Selinunte - Sciacca ....Il Dio Fenicio risorto dal mare...
Nel
gennaio del 1955 l’equipaggio del peschereccio l’”Angelina Madre” di Sciacca
recuperò nella rete a strascico, dove s’era impigliata, una bellissima
statuetta in bronzo, di origine fenicia, alta 36 cm.
Il
reperto, che si scoprirà essere di probabile origine fenicia, entrò in una complicata questione giudiziaria ed
archeologica che fu risolta da una sentenza del gennaio 1963, dopo ben otto
anni d’attesa.
Il
motopeschereccio “Angelina Madre, di Sciacca e battente bandiera italiana,
recuperò la statuetta che s’era impigliata nella rete a strascico durante una
battuta di pesca.
Il
ritrovamento avvenne probabilmente al largo di Sciacca nell’area dei bassifondi
Graham, Terribile e Nerita, a circa 20 miglia nautiche (37 km ) dalla costa italiana al largo di
Sciacca.
Zona dichiarata
dai marinai del peschereccio per la battuta di pesca
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Il Banco Graham, insieme al Banco
Terribile e al Nerita, domina la piattaforma
continentale
antistante Sciacca.
I tre Banchi costituiscono un esteso alto strutturale a forma di ferro di
cavallo, aperto a nord-ovest, che si erge dal fondale circostante, la cui
profondità varia da 250 metri a 500 metri. Il Banco è composto da un sistema
vulcanico, che comprende all'interno di un raggio di 5 km oltre 10 edifici vulcanici.
Il più famoso è Ferdinandea, un’ isola sommersa, situata a circa 30 miglia da
Pantelleria e 16 miglia da Sciacca, che affiorò il 1° agosto 1831. I coni
vulcanici del Graham sono piuttosto estesi, variando ampiamente sia per
dimensioni, da 50 metri a 1,5 km di diametro, sia per quanto riguarda la
profondità minima, da 9 metri s.l.m. (l’Isola Ferdinandea) a 80-100 metri
s.l.m..
Nel Banco Graham sono state trovate
anche le tanatocenosi, biocenosi morte in epoche antiche, di corallo rosso e
coralli bianchi che costituiscono i ricchi giacimenti di corallo fossile di
Sciacca, molto sfruttati nel secolo scorso.
Particolare rilevanza ha avuto nell’indagine di studio del luogo, il
rinvenimento nell’area del Banco Graham, di ambienti di grande interesse
geologico,
come i fondali caratterizzati da emissione di gas, già osservati in passato
da INGV,
e altre aree ricche di
mineralizzazioni biancastre.
Un complesso
sistema vulcanico, quello dei Campi Flegrei del mare di Sicilia, molto attivo e
caratterizzato da improvvise e parossistiche manifestazioni vulcaniche con
emissioni di lapilli, bombe, pomici e magma.
Le manifestazioni
di questo tipo sono state numerose, su molte si sa pochissimo come su quella occorsa nel mare di Siculiana nel 1846, o
quella del 1845 che rischiò di affondare il vascello inglese ''Victory'' oppure
sull'esplosione molto potente di cui fu testimone l'ammiraglio di squadra della
Regia Marina Alberto Da Zara nel 1942. Spesso ci sono interazioni e
contemporaneità di fenomeni fra sismi terrestri e i ''Campi'', per esempio
durante l'eruzione che diede i
natali a Ferdinandea a Sciacca vi furono scosse di
terremoto e si produsse un'oscillazione del livello dell'acqua nei pozzi e
ancora durante il terremoto del Belice quando, contestualmente alle scosse
terrestri, ribollì in più punti la superficie marina che copre i ''Campi''.
Puntualmente a
Torre Salsa dopo scosse sismiche sottomarine si rinvengono spiaggiate pietre
pomici e più volte pescatori hanno riferito negli ultimi anni di aver avuto a
che fare con potenti e alte onde anomale che si manifestano improvvisamente in
totale assenza di vento e con il mare assolutamente piatto. L'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia di Catania ha sistemato una rete di sensori
subacquei per registrare qualsiasi sisma e l'eventuale aumento delle
temperature sul fondo dei ''Campi''. Alla luce di queste assolute evidenze
scientifiche appare criminale e scellerata la scelta del governo nazionale e
regionale di permettere a numerose compagnie petrolifere di trivellare i
''Campi '' alla ricerca di sacche di idrocarburi (nel 2016).
Capo Granitola
(Campobello di Mazara - Trapani)
Torretta di Capo Granitola
“lo Stato era
proprietario del Melqart”secondo il
Tribunale, un peschereccio battente bandiera italiana va consideratocome territorio
italiano, e quindi soggetto alla legge italiana, anchequando esso di
trova in alto mare, come disposto dall’articolo 4del Codice della
Navigazione (approvato con Regio Decreto, 30
marzo 1942, n. 327.(“Le navi italiane
in alto mare e gli aeromobili italiani in luogo ospazio non
soggetto alla sovranità di alcun Stato sono considerati come territorio
italiano”.
“In tale norme è evidente che per nave deve intendersi non soltanto uno scafo natante ma anche tutti i suoi accessori, dal pennone più alto alla rete più profonda che esso trascina, sicchè appena una cosa mobile del fondo marino s’impiglia in tale rete, ed ancora prima che possa dirsi avvenuto qualunque atto di occupazione, o possa dirsi tale cosa scoperta”, essa deve ritenersi entrata nel territorio italiano, il che, già da tale momento, rende operante la norma di legge italiana e, quindi nella specie, acquisita la proprietà della statuetta contesa da parte dello Stato”.
Moneta del 540/510
a.C.
Fogli di Selinon,
gambo di foglia che ricorda il cuoio capelluto di una pantera:
due palline sopra
Retro: quadrato
diviso in otto sezioni
Un fiume della
lunghezza di circa 27 km che nasce nel territorio di Santa Ninfa
in contrada “Tre
Serroni”. Un tempo la portata del fiume doveva essere maggiore
perché sono
presenti sulle sue sponde ben 14 mulini:
Scaglio, Terzi,
Guirbi, San Giovanni, Mezzo e Garofalo (del XV secolo), Messerandera, San
Nicola, Mulinello, Paratore, Mangogna, Errante, La Rocca e Garibaldi.
Gli
antichi Greci lo chiamarono Selinus o Selino e nei
pressi della sua foce, sul massiccio calcareo che separa il fiume dal vicino
fiume Cottone, fondarono la colonia che prese il nome di Selinunte.
Proprio l'antica è così chiamata per "selinòn", ovvero il nome del
sedano selvatico che abbondante cresceva sulle sue sponde, riscontrabile anche
sul simbolo di alcune monete greche lì ritrovate.
Sulle sponde della
sua foce sorgeva anticamente uno dei due porti di Selinunte, gran parte
interrato, ma del quale oggi risultano ancora visibili dei grossi basolati.
Ad ovest del fiume
si trova la "grande città dei morti" formata dalla
estesa necropoli di "Manicalunga", di circa 3 km², che
inizia nei pressi del santuario di Demetra Malophoros. Ad est del
fiume Modione un'altra necropoli, detta "Manuzza", in contrada
Galera-Bagliazzo, con una superficie di quasi 4500 metri quadrati e una terza,
in località "Buffa"
(Statuetta in bronzo - (XVI – XIII) secolo a.C.
Rinvenuta a Ras Shamra, l’antica Ugarit
Braccio destro alzato
Trovata grazie agli scavi di Claude Schaeffer e Georges Chenet, 1934
Collocazione : Museo di Louvre, Parigi
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Datazione: XIV secolo a.C. – Materiale: argilla
Artista: Sconosciuto
Collocazione: Museo del Louvre. Parigi
Acropoli, Ras Shamra (antica Ugarit)
Scavi di C. Schaeffer, 1930, 1930
La decorazione di
questa stele ad arco mostra il grande dio della tempesta Baal che brandisce una
mazza e spinge nel terreno una lancia che fa germogliare la vegetazione. Una
figura più piccola, probabilmente il re di Ugarit, sembra essere sotto la
protezione del dio. Questa stele, la più importante di quelle scoperte a
Ugarit, testimonia la diffusa produzione di stele nel Vicino Oriente, dove sono
emerse come uno dei principali mezzi di espressione artistica durante la tarda
età del bronzo.
Un dio guerriero
La
grande stele del Louvre reca il rilievo scolpito di una monumentale figura
maschile in azione, che sovrasta una figura molto più piccola in piedi su un
piedistallo. Il copricapo con le corna indossato dalla figura principale indica
che è un dio. È rivolto a destra, il braccio destro sollevato sopra la testa e
brandisce un bastone, l'altro braccio teso e porta una lancia, la cui testa è
conficcata nel terreno, mentre la vegetazione spunta dal suo albero. Il dio
porta la barba e due lunghe ciocche di capelli cadono sotto le sue spalle. Alla
vita del suo corto perizoma, decorato a strisce, pende un pugnale, la cui punta
sembra toccare la testa della piccola figura. Quest'ultimo indossa una lunga
veste bordata di treccia, che nasconde le braccia. La sua piccola testa rotonda
è nuda. Il piedistallo su cui sta è un altare più piccolo e meno ornato di
quello su cui si trova la figura principale: questo altare è costituito da due
ordini rettangolari con angoli sporgenti, ciascuno decorato da una doppia linea
fluente di spessore disuguale.
Il dio della
tempesta che protegge il re
Oggi
è generalmente accettato che questa scena raffigura il dio Baal che scatena una
tempesta, dagli elementi che ha nelle mani e dalla sua posa tipica degli dei
della tempesta adorati in tutto il Levante. ( il dio greco Zeus e il dio romano
Giove avrebbero successivamente assunto la stessa posa e attributi). La
bellissima metafora visiva della lancia trasformata in pianta è un'allusione
agli effetti benefici della pioggia prodotta dai temporali. La piccola figura
accovacciata tra il dio e la sua lancia è generalmente considerata il re di
Ugarit, in abito da cerimonia, le braccia incrociate in preghiera e il
destinatario della protezione divina. Come il dio, è stato mostrato posto su un
altare come allusione al suo ruolo di officiante nelle cerimonie? Più difficili
da nterpretare sono i motivi scolpiti sull'altare a due livelli su cui si trova
il dio.
Il mostruoso
serpente che causerà la morte di Baal è raffigurato sopra le onde scolpite
dell'oceano? O è l'orizzonte delle montagne che circondavano il regno di
Ugarit, protetto da Baal, la cui dimora è "nella parte più interna del
monte Sapon".
La stele
raffigurante il dio della tempesta Baal è la più grande e la più significativa
delle stele scoperte a Ras Shamra.
Figura divina,
bronzo, alt. cm 15,3, Parigi, Louvre. La figurina rappresenta un dio della
tempesta, gradiente, con un braccio levato a sorreggere un’arma perduta,
secondo un’iconografi a alquanto diffusa. Le figure gradienti, che possono
avere le braccia realizzate a parte e applicate, sono spesso caratterizzate dal
corto gonnellino a pieghe orizzontali, fermato in vita da un’alta cintura, con
i lembi frontali ricurvi. Questa immagine, che aveva gli occhi intarsiati, ha
un copricapo particolare, senza confronti nelle altre fi gure della stessa
categoria, mentre, come altre statuine, era forse coperta di foglia d’oro,
almeno nelle parti nude del corpo.
Museo di Pergamon
Melqart
(Melkart) era invece il nome tutelare della città fenicia di Tiro. A questo dio tutelare era spesso associato il titolo
di Ba’al (“Signore”). i Greci lo
collegarono all’Erache di Tiro e per i Latini era l’Ercole di Tiro.Lo
storico Erodoto scrisse:Volendo io su
questi fatti sapere qualche cosa di preciso da coloro che potevano esserne
informati, feci vela anche per Tiro di Fenicia, essendo a conoscenza che colà
c'era un venerato santuario di Eracle. E vidi il tempio riccamente adorno
di molti doni votivi, tra l'altro c'erano due stele, una d'oro puro, l'altra
di smeraldo, che nella notte emanava intensi bagliori. Venuto a colloquio
con i sacerdoti del dio, chiesi loro da quanto tempo era stato innalzato il
santuario. Ma trovai che neppure quelli s'accordavano con i Greci poiché
assicuravano che la costruzione del tempio era stata contemporanea alla
fondazione di Tiro e Tiro era abitata già da 2300 anni. Siccome, poi, a Tiro
avevo visto un altro tempio di Eracle, detto Tasio, mi recai anche a Taso e
vi trovai il santuario di Eracle fondato dai Fenici, i quali, messisi in mare
per ricercare Europa, avevano colonizzato Taso: e ciò era avvenuto ben
cinque generazioni umane prima che, in Grecia, venisse alla luce Eracle, figlio
di Anfitrione. Le mie ricerche, dunque, dimostrano all'evidenza
l'antichità del dio Eracle. E a mio parere, fanno molto bene quei Greci che
hanno santuari eretti a due Eracli: a uno, che chiamano Olimpio, offrono
sacrifici come a un dio; all'altro onori funebri come a un eroe.
Sagres – Distretto di Faro
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In bronzo (VIII – VI) secolo a.C.
Epoca fenicia arcaica, segue la iconografia de Reshef (dio egizio) o
del dio fenicio Melqart
Museo de Huelva
(Delitzsch, Sassonia, 1450 – Lubecca, 1500)
Ricostruzione paleografica
della baia di Cadice in epoca protostorica effettuata dopo recenti indagini
geoarcheologiche (secondo De Frutos e Muñoz, 2004).
Particolare dell'incisione di G. Höfnagel (1564) raffigurante le operazioni
pesca effettuate nel cosiddetto Hercules, situato sulla costa atlantica
dell'isola di Cadice. L'uso degli arpioni per finire il tonno può essere visto
chiaramente, come descritto da Horozco alcuni decenni dopo (secondo López e
Arbex, 1991).
l. >S
3) mn'b. bn cbd'mn b
4) n 'bdtwyn bn hy
5) d/ry bn bdgd. bn d'mlk
6) bn. ìfb. kSmc
ql dbr
7)v
2) t. questa porta ha fatto *$-
3) mn'b figlio di 'bd'mn fi-
4) glio di 'bdtwyn figlio di hy-
5) d/ry figlio di h'b, poiché egli ha ascoltato la voce delle sue paro-
6) le.
Il
Porto di Melqart – Capo Malfatano (SU – Provincia del Sud Sardegna)
Capo
Malfatano
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