VALENCIA - LA LOGGIA DELLA SETA - LONJA DE LA SEDA - PATRIMONIO DELL'UMANITA'

 




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La Loggia  Della  Seta
Fu dichiarato Monumento Artistico Nazionale nel 1931
E
Patrimonio dell’Umanità dal 7 Dicembre 1996
"perché è un luogo di eccezionale valore universale, un esempio di edificio secolare
del periodo tardo gotico e illustrativo del potere e della ricchezza delle grandi città
mercantili del Mediterraneo"
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Indice:

1.      La Loggia della Seta ; La vecchia Loggia dell’Olio –  Gli architetti –  La Nuova Loggia – La pietra di Massarrojos;
2.       La facciata su Piazza del Mercato; Le decorazioni – Una scena di stregoneria - Modulo dell’Inquisizione di Valencia per l’interrogazione di un sodomita - La vicina città di Peniscola e l’antipapa Benedetto XIII - A Firenze una strega gli predisse dei pericoli – Elementi decorativi – Facciata del Padiglione del Consolato del Mar;
3.      La Facciata su Via Pere Compte;
4.      La Facciata posteriore su Via La Lonja;
5.      La Facciata su Via  Cordellats;
6.      La Sala delle Contrattazioni – Il Giardino o Patio degli Aranci;
7.      La Cappella;
8.      La Torre e la scala a chiocciola;
9.      Il Padiglione del Consolato del Mar – Il seminterrato – Piano Terra: Sala del Consolato  (Tribunale) – Primo Piano: Salone Principale – Secondo Piano;
10.  I Medaglioni;
11.  Le Gargoyles (doccioni);
12.  Gli Stemmi Araldici;
13.  Le diverse destinazioni d’uso della Loggia;
14.  I Segni dei Maestri Scalpellini;
15.  L’Ultima Scoperta nella facciata della Lonja: L’immagine del re Alfonso il Magnanimo dentro l’elmo – Un proiettile nel muro del Patio degli Aranci;
16.  Antiche Immagini della Lonja

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1.      La Loggia della Seta;  La Storia – La Vecchia Loggia dell’Olio -  Gli architetti - La Nuova Loggia - La Pietra di Massarrojos 

La  Loggia simboleggia la forza e la ricchezza del fiorente secolo XV valenciano. Espressione delle rivoluzione commerciale del Medioevo, dello sviluppo sociale, del prestigio raggiunto dalla borghesia valenciana.
Un alto esempio dell’architettura civile gotica valenciana ed europea del tardo medioevo che si trova vicino ad un altro edificio emblematico della città: Il Mercato Centrale. (Mercato progettato dagli architetti Alejandro Soler March e Francisco Guardia nel 1914. I lavori furono completati nel 1928 dagli architetti Enrique Viedma e Angelo Romani).



Lonja de la Seda o Lonja de los Mercaderes, chiamata dai valenciani “ La Llotja de la Seda o Llotja dels Mercaders”,  prese il nome dalla parola italiana “loggia” (portico) perché sotto i portici delle chiese e degli edifici pubblici i mercanti s’incontravano per svolgere le loro transazioni al riparo dalle intemperie.


La Loggia de La Seta nel 1866

Nei pressi dell’attuale Loggia, in Plaza del Doctor Collado, esisteva all’inizio del XIV secolo un mercato conosciuto come “ Llotja de l’Oli” (Mercato dell’Olio) ed utilizzato per altre operazioni commerciali.

L’antica Loggia dell’Olio

Plaza Doctor Collado dov’era posta l’antica Loggia de l’Oil


Piazza Doctor Collado




Il Vecchio mercato era conosciuto come “Lloja Vella” o “mercato del petrolio” dato che era uno dei prodotti che maggiormente si commerciava. Si trovava quindi vicino alla nuova Loggia e per motivi urbanistici venne definitivamente demolito nel 1877. Era un vecchio edificio  in stile gotico costruito prima del 1314 e la sua struttura era il risultato di successivi ampliamenti che si erano verificati nel tempo. Aveva una pianta rettangolare e nel 1346 fu ampliato. Aveva un portico  formato da archi che nel 1377 fu chiuso da cancelli. Nel 1444 subì un ulteriore ampliamento e due gigantesche sculture (Atlantidee) furono collocate in due angoli del fabbricato che il popolo valenciano chiamò Engonari ed Engonariesa.
Nel 1734 il Comune decise di chiudere tre dei suoi lati con delle porte per evitare i disordini e le lotte che vi spesso vi si verificavano.
Il provvedimento non fu sufficiente e nel 1469 il Consiglio  Generale della Città decise di costruire un edificio che
Soddisfacesse i confort e le condizioni richieste.
Llotja Nova molt bella magnifica y sumptuosa,
la cual fora honor y ornament daquesta insiegne ciutat”
 
L’edificio doveva quindi ospitare i mercanti delle diverse gilde (corporazioni e mestieri) che animavano le vie della città e doveva sostituire la Loggia Antica.
Si chiamava “Lonja de los Mercaderes” perchè usata dai mercanti e “Lonja de La Seta” per via dei numerosi commerci di seta che vi si svolgevano.
Furono acquistate venticinque case con la conseguente demolizione.
La spesa per la costruzione della nuova Loggia non era indifferente e la Gilda dei Velluters (Corporazione dei tessitori) partecipò alle relative spese.
Si trova nel quartiere del Mercat e la sua costruzione fu commissionata dai Jurats del Conselle general de la Ciutat a due grandi architetti e maestri scalpellini dell’epoca, Pere Compte, Johan Ivarra. Architetti che copiarono un edificio simile esistente a Palma di Maiorca.
Dei due architetti Pere Compte era il direttore dei lavori  anche per la sua notorietà legata agli interventi d’ampliamento nella Cattedrale. Venne citato spesso nei documenti dell’epoca come “maestro scalpellino”“molt sabut en l’art de la pedra”, dal cappellano del re Alfonso il Magnanimo.
La prima pietra fu posta il 7 novembre 1483 anche se i lavori, veri e propri, iniziarono il 5 febbraio 1483, come riporta un iscrizione. Lavori che furono ultimati il 19 marzo 1498 con la collocazione dell’ultima chiave della volta nella Sala delle Contrattazioni. Una bellissima chiave di volta che è formata da quattro stemmi, uniti tra di loro, della città di Valencia.


L’iscrizione che cita l’inizio dei lavori, in caratteri gotici, è riportata nel filatterio che accompagna lo scudo della città, posto all’angolo dell’edificio che s’affaccia su Plaza del Doctor Collado.

“La nobile città di Valencia accettò la mia eccellente fabbrica il 5 febbraio 1483”

Per tutto il XV secolo Valencia era una delle principali piazze commerciali del Mediterraneo e la Lonja di Valencia fu concepita proprio per agevolare le numerose operazioni commerciali pubbliche e governative.
Commercianti e mercanti vi s’incontravano per stipulare i vari contratti soprattutto sulla seta..
Pere Compte e Johan Yvarra furono  i primi architetti ad iniziare l’opera nel 1481 perchè, a quanto sembra, almeno altri tre architetti parteciparono alle fasi successive di costruzione.
Johan Yvarra affermava nei suoi scritti che
 "de modo quel hun mestre no sia subordinat al altre nil altre al altre"
                                   Sicchè nessun insegnante è subordinato all’atro”.
 Come abbiamo visto Pere Compte completò l’opera in quindici anni e il Consiglio Generale della Città fu così soddisfatto dell’opera che lo nominò custode perpetuo assegnandogli lo stipendio di trecento sterline l’anno. Fu quindi successivamente incaricato di costruire l’edificio adiacente, il Padiglione del Consolato, ma non terminò il lavoro dato che morì nel 1506.

Il grande complesso è diviso in quattro parti:
-          La Sala dei Contratti;
-          La Torre;
-          Il Padiglione del Consolato;
-          Il Giardino.
La robusta e severa Torre è posta al centro dell’edificio e ai lati si trovano il Padiglione dei Contratti (o del Colonnato)  e il Padiglione del Consolato del Mar.
L’edificio occupa una superficie di circa 2000 mq e presenta una pianta di (51,47 x 39,10) m

La facciata principale è sulla Plaza del Mercado (Ovest), la facciata posteriore su Calle de La Lonja (Est) mentre a sinistra dell’edificio c’è la via Codellats (Nord) e a destra una strada pedonale (Sud), a cui si accede grazie a delle scale, che prende il nome da Pere Compte ( chiamata anche “gradini della Lonja”). I primi due architetti che lavorano alla costruzione della loggia furono quindi Pere Compte e Johan Yvarra (nato a Guipuzcoa – Valencia). Yvarra alcuni anni dopo l’inizio dei lavori morì a Valencia il 5 novembre 1486. I due architetti firmarono un naturale contratto per l’eseuzione dei lavori della Loggia dove tra l’altro si specificava che avrebbero “lavorato a parità di condizioni”.

Pere Compte (?)
(Originario di Girona fu uno dei più grandi esponenti del gotico valenciano.
Molte architetture portano la sua firma come la cattedrale di Valencia e
il monastero de San Jeronimo de Cotalba. Nello stesso monastero
realizzò una bellissima scala gotica quasi simile a quella del Collegio de La
Grande Arte de la Seta
Lavorò per la familia Borja

Monastero de San Jeronimo de Cotalba


Con la morte del Yvarra l’architetto Compte rimase da solo nell’esecuzione dei lavori e alla sua
morte, avvenuta nel 1506, fu nominato come esecutore dei lavori l’architetto Johan Corbera,
forse di origini valenciane.
Il Corbera fu affiancato da altri architetti:
-          Miguel de Maganya, nato nella città di Magana (Soria);
-          Domingo de Urtiaga  che completò il pano superiore del Padiglione del Consolato e mise i medaglioni sulle facciate. Era nativo di Azpeitia (Guipizcoa) e nel 1534 fu nominato “maestro principale” de La Lonja.
Nella costruzione della Loggia non bisogna dimenticare la grande professionalità dimostrata
da altre figure che collaborarono nell’esecuzione dei lavori.
Johan de Cordoba e Miquel Johan Porcar, oltre a numerose maestranze che nelle diverse arti
(falegnami, scultori, intagliatori di pietra, scalpellini, ecc.) manifestarono la loro
professionalità, diedero un notevole contributo alla realizzazione della fantastica architettura.
L’edificio fu edificato in pietra di Massarrojos (località nei dintorni di València) e in molti punti
della struttura è evidente il ricorso all’allora nascente stile rinascimentale. 

Massarrojos -  Cantiere d’epoca Romana e Medievale per l’estrazione della pietra
per la Loggia  e la Cattedrale di Valencia



Nel Dizionario “Madoz” è riportato che a Massarrojos
“il terreno è un terreno asciutto di prima qualità, con alberi di gelso..
Produce seta, grano, masi, fagioli, fave e ortaggi; tiene le poche pecore…
la maggior parte degli abitanti lavora nelle cave che si trovano nel
suo territorio, la cui industria si basa sulla grande quantità di pietra che
Valencia consuma per i suoi edifici…335 anime….
 
Durante il XVIII secolo l’attività principale era ancora l’estrazione della
pietra da costruzione, coltivazione del gelso per fornire l’industria della Seta.
Ceramiche Andaluse furono trovate in una delle cave a testimonianza di
quest’antica attività risalente al periodo Romano.

La festa di Massarrojos il primo agosto
Dedicata ai Santi patroni Abdò, Senent  y Santa Bàrbara
 
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Ricapitolando le fasi di costruzione della Loggia seguirono la seguente cronologia:
La Sala della Contrattazioni, costruita tra il 1482 ed il 1498 da Pere Compte e Johan Yyarra, fino alla morte di quest’ultimo nel 1486. Completada da Pere Compte.
Padiglione del Consolato, primi due piani (seminterrato e piano terra), tra il 1498 ed il 1506 da Pere Compte, fino alla sua morte;
Padiglione del Consolato, primo piano, tra il 1506 ed il 1533, Johan Corbera;
Padiglione del Consolato, tra il 1533 ed il 1548, Domingo Urtiaga  che completò l’edificio e realizzò i medaglioni.
L’edificio fu ultimato nel 1548.
 

2.    FACCIATA SU PIAZZA DEL MERCATO
(LATO OVEST DELL’EDIFICIO)





Padiglione del Consolato del Mare

Ingresso Sala delle Contrattazioni

Il portale principale d’ingresso è costituito da un arco a sesto acuto ai lati del quale si trovano due ampie finestre, anche loro a sesto acuto, e con trafori gotici

L’ingresso della Loggia

Nel vertice della finestra di sinistra si trova un angelo che tiene in mano una corona mentre in
quella di destra un angelo tiene in mano lo stemma o scudo.
Sopra ogni finestra si trovano due angeli che sorreggono lo stemma della città di Valencia 
mentre nella parte più alta dell’arco della porta si trova lo stemma del Regno di Valencia.

Facciata su Piazza del Mercato – Lato Ovest della Loggia




Al centro del portale d’ingresso si trova un angelo con le ali spiegate e le mani in posizione di 
preghiera. L’arco è decorato e presenta un grappolo a forma di croce all’apice del portale e sotto
 lo stemma del Regno di Valencia


Sul timpano del portone principale del palazzo è presente un altorilievo che raffigura la 
Vergine  con il Bambino. Ai lati delle figure due angeli che portano dei riquadri con le
 iscrizioni:

Deud vols salve”
“Maria completamente sou de grace”

Il gruppo scultoreo fu realizzato nel 1893 da Josè Aixà Inigo. La critica affermò che
 il  gruppo scultoreo presentava un errore iconografico perchè raffigurava la Vergine nel 
mistero dell’Annunciazione e quindi non doveva avere tra le braccia il Bambino Gesù.



L’Immagine della Vergine sostituì un precedente altorilievo che raffigurava lo scudo del
 re Carlo III. Uno scudo di forma ovale che era diviso in quattro parti: il prima e il quarto 
con lo stemma della città e il secondo e il terzo con lo stemma d’Aragona.
Lo scudo era circondato da vari elementi legati all’ambiente marino ( onde del mare,
 un delfino, una nave, ecc.) e nella parte superiore dello scudo non poteva mancare la
 corona reale. Secondo gli storici erano elementi legati all’attività commerciale del Regno 
di Valencia. Un aspetto importante è legato al fatto che lo scudo di Carlo III fu aggiunto
ad un altorilievo della Vergine Maria, patrona dei mercanti, che era presente sul timpano. 
Una figura che non aveva il Bambino e che fu attribuita a Johan de Kassel.


Carlo Sebastiano di Borbone
(Carlos Sebastian de Borbòn y Farnesio -
Re di Sicilia con il nome di Carlo III dal 1735 al 1759 e
dal 1759, fino alla morte, re di Spagna con il nome di Carlo III


Un edificio che non finirà mai di svelare i suoi segreti… una scena di stregoneria
si trova sul montante del portone centrale.

Scena di stregoneria

 Si hanno delle prove sull’esistenza della stregoneria a Valencia sin da XIV secolo. Un dato che
è comprovato dalle prediche di San Vicente Ferrer ed anche dagli atti del terribile Tribunale
 dell’Inquisizione.

San Vicente Ferrer, Patrono di Valencia
(Valencia, 23 Gennaio 1350; Bannes, Bretagna, 5 aprile 1419)
(Dipinto di Giovanni Bellini, 1430-1516
Data: 1465; Collezione: Chiesa San Giovanni e Paolo, Venezia)

È importante notare come questa scena di stregoneria si trovi
esattamente sotto l’altorilievo della Vergine. Questo ha un significato ben preciso perché
la  Vergine è l’unica donna che, con la sua purezza, può combattere la stregoneria.
Nel 1494  a Valencia apparirà un dizionario degli inquisitori, “Il Repertorium” , un
prontuario sulle procedure  per l’inquisizione. Un opera che fu scritta da un anonimo frate
domenicano di Valencia.

L’opera è ordinata alfabeticamente e tratta diversi argomenti:
astronomia, fede, matrimonio, sortilegi, ignoranza, sapere, arti magiche, streghe.
L’autore potrebbe essere il giureconsulto valenciano Miguel Alberto.
Uno dei commentatori fu Quintiliano Mandosio (1514 – 1593),
professore di Giurisprudenza presso l’Università di Pisa e giureconsulto di Roma.
Il libro fu stampato a cura del teologo Silvio Galazzo e dedicato al
Nunzio Pontificio di Venezia.

Una città della provincia di Valencia, Peniscola fu al centro di ricerche legate alla
 stregoneria.


Peniscola – Castello Templare

La fama delle streghe peniscolane fu importante a tal punto che lo storico
ispanista francese Posper Merimèe (1803 – 1807)  le riportò in un suo
testo. Uno scritto che riguardava testimonianze di personaggi reali, legati
ad eventi straordinari; l’esistenza di congreghe, alloggi, incantesimi ed
anche di cristiani che persero la loro fede per i poteri magici. 

Modulo dell'Inquisizione di Valencia per 
l'interrogatorio di un sodomita [sec. XVI]


Io promotore fiscale di questo Sant'Ufficio, come procuratore della Sede apostolica  <ecc.>...
accuso di crimine Tizio, originario di X, abitante a X, di mestiere x,
e premesse le solennità del diritto dico che il suddetto, messo da parte il timore di Dio nostro Signore, ha commesso il delitto ed il peccato nefando di sodomia contro natura con certi ragazzi, secondo quanto è stato testimoniato.
Parimenti dico che il detto reo ha vissuto ed abitato nel detto luogo etc. (qui si deve indicare il tempo in cui è stato nel luogo dove ha commesso il delitto, per verificare con la sua confessione che stava là quando lo perpetrò).
Parimenti, che vivendo il reo in tale luogo, un giorno di tale mese ed anno, nell'occasione riferita dal testimone (qui si dice l'occasione in cui il testimone riferisce essere stato commesso il delitto, senza nominare il testimone né il complice) commise il peccato nefando con un ragazzo.
Parimenti dico che tenendo il reo il detto ragazzo denudato per la tale durata e in tale luogo ed in tal maniera (descrivendo come stavano il reo ed il complice) e ponendo il suo membro genitale eretto nel retto e nel condotto posteriore del detto ragazzo, faceva e fece forza per metterlo dentro, come effettivamente il detto reo mise il proprio membro genitale dentro il detto orifizio posteriore di tale ragazzo e consumò il detto atto di sodomia.
Se fu commesso il peccato più di una volta si dice come segue:
Parimenti, continuando il reo tali turpitudini, essendo accaduto quanto riferito nel paragrafo precedente, con tale ragazzo fece etc. (si riferisca il tutto come lo dice il testimone, e se furono più volte in tempi diversi le accuse siano divise in paragrafi).
E se il colpevole fosse indiziato e accusato da testimoni per avere commesso il peccato con persone differenti, lo si accusa per paragrafi, iniziando:
Parimenti dico che assommando delitti a delitti, il tale reo etc. (accusandolo nella maniera indicata dal testimone e mettendo il giorno, il mese e l'anno in cui è accaduto e le circostanze come le dicesse il testimone, senza nominare il testimone né il complice per nome; e si devono riferire le chiacchiere che si dissero e se gli atti furono compiuti di recente o in tempi remoti, o se furono consumati e per quante volte, secondo quanto risulta dalle testimonianze sulle quali si deve basare il fiscale nell'accusare il colpevole) .

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Si tratta di un documento, un modulo del tardo Cinquecento che dimostra la
persecuzione, a “scala industriale”, operata dal Tribunale dell’Inquisizione Spagnola.
Un modulo per standardizzare gli atti legali di sodomia e per rendere più sbrigative le procedure. Il testo fu tratto dal libro di Rafael Carrasco
 “Inquisición y represión sexual en Valencia. Historia de los sodomitas (1565-1785), Laertes, Barcelona 1980.
La confessione si svolge davanti al Sant’Uffizio dell’Inquisizione che solo nei Paesi
Iberici  aveva competenza anche sul reato di sodomia  che negli altri paesi cattolici
era invece competenza delle autorità civili.
(IL promotore fiscale era il Pubblico Ministero di allora, la pubblica accusa.
Procuratore della Sede apostolica cioè rappresentante dell’Autorità papale).
 
Al castello di Peniscola, antico fortilizio dei valorosi Templari, è legata la tragica
storia di Pedro de Luna che sopravvive anche dopo la sua morte.
I suoi resti giacciono a Sarbinan ma la sua anima sopravvive l’interno delle mura
del castello templare di Peniscola.
Si dice che in alcune notti di luna piena, la sua immagine arrogante si delinei dalle
finestre della fortezza, guardando il mare, sfidando Roma che lo delegittimò.
Fu papa con il nome di Benedetto XIII per ventotto anni e neppure lo
Spirito Santo, che considerava divino ispiratore della sua elezione papale, potè
liberarlo dalle accuse che gli furono imputate per screditare il suo
potere davanti al mondo cristiano: antipapa, eretico, scismatico,
Quando il Concilio di Costanza proclamò papa Martino V, Pedro de Luna s’imbarcò a Collioure per le terre valenciane. 

Colliuore
Città francese nel dipartimento dei Pirenei Orientali, regione dell’Occitania.

A metà del viaggio, le onde impetuose scossero violentemente la nave. Un cattivo presagio per il fuggitivo, che intese quella sconfitta come una punizione di Dio per il suo orgoglio. Vittima della più assoluta impotenza umana, non ebbe altra consolazione che vedere se i favori della Provvidenza fossero contrari a lui e alla biblioteca di libri sacri che aveva portato con sé dal Vaticano

I suoi compagni diffondevano il prodigio che si faceva allora, testimoniando che il vecchio pontefice, in mezzo alla tempesta, andava a prua della nave e che lì, in piedi nonostante il tremito del vento, si appellava al cielo chiedendo loro ad alta voce:
- Dimmi, sono Benedetto XIII?
 
Una risposta clamorosa - il fragore del tuono, seguito da un fulmine - fece trattenere il respiro ai marinai. Tuttavia, Pedro de Luna, con i suoi vestiti e i suoi capelli bagnati, il suo mento altero e gli occhi impassibili, non sussultò. Il suo aspetto era spettrale, travolgente, quello di un prigioniero che aspettava solo giustizia senza chinare il capo, ma chiese la prova di una presunta impostura lesiva del suo onore:
“Affonda la nave, Dio Onnipotente, se mi sei mancato -urlò- o prova la mia innocenza in questo momento calmando il mare!”
E con grande stupore dell'equipaggio, la pioggia cessò, la burrasca si trasformò in una leggera brezza che fece oscillare le vele e le acque si placarono sotto un sole crepuscolare che le rendeva policrome di riflessi ramati.
- Inchinati a Peñíscola! disse con gioia, scuotendo l'equipaggio, ancora a bocca aperta per l'improvviso avvento di una calma così strana.
A bordo nessuno dubitava che fosse Benedetto XIII
Correva l'anno 1417, quando quell'ottuagenario si trovava nel castello di Peniscola
circondato  di una precaria corte a lui fedele fino alla morte.
Il progressivo abbandono di amici e collaboratori come Vicente e Bonifacio Ferrer, il cardinale Jofré de Bil, il vescovo di Segorbe, Diego de Heredia o l'Anglesoa aumentò la sua solitudine, facendo diffondere intorno alla sua figura tutti i tipi di voci,
cospirazioni e misteri, un alone magico che lo immortalerebbe per sempre.
Ma non era completamente solo. Aveva sostenitori nell'ombra, ammiratori della sua ribellione che avrebbero dato la vita per lui anche da paesi lontani…

A Firenze una vecchia strega era rinchiusa in una prigione e aveva la
sensazione che Benedetto XIII sarebbe stato avvelenato !!!
Non si sa se questo presentimento fosse legato a qualche voce percepita o
 al suo mestiere di stregoneria.
Sentendo che alcuni soldati aragonesi sarebbero partiti il ​​giorno successivo per il Regno, la vecchia corruppe i suoi tutori per incontrare i viaggiatori e trasmettere un messaggio urgente.
- Avvisa Benedetto XIII di non fidarsi dei suoi servi, perché uno di loro, il più vicino, avvelenerà il suo cibo. E dargli incoraggiamento, che io vegli su di lui.
Quello stesso luglio 1418, si racconta, che Pedro de Luna ingerì marmellata e dolci al miele cosparsi di arsenico. Per fortuna, grazie a un lontano incantesimo protettivo, il vomito persistente gli impedì di assimilare il veleno
Morto di morte naturale all'età di novantaquattro anni, l'antipapa si lasciò dietro abbondanti racconti leggendari. Quando le sue spoglie furono riesumate dalla basilica del castello dove furono depositate per la prima volta, per essere poi trasferite nel palazzo Illueca - sua casa natale - gli autori dell'epoca scrissero che il cadavere emanava una certa fragranza che imbalsamava l'atmosfera dell'intera città. Lo storico Alpartils fece riferimento a questo avvenimento nella sua cronaca: Il giorno della festa di Ramos de las Palmas, che era il 9 aprile e il successivo profumo del Giovedì Santo uscì dal tumulo funerario dove fu sepolto Pedro de Luna. D'altra parte, Zurita raccontò lo stesso episodio: Si diffuse non solo attraverso il castello dove si trovava il tumulo, ma anche in tutta la chiesa e in tutto il luogo, e il re fu avvisato dal castellano.
I marinai di Peniscola tramandarono che nel 1724 il cardinale Vincenzo Maria Orsini
fu eletto pontefice con il nome di Benedetto XIII.
Il “El Bufador”, un tunnel roccioso (una galleria) su cui sorge la città,
“emise un rumore atroce causato dal flagello di una tromba d'acqua che tutti associano alla rabbia di Pedro de Luna, definitivamente escluso dalla lista ufficiale dei papi”.




Benedetto XIII – Antipapa

Peniscola – Antipapa Benedetto XIII

Quasi un secolo dopo, quando le truppe francesi invasero Illueca , la tomba venne profanata e i resti furono gettati nel fiume Iruela. Solo il teschio, salvaguardato dai contadini, su conserva nella vicina città di Sarbiñán.
 
Una strana storia che si ripeteva…
Un'antica leggenda, divulgata dai suoi detrattori, afferma che San Vicente Ferrer profetizzò che un giorno qualcuno avrebbe giocato a palla con la sua testa. E così accade che, appena 15 anni fa, Juan B. Simó Castillo, uno studente di tradizioni peñiscolane, ricevette la visita di un vecchio - Pascual Sanjuán Sardá- che affermava di aver raccolto il teschio di Papa Luna durante la guerra civile del 1936 , nuovamente estratta dalla sua tomba e vittima della macabra dispersione tra i senz'anima, tenendola nascosta fino alla fine della guerra quando fu restituita al palazzo Arguillo.
Giusto o ingiusto, universale e irripetibile, sebbene il suo nome e la sua posizione siano stati usurpati, la sua storia non è finita e la sua anima continua ad abitare dietro le mura del suo castello. 

A Valencia, nel  quartiere di La Seu, c’un piccolo vicolo, ora chiamato
Calle Angosta del Almudin, che porta con sè la storia di streghe.


Un vicolo stretto tra un edificio e la faccia del palazzo Almudin.
Solo dal 1862 fu possibile percorrerlo  anche di notte. Alle due estremità
del vicolo c’erano delle porte che ne impedivano l’accesso notturno.
Porte collocate da alcuni inquilini che vivevano nel vicolo.
Si tramanda che alcune “streghe” vi abitavano e si dedicavano alla
preparazione di pozioni magiche. Probabilmente nel vicolo abitava
qualche guaritore che con le erbe medicinali preparava i suoi medicamenti.
Nel medioevo queste pratiche venivano considerate spesso come azioni
di stregoneria.  C’è da dire che negli anni ’50 questo vicolo ospitava gli uffici comunali
dove si dovevano pagare le tasse e i contributi….. 

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Elementi decorativi
Ritornando alla Loggia c’è da dire che  negli stipiti e archivolti ci sono molti motivi scolpiti:
alcuni infernali, come la maschera demoniaca; un uomo peloso simbolo della purezza degli
uomini non toccati dal peccato; un drago; centauri che suonano timpani e flauti; una coppia che 
compie atti in relazione alla prostituzione; un uomo seduto a un tavolo in riferimento ai
mercanti valenciani; un lupo simbolo di avidità; un cinghiale simbolo di rabbia; una capra; un
cane simbolo d’invidia; lumache e tartarughe simboli della pigrizia; il leone dell’orgoglio; un
uomo che alza una mazza in preda alla follia-
Altri motivi sono difficili da identificare con una simbologia: un uomo incatenato; cinque 
anatre; gruppi di acrobati; un uomo che rema sull’acqua, ecc.
Sulle basi delle colonne, teste semi umane capovolte da cui emergono dei tronchi d’albero.

drago

 

Centauri che suonano

Prostituzione

Lumaca e tartaruga

Uomo con la mazza

Cinque anatre

Gruppo di acrobati

Un uomo che rema

Un uomo con la testa capovolta

La raffigurazione dell’uomo nudo nel Medioevo simboleggiava il peccato della carne e 
l’iconografia, che circonda la porta d’ingresso della Loggia, è una sequenza di peccati capitali

.Nella Torre, sul prospetto di Piazza del mercato, sono presenti tre finestre.
La finestra inferiore presenta un arco acuto, quella al primo piano una forma rettangolare e 
quella al piano superiore, di dimensione più piccole rispetto alle precedenti, una struttura ogiva.



Finestra nel primo piano della Torre

Finestra al secondo piano della Torre

La finestra ogivale inferiore della torre presenta delle mensole decorate con animali fantastici. 
A sinistra e a destra della finestra si trova un drago alato.




In cima alla torre il terrazzo merlato e tre doccioni (due agli spigoli ed uno centrale).
La sua parte sommitale presenta un diverso colore della muratura.  
Una diversità cromatica legata  al differente periodo di costruzione di questa parte della 
struttura. Infatti tra il 1897 ed il 1900 lo scultore Josè Aixà Inigo e l’architetto Antonio 
Ferrer aggiunsero un piano alla torre posizionando anche i doccioni e la merlatura che 
prima non era esistente. La torre nel suo aspetto originale aveva una terrazza piana.

Sopraelevazione della Torre

Allo spigolo della torre è presente l’altorilievo che raffigura la bocca del diavolo-
Un volto mostruoso e nella bocca del diavolo c’è un tronco. Una figura che viene spesso 
identificata con il mostro biblico Levatiano anch’esso collegato al diavolo.



Levatiano è un mostro acquatico della tradizione biblica che fu
associato, da Thomas Hobbes (1588-1679) a simbolo dell’onnipotenza dello Stato
nei confronti dell’individuo. Simbolo del potere totalitario o anche di
una struttura molto complessa ed estesa.
È presente nell’Antico Testamento nel salmo 14,v,26 e salmo 74,v.14.
Un essere nato per volere di Dio..
La citazione più importante è nel libro di Giobbe:
« Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe. »
Alcuni commentatori ebraici della Bibbia attribuirono al Levatiano la forma di un
coccodrillo. Una identificazione legata al culto egiziano per il dio-coccodrillo
Sobek. Secondo alcuni miti egiziani sarebbe stato lui il primo essere a emergere
dalle acque fangose nel caos originario per creare il mondo. Il mito è
suggerito dall’abitudine del coccodrillo del Nilo di restare immerso nel fango
per apparire, all’improvviso, nel momento di attaccare una preda.

Un paio di metri sotto la figura del Levatiano si trova un bugnato con un’iscrizione :
Anno 1732 / Oran è stata vinta il 9 luglio
Sopra l’iscrizione si trova una croce.


L’iscrizione è legata al periodo in cui la Loggia fu una caserma militare.
Quando i soldati spagnoli, di stanza nella Loggia, vennero a conoscenza che la città di Orano 
(Algeria Occidentale) fu presa dagli spagnoli, decisero di ricordare l’avvenimento  con 
l’iscrizione. La città in realtà fu presa (riconquistata) dall’ammiraglio Blas de Lezo e dal 
generale Josè Carrillo de Albornoz (I duca di Montemar) (entrambi spagnoli) il 2 luglio 1732. 
La data diversa, riportata nell’iscrizione, era dovuta alla mancanza d’informazioni e cioè al 
ritardo con cui giunse la notizia a Valencia.

Nella facciata sono presenti altre targhe commemorative legate a diversi enti:
 la targa  degli addetti al commercio per la pace  del 1876



E l’altra dedicata a Josè Romeu Parras, eroe della guerra d’indipendenza.

Sulla facciata del Padiglione del Consolato del Mar si distinguono tre piani.
Al piano terra si trovano quattro finestre ad architrave dritte che danno luce alla Camera del 
Tribunale del Commercio.




Queste finestre al piano terra sono prive di decorazioni e mostrano sono delle 
colonne con capitelli a decorazione vegetali. Di rilievo è la decorazione delle mensole.
Guardando la facciata  e partendo la sinistra le decorazioni sono le seguenti:-         
Prima  finestra – mensola sinistra: un drago alato che tiene tra le fauci un fusto 
Prima finestra – mensola destra; un drago alato che mantiene  nella mascella una foglia (d’acanto ?);



-         Seconda finestra – mensola sinistra: figura di un uomo in atteggiamento sereno;
-   Seconda finestra – mensola destra: un leone che tiene un filatterio (strisce di pergamena) tra gli artigli




Terza finestra – mensola sinistra – drago alato
Terza finestra . mensola destra; un rapace piumato;




  Quarta finestra – mensola sinistra: un uomo che combatte con un demone;
Quarta finestra – mensola destra: un drago o un mostro con testa umana

 



Le finestre del piano nobile (primo piano) sono più grandi di quelle del piano terra. 
Presentano dei trafori gotici e due colonne sottili.


Il piano superiore è la parte che risalta maggiormente ed è costituito da un blocco con otto
finestre, di cui una è murata, e con superiormente alcuni medaglioni.


Ogni finestra dell’ultimo piano presenta un parapetto in pietra con lo stemma della città.  Sopra
 le finestre un decoro vegetale che si svolge lungo la parete e che esce dalla bocca di un drago 
posto ad una estremità.  Al di sopra si trova un cornicione dove sono posti i doccioni e più in 
alto i medaglioni che portano gli effigi di personaggi illustri, ciascuno dei quali è circondato da 
una ghirlanda. Le merlature sono completate con la corona reale.
Il piano superiore ha un totale di ben quaranta medaglioni. Sedici sulla facciata Ovest su Piazza 
del Mercato; sedici sulla facciata che conduce al Giardino e otto sulla parete su via Cordellats. 
Medaglioni che sono disposti a gruppi di due per ogni finestra.
Non si conoscono i nomi degli artisti autori dei medaglioni.  La ricerca è difficile dato che 
presentano un espressione artistica molto differente tra di loro. I medaglioni su Piazza del 
Mercato e su Via Cordellats presentano un espressione artistica mediocre. Migliori sono quelli 
che si affacciano sul giardino e che furono attribuiti a Jaume Vincent.
Sempre in merito ai medaglioni non si hanno precisi riferimenti in merito ai personaggi che vi 
sono raffigurati.
L’immagine nel primo medaglione più vicino alla Torre dovrebbe essere del dio Hermes o 
Mercurio e i successivi cinque rappresenterebbero degli dei dell’Olimpo.
Hermes, dio del commercio e messaggero degli dei si riconosce per il suo caratteristico 
cappello (petaso) e per le due piccole ali. Seguono altri quattro medaglioni che dovrebbero 
rappresentare Fernando ed Isabella di Castiglia (monarchi cattolici), Massimiliano I e Carlo V. 
Sui medaglioni che sporgono sul giardino  le figure apparterebbero a degli dei e a figure della 
mitologia.
Due medaglioni su via Cordellats sono molto deteriorati e due raffigurano con chiarezza 
Massimiliano I e la moglie Maria.

3. LA FACCIATA SU VIA PERE  COMPTE
( Lato Sud dell’edificio -  Costruita da Pere Compte)  



Il portale  permette l’ingresso alla Sala delle Colonne o delle Contrattazioni. La facciata non presenta altre decorazione se non due finestre che fiancheggiano il portale.



L’arco poggia su due mensole decorate. Nel vertice dell’arco si trova
un altorilievo, elmo e stemma,  della casata d’Aragona. Il timpano della porta è costituito da
una grata di ferro che presenta lo stemma della città di Valencia mentre gli archivolti dell’arco
poggiano su tre delicate colonnine.



Sulle due mensole, su cui poggia l’arco, si trova un angelo che tiene una pergamena. 
Le due finestre, poste ai lati del portale, sono in stile gotico con architrave (gotica a trafori 
e due colonnine che fungono da montante per la stessa finestra).





Anche queste finestre presentano nelle mensole degli altorilievi:
finestra sinistra – mensola sinistra – figura umana con cappuccio e corpo animale;
finestra sinistra – mensola destra: leone alato



La finestra destra presenta sempre sulle mensole:
finestra destra – mensola sinistra: un drago
finestra destra – mensola destra: un animale felino  dall’aspetto fantastico



Come detto dal portale s’accede alla Sala delle Contrattazioni.

Parte interna del portale d’ingresso visto dalla Sala delle Contrattazioni

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4.      FACCIATA  SU VIA LA LONJA
(Lato Est dell’edificio)










Questa facciata, su via La Lonja, presenta due parti che sono ben distinte. 
La prima parte è un semplice muro che chiude i magazzini che s’affacciano sul giardino 
interno (in questa parte della facciata si trova un piccolo ingresso per le visite al giardino) 
e l’altra presenta un aspetto gotico. Il portale permette l’accesso alla Sala delle 
Contrattazioni.
Il portale è una delle espressioni più suggestive dello stile gotico valenciano.







È costituito da una campata molto ampia formata da due archi ogivali sormontati 
da un altro arco ogivale. Al vertice c’è un rosone a forma di croce e su entrambi i lati gli scudi 
della città di Valencia. Due pinnacoli fanno da cornice al complesso artistico. Il timpano della 
porta  non presenta raffigurazioni e una sottile colonna forma il montante. La porta è costituita 
da due fogli di ferro con battenti in stile gotico. Cinque piccoli gradini  permettono l’accesso 
dalla strada alla sala.
Nella cuspide dell’arco troviamo la figura del Cristo Re con il globo in mano, lo scettro e la 
corona.

Cristo Re

Di grande valore artistico la decorazione vegetale del portale che s’alterna a piccole 
figure umane in atteggiamenti grotteschi, ad animali fantastici o teste umane.
Sullo stipite sinistro si nota  l’altorilievo di una lumaca, un animale ampiamente 
rappresentato nel Medioevo e di cui non si conosce il significato esatto nel complesso 
figurativo






Una lumaca



Le due finestre presentano un arco ogivale e ai lati due sottili pinnacoli 
con delle decorazioni.
Nel triangolo dell’arco della finestra di destra  è raffigurato il re Davide con una fionda 
tra le mani come ricordo della sua impresa contro Golia. Nella finestra di sinistra, sempre  
nel triangolo dell’arco, è invece raffigurato Sansone mentre prende le fauci di un leone.
Entrambe le scene potrebbero avere  un significato simbolico: Gesù che sconfigge il 
diavolo.
Questa spiegazione simbolica  sarebbe legata al concetto espresso da molti critici d’arte 
secondo  la quale questa facciata della Loggia sarebbe dedicata al Cristo mentre la 
facciata precedente, quella su Piazza del Mercato, sarebbe invece dedicata alla Vergine.


Golia

Sansone prende  per le fauci un leone

Questo prospetto della Loggia è vicino alla Plaza del Doctor Collado, un luogo ricco di 
attività  e di svago, e alla piccola piazzetta con la Basilica del Sacro Cuore di Gesù.  Gli 
spagnoli sono molto attenti alle problematiche sociali e bisogna dare atto anche 
all’assessorato al Turismo di Valencia di riuscire a comunicare le bellezze del suo 
territorio anche ai portatori di handicap.  Nella piazzetta si trova un pannello in metallo 
della Loggia con iscrizioni in Braile per permettere ai non vedenti di poter conoscere il 
meraviglioso aspetto architettonico dell’edificio nei minimi particolari.

Basilica del Sacro Cuore

Pannello in Braile

Accanto alla piccola porta, che permette l’ingresso al giardino, si trova una targa 
commemorativa che riporta la dichiarazione di guerra  contro Napoleone da parte del 
popolo di Valencia attraverso le parole di Palleter
(Vicente Domènech, “El Palleter”, famoso personaggio popolare nella Guerra 
d’Indipendenza Spagnola).


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 5. FACCIATA SU VIA CORDELLATS
(Lato Nord dell’edificio)




La facciata della Loggia su Via Cordellats è costituita da un muro con pochi elementi
decorativi. Muro che fu restaurato nel 1930 dall’architetto Josè Maria Cortina Pèrez con 
l’apertura di un ingresso sul giardino. Un ingresso con arco ribassato e chiuso da un 
portone in ferro.  Ai lati dell’ingresso due semplici finestre chiuse da grate di ferro. 



Sempre su Via Cordellats si trova il muro che chiude l’ala del Consolato del Mar. Su 
questo muro si trova una finestra ad architrave dritta che dà luce alla sala del Consolato 
del Mar.. Anche qui sulle mensole ci sono delle raffigurazioni: un uomo barbuto su quella 
di sinistra e due animali che combattono in quella di destra.
Nella parte superiore vi sono quattro finestre che corrispondono al piano superiore del 
Padiglione e otto medaglioni. Due finestre sono murate. Nella parte inferiore del muro si 
sviluppa una modanatura che forse doveva essere ancora decorata.




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6. SALA DELLE CONTRATTAZIONI

La sala è il corpo principale dell’edificio e la sua costruzione fu realizzata da Pere 
Compte e Johan Yvarra sul modello della Lonja di Palma de Mallorca. Mercato de Palma 
che fu eseguito da Guillem Sagrera nel 1426 copiando la sala capitolare del Convento di 
Santo Domingo di Valencia. 

Lonja di Palma di Maiorca

Lonja di Valencia

La Sala delle Colonne o Sala dei Contratti è un ampio ambiente suddiviso in tre navate 
longitudinali di uguale altezza. La volta è sorretta da colonne elicoidali su cui s’abbassano 
gli archi a costoloni, dando l'aspetto vistoso di una palma. L'edificio è infatti concepito 
come un tempio del commercio e presenta un marcato carattere simbolico collegato al 
paradiso: le colonne sarebbero gli alberi e le volte rappresenterebbero la cupola celeste.
Presenta una pianta di ( 35,60 x 21,39) metri  con un’altezza di 17,40 metri (nel punto più 
alto) (All'esterno l'altezza della sala  sommando la merlatura è di 22,16 metri).




La volta fu dipinta nel 1498 dal maestro Marti Girbes. Una colorazione in blu con stelle 
per  simulare la volta celeste. Le chiavi della volta erano dipinte in verde, foglia d’oro e 
rosso. Nel 1506 gli archi furono dipinti in colore oro e tale  rimasero fino all’Ottocento 
quando si decise di eliminare ogni dipinto dalla Sala.



 “Sulle colonne e ad un'altezza di 12 metri sono distribuiti sottili fasci di nervature a formare 
gli archi. Nelle sue chiavi possiamo trovare figure di santi, ogni santo corrisponde al patrono 
delle corporazioni valenciane dell'epoca. Un ornamento in corda intrecciata collega le chiavi 
con le mensole, in chiaro riferimento alla corporazione dei sogueros (cordai). Novantasette 
chiavi possono essere trovate in questa stanza, oltre ai suddetti santi delle corporazioni, in 
esse possiamo trovare angeli e offerenti musicali, scudi della città, scudi reali ecc”.
La volta è sostenuta da ventiquattro colonne elicoidali. Di queste colonne otto sono libere, 
dodici semicolonne si trovano nelle pareti e le restanti quattro occupano gli angoli 
dell’ampio locale.

 




Nel salone lungo le pareti, ad un altezza di 11,20 metri, si sviluppa un iscrizione latina in 
caratteri gotici che fu realizzata nel 1498. Un iscrizione dipinta in oro su fondo scuro:
 
Inclita domus sum, annis aedificate quindecim gustate et videte concives quoniam bona è 
negoziato che non agita dolum in lingua quae iurat next et non deluso quae pecuniam non 
dedit ad usuram eius mercatores sic de gens diviciis redundabit et tandem vita fruetur eternal.
 
Sono una casa famosa, costruita in quindici anni. Compatrici, controllate e vedete quanto è 
buono il mestiere che non porta frode nella parola, che giura al vicino e non manca, che non 
dà i suoi soldi con l'usura. Il commerciante che fa questo traboccherà di ricchezza e quindi 
godrà la vita eterna.

Prima frase dell'inscrizione latina del Salón de la Contratación

Secondo lo studioso valenziano locale, Joan Francesc Mira, questa iscrizione mostrava 
che non era necessario essere un protestante o uno straniero per stabilire le basi di un buon 
commercio; bastava l'unione di etica ed economia.
La sala presenta quattro ingressi, uno su ogni facciata e la quarta permette l’ingresso al 
giardino degli aranci.
Il pavimento della Sala è costituito da pezzi di marmo nero, bianco e marrone chiaro. Marmi 
che, in alcuni punti, sono disposti in modo da formare delle stelle a sei punti in riquadri. Il 
pavimento non è l'originale anche se segue lo stesso modello, ad eccezione delle stelle che 
figuravano nell’impianto originario.


In questa sala fu installata la Taula de Canvis i depòsits (Tavolo di cambio e deposito), istituita 
nel 1407 dal Comune di Valencia, che ottenne prestigio per la sua solvibilità e volume di 
operazioni bancarie. Attualmente la Taula o Tavola in cui sono state effettuate le transazioni 
commerciali, nonché la prima cambiale nota in Spagna, si trova nell'archivio comunale di 
Valencia, situato nel Palacio de Cervelló .

Taula de Canvis i Depòsits de la Ciutat de València.
(secondo lo storico Sanchis Guarner, sarebbe stato il re Martino l’Umano, Martino I d’Aragona (Martino il Vecchio) ad autorizzare la creazione della
Taula de Canvis i Deposits (di modifiche e depositi) nella Città di Valencia
il 15 ottobre 1407 (entrò in funzione il 31 giugno 1408).
Taula che fu abolita nel 1416. Nel 1519 fu riaperta una nuova
Taula che durò fino al 1649. Per qualche tempo fu collocata nella
Sala dei Contratti nella Loggia della Seta. Nel 1649 apparve la
Taula Novissima che continuò a funzionare fino ai decreti Nueva Planta (1707)
Con l’abolizione dei fueros (statuti) scomparve definitamente nel 1719).
Esiste un detto nella tradizione valenciana che esalta la serietà e la correttezza
dell’antica Taula valenziana:
Per essere un buon pagatore come la Taula de Valencia


Nella  sala una porta permette l’ingresso nel Giardino degli Aranci. Le due facciate
dell’ingresso  
presentano la stessa architettura. Un  doppio arco ribassato che è sormontato da un grande arco 
ogivale. L’arco poggia su due mensole decorate. Vi sono raffigurate figure stravaganti, 
decorazioni vegetali e foglie.



La mensola di sinistra dell’arco interno presenta un centauro che suona uno strumento musicale 
simile al tamburo mentre nella mensola di destra un centauro suona un flauto.
Nello spazio che resta nell’arco ribassato è presente lo stemma di Valencia  e nella parte 
superiore un rosone cruciforme.

Un centauro suoma un tamburo ?

Un centauro suona un flauto

Molte figure di centauri adornano il rivestimento interno dell’arco.



Nell’arco prospiciente il giardino sulla mensola di sinistra è raffigurato Sansone che combatte 
con un leone mentre in quella di destra, un cavaliere a cavallo inseguito da un uomo con una 
mazza in mano.
Sugli stipiti si trovano varie decorazioni di piante, lancieri, uomini a cavallo draghi. È 
raffigurato anche un uccello piumato vicino a figure umane. In un'altra scena un uomo si 
difende con un bastone da un animale mostruoso. Due figure, vestite da pellegrini, riposano 
vicine mentre uno beve grazie ad una zucca. In un'altra scena un animale attacca un uomo a 
cavallo che cerca di difendersi con una lancia.

Sansone combatte con un leone

un cavaliere a cavallo inseguito da un uomo con una mazza in mano.




un uomo che si difende con un bastone

due pellegrini si riposano. Uno beve grazie ad una zucca

un animale attacca un cavaliere

Il giardino o “patio degli aranci” presenta una caratteristica e piccola fontana dalla pianta 
stella a sette punte nella quale scorre un piccolo rivolo d’acqua. La fontana  originale era 
pera di Anhoni Johan mentre quella che oggi ammiriamo è una ricostruzione neogotica.


Attorno alla fontana alcune panchine in pietra  mentre una scala in pietra conduce al piano 
nobile del Padiglione del Consolato, una grande sala dove un tempo si svolgevano le sedute dei 
consolati o dei consoli  commerciali.
Una lapide in marmo ricorda la dichiarazione della Loggia della Seta come Patrimonio 
dell’Umanità. Sotto il logo dell’Unesco c’è un’epigrafe difficile da leggere:
 
Lonja de Valencia / dichiarato / Patrimonio dell'Umanità / dall'Unesco / il 7 dicembre 1996 / in commemorazione dei 500 / anniversario della sua costruzione / 19 marzo 1998.



Il tetto della sala delle contrattazioni è a falde ed è raggiungibile da una scala a chiocciola  
posta nella torre.
Nella sala tra il 1836 ed il 1885 fu aperta una porta  che consente l’ingresso alla cappella.

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7. CAPPELLA

Nella Sala delle Contrattazioni, a sinistra dell’ingresso da Piazza del Mercato, c’è un portale che
fu chiuso nel 1901 da un cancello forgiato nel 1601 ed opera del rejero Gaspar Monreu della 
vecchia Casa de la Ciudad.


La vecchia cappella era dedicata alla Vergine della Misericordia e la prima messa vi fu 
celebrata il 26 maggio 1499.
Fu costruita tra i 1484 ed il 1486 e nella costruzione della volta a crociera collaborò l’architetto 
Juan Guas che era al servizio dei monarchi cattolici.
La volta a stella costolonata è sostenuta da mensole decorate ed è composta da nove chiavi. In 
quella centrale è raffigurata  la Vergine della Misericordia, in quattro chiavi si nota lo scudo o 
stemma della città e nei rimanenti  degli angeli musicanti.


Nelle mensole si trovano le figure dei quattro evangelisti che sono attributi a Johan de Kassel. 
In origine queste figure erano dorate così come le chiavi della volta. Le mensole sono orientate 
in corrispondenza dei punti cardinali e le figure dei quattro evangelisti sono rappresentati da 
animali:
San Matteo, l’uomo;
San Marco, il leone;
San Luca, il toro;
San Giovanni, l’aquila.


Il toro

La figura della Vergine nella chiave della volta è la rappresentazione più antica 
della corporazione comunale. “Le giurie della città appaiono protette sotto il manto della 
Vergine della Misericordia affiancate da due maceri”. (maceri, portatori di mazza)


La cappella ha due finestre. Una con arco a sesto acuto che s’affaccia sul giardino degli aranci e 
l’altra  con ventri colorati, non originali, che s’affaccia su Piazza del Mercato.


Le vetrate attuali non sono quelle originali e la finestra della cappella era l’unica ad averle. Gli 
originali erano di Miquel Arnau e Arnau Moret, mentre  l’intaglio della finestra era opera di 
Rollandus de Alemanya e Laurencius Picart. Le altre finestre erano ricoperte da stoffe cerate 
che lasciavano passare la luce in modo uniforme. Attualmente  le finestre presentano dei vetri 
opachi.
La finestra della cappella, che s’affaccia su Piazza del Mercato, presenta  esternamente un arco 
ogivale che poggia su mensole e la parte superiore ha delle decorazioni gotiche, vegetali e una 
grande coccarda crocifera.

Finestra della Cappella su Piazza del Mercato



La finestra che sporge sul giardino presenta un arco ribassato all’interno e a sesto 
acuto, con argo ogivale sovrastante e decorazione gotica, all’esterno. Nella chiave dell’arco a 
sesto acuto si trova un angelo con le ali spiegate. Anche su questa finestra nella parte superiore 
è presente una coccarda crucifera.
La mensola di sinistra presenta un felino con la testa umana mentre la mensola a destra un 
drago alato con testa umana.
Un tempo all’interno della cappella erano presenti un altare, un fonte battesimale in marmo di 
Carrara, una pala d’altare e un Crocifisso ligneo mentre le pareti erano ricoperte da tende ed 
arazzi.




Croce sulla finestra esterna che sporge sul giardino





L’arco ogivale dell’ingresso della cappella presenta in alto l’immagine del Cristo con il mano il 
globo del mondo. Un ingresso decorato con raffinata cura e coronato da una crucifera e da due 
lunghi pinnacoli fissati al muro su entrambi i lati. La scultura del Cristo Re è attribuita a Johan 
de Kassel ed era originariamente policroma.



Dalla cappella si accede al Padiglione del Consolato del Mar grazie ad un 
portale stile gotico  del 1549 di Miquel Johan Porcar.


Un portale con al centro lo scudo della città e sopra un rosone cruciforme. La mensola sinistra 
dell’arco presenta le figure di strani animali con teste umane e delle foglie mentre quella di 
destra ha una rappresentazione più dura e sessuale con una donna che tiene in mano un animale. 
L’animale alza la coda mentre il diavolo introduce aria con un mantice attraverso l’ano 
dell’animale. La decorazione  fu una ricreazione neogotica risalente al XX secolo. Una volta  
questa porta d’accesso al Consolato non esisteva e su questa parete della cappella si trovava la 
pala d’altare. Una volta aperto questo ingresso, la pala fu sposta sotto la finestra. Praticamente 
dell’utilizzo del vano come cappella rimane ben poco tranne la decorazione architettonica. Una 
volta, fino al 1891, c’era una tela che raffigurava il Cristo Crocifisso. Una tela d’autore ignoto e 
risalente al XVI secolo che oggi si trova nel Comune di Valencia.

strani animali

violenza su un animale

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8. LA TORRE

L’accesso alla torre avviene grazie ad una porticina posta all’interno della sala delle
contrattazioni, a pochi a metri a destra dell’ingresso della cappella.


L’ingresso è adornato con trafori vegetali e varie figure storiche. È protetto da una cancellata in 
ferro mentre la porta fu decorata in epoca moderna anche se con motivi iconografici medievali. 
Il colore della pietra indica che si tratta di un restauro.
L’arco è adornato nella sua parte superiore da una serie di piante intrecciate. Sopra la porta e 
sotto l’arco ogivale si trova scolpito un angelo con un cartiglio tra le mani e all’esterno 
dell’arco un uomo nudo con una borsa in mano che corre inseguito da un altro uomo.  Sulla 
mensola destra dell’arco è raffigurata una donna alata nuda che è morsicata in petto da un 
drago. L’episodio è un riferimento alle punizioni che subirà la donna lussuriosa.






un  uomo nudo

donna morsa nel petto da un serpente

Questa porta fu la prima ad essere costruita in tutta la Loggia.  È alta 1,80 m e larga 80 cm
e la sua decorazione è una ricostruzione neogotica dei primi del Novecento.
La scala d’accesso è circolare, a chiocciola e senza rampa. I gradini sono attaccati al muro 
cilindrico che la circonda.
La torre è a pianta quadra ed è equidistante dalla sala del Consolato e dalla Sala delle 
Contrattazioni.
Il primo piano della torre è costituito da una stanza che fu costruita tra il 1491 ed il 1494. 
Secondo la tradizione  si narra che la stanza fu adibita a prigione ma la citazione non è 
sicura dato che la stanza è un disimpegno verso altre stanze.


Nel vano sono presenti due ampie finestre che si affacciano sulla Piazza del Mercato e sul
giardino. Una porticina immette nell’area privata del custode del Padiglione del 
Consolato. La copertura è costituita da una volta a crociera sorretta da pennacchi. 


Finestra della Torre su Piazza del Mercato

Al secondo piano della torre la sala è coperta da una volta a botte. Anche qui sono presenti
due finestre, una su Piazza del Mercato e l’altra sul giardino.
La prima finestra  è piccola con un arco ogivale di dimensioni  ridotte e priva di qualsiasi 
decorazione. In questa finestra fu posizionato un orologio che successivamente fu rimosso.

Finestra  nel secondo piano della Torre

Nel passaggio dal secondo piano al terzo piano della torre si trova una porta che permette
l’accesso al tetto della sala delle contrattazioni  e al suo passaggio pedonale.
Il terzo piano permette l’accesso al piano superiore del Padiglione del Consolato grazie ad 
una piccola scala in legno. Infine s’arriva alla  terrazza della torre, d’epoca moderna.
Alla torre e alla terrazza si accede da una scala a chiocciola che in origine era composta da 110 
gradini. Vero il 1896 la torre fu sopraelevata e  fu necessario aggiungere dei gradini che 
diventarono 142. 
La scala a chiocciola è un alto esempio d’architettura gotica eseguita da Pere Compte.






La scala è caratterizzata dalla mancanza d’un asse centrale cioè la cosiddetta “scala ad occhio”.

Sulla destra si notano le piccole finestre della torre dove si sviluppa
la scala a chiocciola

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9. IL PADIGLIONE DEL CONSOLATO

La costruzione del Padiglione Consolare o "Consolat del Mar", in stile gotico, iniziò nel 1498 
e  fu completata nel 1548. Pere Compte iniziò i lavori ma morì nel 1506 avendo completato i 
primi due piani. Tra il 1506 e il 1533 Johan Corbera continuò per il terzo piano e sarebbe stato 
Domingo Urtiaga nel 1548 a completarli con l'asta dell'edificio e con l'opera dei medaglioni 
rinascimentali.
Il Padiglione del Consolato o "Consolat del Mar" porta questo nome perché ai suoi tempi 
ospitava la Corte del "Consolat del Mar", un'antica istituzione valenciana creata l’uno dicembre 
1283 dal re Pedro III d'Aragona (1276-1285). per trattare e giudicare questioni marittime e 
commerciali. Fu il primo tribunale commerciale fondato in Spagna.
Il Consiglio Comunale nel 1407 determinò che le usanze del mare e le vertenze giudicate fino a 
quel momento,  fossero   raccolte e annotate in un libro. Nacque così il Codice conosciuto 
come "Llibre del Consolat del Mar", un vero gioiello che è conservato nell'Archivio Comunale 
di Valencia.




Il Padiglione è composto da un seminterrato, piano terra - sala principale e piano
superiore. 

Seminterrato

Al piano seminterrato si accede tramite una porta posta nel sottoscala che dal giardino 
conduce alla Sala del Consolato posta al primo piano. Il piano interrato è illuminato da 
una finestrella posta sulla facciata prospiciente la Piazza del Mercato e inaugurata nel 
XVIII secolo. Un locale forse adibito a carcere ?



Punto luce su piazza Mercato


Il piano seminterrato è costituito da due ambienti indipendenti separati da un muro nel 
quale si apre una porta di comunicazione. La prima stanza è molto più piccola della 
seconda, Quest’ultima è sostenuta da pilastri ottagonali ed è chiusa da una volta a 
crociera. Ha una panchina in pietra che si sviluppa lungo le pareti. 






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PIANO TERRA

Al piano terra si trova il locale che ospitava il Tribunale Commerciale. A questa stanza si accede
tramite un portale ad arco ogivale , esistente nel giardino. Ha anche un altro accesso attraverso 
un portale, nella cappella situata al piano terra della torre, che fu aperto nel XVI secolo.


In origine la disposizione di questa grande sala era diversa 
perché presentava un piccolo androne che da un lato conduceva alla cancelleria e dall'altro lato 
aveva accesso all'aula del tribunale.
Presenta una pianta rettangolare con quattro finestre ad architrave dritte che si affacciano sulla 
Piazza del Mercato. La sala è ricoperta da un soffitto ligneo a cassettoni nel suo colore naturale 
realizzato nel 1503.











Il portale d’ingresso al giardino presenta un arco ogivale sulle cui mensole si trovano 
le immagini di un leone e di un animale che divora un essere umano. 



Accanto al portale sono presenti due finestre.
La finestra a sinistra del portale ha sullo spigolo sinistro un drago alato e su quello destro un 
diavolo o essere malefico con zampe ed artigli.



La finestra a destra del portale d’ingresso dal giardino presenta sullo spigolo sinistro un drago 
alato che porta un tronco tra gli artigli e sullo spigolo destro un altro drago alato con una lunga 
coda.



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SALONE PRINCIPALE
PRIMO PIANO

Alla sala principale o Camera del Consolato del Mar (Consolat del Mar), si accede 
attraverso un'ampia scalinata in pietra posta nel giardino e realizzata nel 1503. Questa sala è 
anche chiamata Camera d'Oro o Sala d'Oro e nel1920 vi fu collocato il soffitto a cassettoni 
dorato e policromo della  Casa della Città demolita nel 1860. Casa della Città che si trovava 
negli attuali Giardini del Palazzo della Generalitat.










Il portale d’ingresso è costituito da un arco ogivale. Nelle due mensole dell’arco  si trovano 
delle figure grottesche. Nella  mensola sinistra un diavolo divoratore e in quella destra un 
grifone.




Il soffitto a cassettoni fu realizzato tra il 1418 ed il 1426 da Juan del Poyo 
mentre la doratura fu realizzata tra il 1442 ed il 1445. Si compone di ben 670 pezzi con 
raffigurazioni a carattere zodiacale, bellicosi, grotteschi, araldici, chimerici, vegetali e musicali. 
L’autore dell’interessante ricerca afferma che in realtà non si tratta di un soffitto a cassettoni ma 
di un “alfarje”.
(Secondo la RAE – Royal Spanish Academy – alfarje, dall’arabo Alfàrs “arazzo come letto”-  
E’ un soffitto ligneo intagliato ed intrecciato artisticamente, calpestabile o meno. In termini 
tecnici è un soffitto ligneo orizzontale e ad incastro che in molti casi è ulteriormente intagliato e 
dipinto. Sono una serie di travi principali e un secondo ordine di travi chiamate “jaldetas” che 
sono posizionati sulle trave principali in perpendicolare e a loro fissate. Un soffitto che era
usato nell’architettura mudèjar e musulmana.
In Andalusia gli “alfarjes” si trovano nel Real Alcazar di Siviglia, nella Moschea di Cordova,
nell’Alhambra di Granada, nel palazzo del Condestabile Iranzo a Jaèn.
A Segovia nella Chiesa di San Millàn, a Saragozza nel Palazzo dell’Aljferìa e a Ciudad Real 
nella Chiesa Parrocchiale di Almodòvar del Campo).

Un gioiello artistico d’inestimabile valore.
Una vera meraviglia, non solo per la ricchezza dei materiali utilizzati nell'opera, ma anche 
per lo spreco di motivi e ornamenti che vanta, scolpiti, dorati e policromi. Tutti i pezzi che 
compongono questo pregiatissimo soffitto a cassettoni, esemplare unico del XV secolo, sono 
diversi, e in essi sono riprodotte una varietà di scene curiose; giochi di bambini, 
combattimenti di guerrieri, esibizioni di musicisti, figure chimeriche e grottesche, motivi 
ornamentali di animali e piante ..... Così troviamo figure di profeti nei beccatelli e figure 
umane tra le parentesi graffe e soprattutto evidenziano anche l'abbondanza di scudi araldici 
della città.
Le cronache dicono che il re della Corona d'Aragona, Alfonso v el Magnánimo (1416-1458) 
si recò espressamente a Valencia per vedere questa pannellatura quando fu collocata nella 
Casa della Città.

Le dimensioni della pannellatura originale non corrispondevano esattamente 
alle dimensioni di questa stanza, quindi al momento della sua collocazione sono stati 
aggiunti alcuni nuovi elementi dimensionali seguendo i modelli originali. Pertanto, le travi 
numerate “2” (all'inizio della stanza) e “22” (situata verso il fondo della stanza) sono 
realizzate in gesso che imita il legno, così come altri elementi decorativi.
La sala è illuminata da quattro grandi finestre rettangolari con doppi montanti su 
ciascuno dei suoi lati lunghi di cui una cade sul patio degli aranci mentre le restanti  sulla 
Piazza del Mercato.




















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PIANO SUPERIORE
SECONDO PIANO

Al secondo piano del Padiglione del consolato si accede attraverso la scala posta nella
torre ed erano le stanze private del guardiano e del personale del mercato.
Questa parte del Padiglione del Consolato, vista dalla Piazza del mercato, presenta sulla 
facciata la galleria costituita dagli archi e i numerosi medaglioni con  le immagini di  divinità 
pagane, personaggi illustri. Tutte immagini che furono scolpite in età rinascimentale e che 
accompagnano lo stemma della città che viene ripetuto più volte come a testimoniare la grande 
importanza e supremazia del commercio cittadino e delle sue giurie.












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10.  MEDAGLIONI

I medaglioni, con le figure dei personaggi, attirano moltissimo l’attenzione dei turisti forse per
il  loro aspetto Rinascimentale in un edificio gotico..
Questi capolavori nascondo però un aspetto che probabilmente sfugge anche al turista più 
attento e sensibile.. 
Gli artisti, che crearono i medaglioni, si servirono delle immagini per  sviluppare una memoria 
visiva. Infatti adoperarono le immagini per ricordare gli illustri personaggi storici o mitologici 
che siano.
Grazie alla memoria visiva  gli uomini preistorici riuscirono ad apprendere, a destreggiarsi nei 
pericoli e ad imparare dall’ambiente circostante. La nostra conoscenza del mondo è stata 
appresa attraverso gli organi di senso e in primis dalla vista.
Poter vedere l’immagine rafforza il suo ricordo piuttosto che soffermarsi su una semplice 
lettura della parola su una targa.

In totale ci sono quaranta medaglioni che sono raggruppati a coppie:
-          Sedici medaglioni (otto paia) su Piazza del Mercato;
-          Sedici medaglioni (otto paia) sul prospetto che dà sul giardino;
-          Otto medaglioni (quattro paia) sulla facciata di Via Cordellats.

Furono realizzati tra il 1533 e il 1534 e coincisero con l’ultimazione dei lavori alla Loggia.  
Non si conoscono i nomi degli artisti e non tutti sono di pregevole fattura indice  d’una 
“mano artistica” diversa.
L’identificazione dei personaggi non è facile. Alcuni di loro sarebbero dei re regnanti al 
momento della costruzione del Padiglione del Consolato della Loggia. Secondo alcuni 
storici le immagini furono tratte dalle monete che allora circolavano in città oppure da 
incisioni/tele dipinte.
Diversi autori si cimentarono nella loro identificazione e  in particolare l’opera di 
Vincente L. Simò Santonja “I Medaglioni del Sosulado del Mar de La Lonja de Valencia” 
è una delle più importanti perché portò ad una identificazione dei vari personaggi 
raffigurati.

I medaglioni su Piazza del Mercato riportano personaggi mitologici:
(da sinistra, angolo con via Cordellats, a destra, adiacente alla Torre)

 


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Calliope ed Eagro


………………..

Deianira ed Ercole

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Perseo ed Andromeda


…………………………

Prometeo e Climene


…………………

Orfeo ed Euridice


………………………

Ettore ed Andromaca


………………………

Ulisse e Penelope


……………………………..

Elena e Menelao


…………………………

 

I Medaglioni del Padiglione del Consolato su via  Cordellats
(da sinistra a destra)

Giovanna La Pazza e Filippo I D’Asburgo ( di Castiglia) (El Hermoso)
Massimiliano d’Austria e Maria de Borgogna
Germana de Foix e Ferdinando d’Aragona (Duca di Calabria)
Maria Luisa Manrique de Lara (moglie del Gran capitano) e
il Gran Capitano (Gonzalo Fernandez de Cordoba)

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I Medaglioni del Padiglione del Consolato prospiciente il Giardino degli Aranci
(da sinistra a destra)



Hermes  e  Nereo


………………………….

Ares e Crono


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Efesto ed Apollo


………………………….. 

Ferdinando II d’Aragona ed Isabella I di Castiglia
(Re Cattolici)



……………………… 

Massimiliano e Carlo I di Spagna


…………………………….. 

Hera e Zeus


………………….

Anfitrite e Poseidone


…………………….

Hades e Persefone


Simò Santonia identificò quindi due gruppi di personaggi che fanno riferimento all
mitologia ed alla storia. I personaggi reali sarebbero legati alla casa d’Austria
(agli Asburgo) o ai re che all’epoca regnavano in Spagna. Spicca l’eventuale ritratto del Gran 
Capitano e di sua moglie che sarebbero lontani dalle figure precedenti. Ritornato dall’Italia il
Gran Capitano, Gonzalo Fernandez de Cordoba (Gran Capitano del Regno di Napoli, vicerè di 
Ferdinando il Cattolico a Napoli dal 1504 al 1506, e duca di Terranova e di Sessa), si
trovava a Valencia e ai suoi tempi era un personaggio famoso a tal punto che gli intagliatori del 
mercato vollero dedicargli un medaglione.
Lo storico optò per i personaggi della mitologia classica ma altri storici furono più cauti e 
non osarono identificare i personaggi.


………………………………

11. Le  GARGOYLES
( I Doccioni)

Gargoyle”  è il corrispettivo inglese del termine italiano “doccione” ed è quella creatura 
mostruosa in pietra che sporge dalla sommità delle cattedrali gotiche in compagnia dei 
suoi simili. La leggenda vuole che i gargoyles possano animarsi per difendere la loro 
chiesa quando un malintenzionato s’avvicini.  Svolgono una funzione decisamente più 
umile perché permettono il deflusso dell’acqua dai tetti e dalla grondaie per impedire che 
le pareti si logorino sotto l’azione dell’acqua.
Il termine sembra che derivi dal latino “gurgulio”, “Gargula” (esofago, gola), parole 
simili derivanti dalla radice “gar” (deglutire) che rappresentava il gorgogliare dell’acqua.
Un’altra leggenda, questa volta francese, cita San Romain, ex cancelliere del re 
merovingio Clotario, che fu nominato vescovo di Rouen. Il vescovo liberò Rouen e i paesi 
vicini da un mostro che era chiamato “Gargouille o Gojji”.
Il Gargouille era il tipico drago con ali simili a quelle dei pipistrelli, un collo lungo e la 
capacità di buttare fuoco dalla bocca.
San Romain sottomise il drago, secondo alcune versioni, con un Crocifisso oppure riuscì a 
catturare il drago con l’aiuto volontario di un condannato a morte.
Il mostro venne quindi condotto a Rouen e bruciato ma il collo e la testa non bruciarono 
perché erano capaci di emettere le fiamme.
La testa venne quindi montata sulle pareti della chiesa per spaventare gli spiriti maligni e 
utilizzata come protezione dell’edificio. In commemorazione di San Romain, agli 
arcivescovi di Rouen fu concesso di liberare un prigioniero il giorno in cui il reliquario del 
Santo fu portato in processione.

La Loggia presenta ben 28 gargoyle (doccioni) che circondano la parte 
superiore dell’edificio. Quindici si trovano sull’ala del Salone dei Contratti, sette nel 
Padiglione del Consolato del Mar e sei nella Torre.
Sono figure mostruose ispirate  ai trattati di Plinio (“Il Fisiologo” ) e ai “Bestiari” di 
Sant’Isidoro. Sono figure mostruose spesso dai lineamenti umani e in atteggiamenti anche 
molto violenti e che di solito alludono a vizi o virtù.
I doccioni al momento della costruzione della Loggia avevano una loro funzione specifica 
legata alla raccolta dell’acqua piovana dai tetti dell’edificio ed avevano anche un 
programma iconografico  ben preciso. I vecchi doccioni sono andati perduti e quindi 
l’antico programma iconografico non è identificato. Fino al 1535 i doccioni erano 
chiamati “canali”.
 
COLLOCAZIONE DEI DOCCIONI (GARGOYLES)

Planimetria schematica sulla disposizione dei doccioni

I doccioni della Sala dei Contratti furono opera di Pere Compte e Johan Yvarra e Alfonso
de Leo.
Nel 1498 furono messi in opera e nel 1505 erano già presenti.
I doccioni del Padiglione del Consolato furono invece opera dell’architetto Johan Corbera 
e furono realizzati dalle maestranze di scalpellini alle sue dipendenze tra il 1511 ed il 1516


N. 1
Uomo selvaggio (satiro ?) e peloso con brocca in mano
E’ un simbolo di vizio, gola o rabbia incontrollata


………………………..
 
N.2
Un animale (forse un cane) che porta due bambini sul dorso
Ha le corna di una capra(fu restaurato) ed è interpretato come un’allusione al male


…………………………
 
N.3
Un’arpia, coronata che tiene in bocca una pergamena.
Pergamena che le circonda il corpo.
Una figura che è interpretata come simbolo dell’avarizia


…………………………….
 
N.4
Un Uomo o un frate con la bocca aperta.
Tiene tra le mano forse un rettile
(ricreazione neogotica)

 


……………………………….
 
N. 5
Re d’armi (araldo), con corona, scettro e scudo
(ricreazione neogotica)


………………………….
 
N.6
Una figura, forse umana, solleva un bambino
(ricreazione neogotica)



…………………………
 
N.7
Un uomo (Sansone ?), con corona, apre le fauci di un leone
(originale)


……………………….
 
N.8
Un uomo mostruoso che divora un uomo nudo che tiene con le sue gambe


………………….
 
N.9
Un uomo selvaggio e peloso tiene un animale
(molto restaurato)


………………………..
 

N. 10
Un uomo alato inserisce il suo pene in un vaso
(ricreazione neogotica)



……………………………..
 
N. 11
Animale fantastico con lunghe ali piumate
(originale)


…………………………………..
 
N. 12
 
Un uomo viene mangiato da un animale con la testa di un cane e
gli artigli di un aquila
(originale)


………………………………………..
 
N. 13
Un aquila tiene un pipistrello o un demone tra i suoi artigli
(originale)
È interpretato come il trionfo della virtù sul vizio


………………………………..
 
N. 14
Un mostro alato porta una lucertola nelle sue mani
Un personaggio con una maschera fa capolino da sotto le sue gambe
(ricreazione neogotica)



……………………………..
 
N. 15
Un animale demoniaco con le ali
(Una figura che è associata all’invidia)


………………………………
 
N. 16
Un uomo alato che suona una chitarra moresca
(Restaurato)



……………………………….
 
N. 17
Un mostro con le fauci aperte trascina un selvaggio morto o svenuto
(originale)


………………………………….
 
N. 18
Un uomo, che prega, esce dalla bocca di un pesce
(Giona e la balena)
Viene interpretato come un’allusione alla Resurrezione di Cristo



 ……………………………….
 
N. 19
Un leone che porta un animale tra gli artigli per divorarlo
(Originale)


…………………………………
 
N. 20
Una figura con l’abito di un monaco porta sulle gambe una piccola
figura umana nuda


…………………………………..
 
N. 21
Un uomo con un elmo che porta tra le mani una lumaca o
un oggetto non identificato
(alla figura manca la mano destra)


……………………….
 
N. 22
Un animale fantastico (ariete alato ?)
(Ricreazione neogotica)


………………………………..
 
N. 23
Una scimmia incatenata che suona un tamburo
(Ricreazione neogotica)


………………………………………….
 
N. 24
Un mostro che tiene un altro animale
(Ricreazione neogotica)


………………………………………..
 
N. 25
La figura di una donna sembra portare tra le mani un piccolo animale



…………………………….
 
N. 26
Un fantastico animale con ali e coda
(Parzialmente restaurato)
Figura demoniaca



………………………………….
 
N. 27
Una donna nuda che tocca il suo sesso
(originale)


………………………………..
 
N. 28
Un caprone con le ali
(originale)



………………………………

12. GLI STEMMI  ARALDICI  DELLA  CITTA’

I numeri, in rosso, posti sugli spigoli della Loggia indicano la posizione degli
stemmi araldici

1 –  Angolo tra Piazza Mercado e Via Pere Compte;  scudo portato da due angeli



2 -  Stemma tra Via Pere Compte e Via Lonja;  lo stemma presenta una targa di marmo con impressa la data d’inizio dei lavori;



3 -  Stemma posto all’angolo tra la Piazza del Mercato e via Coddellats. Si tratta di una ricreazione neogotica come si può notare anche dal diverso colore della pietra rispetto al muro. Altro aspetto particolare  è legato alla presenza di  sfere sulla corona.



4 – Scudo della Città ; angolo Via Cordellats – Via La Lonja


………………………………

13. LE  DIVERSE DESTINAZIONI  D’USO DELLA LOGGIA

La Loggia nel corso dei secoli ha subito diverse destinazioni d’suo che hanno arrecato non 
pochi danni. Con un accurato lavoro di restauro furono ripristinate le parti danneggiate e 
considerando che la torre era rimasta incompiuta, fu sopraelevata aggiungendo doccioni e 
merlatura da parte del Consiglio Comunale.
Nella Loggia, in qualità di luogo per l’aggiudicazione di appalti pubblici, vi si svolgevano 
le “aste di locazione” dei diritti della Generalità del Regno di Valencia.
Nel corso dei secoli fu spesso adibita anche a deposito di grano durante i vari periodi di 
carestia.
Dopo la Guerra di Successione Spagnola, l’edificio fu adibito anche a caserma militare e il 
giardino a cucina per le truppe. L’edificio in quel periodo era conosciuto con l’appellativo 
di “The Principal”. Come caserma fu utilizzato fino al 1762 quando venne abbandonato 
dai militari. Questa destinazione d’uso arrecò parecchi danni all’edifico con un grave 
deterioramento delle strutture e dell’architettura. 
Fu utilizzato anche come ospedale di fortuna durante la peste e le epidemie di colera del 
XIX secolo.
Gli interventi di restauro del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo riuscirono a riportare 
l’edificio all’antico splendore.
La domenica nella Loggia, almeno fino a poco tempo fa, si svolgeva un commercio legato 
alla filatelia ed alla numismatica.
Alla fine della guerra civile spagnola ( 1936 – 1939) il governo delle Repubblica si rifugiò 
alla Lonja.

……………… 

14. I  SEGNI  DEI  MAESTRI  SCALPELLINI

I maestri scalpellini che lavorarono la pietra per la costruzione della Loggia lasciarono dei 
segni d’identificazione.




I segni nei lapicidi sono delle tracce, di piccole dimensioni e raffiguranti 
diversi soggetti (lettere, figure geometriche, numeri, ecc.), presenti sulla superficie dei conci di 
pietra in molti edifici che vanno dall’età classica a quella medievale. Gli autori di questi segni 
furono gli artigiani addetti alla lavorazione della pietra (scalpellini, cavatori, scultori, magistri) 
la buona fattura d’esecuzione dei segni, il tipo d’incisione e la loro ripetitività, li rendono 
distinguibili da eventuali altri segni presenti nell’edificio. Questi marchi o simboli si ritrovano 
spesso in cantieri ben organizzati e in edifici monumentali sin dall’epoca classica. Nel periodo 
alto-medievale (500 – 1000) d.C.  questi segni erano assenti ma questo è spiegabile con la 
drastica riduzione dei cantieri edilizi e quindi la minore richiesta di manodopera specializzata.
Infatti dal XII secolo questi segni riapparvero in moltissimi edifici come conseguenza sia di uno 
sviluppo urbanistico sia per le presenza di maestranze che attraversarono l’Europa da un luogo 
all’altro.
Gli studiosi hanno distinto i segni in due grandi classi: segni di utilità e segni di identità.
Con il termine di “segni d’utilità” si definiscono tutti quei segni che, attraverso la loro 
apposizione sulla superficie del concio, aiutavano l’artista a realizzare ed a organizzare al 
meglio il proprio lavoro.
I “segni d’utilità”  comprendevano:
-          I segni di Cava : erano generalmente numeri romani e tracciati nella parte centrale del concio. Erano opera degli addetti alla sbozzatura dei pezzi estratti dalla cava. Operazioni che venivano effettuate in maniera grossolana. L’obiettivo di questi segni erano molteplici. Indicavano le zone di provenienza del materiale più o meno pregiato della stessa cava o anche di cave diverse. Generalmente in epoca medievale questi conci con il marchio di cava venivano inseriti all’interno della muratura mentre in età classica erano posti in posizione visibile:
-          Segni ai apparecchiatura e di spessore;  i primi indicavano al costruttore le pietre da inserire nella muratura, contigue ed in senso orizzontale. Venivano segnate con figure geometriche o linee su di una delle estremità del concio che dovevano trovare il loro completamento o prolungamento attraverso il medesimo segno inciso nell’estremità della pietra contigua. Una funzione simile avevano anche i segni di spessore, che mediante linee o figure geometriche, indicavano le pietre del medesimo spessore da inserire nello stesso filare;
-          Segni di posa o di localizzazione, erano quelli tracciati su conci modellati per stabilire il loro esatto inserimento negli stipiti o nelle ghiere delle aperture. Erano segni dell’alfabeto o numeri romani che erano tracciati con uno strumento a punta fine e sulla superfice a vista del concio.
Ai  “segni d’identità” appartengono invece tutti quei segni che sono collegati all’identità e al 
lavoro del singolo “maestro”.
I loro caratteri figurativi sono moltissimi, fra i più frequenti. le lettere dell’alfabeto, figure 
geometriche, raffigurazioni di animali o strumenti da lavoro.
I segni venivano tracciati con attrezzi a punta fine, con estrema cura e posizionati solitamente al 
centro della superficie del concio. La loro numerosa ricomparsa sugli edifici di età medievale si 
colloca dall’inizio del XII secolo ed ogni lapicida aveva un proprio segno distintivo. In molte 
aree europee la loro presenza è spiegata con le forme di pagamento presenti sul cantiere in base 
alle quali il lapicida veniva retribuito a seconda del numero di pietre lavorate.
È probabile che questi segni identificativi siano anche un linguaggio tra i maestri e i lapicidi 
necessario per il controllo qualitativo del lavoro eseguito o anche per identificare un gruppo di 
lapicidi all’interno dello stesso cantiere. Mentre la funzione legata al pagamento  si esauriva al 
momento della conta delle pietre,  le altre interpretazioni presupponevano dei messaggi tra i 
lapicidi e  gli altri collegi di lavoro e anche con gli stessi maestri. Messaggi che dovevano 
rimanere ben in vista per eventuali e ripetuti controlli. Questo spiega anche il motivo per cui si 
segni d’identità sono sempre incisi sulla faccia visibile del concio. C’è da dire che i segni, 
quando sono presenti in un edificio, sono importanti perché permetterebbero la conoscenza del 
numero complessivo di lapicidi che lavorarono in un edificio e in alcuni casi, in base alla lettura 
linguistica dei marchi, anche alle etnie di appartenenza. La localizzazione in pianta e prospetto 
dei segni, soprattutto se unita ad una corretta lettura stratigrafica, può far comprendere la 
divisione delle giornate lavorative, la quantità degli uomini impegnata e le fasi costruttive 
stesse del complesso, mentre nei casi di sporadica presenza di segni, questi possono segnalare i 
punti di lavorazione degli specialisti. 



………………………… 

15.  L’ULTIMA SCOPERTA NELLA FACCIAIA DELLA LONJA….
L’IMMAGINE DEL  RE   ALFONSO IL MAGNANIMO



Sulla facciata della Loggia, su Piazza del Mercato, in alto è posto lo scudo del regno di Valencia
sormontato da un elmo.
All’interno dell’elmo è stato  scoperto un volto che rappresenterebbe il re Alfonso il 
Magnanimo.


La scoperta durante i lavori di pulizia eseguiti dalla Società “Estudio de Methods para la 
Restauraciòn” (EMR) sotto la direzione dell’architetto e vicedirettore del Forum Unesco, 
Manuel Ramorez. La pulizia ha portato alla luce il viso  che i scalpellini della Lonja scolpirono 
sotto l’elmo.
L’effige è alta 28 cm per circa 15 cm di profondità. Un ritrovamento insolito.
Secondo l’archeologo l’elmo e lo stemma sulla facciata Ovest, come la maggior parte degli 
stemmi presenti sulla Loggia, apparterebbero ad Alfonso il Magnanimo e l’immagine rivenuta 
potrebbe rappresentare il sovrano. 
Un rinvenimento che esalata ancora una volta la grande ricchezza di iconografica di questo 
monumento con giusto titolo dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Un'altra scoperta fu il rinvenimento di un proiettile di piombo sul muro del patio degli aranci. 
Un muro che è pieno di fori di proiettili risalenti all’invasione napoleonica. Il proiettile fu 
rinvenuto in uno di questi fori e fu inviato ad un laboratorio del Politecnico per l’analisi del 
calibro e della sua composizione.

………………….

16. ANTICHE IMMAGINI DELLA LONJA DELLA SETA




























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