Sicilia - 25 luglio 2023 - Incendi devastanti causati da criminali - LA SCOMUNICA PER GLI INCENDIARI

 


Martedi 25 luglio.. parto alle 5,15 da Campobello di Mazara per raggiungere Palermo per poi procedere con il treno per Patti.
Superato lo svincolo di Santa Ninfa cominciano a evidenziarsi delle scene apocalittiche… le montagne in fiamme, le campagne invase dal fuoco.. alcune case avvolte da fiamme altissime.. gli alberi caduti sull’autostrada che in alcuni punti presenta il guardrail deformato per le fiamme…
L’autobus  giunge a Palermo e subito altre scene terrificanti.. la tangenziale invasa dal fuoco mentre gli autoveicoli  passano costeggiando quasi i roghi…. Sulle traverse, che s’innestano sulla tangenziale, le persone in preda alla disperazione vedono i loro terreni e le case invase dal fuoco… km e km di fiamme..
Si arriva alla stazione.. parte il treno per Messina.. lungo il tragitto i funzionari delle Ferrovie avvertono che il treno si fermerà alla stazione di Tusa, a causa di un forte incendio a Caronia, dove degli autobus porteranno i viaggiatori alla Stazione di Sant’Agata di Militello.
Giunti a Tusa… degli autobus nemmeno l’ombra. Le persone sono costrette a stazione per almeno due ore sotto una pensilina  con oltre 40 gradi. Telefono alla Polizia Ferroviaria. Un centralino, molto cordiale, mi dice che c’è un emergenza. Rispondo che alla stazione di Tusa ci sono almeno 100 persone che aspettano dei pullman sostitutivi al sole,  senza nessuna assistenza. Persone che hanno pagato un servizio. Arrivano due pullman che conducono i viaggiatori alla stazione di Sant’Agata di Militello.
C’è un treno per Messina ma parte vuoto…  il personale aveva finito il suo orario di servizio.
Altra attesa… la gente è assetata… non c’è nemmeno un bar…. Mi rivolgo ad un funzionario della Stazione che, con grande gentilezza, rifornisce di bottiglie d’acqua i viaggiatori.
Arriva il treno.. ormai gli orari sono ormai svaniti nel nulla e per me sarà impossibile da Patti raggiungere Montalbano Elicona perché l’unico autobus  partiva alle 13,20. Un solo autobus giornaliero da Patti a Montalbano Elicona ….assurdo.
In merito c’è da dire che Montalbano dista circa 20 km da Randazzo in provincia di Catania. A Randazzo c’è la stazione ferroviaria della Circumetnea che porta a Catania e a  Riposto.
Sempre da Randazzo ci sono gli autobus che conducono a Taormina (Giardini-Naxos). La linea Montalbano Elicona – Randazzo fu soppressa anni fa…… un’altra assurdità.
Si raggiunge la stazione di Patti, il caldo è tremendo… ci sono dei turisti  che mi chiedono dove sia il bar.
Rispondo che nella stazione di Pattti non ci sono servizi igienici, non c’è un bar. C’è solo una piccola sala d’attesa, senza aria condizionata, grande come il soggiorno di un’abitazione.
A prescindere dagli incendi.. si parla di turismo….ma in queste condizioni? Le frasi dei turisti sono irripetibili.

 Chiamo un taxi per raggiungere Montalbano Elicona. Anche a Patti incendi devastanti…..una strada per Montalbano viene chiusa al traffico…
Ritornando agli incendi sarebbe opportuno fare delle precisazioni.
I roghi sono stati innescati quasi tutti nella stessa giornata e in punti ben precisi come se i piromani fossero collegati in rete e seguito un piano prestabilito.
Altro aspetto importante…. I roghi avvengono da anni sempre negli stessi punti. Una casualità? Non direi.
I Comuni dovrebbero redigere una carta del proprio territorio  invaso ogni anno dalle fiamme,.. il ripetersi dei fenomeni nello stesso luogo sarebbe un valido motivo per ritenere come il quel sito ci sia una criticità.
Forse non tutti sanno come per i piromani ci sia la scomunica  che fu  decretata da un papa Innocenzo II a causa di alcuni devastanti roghi avvenuti nell’antico Stato Pontificio nel 1139.
Scomunica e, per penitenza, un anno "a servizio di Dio" a Gerusalemme o in Spagna:
questo prevedeva il Concilio Lateranse II, nel 1139, per i piromani o "incendiari".
"Riproviamo con tutte le nostre forze e proibiamo con l’autorità di Dio e dei beati apostoli Pietro e Paolo - scrivevano i vescovi – la pessima malvagità devastatrice e abominevole di appiccare incendi".

Secondo il canone 18 (cfr. Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Edb – Bologna)

"questo flagello devastatore e pernicioso" era peggio di "ogni altra forma di rapina". "Chiunque, dopo la promulgazione del nostro divieto, con intenzione malvagia per odio o per vendetta, avrà causato un incendio - avvertivano -, o avrà incaricato altri di provocarlo, o avrà prestato consapevolmente consiglio o aiuto agli incendiari, sia scomunicato". "Se poi l’incendiario troverà la morte - aggiungono -, sia privato della cristiana sepoltura".
Anche l’assoluzione era condizionata al risarcimento "del danno arrecato",
previo giuramento di "non causare più alcun incendio".
In più, "per penitenza gli si imporrà di stare a Gerusalemme o in Spagna a servizio di Dio per un anno intero".
Anche i vescovi che avessero "mitigato il rigore di questo canone" erano avvertiti:
 "riparare il danno e per un anno astenersi dall’esercitare il ministero episcopale".

Una scomunica che dovrebbe essere valida anche oggi. La stessa chiesa non ha mai affrontato il problema della protezione ambientale con impegno e serietà dato che l’uomo dovrebbe proteggere il Creato anziché distruggerlo. E’ raro sentire un prete, nella sua omelia, parlare di ambiente.
La vita è fatta di esperienze. Allora lavoravo in un agriturismo e ogni anno facevo le fasce tagliafuoco per proteggere  il territorio dell’azienda e non solo.
I terreni circostanti erano abbandonati e decespugliavo anche quei terreni per impedire alle fiamme di colpire i terreni dell’azienda.
Il mio impegno ebbe dei gradi risultati… si sviluppò una vasta  popolazione di thimus capitatu che quando fioriva  avvolgeva l’atmosfera con il suo profumo……. “Il timo è il respiro della montagna” diceva Shakespeare.  Si sviluppò anche una bellissima popolazione di Muscari Gussonei, una pianta che è protetta dalla CE e di stupende orchidee selvatiche. I carrubi  davano anche i famosi “funghi di carrubo”. Eppure quella struttura era di proprietà della Diocesi.


Il direttore dell’agriturismo mi rimproverava perché perdevo il mio tempo a decespugliare…. Mi diceva…”lascia che bruci tutto”. Per evitare questioni facevo questo lavoro quando nell’agriturismo non c’erano prenotazioni per pernotti e servizi di ristorazione… un lavoro fatto quasi di nascosto.
Manca in Sicilia la cultura della protezione ambientale.. vedere il Tempio di Segesta circondato da una vastissima macchia nera fa veramente ribrezzo.
Vedere la Chiesa di Santa Maria di Gesù di Palermo distrutta dal fuoco, con le sue opere d’arte, e l’antico cimitero gentilizio colpito dal fuoco.. fa riflettere su come sia gestita in Sicilia la protezione ambientale







Per le povere vittime dei roghi nessun cordoglio…. Chi ripagherà la perdita di quelle vite strappate ingiustamente alla vita?
C’è gente che ha perduto per sempre le proprie attività agricole.. le case…..
Certo la dichiarazione dell’on. Musumeci fa senso ed è strano perché è sempre stato vicino al territorio  come quando era alla presidenza della provincia di Catania.
 "due facce stessa medaglia che si chiama tropicalizzazione: pioggia battente, grandinate e raffiche di vento fortissime nelle regioni del Nord, temperature altissime oltre ogni record e venti scirocco al Sud". E' il quadro che traccia, al termine del Cdm, il ministro della  Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci. In Lombardia, Veneto Fvg, valle d'Aosta e Piemonte "in giornate e in fasi diverse si è riproposto lo stesso scenario che abbiamo conosciuto in parte nelle scorse settimane in Emilia Romagna, Marche e Toscana - aggiunge - nel comune di Lissone purtroppo c'è stato il decesso di una donna mentre camminava in strada e in provincia di Brescia di una ragazza mentre dormiva in tenda". Al Sud, "le regioni colpite da incendi legati a temperature e vento sono Sicilia, Calabria e in parte la Puglia. Non si esclude possa esserci stato qualche incendio doloso. Si indaga. Certo non sarebbe una novità'".
Forse ancora non era a conoscenza delle vittime nel palermitano… e poi quella frase
“qualche incendio… non sarebbe una novità..”.
È vero in atto c’è un cambiamento climatico ma gli incendi,,, così numerosi,,, in territori diversi… negli stessi siti da anni (come a Patti, Tindari,, nel Palermitano) e quasi contemporaneamente non lasciano adito a dubbi…
sono dolosi.
E’ normale che a causa del cambiamento climatico venga distrutta una Chiesa come quella di S, Maria del Gesù  con il suo cimitero monumentale? E’ normale che un autogrill venga distrutto dal fuoco e per fortuna non sono stati colpiti i serbatoi di carburante?
Le strade in Sicilia, soprattutto quelle provinciali ( e non solo perché anche le aiuole spartitraffico delle autostrade sono spesso percorse dal fuoco) sono in completo abbandono… ci sono tratti dove gli alberi arrivano ad occupare la metà della careggiata e i rovi, anche loro indisturbati nella loro crescita, hanno finito con l’invadere l’asfalto. Il patrimonio boschivo siciliano ogni anno subisce forte perdite.
C’è un assoluta carenza nella gestione delle superfici boschive e degli incendi, oltre alla sicura presenza di criminali che troppo spesso agiscono nell’impunità. Gli incendi si ripetono sempre con le stesse modalità: coincidenza assoluta degli incendi con le condizioni meteo avverse, contemporaneità degli incendi in località diverse, partenza del fuoco all’inizio delle ore serali, punti multipli degli inneschi e scelta dei luoghi con “professionalità” da conoscitori.
 La Sicilia è la regione con il numero più alto di interventi in Italia, il 17/20 per cento del totale.
La prevenzione degli incendi dovrebbe essere favorita dal contesto ambientale e legislativo.
La Sicilia ha una legge regionale che tutela non solo i boschi, ma tutto il patrimonio vegetale; ha un corpo forestale regionale grazie allo statuto speciale; è tra le regioni con una bassa copertura forestale, eppure è tra le prime per numero ed estensione della superficie bruciata; ha a disposizione una pianificazione forestale che prevede un serie di misure di prevenzione contro gli incendi, quasi sempre inattuate.
Nel 2015 la Regione Sicilia approvò un
Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta agli incendi boschivi”
aggiornato ogni ano.
I dati sono allarmanti e citano le cause degli incendi:
1999 – 2008… il 74,6% degli ettari bruciati con origine dolosa..
2010 – 2013….. 82%, sempre con origine dolosa
2013 – 2023….. 90% (?)…..forse causati dal cambiamento climatico? Una domanda ironica…
 legata all’assoluta mancanza di prevenzione.
Il piano regionale aiutava a capire meglio le motivazioni delle cause dolose attraverso una classificazione.
Le prime due case erano legate all’eliminazione di erbe infestanti dai pascoli attraverso il fuoco, una pratica molto diffusa in Sicilia, e l’incendio come mezzo per eliminare alberi e arbusti su terreni da recuperare e poi coltivare.

Un’altra causa, considerata rilevante, era la cosiddetta “industria del fuoco”, cioè l’incendio causato 
«per creare posti di lavoro nelle attività di avvistamento, di estinzione, nelle attività successive di ricostituzione».
L’industria del fuoco era il risultato di un’impostazione del contrasto agli incendi basata sull’emergenza, con assunzioni a tempo determinato e turni minimi.
Nel piano si leggeva che il ricorso a manodopera precaria e poco qualificata, con funzione spesso più assistenziale che produttiva, aveva creato un circolo vizioso:
«L’incendio volontario da parte di operai stagionali può costituire lo strumento per mantenere o motivare occasioni di impiego».
Nonostante il piano sia stato firmato dal dirigente generale del comando del Corpo forestale della regionale, Giovanni Salerno, lo stesso Salerno specificò che il documento
«cita studi e indagini statistiche che fotografano un fenomeno già presente negli anni Novanta e che non può essere imputabile in maniera generalizzata al personale stabile o stagionale in forza al Corpo forestale».
Anche l’estorsione era una causa dolosa: l’incendio viene appiccato per obbligare a pagare forme non richieste di protezione oppure per lucrare su premi di assicurazione. L’impatto della piromania, invece, era considerato piuttosto trascurabile.
D’altra parte in Sicilia la “stagione” degli incendi è sempre più lunga: l’aumento delle temperature medie annuali, l’alterazione delle precipitazioni e l’aumento degli eventi meteorologici estremi come ondate di calore e siccità aumentano lo stress idrico della vegetazione rendendola molto infiammabile. Tutte queste condizioni, che fanno sì che gli incendi siano più difficili da spegnere e si diffondano su superfici più ampie.
Furono avanzate delle proposte come:
l’estensione dei divieto di pascolo per dieci anni su tutte le aree percorse dal fuoco, mentre attualmente il divieto riguarda solo i boschi; la decadenza per dieci anni di ogni beneficio finanziario per le aziende agricole la cui superficie è stata bruciata per un’estensione maggiore del 5 per cento; l’introduzione di un vincolo per impedire di costruire su tutte le aree naturali percorse dal fuoco fino a 15 anni dopo l’incendio.
«Occorre mettere un freno assoluto, costi quel che costi, al circolo vizioso
incendio-nuovi lavori-incendio»,
«Eventuali interventi post incendio dovrebbero essere preceduti da rigorose verifiche sulla capacità di ricostituzione spontanea della vegetazione naturale».
Le norme esistenti non vengono applicate o comunque si dimostrano inefficaci nel fronteggiare un fenomeno criminoso e non climatico…..
«Alimentati dai cambiamenti climatici e attizzati dai delinquenti, questi incendi si possono prevenire solo con provvedimenti forti.
Da sempre la prevenzione è scarsa o in molte zone addirittura assente: i boschi, i prati e i bordi delle strade non vengono puliti dalle sterpaglie secche, molto infiammabili.
Nel 2021 in Sicilia c’erano ben 18.700 forestali:
1.328 hanno un contratto a tempo indeterminato,
5.295 erano in servizio per 151 giornate all’anno,
8.774 per 101 giornate;
i restanti 3.252 per 78 giorni.
L’età media dei lavoratori era piuttosto alta, 57 anni, con rischi legati alla sicurezza, ai tempi e alla qualità degli interventi.
Nel 2021 la Regione Sicilia stanziò 134 milioni di euro fondi europei per le attività di prevenzione, ma 64 furono sbloccati solo a metà giugno e gli altri 70 non furono disponibili.
Le opere di prevenzione non possono essere fatte a luglio, perché così sono tardive e inutili perché dietro ad ogni incendio c’è sempre un criminale.
Negli incendi del 20121 l’allora presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, chiese e ottenne lo stato di mobilitazione nazionale del sistema di Protezione civile per chiedere l’aiuto di volontari arrivati dalle altre regioni, ed affermò che
«per vent’anni l’antincendio in Sicilia è stato un argomento da sindacato».
L’allora capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ricordò al presidente della regione che
«le responsabilità nell’ambito di ciò che si fa contro gli incendi boschivi sono chiare: le norme prevedono che la lotta attiva sia di competenza delle Regioni, e la lotta attiva non è solo spegnimento, ma anche sorveglianza, avvistamento».
Sono stato in Spagna e posso con tranquillità affermare come in Spagna la protezione ambientale sia all’avanguardia.
I margini stradali, parecchi metri oltre il ciglio stradale, completamente decespugliati  anche nelle strade secondarie e scarsamente trafficate. Nei boschi fasce tagliafuoco molto ampie e prive di alberi… un presidio del territorio anche in zone isolate con la Guardia Civile.
Chi vuole accendere un fuoco per bruciare delle sterpaglie deve prendere contatto con il Comune per stabilire la giornata e l’ora, pena gravi multe.
Questo è solo un piccolo modo per proteggere l’ambiente e noi siamo distanti anni luce da questi aspetti.
Una presenza nel territorio costante…..
Si parla di Turismo,, di Ponte sullo Stretto quando mancano aspetti  fondamentali nella vita sociale come quella di offrire al turista un 
Ambiente a misura d’uomo
Come diceva un antico slogan della Regione Sicilia… un ambiente verde, pieno di vita e non nero… il
colore della morte…della devastazione…


In queste immagini apocalittiche anche aspetti a dir poco ironici che lasciano molto perplessi.
La città di Palermo ha subito in diverse zone delle interruzioni nell’erogazione
dell’energia elettrica. Al buio anche Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione Siciliana. La sede istituzionale di piazza Indipendenza è rimasta energia elettrica, impedendo il normale svolgimento di lavoro ai dipendenti e allo staff della presidenza. Nella sede del governo regionale mancherebbe anche un gruppo elettrogeno d’emergenza.
In quel momento d’emergenza una carenza simile è gravissima.
Il governatore della Regione Sicilia dichiarò lo Stato di crisi e emergenza regionale e richiese al governo nazionale il riconoscimento della Stato d’emergenza per gli incendi e l’eccezionale ondata di calore in Sicilia.
 Il capo dello Stato Mattarella telefonò a Schifani per essere aggiornato sulla situazione ed  espresse solidarietà e vicinanza ai siciliani, dicendosi
"disponibile a eventuali interventi, anche in prima persona, se necessari".

Parole gettate al vento, che sanno solo di circostanza, e nessun cordoglio per le vittime, per chi ha perduto i propri beni, le proprie attività e per chi svolgeva attività sociali importanti come l’Associazione “ADA” che gestiva un rifugio per cani.
Già le vittime.. strappate da mani dolose alla vita…
Due coniugi di Cinosi morti carbonizzati nella loro casa:
Salvatore Cometa di 78 anni e la moglie Teresa Monastero di 76 anni.
A Palermo Rira Gaetana Pellitteri di 88 anni, deceduta a causa del mancato arrivo di un’autoambulanza per la presenza di un vasto rogo a San Martino delle Scale. Una zona, quella di San Martino delle Scale, ogni anno colpita da vasti incendi.
In merito alla struttura dell’Associazione ADA i danni sono ingenti.
La struttura è stata totalmente avvolta dalle fiamme. I cani sono stati salvati anche grazie agli operai comunali della Reset. Alcuni volontari ieri mattina sono saliti con gli estintori e sono riusciti a spegnere l’incendio e mettere in salvo gli animali.
“Avevamo un bel rifugio per cani – dice Giusy Caldo – con dei cipressi che facevano ombra ai cani. Avevamo delle cisterne d’acqua sempre piene, avevamo un impianto elettrico, avevamo un deposito cibo. Avevamo un deposito per i farmaci e gli antiparassitari. Adesso non abbiamo più nulla”.

Venerdì 28 luglio il presidente Mattarella ha visitato l’antica chiesa di Santa Maria di Gesù di Palermo, colpita dal fuoco.
Il rogo di martedì ha spazzato via tutto, compreso il tetto ligneo dell'antico monastero dei frati cappuccini all'interno del cimitero di Santa Maria di Gesù.
Quando le fiamme raggiunsero il convento decine di volontari e residenti si misero al lavoro per mettere al sicuro tutto quello che c'era all'interno e quel che restava delle spoglie di San Benedetto il Moro, co-patrono della città di Palermo, conservate nella chiesa del convento,  e portare via le immense opere d'arte dal ricco valore artistico-culturale.
Il Convento risaliva al 1426, ad opera del beato Matteo d'Agrigento, la costruzione del primo piano del convento col chiostro.
Il convento sorgeva alle falde del monte Grifone. Attraverso viottoli e sentieri, tra olivi, querce e mandorli, era possibile giungere a dei romitori un tempo frequentati dai frati per raccogliersi in orazione e far penitenza. Oggi non esiste più nulla.
Il presidente Mattarella nella visita è stato accompagnato da Padre Vincenzo che gestisce la chiesa.
I commenti del presidente Mattarella?
"Una ferita aperta"…..
……………… c’è molto da recuperare.
Chiese poi di…
"impegnarsi per restaurarla"……..
….. quali beni sono andati persi?......
….. quali beni si possono restaurare?
…….. le modalità dell’incendio (secondo quanto apprende l'Adnkronos).
Forse avrebbe dovuto chiedere…
Come mai l’incendio ha colpito l’antica chiesa e il cimitero?
Probabilmente non avrebbe avuto risposte.
Sono stati gravemente danneggiati il prezioso soffitto ligneo cassettonato di epoca rinascimentale e  numerose opere d’arte. Fortunatamente salve le trenta persone che si trovavano nel convento, tutte evacuate.
La dott.ssa Antonella Tirrito, assessora alla protezione civile, dopo un sopralluogo, affermò che..
“Il tetto non c’è più, tutte le pareti sono annerite, molti quadri sono andati distrutti così come la statua dell’altare”.


Distrutto anche il coro ligneo dei frati e l’organo a canne che vi era custodito.
Distrutta anche la preziosa statua della Madonna con il Bambino. Una statua in legno del 1470 circa che si trovava sullo scenografico altare.






Distrutta anche una statua dell’ 800 in legno della Vergine Assunta ed il relativo abito riccamente ricamato, dono della regina Maria Teresa d’Austria.
A pezzi anche il prezioso Crocifisso del seicento di frate Innocenzo da Petralia Sottana (Petralia Sottana, 1592 – Palermo, 20 dicembre 1648) e le cui opere si trovano anche a Gubbio, Assisi, La valletta. ecc.
Gravemente danneggiati i manufatti marmorei, facenti parte delle numerose cappelle gentilizie, ed anche i corpi di San Benedetto il Moto e del Beato Matteo d’Agrigento.






Una grave perdita spirituale e artistica per l'intera città di Palermo e la Sicilia.
Chiederei al presidente Mattarella che senso abbia quella frase…
C’è tanto da recuperare
Recuperare cosa? Una testimonianza artistica e culturale?
Non metto in dubbio le capacità dei tecnici della Sovrintendenza ma anche i più attenti restauri non potranno mai ripristinare l’antico aspetto, l’anima di un espressione artistica.
Sarebbe stato più giusto affermare…
Il patrimonio artistico, storico, naturalistico deve essere protetto… preservato….
I mali si devono prevenire…..
 Nella parte più alta della località si poteva ammirare l'albero di San Benedetto, con un maestoso tronco di oltre 500 anni di vita e definito come l’albero più antico di Palermo (con una circonferenza massima del tronco di 3,50 m). lo vidi decine di anni fa  e penso, ammesso che ancora fosse presente al momento dell’incendio, che sarà andato distrutto. La  leggenda citava come fu piantato da San Benedetto il Moro conficcando un bastone tra le rocce.

Il danno ambientale è ingente e, secondo il mio modesto parere, non facilmente quantificabile.
Ci sarebbero stati ben 400 incendi in tre giorni…. Causa della tropicalizzazione del clima a detta di qualche ministro?
Cifre spaventose--- terrificanti…. Circa 700 – 800 ettari di bosco e 5.000 – 7.000 ettari di superficie non boschiva colpita dagli incendi.
I danni ammonterebbero ad oltre 200 milioni di euro.
Sarebbe una quantificazione in aumento e sarà fatta dai sindaci. Una quantificazione che sarà difficile  perché i focolai sono stati centinaia e molto estesi, hanno interessato abitazioni e infrastrutture. (il capo della Protezione civile regionale Salvatore Cocina).
Sarà difficile ripristinare il patrimonio boschivo distrutto e ci vorranno decine e decine di anni per ripristinare l’antica vegetazione.
Anni fa il bosco di sughero, sopra il centro di Patti, fu colpito da un incendio. Gli alberi su susseguivano come scheletri anneriti a testimonianza di  della crudeltà umana.
Il sughero è una pianta ignifuga e cioè ha una grande capacità di rigenerarsi anche se colpita dal fuoco (caratteristica riscontrabile nell’ulivo, fico d’india, vite, cipresso verde, carrubo).
Quelle piante ripresero a mostrare delle belle chiome…ebbene  martedì 25 luglio questo bosco fu nuovamente colpito da un incendio devastante….. non è rimasto nulla… nemmeno i fusti anneriti. Le colline sono ora una distesa nera senza vegetazione…..
Un territorio, quello siciliano, abbandonato dalla Regione e dallo Stato.. un abbandono che si ripercuote in modo evidente anche negli aspetti sociali.
Si fanno proclami… si propongono progetti megalattici….. ma è solo fumo negli occhi.
Chi governa sembra arrampicarsi sugli specchi…e anche le opposizioni non dimostrano di essere in possesso di progetti atti a sviluppare la protezione del territorio e la sua valorizzazione secondo quelli che dovrebbero essere i principi etico-sociali di qualsiasi società: il rispetto dell’ambiente e dell’uomo/donna.
Mi viene spontaneo mettere a confronto due foto….
Quella relativa alla visita del presidente Mattarella alla chiesa di Santa Maria di Gesù a Palermo…


con quella che ritrae un gruppo di pompieri accasciati su un marciapiede, letteralmente stremati per il carico eccessivo di lavoro e il sacrificio profuso in questi giorni per far fronte all’emergenza incendi.
Dalle loro posture e dai loro volti emerge tutto la stanchezza. L’immagine fu scattata a Lentini, un territorio da anni devastato periodicamente dagli incendi, ed è emblematica.
È  la rappresentazione perfetta delle conseguenze fisiche vissute da chi è in prima linea per salvare il prossimo e il territorio mentre la Sicilia è divorata dal fuoco. La foto è diventata il simbolo della lotta agli incendi in Sicilia. Ma anche a quelli che in generale hanno interessato il Sud. Eroi stremati, eroi del nostro tempo. Una semplice “grazie” può sembrare scontato, ma è il più sincero e naturale omaggio che si può rivolgere ai coraggiosi uomini in divisa che vanno oltre ogni difficoltà mettendo a repentaglio la propria vita per mettere al sicuro quella altrui.


Lascio il giudizio sul confronto tra le due foto ai lettori….
È facile governare seduti su una comoda poltrona, avvolti da innumerevoli privilegi, e lontani dalla realtà circostante.
Perché non creare in Sicilia un “Museo dell’albero bruciato”?
La mia è una domanda ironica….


 



Questa è l’immagine che daremo al turista del bellissimo tempio di Segesta e non solo…
Bravi…… Complimenti……. Siete dei criminali….

Il tempo inesorabile cancellerà questo immane disastro dimostrando l’insensibilità sociale che sembra prevalere in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
Ho visto giovani martedì 25 luglio con i telefonini in mano ridere davanti alle immagini dei roghi devastanti che colpivano la Sicilia e in particolare nella zona di Patti.
Ogni commento sarebbe superfluo…..
Domenica alle ore 17, nel Duomo di Montalbano Elicona, sarà rivolta una preghiera in memoria delle vittime dei roghi causati da criminali senza scrupoli….
Alle famiglie delle vittime il mio più profondo cordoglio:
-        I coniugi di Cinisi (Palermo) morti carbonizzati nel rogo:
Salvatore Cometa (78 anni);
Teresa Monastero (76 anni)
-        A San Martino delle Scale
Rita Gaetana Pellitteri (88 anni)
Deceduta per il mancato arrivo di un’ autoambulanza che, a causa delle fiamme, non ha potuto raggiungere l’abitazione della donna.
 
Una preghiera anche per i due “Angeli del Cielo” deceduti, per la caduta del loro Canadair in Grecia,  nel compiere la loro missione di protezione del Creato:
Comandante: Christos Moulas  (34 anni)
Copilota: Pericles Stefanidis (27 anni)



 

Note

Concilio Lateranse II, nel 1139, per i piromani o "incendiari" (secondo il canone 18)

Laterano II. Lo scisma papale, sorto nel 1130 con le elezioni incompatibili di Innocenzo II e di Anacleto II, ebbe fine con la morte di quest’ultimo nel 1138. Papa Innocenzo presiedette il secondo concilio Laterano durante il periodo di aprile dell’anno successivo, cercando di appianare una situazione tormentata. I trenta canoni emessi dal concilio seguirono da vicino nello spirito quelli del primo concilio Laterano ed essi possono essere considerati una estensione ulteriore del movimento della Riforma Gregoriana. La maggior parte della legislazione fu tratta dai canoni di vari concili locali tenuti durante i pontificati di Gregorio VII (1073-85), Urbano II (1088-99), Callisto II (1119-24) ed Innocenzo II (1130-43). Subito dopo molti di questi canoni lateranensi vennero incorporati nel Decretum di Graziano. La maggior parte dell’attenzione è in essi diretta verso la crescita morale del clero, considerando però importante anche la cura della stessa caratteristica per i laici.

                                                                                                                                                                                          Gli argomenti / i titoli dei 30 decreti testimoniano le caratteristiche generali: 1. Contro la simonia. 2. Nulla può essere donato per ottenere benefici o vantaggi sacri. 3. Nessuno può ricevere coloro che sono stati scomunicati dal loro vescovo. 4. Coloro che non desiderano cambiare il loro modo di procedere, anche dopo avere ricevuto un avvertimento dal loro vescovo, devono essere privati dei loro benefici ecclesiastici. 5. I beni degli ecclesiastici morenti non possono essere confiscati. 6. I suddiaconi che hanno preso mogli o concubine devono essere privati della loro posizione e dei loro benefici. 7. Nessuno può assistere alle messe dei sacerdoti che hanno preso mogli o concubine. 8. Le suore non possono sposarsi. 9. I monaci ed i canonici regolari non possono apprendere né il diritto né la medicina. 10. I laici non possono tenere il possesso né di decime né di chiese. 11. Sacerdoti, chierici, monaci, pellegrini, mercanti, e contadini ed i loro animali, dovrebbero essere lasciati in pace. 12. I giorni di tregua devono essere osservati. 13 Sugli usurai. 14. I cavalieri non possono prendere parte a giostre e tornei. 15. Chiunque colpisca o eserciti violenza fisica su un rappresentante del clero, o chiunque si stia recando in una chiesa o un cimitero, deve essere scomunicato. 16. Nessuno può reclamare benefici per se stesso per diritto ereditario. 17. Le unioni tra consanguinei sono proibite. 18. Sugli incendiari. 19. Al riguardo di un vescovo che assolva qualcuno scomunicato per avere appiccato incendi. 20. I principi possono dispensare giustizia in consultazione con i vescovi. 21. Sui figli dei sacerdoti. 22. Sulla falsa penitenza. 23. Al riguardo di coloro che condannano i sacramenti. 24. Nessun prezzo può essere domandato per i sacramenti, l’olio sacro e la sepoltura. 25. Nessuno può ricevere benefici dalle mani di un laico. 26. Le suore non possono vivere in case private. 27. Le suore non possono cantare gli uffici nello stesso coro con i canonici ed i monaci. 28. Elezioni episcopali. 29. Contro gli utilizzatori delle balestre e gli arcieri. 30. Le ordinanze emesse dagli scismatici non sono valide.


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