesco e prese atto di essere in
presenza di un
uomo di Dio. Il Santo venne rilasciato.
C’è da dire che la
madre di Federico II, Costanza d’Altavilla, aveva a corte un frate (Beato),
Guglielmo Divini,
Frà Pacifico nominato successivamente Beato dalla Chiesa, che divenne grande
amico e seguace di
San Francesco d’Assisi. Una figura colta e grande letterato che venne
ricordato anche
come una delle prime realtà nell’idioma volgare italiano.
Federico II di
Svevia lo definì il “Re dei Versi”.
Alcune fonti
storiche molto credibili citano come il padre di San Francesco,
Pietro Bernardone,
abbia portato il figlio adolescente, ad assistere al battesimo
solenne di
Federico II. Un battesimo che si svolse nella Cattedrale di San Rufino in
Assisi.
Federico II era
allora affidato al rettore del Ducato di Spoleto, il tedesco Corrado di
Urslingen.
In merito alla
presenza di San Francesco a Barletta, nel
‘900 fu trovato un prezioso testo
Sul racconto del
famoso “Miracolo del Fuoco” avvenuto agli inizi del 1200 in Oriente.
“San Francesco raggiunse l’esercito crociato prima ad
Acri e poi a Demetta, dove ottenne dal
legato pontificio di potersi recare, a suo rischio e
responsabilità, dal principe musulmano,
il sultano Melek-el-Kame..
Il sultano lo ascolto volentieri e lo pregava
vivamente di restare presso di lui, ma esitò
ad accettare l’invito a convertirsi con tutto il suo
popolo.
Francesco gli chiese di accendere un fuoco, il più
grande possibile e disse:
“Io con i tuoi sacerdoti entrerò nel fuoco e così,
almeno, potrai conoscere quale
Fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e
più santa”.
Il sultano gli rispose: “Non credo che qualcuno dei
mei sacerdoti abbia voglia di
esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per
difendere la sua fede”.. e Bonaventura
a questo punto soggiunse che il sultano infatti “si
era visto ….scomparire
immediatamente sotto gli occhi, uno dei suoi
sacerdoti, famoso e d’età avanzata
appena udite le parole della sfida”.
Francesco allora offrì di entrare nel fuoco da solo,
se il sultano avrebbe promesso
di convertirsi nel caso il santo ne uscisse illeso”.
Giotto riuscì a
immortale la scena in un bellissimo quadro:
Francesco al centro che indica sia il fuoco che se
stesso, mentre a sinistra i sacerdoti musulmani si dileguano e, a destra, il
sultano, rifiutando l’offerta di Francesco di entrare nel fuoco solo, a sua
volta gli offre “molti doni preziosi…per distribuirli ai cristiani poveri e
alle chiese, a salvezza dell’anima sua”. Il santo però, “poiché voleva restare
libero dal peso del denaro”, non accettò. Giotto spacca la composizione dall’alto verso il
basso, con il sultano e la sua corte a destra e Francesco a sinistra. Alla
radice dell’incolmabile distanza tra questi due mondi vi è poi sempre il
denaro, perché mentre Francesco è pronto a dare la vita, il sultano non offre
che “molti doni preziosi”.
Federico fece
arrestare a Barletta san Francesco spinto probabilmente anche dal papa
Gregorio IX che
definì il Santo “simile alla bestia
dell’Ascendit mare”.
8. Federico II parte
per la VI Crociata…………….
Da
Otranto Federico partì con Jolanda per visitare la Sicilia. Un viaggio compito
tra la fine del 1226 e gli inizi del 1227. Nel 1227 ritornarono a Brindisi e, secondo alcune fonti. diede alla luce una
bimba, Margherita, nei primi mesi del
1227 che morì dopo pochi giorni.
Nel giorno dell’”Assunzione di Maria in Cielo” (15 agosto) Federico II partì con un forte esercito per la
Terra Santa.
La
spedizione fallì….. “passati pochi giorni
appena, un fiero morbo invadeva l’esercito; il Langravio di Turingia ed il
Vescovo di Augusta vi morirono, e l’Imperatore, fingendosi ammalato dello
stesso morbo, ritornava in Brindisi con quarantamila armati!”
A
tale inaspettata novella, Papa Gregorio IX, che da poco era successo ad Onorio
III, arse di santo sdegno, ed il 29 settembre solennemente lo scomunicò in
Anagni!
Il
papa prima di lanciare la scomunica contro Federico II si rifiutò di ricevere i
messi imperiali che si erano recati a Roma per relazionare sui motivi
dell’insuccesso della spedizione.
Le iniziative di
Gregorio IX furono dure. Inviò delle lettere a tutto il mondo cattolico con le
quali comunicava contro l’Imperatore:
-
L’anatema;
-
L’accusa di avere
imprigionato la moglie Jolanda;
-
Di aver collocato di
proposito l’esercito in luoghi malsani per farlo decimare dalla pestilenza;
-
Di avere, con il
pretesto dell’infermità, violato il giuramento (sulla Crociata) e abbandonato le insegne di Cristo.
Eppure il papa dovette avere qualche dubbio sulle sue iniziative perché
successivamente, con un'altra lunga lettera enciclica, cercò di motivare le sue
decisioni affinché “tutti, regnanti e popolazioni fedeli, potessero conoscere il
parere pontificio che era poi la volontà del Signore”.
«…Per estirpare i serpenti cresciuti nel proprio seno, per sconfiggere le
potenze nemiche e per sedare le tempeste, la Santa Sede romana educò un alunno:
l’imperatore Federico. Mentre questi si recava in Germania per prendere
possesso del Regno, manifestò — o così credemmo — non pochi lusinghieri segni
premonitori. Egli infatti, di proprie iniziativa, senza che la Santa Sede lo
sollecitasse o ne fosse a conoscenza, prese la Croce, giurando solennemente di
recarsi a salvare la Terra Santa».
«[L’iniziativa però tardava a decollare] e pur avendo accettato la
scomunica assieme agli altri crociati se non fosse partito entro un termine
prefissato, egli ha più volte chiesto un rinvio che gli fu benignamente
accordato…
«E quando dietro sue ripetute pressioni, alla data stabilita migliaia di
Crociati, temendo la scomunica, erano accorsi a Brindisi non essendo tutti gli
altri porti di suo gradimento, l’imperatore, contravvenendo alle promesse fatte
per iscritto alla Santa Sede ed ai crociati in merito al viaggio,
all’equipaggiamento ed al vitto…, trattenne tanto a lungo l’esercito cristiano
sotto il sole cocente in un luogo infernale e nell’aria ammorbata che non solo
i semplici pellegrini ma persino un notevole numero di cavalieri e dei loro
capi morì a causa delle sete intensa, dell’epidemia e di altri malanni…Gli
stessi Ludovico di Turingia ed il vescovo di Augusta — che Iddio li abbia in
gloria — persero la vita».
La risposta di Federico II non si fece attendere e fu dura…
Nelle lettera si si difendeva e dipingeva a foschi colori gli ambiziosi disegni
della Curia romana.
“Pare che la fine dei secoli si avvicini, difatti l’amore che tutto domina
e vivifica, si spegne non già nei ruscelli ma nelle fonti, non già nei rami ma
nei tronchi e nelle radici.
Non sono forse stati gli ingiusti anatemi che hanno oppresso e reso schiavo
il conte di Tolosa ed altri principi ? Ma, dopo che l’avvilito sovrano
codardamente sottomise sé e il suo regno alla Chiesa romana, il Papa, per
divorarsi tutto il paese, ridusse alla miseria anzi alla morte tutti quei
baroni medesimi che prima aveva sobillati ed aiutati. Tale è la Chiesa Romana
con cui purtroppo ho avuto a che fare. Questa ingorda sanguisuga usa parole
dolci come il miele, fluide come l’olio; ma, mentre si dichiara madre e nutrice
mia, agisce da matrigna ed è causa e radice di ogni male. Sono ovunque mandati
legati che legano, sciolgono, condannano ad arbitrio loro; essi hanno cura non
di spargere e far germogliare il buon seme della divina parola, ma
d’impinguirsi d’oro, di mietere dove non hanno seminato, veri lupi vestiti da
agnelli. Pieni di inutile sapere, degeneri, spregevoli, esso osano aspirare al
possesso dei regni e degli imperi, mentre la Chiesa primitiva contava ogni
giorno qualche nuovo Santo e risplendeva per la semplicità dei costumi e il
disprezzo delle grandezze. Nel vedere oggi l’inguaribile avarizia dei sacerdoti
romani chi non temerà che non rovinino le mura del tempio, cui sono date basi
tanto diverse da quelle che pose il nostro Signore Gesù Cristo ?
Quando l’impero romano, destinato a difesa della Cristianità, è assalito da
nemici e da infedeli, l’imperatore brandisce la spada, conoscendo i doveri che
il suo ufficio e il suo onore gli impongono, ma che c’è più da fare e da
sperare se è proprio il padre di tutti i Cristiani, il successore dell’Apostolo
Pietro, il vicario di Cristo quegli che spinge i nemici contro di noi ?
Si riunisce pertanto il mondo intero per scuotere il giogo insopportabile e
impedire il generale pericolo; perché non si sottrarrà alla generale rovina che
ora non soccorre l’oppresso e dimentica che corre pericolo la sua stessa vita quando è già in fiamme la casa del
vicino”.
Per la cronaca il lunedì di Pasqua, 23
marzo 1228, il papa pronunciò l’ennesima e violentissima predica contro
Federico II, rinnovando la scomunica. I sostenitori dell’Imperatore, un gran
numero, presero le armi e costrinsero Gregorio IX a fuggire da Roma
rifugiandosi a Perugia….
9. Jolanda partorisce
a Castel Del Monte Corrado IV – Jolanda muore dopo il parto – Un messaggero
porta la triste notizia a Federico II –
Consegna del Diario di Jolanda… alcune pagine.
Per
questa scomunica Federico sommamente adirato dalla Puglia si portò con
l’Imperatrice ai Bagni di Pozzuoli, per sempre più dare a vedere al Pontefice
come egli fosse davvero infermo, ed in pari tempo si affrettò a spedirgli
ambasciatori per scagionarsi del voluto fallo ma il Papa fu irremovibile nella
sua determinazione
L’anno
seguente l’imperatore era a Barletta per un parlamento mentre la regina Jolanda
si trovava ad Andria, Castel del Monte, pronta per dare alla luce.
Castel del Monte –
Stampa del 1920
Il
25 o il 26 aprile del 1228 partorì Corrado che in futuro succederà sul trono
del padre e su quello della madre, Regina di Gerusalemme e di Sicilia.
Morì
alcuni giorni dopo il parto ( 6 – 11 giorni), le fonti parlarono di setticemia.
Morì alla presenza dei notabili del regno che erano stati convocati
dall’imperatore per partecipare ad una curia indetta a Barletta. Il suo corpo
venne sepolto nella Cattedrale di Andria.
La morte di
Jolanda ad Andria in una miniatura del XIII secolo
Cattedrale di Andria
Giovanni
Villani e altri scrittori guelfi scrissero: “l’Imperatrice, che seco andava gravida, dette alla luce in Castel del
Monte un figliuolo, cui fu posto
il nome di Corrado, dal padre più degli altri figli teneramente amato. Senonché
nei primi giorni di maggio, dieci dì appena dopo il parto, come a Dio piacque,
la sventurata Iolanda, per i travagli del puerperio, non già per inumane
sevizie, fattele dal marito, come scrissero Giovanni Villani, e gli altri
scrittori Guelfi, disgraziatamente se ne morì lagrimata senza fine da Federico,
e rimpianta sopra tutti dalla città di Andria, che nella quasi totale
ribellione delle città Pugliesi, all’ Imperatore restò fida così, da meritare di essere dal
medesimo appellata fedele e diletta al suo cuore: Andria
fidelis, nostris affixa medullis! “
Si
crede, dice Matteo Camera, facendo eco a tutti gli altri storici, che
l’Imperatore abbia fatta seppellire la sventurata Iolanda nella cripta della Cattedrale
di Andria.
Il
Muratori scrisse: « Partorì l’imperatrice Iolanda in
quest’anno in Andria di. Puglia con dare al marito un principe maschio, a cui
fu posto nome Corrado, ma ella stessa morì di quel parto, compianta da tutti ». Ann. 1228,
Vol. VIII
Quale
fu il comportamento di Federico alla notizia della morte della moglie ?
Nelle
pagine seguenti appare una Jolanda diversa da quella su descritta. Forse la
giovane fanciulla con il passare dei giorni riprese coraggio e decise di
lasciare di sé un immagine diversa da quella rabbiosa, paurosa quasi isterica.
Un immagine che pur avvolta da una perenne malinconia s’arricchisce di un
acquisita maturità nella consapevolezza della sua condizione.
7
maggio 1228 – Federico II si trova nel suo castello di Brindisi e stava
studiando i preparativi per la Crociata.
Gli fu annunciato un messo dal Castello di Otranto.
Il
messaggero entrò… s’inchinò.
“Mio figlio sta bene ?” chiese Federico.
“Sì, vostra
maestà. Il principe è in buona salute. Purtroppo è la morte della regina che vi
annunzio”.
Federico
rimase silenzioso… i suoi occhi verdeazzurri non facevano trasparire alcun
sentimento…. nessuna tristezza…. nessun dolore…. solo indifferenza.
“Quando è accaduto
?”
domandò.
“Ieri” e il cavaliere
consegnò all’Imperatore un involucro aggiungendo: “ questo è il diario di Vostra Moglie”.
Federico
prese il pacco e tirò fuori il piccolo libro finemente rilegato…
“Lasciatemi solo” aggiunse…
Federico
cominciò a sfogliare le pagine di vita del libro.. la scrittura come d’incanto,
pagina dopo pagina, passava da quella di una bambina a quella di un
adolescente. Guardava le pagine con indifferenza… poi come d’incanto cominciò a
leggere,,,,,
1219 - Veleno,
sangue, morte
“Oggi la mia
matrigna ha tentato di avvelenarmi. Mio padre è giunto appena in tempo per
togliermi il calice dalle labbra. La malefica Stefania ha cercato di fuggire ma
mio padre l’ha fermata ed ha incominciato a picchiarla. Io ho urlato e lui si è
fermato ma per Stefania non vi era nulla da fare…. Era morta”.
1222
“Oggi ero nella
mia camera quando mio padre mi ha raggiunto per annunciare la sua partenza.
Ormai ho 10 anni ed è ora che comincino le ricerche del mio sposo. Non voglio
che mio padre mi lasci sola, non voglio lasciare la mia terra”.
1224
“Mi è giunta una
missiva da parte di mio padre. E’ fatta, sarò sposa di Federico II di Svevia.
Non Voglio !!! E’ Vecchio !!! E’ già stato sposato e sua moglie è morta da
poco. Ma cosa posso fare, la mia voce è silenziosa, nessuno l’ascolta….
soprattutto mio padre, A lui interessa solo mantenere il governo del Regno di
Gerusalemme. Perché tutti mi usano ? Perché non posso rimanere nella mia terra
e un giorno governarla io stessa ? Pensano non ne sia capace, potessi….. lo
dimostrerei !”
1225 Agosto - Acri
“ Fra pochi giorni
giungerà la flotta di galee imperiali che mi scorterà dal mio sposo…. Il
palazzo è in fermento, prima della partenza verrò sposata da Federico per
procura. Come si può essere unite a qualcuno che non è neppure presente alla
cerimonia !”
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“ Oggi è giunta
l’ambasceria imperiale. Domani mi sposerò ! Non riesco a dormire il caldo mi
sembra più insopportabile del solito e domani dovrò indossare abiti riccamente
decorati che mi fanno sudare ancora di più. Ma perché non ha scelto un’altra
sposa ? Perché proprio io ?”.
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“Questa mattina
sono stata condotta alla chiesa di Santa Croce tra due ali di folla…. Il mio
popolo. La maggior parte urlava e mi acclamava, ma ho notato alcune donne,
soprattutto anziane, che piangevano invocando il mio nome. Come avrei voluto
piangere anch’io, ma non potevo, mi era stato proibito. Prima di uscire mi era
stato ordinato di comportarmi secondo il mio rango e di sorridere. Ho sorriso
ma nel cuore piangevo, il Vescovo di Patti fungeva da procuratore per Federico.
È stato lui, ponendomi, l’anello nuziale al dito, a sposarmi per suo conto.
Neppure l’anello è giusto per me ! Troppo grande, ho rischiato di perderlo.
Dovevo tenere le dita strette, strette, altrimenti sarebbe volato via. Ora le
mie dame lo stanno ricoprendo di stoffa, almeno potrò muovere le dita !!!
Domani partirò per Tiro”.
Settembre – Tiro
“ Oggi sono stata
incoronata Regina di Gerusalemme dal Vescovo Rodolfo, Patriarca di Gerusalemme.
Se sono stata adulta per sposarmi, lo sono anche per essere incoronata ! Già
una corona che non porterò mai, se non di nome. Mio marito e mio padre se la
contenderanno. Quindici giorni di festa per la mia incoronazione. Sarò regina
solo per questi giorni. Sto cercando di godermi ogni momento… vengo adulata, corteggiata…
per la prima volta mi sento amata !”.
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“Oggi sono stata
consegnata… neppure fossi una missiva, ad un frate dello ordine teutonico e
imbarcata alla volta della Puglia. Ad accompagnarmi, oltre alle mie dame, ci sono Simone di Maugastel, arcivescovo di
Tiro, Baliano, signore di Sidone, mio cugino e sua sorella Anais. Ho chiesto di
poterci fermare a Cipro, per potere salutare zia Alice, spero mi accontentino”.
Ottobre – Cipro
“ Solo pochi
giorni, ecco cosa mi hanno concesso. Solo due giorni. Domani ripartiamo. Questa
sera dopo la cena sono uscita e ho raggiunto la spiaggia. Guardavo il mare e la
mia terra. Piangendo le ho detto addio, addio per sempre”.
Novembre –
Brindisi
“ Sono giunta Brindisi e ho conosciuto il mio
speso. Sono stata accolta con grande pompa, Federico è bello, amarlo non sarà
un problema. Come sono felice, forse non è stato un errore questo matrimonio.
Non ho mai incontrato uomo più bello di Federico. Al molo c’era anche mio
padre, erano tre anni che non lo vedevo”.
9 Novembre
“ Oggi Federico ed
io siamo stati nuovamente uniti in matrimonio nella Cattedrale di Brindisi. La
solenne cerimonia è stata rimandata più volte perché non giungeva la dispensa
palale, non sapevo che Federico ed io eravamo cugini di terzo grado”.
10 Novembre
“ Umiliata, sono
stata umiliata come mai avrei potuto immaginare. Federico la scorsa notte non è
venuto nelle mie stanze. L’ho atteso invano per tutta la notte. Questa mattina
le mie dame mormoravano e ridacchiavano… devo essere anche derisa… ho fatto
questo lungo viaggio per essere derisa ed umiliata… Poi ho saputo, Federico ha
trascorso la notte con Anais, la bella Anais. La balia mi aveva sconsigliato di
portarla con me, perché non le ho dato ascolto ? Umiliata, derisa abbandonata…
sì anche abbandonata… Federico questa mattina è partito senza neppure
salutarmi. Sono andata a lamentarmi con mio padre e per tutta risposta ho
ottenuto le sue di lamentele… Federico non intende rispettare gli accordi e
assumerà direttamente la reggenza di Gerusalemme. ecco tutti vogliono la mia
corona, io sono solo una corona !!!”,
1226 Marzo
“Non vedevo
Federico dal nostro matrimonio, oggi quando è giunto il mio cuore ha cominciato
a battere forte… forte. Ho voluto indossare l’abito più bello e mi sono fatta
acconciare i capelli… che stupida…. Un’altra delusione… era solo venuto a
confermare alcuni privilegi in favore dell’Ordine teutonico relativi al Regno
di Gerusalemme… ed è ripartito dopo poche ore. Sono sola… sempre più sola”,
Luglio 1226 –
Castello di Terracina
“ Federico mi ha
ordinato di raggiungerlo.
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15 Agosto 1226 –
Otranto
“Finalmente
Federico si ricorda di me….. mi tratta da sposa e regina. Abbiamo solo pochi
giorni, poi Federico dovrà andare a Brindisi per preparare la Crociata ed io
ritornerò nuovamente sola”,
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Settembre 1227
“Aspetto un
bambino… un bambino…. Come sarà felice Federico. Ho già mandato un messaggero
ad annunciarglielo. Spero di vederlo presto”,
Marzo 1228
“Ormai manca poco
alla nascita del mio bambino, vorrei avere Federico, qui, accanto a me.
Invece ancora una
volta sono sola. Ogni tanto ricevo delle missive dove si informa della mia
salute e del procedere della gravidanza. Se non fosse per il bambino che porto
in grembo non vi sarebbero neppure quelle”,
26 Aprile 1228
“Ieri ho dato alla
luce mio figlio. Suo padre aveva già ordinato che se sarebbe stato maschio si
sarebbe chiamato Corrado. Il mio piccolo Corrado è un bimbo forte come suo
padre… ha la mia carnagione scura ma gli occhi sono quelli di Federico, due
stelle verdeazzurro…. Io sono tanto stanca…….”
Era
l’ultima pagina… nel diario così come nella vita della sfortunata Jolanda
scenderà dopo pochi giorni il silenzio…
Federico
chiuse il diario… per un attimo quegli occhi verdeazzurro tanto “cantati” si
velarono di tristezza… poi si alzò … ripose il diario nel cassetto dello
scrittoio e chiamò lo scudiero.
“Fate preparare i
cavalli, andiamo ad Andria a prendere mio figlio”,
La storia di Jolanda, appena sedicenne, non
finisce con questa frase….sarebbe triste ed ingiusto… Ritornerà in vita con
sorprendenti vicende..dopo circa 8 secoli….
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