Amo Essere..... E Non Apparire
Pochi
oggetti racchiudono tanti significati come lo specchio.
Simbolo di vanità, di superbia, di prudenza, di conoscenza, di inganno.
Rappresenta anche il “luogo” in cui avviene la conoscenza di sé per dare vita alla separazione tra il soggetto reale e la sua immagine ideale o il suo doppio, come una porta di passaggio tra il mondo della realtà e quello immaginario.
Nell’arte visiva l’uso dello specchio ha permesso una decisa contrapposizione tra l’occhio e lo sguardo. Sono termini identici? No.
I due termini sono separati da una sottile differenza che non è percettibile da un animo insensibile.
L’occhio indica il vedere e il percepire l’esteriorità mentre lo sguardo permette di comprendere e di percepire l’interiorità, il reale significato delle cose.
Ma c’è un altro aspetto importante in merito allo sguardo ed è quello che consente di dilatare lo spazio riuscendo a svelare ciò che non si vede e che non è presente nel campo figurativo, ma che come d’incanto diventa visibile allo spettatore grazie il riflesso dello specchio.
È stupendo
immaginare le sensazioni provate da un uomo preistorico nel vedere la sua
immagine riflessa sulla superficie immobile
di un lago.
Incredulo si sarà posto una domanda:
Chi è questo ominide che mi guarda? Avrà con le mani agitato l’acqua come per avere una risposta.
Che dire di Narciso raffigurato nella mitologia greca, figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso. Un giovane cacciatore famoso per la sua bellezza.
Narciso aveva tante corteggiatrici che costantemente respingeva fino a farle desistere. Solo una giovane ragazza, Aminia, non si diede per vinta. Narciso premiò la sua ferma volontà regalandone una spada affinché si uccidesse. La giovane obbedì per amore al volere di Narciso e si uccise trafiggendosi l’addome davanti alla sua casa. Prima di morire pregò gli dei per una giusta vendetta.
Gli dei l’ascoltarono e Narciso, mentre contemplava la sua bellezza riflessa sulle acque di una fonte, s’innamorò della sua immagine. Il giovane preso dalla disperazione e sconvolto dal pentimento, prese la spada che aveva donato ad Aminia e si uccise trafiggendosi il petto. Dalla Terra bagnata di sangue nacquero dei fiori stupendi: i Narcisi.
Simbolo di vanità, di superbia, di prudenza, di conoscenza, di inganno.
Rappresenta anche il “luogo” in cui avviene la conoscenza di sé per dare vita alla separazione tra il soggetto reale e la sua immagine ideale o il suo doppio, come una porta di passaggio tra il mondo della realtà e quello immaginario.
Nell’arte visiva l’uso dello specchio ha permesso una decisa contrapposizione tra l’occhio e lo sguardo. Sono termini identici? No.
I due termini sono separati da una sottile differenza che non è percettibile da un animo insensibile.
L’occhio indica il vedere e il percepire l’esteriorità mentre lo sguardo permette di comprendere e di percepire l’interiorità, il reale significato delle cose.
Ma c’è un altro aspetto importante in merito allo sguardo ed è quello che consente di dilatare lo spazio riuscendo a svelare ciò che non si vede e che non è presente nel campo figurativo, ma che come d’incanto diventa visibile allo spettatore grazie il riflesso dello specchio.
Incredulo si sarà posto una domanda:
Chi è questo ominide che mi guarda? Avrà con le mani agitato l’acqua come per avere una risposta.
Che dire di Narciso raffigurato nella mitologia greca, figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso. Un giovane cacciatore famoso per la sua bellezza.
Narciso aveva tante corteggiatrici che costantemente respingeva fino a farle desistere. Solo una giovane ragazza, Aminia, non si diede per vinta. Narciso premiò la sua ferma volontà regalandone una spada affinché si uccidesse. La giovane obbedì per amore al volere di Narciso e si uccise trafiggendosi l’addome davanti alla sua casa. Prima di morire pregò gli dei per una giusta vendetta.
Gli dei l’ascoltarono e Narciso, mentre contemplava la sua bellezza riflessa sulle acque di una fonte, s’innamorò della sua immagine. Il giovane preso dalla disperazione e sconvolto dal pentimento, prese la spada che aveva donato ad Aminia e si uccise trafiggendosi il petto. Dalla Terra bagnata di sangue nacquero dei fiori stupendi: i Narcisi.
La storia di Narciso sarebbe legata alla vanità e all’orgoglio.
Lo “specchio” è quindi un oggetto molto usato dagli artisti nella pittura, non solo per creare degli autoritratti ma anche per trasmettere un preciso messaggio.
René Magritte,
La reproduction interdite.
La Riproduzione Vietata
Datazione: 1937 –
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: (81
65,5) cm – Collocazione: Museum Boijmans Van Beuningen
La reproduction interdite è un dipinto surrealista di
René Magritte che ritrae il mecenate inglese Edward James, amico dell’artista.
La
figura di un giovane si riflette sulla superficie di uno specchio. La sua
immagine riflessa, però, non è frontale ma ripropone la schiena del
protagonista. Invece, il libro di Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym,
si riflette correttamente. Il volume, in una edizione dell’epoca, è appoggiato
su di una mensola di marmo rosa. La sua immagine si riflette oltre il bordo
dorato del grande specchio. Il giovane indossa un abito scuro elegante. I suoi
capelli sono scuri e folti e toccano quasi il colletto bianco della camicia. È
fermo in una posizione simmetrica e le braccia sono abbandonate lungo il corpo.
Il
suo riflesso è la copia esatta della sua immagine posteriore, solo leggermente
più piccolo. Il grande specchio è appoggiato su di una mensola di marmo. Non si
comprendono le sue dimensioni dato che continuano oltre il bordo superiore e
quello di destra. Infine, a sinistra è visibile una sottile porzione di parete.
Come in altri dipinti
dell’artista, l’elemento surreale scaturisce da una parziale riproduzione della
realtà. Infatti, il libro è riflesso correttamente ed anche la dimensione del
riflesso del protagonista è nella giusta dimensione. Il particolare surreale è
la posizione dell’ immagine riflessa che ripropone il punto di vista posteriore
della figura. Inoltre, il marmo rosa è rappresentato con una sorprendente
tecnica iperrealista. Lo spazio è rigorosamente prospettico.
Il committente, Edward
James, era un eccentrico e facoltoso inglese, amico di René Magritte. James,
negli anni Trenta del Novecento, acquistò diverse opere di Magritte e Dalì.
Il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam acquisì il dipinto nel 1971.
Secondo
l’artista il significato del mondo è impenetrabile e la sua espressione
artistica è un mezzo di esaltazione del mistero.
La
tela, dal titolo “La Riproduzione Vietata” sembra un’immagine tranquilla, dalla
cornice dello specchio al libro sulla mensola. A prima vista sembra un ritratto
ma l’uomo rappresentato è di spalle con un abito elegante e i capelli ben
pettinati. L’uomo vede le sue spalle. Lo specchio non riflette ma ripete l’immagine
della persona.
La mancata rappresentazione delle fattezze del
personaggio potrebbe significare che il soggetto del ritratto, Edward James,
non avesse idea della sua vera identità, di chi fosse veramente.
Questa sua non percezione dell’io lo porta a non
riconoscersi guardandosi allo specchio, a non vedersi davvero.
E
credo che il libro sia riflesso normalmente perché non ha un’anima, non può
essere in conflitto con sé stesso.
L’immagine
è solo un’immagine e la vera essenza di sé non si riflette in uno specchio.
René Magritte
(Lessines, 21 novembre 1898 – Rue des Mimosas, 15 agosto 1967)
(Lessines, 21 novembre 1898 – Rue des Mimosas, 15 agosto 1967)
Michelangelo
Merisi da Caravaggio.
Narcisio
Datazione: 1597 –
1599
Tecnica: olio su
tela – Dimensione (112 x 92) cm
Ubicazione:
Galleria Nazionale d’Arte Antica – Palazzo Barberini, Roma
Il giovane è
ritratto mentre si specchia nell'acqua di una fonte, cercando un contatto
fisico con il suo riflesso, di cui si è infatuato credendolo reale. L'artista
dipinge il momento che precede la scoperta dell'inganno: infatti, l'immagine
che Narciso vede nella pozza d'acqua altro non è che la proiezione di sé
stesso. La particolarità della raffigurazione è quella "a carta da
gioco", in cui a un'immagine superiore ritta ne corrisponde una identica
inferiore ma inversa. Questo effetto di sdoppiamento speculare è curato dal
pittore in modo molto accurato, al punto che le pieghe delle maniche della
camicia sono raffigurate nel loro esatto rovesciamento.
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