La scelta dell'8 marzo come Giornata Internazionale della Donna - Motivazioni Storiche - Enciclopedia delle Donne - XVI Capitolo.








Stabilire per quale motivo fu scelta la data dell’8 marzo come “Giornata Internazionale della Donna” non è facile.
Nel corso del tempo la festività dell’8 marzo, spesso impedita, si è riempita di contenuti diversi legati ad origini storiche non sempre corrette e gli eventi che ne determinarono la nascita non sarebbero molto chiari.
Per molti anni fu collegata ad un incendio, nel 1908 – 1910, che colpì una fabbrica tessile  di New York.  Ma di queto evento non ci sarebbe nessuna traccia documentale.
Un evento simile, sempre a New York, avvenne il 25 marzo 1911 nella fabbrica tessile “Trangle Shirtwaist Factory”. Nella fabbrica lavoravano cento operaie, in gran parte italiane ed ebree, che si trovavano rinchiuse per impedirne lo sciopero.
È anche vero che in America esisteva la “Woman’s day”(Giornata delle Donne) già a partire dal 1909,  per iniziativa della socialista Corinne Brown,  che  veniva festeggiata il 23 febbraio.
Una manifestazione che rivendicava il diritto di voto alle donne.
 
Corinne Brown

Fino al 1908 circa, i delegati europei comunisti basavano la loro lotta contro la borghesia e questo aspetto impediva qualsiasi alleanza con i movimenti femministi  nati nei ceti benestanti.
Fu proprio la socialista Corinne Brown a presiedere nel 1908  una delle conferenze settimanali del partito socialista di Chicago nel Garrick Theater.
Le conferenze erano aperte a tutte le donne, senza distinzione sociale (di classe) o politica, un aspetto importante per portare avanti l’universalità della lotta per l’uguaglianza.
Nacque così la definizione di
Woman’s day (Giornata della donna)
dopo un complesso dibattito politico sullo sfruttamento del lavoro femminile (orario massacrante, basso stipendio e critiche situazioni igieniche nell’ambiente di lavoro) e sulla forte discriminazione di genere.
Nel 1908 la stessa Brown pubblicò un articolo sul “The Socialist Woman”…
«gli uomini non hanno il diritto di dettare alle donne come e
con chi lavorare per la propria liberazione».
Iniziarono subito le prime manifestazioni per il diritto di voto alle donne e per la difesa della persona, che porteranno alla decisione di dedicare l’ultima domenica di febbraio all’organizzazione di una manifestazione per il diritto di voto alle donne.
La prima ed ufficiale “Giornata della Donna” si svolse quindi il
23 febbraio 1909.
Nel 1910, ventimila operaie scioperarono per tre mesi a New York.

Il Coraggio chiama Coraggio

In Europa analoghe proposte di dedicare una giornata alle donne iniziarono a diffondersi a partire dal 1910, sempre in ambiente socialista, su idea della tedesca Clara Zetkin.

Clara Eissner Zetkin durante il Congresso a Zurigo nel 1897
( Wiederau (Sassonia), 5 luglio 1857 – Archangel’skoe (Mosca), 20 giugno 1933)
 
Era figlia di un maestro elementare e molto presto, all’età di diciassette anni (1874), entrò a fare parte del movimento femminista e del movimento dei lavoratori in Germania.
Nel 1878 aderì al Partito Socialista dei Lavoratori della Germania che nel 1890 assunse il nome di Partito Socialdemocratico di Germania (SPD).
Nello stesso anno il partito Socialista fu messo al bando da Bismark (Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen, soprannominato il “Cancelliere di Ferro”) e fu quindi costretta a trasferirsi a Zurigo (nel 1882) e successivamente in esilio a Parigi.

Im Gasthof zum Löwen Bendlikon bei Zürich 1893. Von links nach rechts: Ferdinand Simon (1862-1912), Friederike Simon, geb. Bebel (1869-1948), Clara Zetkin, Friedrich Engels, Julie Bebel, August Bebel, Ernst Schattner (1879-1944), Regina Bernstein, geb. Zadek, gesch. Schattner (1849/1852-1923) und Eduard Bernstein (teilweise abgeschnitten).

Nel Gasthof zum Löwen Bendlikon vicino a Zurigo nel 1893. Da sinistra a destra: Ferdinand Simon (1862-1912), Friederike Simon, nata Bebel (1869-1948), Clara Zetkin, Friedrich Engels, Julie Bebel, August Bebel, Ernst Schattner ( 1879 -1944), Regina Bernstein, nata Zadek, E. Schattner (1849/1852-1923) e Eduard Bernstein (parzialmente tagliato fuori).

https://socbib.dk/wp-content/uploads/2007/04/Bebel_z%C3%BCrich_1893.jpg.webp

A Parigi ebbe un ruolo fondamentale nella fondazione del gruppo dei Socialisti Internazionali. Prese il cognome del suo compagno, il rivoluzionario russo, di origine ebraiche, Ossip  Zetkin,
Dalla relazione nacquero due figli, Maksim e Konstantin. Il marito morì di tubercolosi nel 1889 e Clara si risposò nel 1899 con l’artista Geora Friedrich Zundel, di diciotto anni più giovane.

Ritratto di Paula Bosch
Dipinto di Geora Friedrich Zundel

 Nell’ SPD la Zetkin insieme con Rosa Luxemburg, a cui era legata da una profonda e sincera amicizia, fu una delle più importanti figure dell'ala di estrema sinistra del partito.

Clara Zetkin (sin.) e Rosa Luxemburg, 1910

Un impegno sociale molto forte nelle pari opportunità e nel voto femminile.
Importante fu la sua attività nei movimenti femministi social-democratici in Germania dal 1891 al 1917.
In quel periodo diede avvio ad un quotidiano femminile dell’ SPD
Die Gleichheit (Uguaglianza).
per poi assumere nel 1907 l’incarico del nuovo ufficio per le politiche femminili nell’SPD.
 

Avviò la prima "Giornata Internazionale della Donna" l'8 marzo del 1911, lanciandone l'idea a Copenaghen, in quello che poi sarebbe diventata l'Ungdomshuset (abbandonata nel marzo del 2007).
Durante la Prima Guerra Mondiale    la Zetkin con  con Karl Liebknecht, Rosa Luxemburg e altri importanti esponenti dell’ SPD, rifiutò la politica del Burgfrieden (un armistizio con il governo, con la promessa di astenersi da qualsiasi sciopero durante la guerra) del proprio partito. Fra le varie attività anti-militari, Zetkin organizzò a Berlino una conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra nel 1915. A causa di queste sue posizioni, fu arrestata diverse volte durante la guerra.
Nel 1916, con altri esponenti, fondò la Lega Spartachista e l’USPD (Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania che nel 1917 si distaccò dal partito madre SPD. Uno dei motivi di scissione fu proprio causato dalla guerra dato che l’SPD era favorevole all’evento bellico.
Nel gennaio 1919, dopo la Rivoluzione Tedesca del novembre 1918, fu fondato il KPD (Partito Comunista di Germania) e la Zetkin ne entrò a fare parte. Fu rappresentante del partito dal 1920 al 1933 nel Reichstag (la Camera bassa del potere legislativo della repubblica di Weimar).
Nel 1920 intervistò Lenin nel
The Women's Question  (La Questione delle Donne) (Nota n.1)
Fece parte del Comintern dal 1919 e nell’agosto del 1932, come presidentessa del Reichstag, incitò i tedeschi contro il nazismo.
Quando Hitler ed il nazionalsocialismo presero il potere, il partito comunista tedesco fu messo fuorilegge e nel 1933 si recò nuovamente in esilio in Unione Sovietica. Quasi cieca morì nel 1933 ad Archangel’skoe, vicino Mosca, all’età di 76 anni. Fu sepolta nella necropoli delle mura del Cremlino.

Il 26 – 27 agosto 1910 si svolse a Copenaghen, nella Folkets Hus (Casa del Popolo)  la seconda Conferenza Internazionale delle donne socialiste. Una Conferenza che si svolse due giorni prima dell’apertura dell’VIII Congresso dell’Internazionale Socialista (sempre a Copenaghen).

VIII Congresso della II Internazionale Socialista, Copenaghen 1910.
Al centro, Alexandra Kollontaj e Clara Zetkin. Dietro di loro, Rosa Luxemburg
https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Congresso_Socialdem_1910.jpg

Ungdomshuset på Jagtvej i København.
Huset var bredt kendt som et sted for unge mennesker fra især venstrefløjen. Blev desuden ben/yttet som mødested for nogle autonome. I marts 2007 blev huset revet ned efter anmodning fra dets ejer "faderhuset", efter det var blevet ryddet af politiet. Rømningen af huset førte til demonstrationer i København, hvor vrede brugere og autonome fra hele europa, brændte biler af og kastede sten efter Poilitiet
La Casa della gioventù ("Ungdomshuset") nel quartiere di Jagtvej a Copenaghen.
Questo edificio era molto conosciuto come un luogo per i giovani, soprattutto di sinistra.
Il luogo era inoltre utilizzato come sede da alcuni autonomi. Nel marzo 2007, l’edificio fu
demolito dal suo proprietario "faderhuset" dopo gli sfratti da parte della polizia.
Per diversi giorni, abitanti della casa e autonomi da tutta Europa manifestarono per
le strade di Copenaghen, bruciando macchine e lanciando pietre alla polizia.

 

Фотография "Молодежного дома" в Копенгагене. В этом доме с 1897 года распологались различные коммуны и организации левого толка. 
Foto della Casa della Gioventù a Copenaghen. Dal 1897 in questa casa avevano sede diverse comunità e organizzazioni di sinistra.

Demolition of the Youth House ("Ungdomshuset") on Jagtvej in Copenhagen, taken in mars 05, 2007, at around 09:45 (time in metadata is wrong). The house was widely known as a place for young people, especially from the left-wing. Furthermore some autonomists were using the house as a meeting place. In March 2007, the house was torn down by its owner "faderhuset" after it was evicted by the police. For several days, users of the house demonstrated in the streets of Copenhagen, burning cars.

Demolizione della Casa della Gioventù ("Ungdomshuset") su Jagtvej a Copenaghen, scattata il 5 marzo 2007 intorno alle 09:45 (l'orario nei metadati è sbagliato). La casa era ampiamente conosciuta come luogo di ritrovo per i giovani, soprattutto di sinistra. Inoltre alcuni autonomi utilizzavano la casa come luogo di incontro. Nel marzo 2007 la casa è stata demolita dal suo proprietario "faderhuset" dopo essere stata sfrattata dalla polizia. Per diversi giorni, gli utenti della casa hanno manifestato per le strade di Copenaghen, bruciando automobili .

Demonstrators charging police on Jagtvej
Manifestanti caricano la polizia su Jagtvej


Активистки женского клуба и К. Цеткин. Рядом справа Айна Султанова. Баку, 1924 г.
Attiviste del movimento femminile e K. Zetkin. Vicino a destra c'è Aina Sultanova. Baku, 1924
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/84/%D0%90%D0%BA%D1%82%D0%B8%D0%B2%D0%B8%D1%81%D1%82%D0%BA%D0%B8_%D0%B6%D0%B5%D0%BD%D1%81%D0%BA%D0%BE%D0%B3%D0%BE_%D0%BA%D0%BB%D1%83%D0%B1%D0%B0_%D0%B8_%D0%9A._%D0%A6%D0%B5%D1%82%D0%BA%D0%B8%D0%BD.jpg?20140916173614

Клара Цеткин на 3-м конгрессе Komintern. Mosca, 1921
Clara Zetkin al 3° Congresso del Komintern. Mosca, 1921
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:%D0%9A%D0%BB%D0%B0%D1%80%D0%B0_%D0%A6%D0%B5%D1%82%D0%BA%D0%B8%D0%BD_%D0%BD%D0%B0_3-%D0%BC_%D0%BA%D0%BE%D0%BD%D0%B3%D1%80%D0%B5%D1%81%D1%81%D0%B5_%D0%9A%D0%BE%D0%BC%D0%B8%D0%BD%D1%82%D0%B5%D1%80%D0%BD%D0%B0.png

Клара Цеткин на 3-м конгрессе Komintern. Mosca, 1921
Clara Zetkin al 3° Congresso del Komintern. Mosca, 1921
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:%D0%9A%D0%BB%D0%B0%D1%80%D0%B0_%D0%A6%D0%B5%D1%82%D0%BA%D0%B8%D0%BD_%D0%BD%D0%B0_3-%D0%BC_%D0%BA%D0%BE%D0%BD%D0%B3%D1%80%D0%B5%D1%81%D1%81%D0%B5_%D0%9A%D0%BE%D0%BC%D0%B8%D0%BD%D1%82%D0%B5%D1%80%D0%BD%D0%B0.png

Nella conferenza di Copenaghen le delegate americane proposero di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
Erano presenti 100 donne in rappresentanza di 17 paesi e dalle risoluzioni, che furono approvate, non risulterebbe una decisione in merito.
Nel giornale “Die Gleichheit”, redatto da Clara Zetkin,  si citò che una mozione per l’istituzione della Giornata Internazionale della Donna fosse
Stata assunta come risoluzione.
Ma non ci sarebbero altri riferimenti in merito.
Mentre gli Stati Uniti continuarono a festeggiare la giornata delle Donne l’ultima domenica di febbraio, nei paesi europei (Germania, Austria, Svizzera e Danimarca) la festività della donna si tenne per la prima volta  il 19 marzo 1911 (domenica). Fu una scelta del Segretariato Internazionale delle donne socialiste. Ci sarebbe la testimonianza di Aleksandra Kollontaj, secondo la quale la data fu scelta perché
In Germania il 19 marzo 1848, durante la rivoluzione, il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne.

Aleksandra Michajlovna Kollontaj
Александра Михайловна Коллонтай
nata Domontovič, Домонто́вич
( San Pietroburgo, 31 marzo 1872 – Mosca, 9 marzo 1952)
Rivoluzionaria russa di orientamento marxista e femminista.
Fu la prima donna nella storia a ricoprire l’incarico di ministra,
 e ad aver figurato, come funzionaria di carriera e come ambasciatrice,
nella diplomazia dei grandi paesi europei.
Secondo lo storico del pensiero socialista George Douglas Howard Cole
fu, insieme a Maria Spiridonova,
l'unica figura femminile davvero di spicco della rivoluzione russa.
In Francia la manifestazione si svolse il 18 marzo 1911 , nel quarantennale della Comune di Parigi, così come a Vienna, dove alcune manifestanti portarono delle bandiere rosse (simbolo della Comune) per ricordare i caduti della insurrezione.
In Svezia si svolse l’1 maggio 1911 in unione con le manifestazioni per la Giornata del Lavoro.


Manifesto tedesco della Giornata della Donna dell'8 marzo 1914, incentrata sul diritto di voto

Le manifestazioni non furono ripetute tutti gli anni e spesso non celebrate in tutti i Paesi.
In Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo il 3 marzo 1913, su una forte iniziativa del Partito Bolscevico. Una imponente manifestazione nella Borsa Kalasaikovskij ( Kala Cajkovskij) che fu interrotta alla polizia zarista che operò numerosi arresti. Nel 1914 gli organizzatori della manifestazione vennero arresti facendo cancellare l’evento.
San Pietroburgo - Borsa Kalasaikovskij ( Kala Cajkovskij)
https://equity.today/wp-content/uploads/sankt-peterburgskaya-birja-akcii.jpg

Il palazzo con la terrazza semicircolare che si affaccia sulla Neva.

Il problema sulla mancanza di una data ufficiale e condivisa sarebbe legata al fatto che le manifestazioni erano focalizzate, in massima parte, sul diritto di voto.
In Germania , dopo la celebrazione del 1911, la manifestazione successiva si svolse  l’8 marzo 1914, in coincidenza di una “giornata rossa” di agitazione proclamata dai socialisti tedeschi.
Lo stesso giorno ci furono anche degli scontri a Londra dove era prevista una marcia di protesta.
La giornalista socialista  Sylvia Pankhurst, che aveva da poco fondato la
East London Federation of Suffragettes
venne arrestata a Charing Cross mentre si stava dirigendo a Trafalgar Square dove avrebbe dovuto tenere un comizio.

Sylvia Pankhurst, forse con suo figlio – 1928 - 1931
https://picryl.com/ru/media/sylvia-pankhurst-with-a-young-boy-possibly-her-son-c1928-c1932?zoom=true

La tedesca Zetkin si concentrò sui preparativi per la Conferenza Internazionale delle Donne a Berna del marzo 1915. Questa conferenza fu la prima importante manifestazione per la pace con partecipanti provenienti dai paesi in guerra. Sebbene nel gennaio 1915 si fosse tenuta a Copenaghen la conferenza olandese-scandinava e nonostante gli intensi dibattiti tra i partiti socialdemocratici svizzero e italiano, queste attività di promozione della pace erano state organizzate dai partiti socialdemocratici dei paesi neutrali. 
La Zetkin, segretaria generale internazionale, convocò questa conferenza, per altro segreta, con le compagne attiviste provenienti da Germania, Gran Bretagna, Francia, Russia, Polonia, Paesi Bassi, Italia e Svizzera.
Le delegazioni di Germania e Francia non erano ufficiali dato che i loro governi appoggiavano la guerra. Nella conferenza si mise in risalto lo sgretolamento del movimento operaio a livello internazionale ma nello stesso tempo ci si rese conto di come le azioni della sinistra iniziavano ad attirare l’attenzione del pubblico. Quest’ultimo aspetto fu evidente grazie alla nascita di nuove formazioni della sinistra politica in vari Paesi. Quindi la Conferenza ebbe un suo aspetto positivo anche se sorsero delle differenze ideologiche fra la fazione bolscevica russa e  polacca, da un lato, e quella degli altri stati partecipanti dall’altro.
Malgrado le differenze ideologiche la fazione bolscevica rilasciò una dichiarazione secondo la quale
non avrebbe preso le distanze da qualsiasi azione che dovesse essere condotta sulla base della dichiarazione "Alle compagne in tutti i paesi".
La Conferenza rilevò anche altri aspetti importanti:
-        L’Internazionale Femminile prese le caratteristiche di movimento autonomo;
-        La rete di donne socialiste, sia dei paesi in guerra che di quelli neutrali, si autoconvocarono ed agirono indipendentemente dalla posizioni e direttive dei rispettivi partiti nazionali;
-        Mantenimento di fedeltà all’Internazionalismo tradito dai compagni.
Alla fine  si preparò un manifesto, sicuramente opera di Clara Zetkin, che fu diffuso in alcuni Paesi prima della fine della guerra. 
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Bolzano ha esposto dei documenti di gran valore dal punto di vista storico.  Tra questi documenti un volantino di Clara Zetkin.
Nel Marzo 1915 s’era svolta la Conferenza Internazionale delle Donne e il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra. Per gli abitanti del Tirolo del Sud c’era naturalmente molta preoccupazione.
In quel periodo girava un volantino che destava forte preoccupazione nelle autorità interventiste….
Donne del popolo lavoratore!
Dove sono i vostri uomini ?
Dove sono i vostri figli?
A chi giova la guerra?
Solo a una piccola minoranza di ciascuna Nazione…
Non la difesa della Patria bensì la sua espansione: ecco lo scopo di questa guerra."



L'auspicio dell'immediata fine della guerra, promosso dalla Conferenza di Pace di Berna e dal volantino di Clara Zetkin, mise ovunque la Polizia in allarme. In particolare, la feroce critica al fasullo motto della "guerra di liberazione nazionale" fu percepito dal ministero austriaco della guerra come una vera e propria sfida. A Bolzano a partire dal 3 agosto 1915 il solerte Ispettore di Polizia Karl Brandstätter (1868‒1930) si mise subito, seppur invano, alla ricerca di questo volantino sovversivo. Egli fu ben presto promosso Comandante di Polizia, mantenendo la carica sotto l'Amministrazione italiana dopo il 1919 ed anche durante il Fascismo, dall'ottobre 1922.
Karl (Carlo) Brandstätter, alias "Capa", divenne un agente tanto attento quanto efficace della Polizia segreta fascista (OVRA), con la quale collaborò intensamente fino alla sua morte nel 1930")
 
Dal 1914 l’impero russo, come membro della Triplice Intesa (Regno Unito, Francia e Russia). combatteva nella prima guerra mondiale.  
                                        Triplice Alleanza                                                        Triplice Intesa
Da sinistra:
1) Виктор Эмлпануил 111 Король Италии
Интересы в Северной Африке -Территориальные претензии к Авпро-Венгрии (Иприя, Далмация)
Vittorio Emanuele 111 Re d'Italia
Interessi nel Nord Africa -Rivendicazioni territoriali sull'Austria-Ungheria (Ipria, Dalmazia)

2) Франц Иосиф 1 Имперагпор Австро-Венгрии
Подчинение балканских государств -Территориальные претензии к России (Польша) и Франции (в Сев. Африке)
Francesco Giuseppe 1 Imperator d'Austria-Ungheria
Sottomissione degli stati balcanici -Rivendicazioni territoriali su Russia (Polonia) e Francia (nel Nord Africa)

3) Вильгельм 11 Император Германы и
Политическое и экономическое господство в Европе - Контроль над Боснией и Герцеговиной
Guglielmo 11 imperatore di Germania
Dominio politico ed economico in Europa - Controllo della Bosnia ed Erzegovina

4) Георг V Райгиюн Пуанкаре
Экономическое и военное господство -Прекращение германской экспансии s Африке
Giorgio V Re d'Inghilterra
Dominio economico e militare - Fine dell'espansione tedesca in Africa –
5) Король Англии Президент Франции
Возврат Эльзаса и Лотарингии - Сохранение колоний в Африке
Raigyoun Poincaré Presidente della Francia
Ritorno dell'Alsazia e della Lorena. - Conservazione delle colonie in Africa

6) Николай 11 Император рехсци
Ослабление Германии и Аветрo- Венгрии (особенно, на Балканах) - Контроль над Босфором и Дарданеллами, овладение
Nicola 11 imperatore di Russia
Indebolimento della Germania e dell'Austria-Ungheria (soprattutto a Balnan - Balcani) - Controllo del Bosforo e dei Dardanelli, cattura di Costantinopoli

Locandina russa del 1914 che rappresenta la Triplice intesa con 
Marianne, la Madre Russia e Britannia.
 Da sinistra:
1)     Marianne
L'AMORE FRANCESE in lei, puro, arde per la sua terra natale e il suo popolo, - Abbracciata da lei, - Riflette le gravi avversità...
2)     Madre Russia
La FEDE è profonda in lei; Incrollabile dall'ansia, la Santa Rus', nel nome di Dio, completa il suo cammino vittorioso...
3)     Inghilterra (Britannia).
Lascia che ti dica cosa ho fatto, diciamo, diciamo. Lascia che ti racconti qual era la storia...
 
Prima del temporale delle forze ostili, nei giorni di grave dolore, sperimentato
La loro santa unione sul campo di battaglia fu benedetta da Dio stesso dal cielo.

La guerra aveva rilevato tutte le debolezze sociali della Russia. Dopo tre anni l’Impero Russo aveva perduto vasti territori come la Polonia, la Bielorussia, la Lettonia e parte dell’Ucraina e della Lettonia. Gli unici successi furono la conquista di territori in Galizia (territorio tra Polonia ed Ucraina, allora parte Nord-orientale dell’Impero d’Austria-Ungheria)) e nel Caucaso.
Si parlò di un numero considerevole di arruolati sovietici sotto le armi, ben diciassette milioni di uomini.
Un Paese stremato dagli eventi bellici con delle perdite che ammontavano a ben sei milioni tra morti, feriti e prigionieri.
Cifre spaventose, ammesso che siano reali, che avevano mandato in crisi l’economia sovietica levando manodopera alle industrie e soprattutto l’agricoltura.
La guerra era entrata nei confini dell’Impero russo e le condizioni della popolazione erano molto critiche anche dal punto di vista alimentare.
Un economia in crisi accentuata anche dal basso livello tecnologico delle industrie e da un sistema di collegamento legato ad una rete ferroviaria molto precaria e non ben sviluppata.
Un esercito russo demoralizzato, colpito da gravi sconfitte, da conflitti tra ufficiali e le truppe, diserzioni e anche un non adeguato rifornimento sia di armi che di generi alimentari.
Ma in realtà la crisi sociale russa affondava le sue radici nel passato, a causa della totale incapacità del regime zarista di realizzare qualsiasi riforma sociale creando un abnorme divario tra ricchi e poveri.
Già alla vigilia della guerra gli scioperi erano molto frequenti toccando i livelli della rivoluzione del 1905. Erano frequenti le barricate nella città e lo scoppio della guerra sembrò, per uno strano gioco del destino, calmare le tensioni sociali.
Le ripetute sconfitte militari, i sette milioni di caduti non potevano passare inosservati nella popolazione.
Si parlò di corruzione del regime, un’accusa rivolta da tutti i settori della società.
Il regime zarista (zar Nicola II), avvolto nella sua spietata autocrazia, cercò di mantenere il proprio potere politico sull’Impero ma gli aristocratici, un tempo fedeli alleati dello zar, cercavano di portare avanti nuovi scenari politici per prendere il controllo del Paese.
Questo sarebbe stato possibile solo con l’abdicazione dello zar.
Un marciume governativo che spinse il futuro primo ministro, il principe Georgy Lvov, ad organizzare una cospirazione anche se non intervenne personalmente. Una cospirazione che aveva come obiettivo la deportazione dello zar Nicola II e rinchiudere la zarina in un monastero.

Il principe Georgy Lvov
Nelle grandi città la situazione sociale era gravissima, scarseggiavano i beni di prima necessità ed anche i combustibili.
La precarietà sociale era acuita dal fatto che i contadini con la chiamata alle armi furono costretti ad abbandonare i loro campi causando una repentina diminuzione di persone addette ai lavori agricoli e quindi una diminuzione di produzione cerealicola.
Nelle industrie l’orario lavorativo fu aumentato ma i salari restarono invariati e a causa dell’inflazione crescente diminuirono di circa un terzo. I consumi erano scesi della metà e davanti ai negozi di generi di prima necessità, soprattutto alimentari, si facevano delle interminabili file di 3 – 6 ore per acquistare il pane ed il latte.
Ci furono degli scioperi che ben presto assunsero anche un carattere politico.
Il sistema economico era legato alla situazione politica di un Paese che da anni era in guerra e che presentava una dilagante corruzione, una forte autocrazia legata allo zar Nicola II e ai suoi fedeli aristocratici.
Era evidente l’incapacità del governo di proporre delle soluzioni condivise e il malcontento popolare era molto diffuso contro lo zar e il suo governo.
Lo zar Nicola II  si dimostrò un perfetto autocrate incapace di leggere le esigenze sociali che i tempi richiedevano e chiuso a qualunque riforma sociale e politica.
Aveva più volte sciolto la Duma, un organo elettivo che non aveva un reale potere politico e dominato da membri aristocratici.
Il potere esecutivo era al collasso. Lo zar Nicola II si trovava al fronte per seguire da vicino gli eventi bellici ed il governo era teatro di continui cambi di ministri che avevano fatto perdere al sistema esecutivo la sua compattezza e la capacità d’azione.
Un Paese allo sbando dove la gestione dei rifornimenti e della produzione era concentrata nelle mani di cooperative  e di sindacati.

Ogni guerra ha le sue vittime e furono soprattutto le donne ed i bambini a subirne le più gravi conseguenze.
A San Pietroburgo il 23 febbraio secondo il calendario giuliano, allora in vigore in Russia, corrispondente all’8 marzo 1917 (calendario gregoriano), le donne della capitale manifestarono contro la guerra e per il pane.
La manifestazione, secondo alcuni storici, era unita anche alla commemorazione della

Domenica di sangue del 9 gennaio 1905 
( 22 gennaio secondo il calendario gregoriano)
(Rivoluzione Russa del 1905)
Il 9 gennaio 1917 (22 gennaio calendario gregoriano) ci fu una manifestazione per il XII anniversario della Domenica di sangue che diede inizio alla Rivoluzione del 1905.
142.000 lavoratori scesero in sciopero. Quando la Duma aprì i suoi lavori il 14 febbraio (27 febbraio), altri 84.000 lavoratori scesero in piazza, organizzati  però dai menscevichi che erano favorevoli alla guerra.
La crescente scarsità di cibo portò il governo a requisire il grano nelle campagne.
Mentre i panifici di Pietrogrado restarono chiusi e le forniture erano ormai al livello di riserve sufficienti per alcune settimane, la autorità zariste incrementarono la crisi sostenendo come non vi fosse alcuna penuria.
L’Okhrana (polizia zarista)   riferì di numerosi scontri tra la stessa polizia e i lavoratori in fila per il pane a Pietrogrado
Lo zar Nicola II
con poliziotti e gendarmi nel febbraio 1917
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L’imperatore Nicola II;  lo zarovich Alessio, ministro della corte;
il conte Federico.
Cosacchi del convoglio – Parata – Peterhof ,1913
https://vvprf.ru/upload/medialibrary/2a6/2a6af6a5dc8fc6d0fc09c377e97e0fae.jpg

Le madri…
che vedono i loro bambini affamati e malati  sono molto più prossime alla
rivoluzione che i signori Miliukov, Rodichev e compagnia e, naturalmente,
sono molto più pericolose.
Le donne nella rivoluzione russa del 1917 non furono una piccola scintilla ma un vero e proprio incendio che sconvolse la politica del tempo.
Nella Giornata Internazionale della Donna del 1917 le lavoratrici tessili del distretto di Vyborg di Pietrogrado scesero in sciopero abbandonando nelle fabbriche i loro posti di lavoro.
A centinaia scesero in strada e procedendo di stabilimento in stabilimento chiamarono gli altri lavoratori invitandoli allo sciopero.
Un’azione che determinò duri scontri con la polizia zarista e con l’esercito.
Negli stabilimenti le operaie percepivano salari molto bassi e le ore di lavoro andavano dalle dodici alle tredici ore al giorno. Un lavoro svolto soprattutto in condizioni igieniche molto precarie.
Con la mobilitazione chiedevano il sostegno degli uomini che lavoravano nelle industrie meccaniche specializzate e nell’industria metallurgica. Industrie che con quelle tessili avevano un peso importante nell’economia sociale all’interno della forza lavoro cittadina.
Le donne lanciarono bastoni, pietre, palle di neve contro le finestre delle fabbriche e riuscirono, più volte, ad entrare nelle fabbriche chiedendo a gran voce la pace, per il ritorno degli uomini dal fronte, e pane.
Fu la rivoluzione anche del pane e nella loro lotta adoperarono strumenti primitivi mossi da un animo che richiedeva non solo migliori condizioni economiche ma anche la fine della guerra.
Donne coraggiose che con la loro azione favorirono la caduta del regime zarista per poi  sparire dietro  ai nebulosi meandri dei lavoratori maschi  alleati ai partiti politici, alle correnti politiche dominate sempre dai maschi.
Certo le donne, con la loro grande sensibilità, avevano perfettamente capito che era necessario, per affrontare i problemi economici e sociali, l’unità di tutti i lavoratori e anche la necessità di cercare di convincere i soldati ad abbandonare la difesa dello stato zarista per sostenere la giusta lotta.
Leon Trotsky (Lev Trockij) dirà…


In questi incontri tra soldati e operai, le operaie hanno una parte importante. Più audacemente degli uomini, avanzano verso le schiere dei soldati, si aggrappano ai fucili, supplicano e quasi ordinano: “Togliete le baionette! Unitevi a noi!”. I soldati si commuovono, provano un senso di vergogna, si scambiano occhiate ansiose, esitano ancora: alla fine uno si decide prima degli altri e le baionette si alzano con moto di ravvedimento sopra le spalle della folla che preme. 
I partecipanti al movimento socialista del XIX e dell'inizio del XX secolo videro il raggiungimento della libertà per le donne attraverso la rivoluzione proletaria. 
Il movimento delle donne in Russia servì da esempio per le femministe in Europa e nel Regno Unito.
In alcune regioni della Russia rivoluzionaria, le donne erano politicamente più attive degli uomini. Un esempio di attivismo politico e sociale delle donne erano le mogli dei militari, rimaste senza sostegno a causa della mobilitazione di massa durante la guerra, o le donne soldato.
Le donne soldato formarono organizzazioni regionali, presentarono petizioni ai governi locali e al governo provvisorio, parteciparono a marce, inviarono richieste per un aumento dei benefici in denaro (i benefici venivano pagati alle mogli e alle madri dei soldati) e chiesero il ritorno dei prigionieri di guerra per aiutare nei villaggi. Ciò contribuì a stabilire un dialogo tra il governo e le donne.

Battaglione della Morte delle Donne durante la difesa del Palazzo d'Inverno a Pietrogrado nel 1917
Getty Immagine
Il dibattito sulla partecipazione delle donne agli eventi della Rivoluzione del 1917 sarebbe sfiorato nei libri storici e a volte neanche citato.
Nel contesto mondiale sui diritti delle donne e sulla loro voce nella società sarebbe la seconda manifestazione della storia.

Prima di passare all’argomento storico  sarebbe necessaria un’attente riflessione posta da diversi opinionisti..
La Giornata internazionale della donna l'8 marzo scredita le donne, i cui diritti e desideri vengono ricordati solo una volta all'anno.
La storia delle donne cominciò a essere scritta negli anni '60 del XX secolo. Ciò non significa che le donne non avessero voce in capitolo prima: si ignorava il loro vissuto nella società e la storia, mai obiettiva nelle sue narrazioni didattiche, lo dimostra..
Pertanto, la Giornata Internazionale della Donna è fondamentale per evidenziare la forza e l’importanza delle donne nella comunità globale. 
Il 23 febbraio 1917 (secondo il calendario giuliano allora vigente in Russia) ( 8 marzo - secondo il calendario Gregoriano) si sarebbe dovuta celebrare la Giornata Internazionale della Donna.
In un primo momento i Comitati bolscevichi ed altri comitati invitarono allo sciopero per manifestare contro la guerra, l’autocrazia dello zar e il carovita.
Secondo quanto riferì Vasilij Nikolaevič Kajurov, rivoluzionario e militante bolscevico del quartiere Vyborg, il 22 febbraio (7 marzo) si rivolse ad un’assemblea di donne di Vyborg, esortandole a non scioperare in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e a  seguire..
Le istruzioni del partito. 
"l'eccitazione delle masse costrinse il Comitato di quartiere a interrompere la propaganda a favore dello sciopero", in vista di altre "imminenti manifestazioni".
Le donne bolsceviche ignorarono gli inviti di Kaiurov  che successivamente rilevò
Il suo sommo rincrescimento ed indignazione perché le donne bolsceviche avevano
ignorato le direttive del partito.
Ma la situazione e l’agitazione degli operai/e era ormai sfuggita al controllo delle varie organizzazioni e il giorno 23 febbraio (8 marzo), in cinque fabbriche tessili, le operaie entrarono in sciopero chiedendo il sostegno dei metalmeccanici,
«sembrava non esserci alcun nuovo motivo, salvo le code sempre più lunghe per il pane,
 a farle scioperare».

Poster del 1918
Donne Lavoratori prendete i vostri fucili
Le donne chiamano a unirsi a resistenza armata contro
 la guardia bianca nemici del bolscevismo
Le operaie che dirigevano lo sciopero lavoravano nelle officine tessili “Neva” gridarono:
In Strada!  Scioperate” Ne abbiamo abbastanza!



Aprirono le porte e guidarono centinaia di donne verso le vicine fabbriche metallurgiche.
Le manifestanti lanciarono palle di neve contro le finestre della fabbrica metallurgica “Nobel”.

Stabilimento Putilov

Бездомные в Петрограде в ожидании открытия одного из Іентров помощи
Senzatetto a Pietrogrado in attesa dell'apertura di uno dei Centri di assistenza 
Le donne convinsero i lavoratori ad unirsi a loro, agitando le braccia e gridando…
Fuori! Smette di Lavorare!
e continuarono la loro marcia verso la fabbrica Erikson……
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCOm7l2-PKKk-KD665Aro8zCW9hhCTgDCpOIWm-HYb1gYe-42HtVeyAslw83Z8yIiTXphKNWVmEmYxZ31ls7BQECMqq18SybmN0XYVDOMYR3tPlKtxYdlUXDziNQoBZJQbObEdK9x0raD8/s640/5971185_original.jpg





Gli operai della “Erikson” furono molto attivi non solo nella Rivoluzione di febbraio(marzo)
ma anche nelle manifestazioni di luglio guidate dal partito bolscevico.
Gli operai erano guidati nella manifestazione dal compagno Latsis, detto “Zio”.
L’attività produttiva era legata alle attrezzature militari ed alla telefonia.
A Pietrogrado fu una delle grandi fabbriche rivoluzionarie.
Il 3 luglio arrivarono i rappresentanti del reggimento mitragliatori e degli scooteristi, che invitarono gli operai della Erikson ad accompagnarli per sconfiggere il governo provvisorio.
Gli operai della ditta furono tra i primi ad unirsi alle unità militari ribelli e il giorno successivo, 4 luglio, fu concordato che la cellula della fabbrica con mitraglieri e scooteristi avrebbe marciato insieme contro il governo provvisorio. Quella stessa notte fu realizzato un poster con lo slogan:
“Abbasso 10 ministri capitalisti”, “Tutto il potere ai Soviet”.
Le memorie di un rivoluzionario della Erikosn
Con questo slogan ci siamo uniti agli altri abitanti di Vyborg e ci siamo diretti in città attraverso il ponte Liteiny, ma non siamo riusciti ad attraversare questo ponte: essendo arrivati ​​solo a metà, abbiamo dovuto fermarci, poiché le unità militari aderenti al governo provvisorio , si muovevano verso di noi dalla parte della città, sembra che duecento cosacchi, armati di fucili e mitragliatrici. Vedendo la forza degli operai, i cosacchi aprirono immediatamente il fuoco dei fucili. Molti lavoratori rimasero morti. E qui un proiettile mi ha trapassato, passando per una gamba e fermandosi nell'altra. All'inizio sono caduto, ma per un senso di autoconservazione ho raccolto tutte le mie forze e sono strisciato di nuovo verso il lato di Vyborg.
Con un dolore disperato alle gambe, strisciai dalla riva lungo il pendio, mi arrampicai su una specie di molo per zattere, mi rifugiai lì e persi conoscenza; Mi trovarono lì il giorno dopo e mi mandarono all'ospedale più vicino.
Il mio ricordo vivo dei giorni di luglio è la mia gamba inattiva e la stampella senza la quale non posso camminare.
Le rivoluzionarie si recarono quindi alla ditta Eikson per invitare gli operai alla manifestazione.
Nella ditta  Kaiuorov, esponente del partito bolscevico e contrario alla manifestazione, altri bolscevichi si riunirono  con i socialisti rivoluzionari e i menscevichi della fabbrica per decidere le azioni da intraprendere.
All’unanimità presero la  decisione..
Di persuadere gli altri lavoratori a unirsi a loro.
Le fonti ufficiali parlarono di ben 90.000 scioperanti in strada che cercarono di raggiungere il centro della città di Pietrogrado.
(San Pietroburgo fino al 1914. Il nome era considerato di origine tedesca e nel 1914 fu cambiato in Pietrogrado. Dal 1924 al 1991 fu posto il nome di Leningrado e dal 1991 nuovamente in San Pietroburgo).
Il regine zarista cercò di fermare la manifestazione (apparvero le bandiere rosse) e ci furono degli scontri con la polizia.
La polizia riferì
di folle di donne e giovani lavoratori che reclamavano “pane” e intonavano inni rivoluzionari.
Durante il corteo, le donne presero le bandiere rosse dalle mani degli uomini, dicendo
È la nostra giornata. Porteremo noi le bandiere.
Sul ponte Liteinyi, nonostante le ripetute cariche dei manifestanti, la polizia riuscì ad impedire che raggiungessero il centro della città.

Barricate erette dalle truppe rivoluzionarie sulla Prospettiva Liteiny
il 27 febbraio [Izomaterial]: lettera aperta. –
Pietrogrado: Casa editrice di lettere aperte artistiche del fotografo Y.V. Steinberg, [1917] (TR Golike e A. Wilborg). -1 l. : fototipo. ; 9,1x14 cm
https://expositions.nlr.ru/ex_print/february1917/images/87.jpg

Ponte Liteiny. 1910

Campata oscillante (sono visibili ringhiere dal design semplice). 1879
https://ru.wikipedia.org/wiki/%D0%9B%D0%B8%D1%82%D0%B5%D0%B9%D0%BD%D1%8B%D0%B9_%D0%BC%D0%BE%D1%81%D1%82

Nel tardo pomeriggio, centinaia di lavoratori, che avevano attraversato il ghiaccio, furono attaccati dalla polizia.
Nel centro..
Un migliaio di persone, prevalentemente donne e giovani
raggiunsero la Prospettiva Nevsky, ma vennero dispersi.
L’Olhrana (polizia zarista) informò come le manifestazioni
erano accese che era necessario rafforzare i distaccamenti di polizia dappertutto.
 Le autorità non reagirono con forza alla manifestazione nel centro della capitale.
Questo comportamento era legato alla partenza dello zar Nicola II per il quartier generale del comandante in capo a Mogilev.
Alla vigilia della manifestazione le operaie si recarono in caserma e concordarono una tregua con una parte dei soldati
che non avrebbero sparato contro di loro.
La manifestazione partì dal settore di Vyborg di Pietrogrado, dove si trovavano le fabbriche dove lavoravano le manifestanti. La manifestazione crebbe man mano che procedeva. In massina parte donne, anche non lavoratrici che si trovavano di fronte ai negozi, in fila, per acquistare il pane.



Furono proprio le donne ad avviare la Rivoluzione, donne della classe operaia.
Molti sostennero come la manifestazione fosse stata organizzata dalle suffragette, membri del movimento per il diritto di voto alle donne. Le suffragette intervennero poco dopo per esprimere la loro parola.
È anche vero che le suffragette appartenevano alla classe media ( insegnanti, mediche, contabili, operatrici telegrafiche) e fecero la loro comparsa in Russia nel 1905 quando nel paese fu introdotta per la prima volta il suffragio limitato ed adottò la prima legge elettorale della sua storia.
Allora solo gli uomini avevano diritto di voto e con restrizioni. Nel 1905 le suffragette iniziarono a creare dei movimenti o organizzazioni politiche femminili il cui obiettivo era quello di ottenere il diritto di voto senza alcuna restrizione su base di uguaglianza con gli uomini.
Sorsero così a Pietrogrado:
-        “Partito progressista delle donne”;
-        l’”Unione per l’uguaglianza delle donne”;
-         la “Lega per l’uguaglianza delle donne”. 
Erano presenti anche diverse organizzazioni femminili di beneficenza che sostenevano l’idea di parità di diritto di voto.
Un aspetto particolare  sarebbe legato al Granducato di Finlandia che faceva parte dell’Impero Russo. Le donne ricevettero il diritto di voto grazie ad un decreto dello zar Nicola II nel 1906.
Nel mondo femminile della Russia c’era però una certa  contrapposizione, su base ideologica, fra le suffragette e le lavoratrici che venivano chiamate “piccole sorelle”.
Una denominazione legata all’obiettivo che avevano le suffragette di educare le donne lavoratrici alle questioni socio-politiche.
In Russia oltre alla parola “femministe” era adoperata anche la parola “parità di diritti”, sempre in ambito di lotta per i diritti delle donne.
 Tuttavia, i rapporti delle operaie rivoluzionare con i dirigenti di partito non erano dei migliori.
Un esempio fu il comportamento dei rivoluzionari nei confronti di Alexandra Kollontai, rivoluzionaria operaia, che partecipò alla conferenza del Segretariato internazionale delle donne a Copenaghen, dove fu proposto di istituire Giornata internazionale della donna.
“Alexandra Kollontai vedeva le attività dei gruppi russi per la parità dei diritti come una minaccia al movimento operaio. Le chiamava “femministe borghesi”, cercando di screditarle agli occhi delle lavoratrici.
Kollontai credeva che le “donne borghesi” contribuissero alla dispersione della classe operaia lungo le linee di genere.
Allo stesso tempo, lei stessa era una nobildonna, la figlia di un generale, che ricevette dai suoi genitori una tenuta nella provincia di Chernigov. Successivamente fu venduta e il capitale fu messo in banca, il che permise a Kollontai di non preoccuparsi per un pezzo di pane. A differenza delle cosiddette “donne borghesi”, molte delle quali hanno trascorso molto tempo e con difficoltà a raggiungere l’istruzione e hanno lavorato in posti poco retribuiti, spesso riuscendo a malapena a sbarcare il lunario”.
 La  manifestazione era naturalmente contraria all’autocrazia  dello zar e del suo governo.
Lungo le strade si tennero dei comizi “volanti” che vennero dispersi grazie all’intervento dei cosacchi a cavallo ma senza violenza..
Si limitavano ad attraversare a cavallo la folla senza attaccare
Un atteggiamento che fece nascere nei manifestanti come gran parte dei cosacchi fossero favorevoli alle manifestazioni e le cronache del tempo riportarono anche come alcuni militari
Sorridevano ai dimostranti.
Decisamente diverso era invece l’atteggiamento della polizia zarista, i cosiddetti “faraoni” e contro di loro si manifestava il forte odio della folla.
Sessantamila dei 78.000 scioperanti erano del distretto di Vyborg.
Benchè intonassero slogan contro la guerra e lo zarismo, la rivendicazione principale era per il pane.  Le autorità zariste ritennero trattarsi della solita rivolta per il cibo, ma erano allarmate dalle oscillazioni delle loro fedeli truppe cosacche nell’attaccare i manifestanti. Quella notte, i bolscevichi di Yyborg, si riunirono e decisero di organizzare uno sciopero generale di tre giorni con cortei verso la Prospettiva Nevsky.  




Prospettiva Nevskij, durante i giorni della Rivoluzione del 1917
https://www.prlib.ru/sites/default/files/book_preview/1e87fd1d-e4ae-48db-aa32-eca550f12b1f/256908_doc1_A9FA8D4A-1CAB-4D12-9165-8F0C7E91F0B1.jpg

Funerali delle vittime della rivoluzione il 23 marzo 1917 [Prospettiva Nevskij]
https://www.prlib.ru/item/679762

Lo zar Nicola II sciolse la Duma e diede ordine di reprimere le manifestazioni, opponendosi a qualsiasi forma di concessione ai rivoltosi. 
Il giorno dopo gli scioperanti erano circa 158.000. il più grande sciopero politico della guerra. Settantacinquemila lavoratori/lavoratrici di Vyborg incrociarono le braccia e altri ventimila in ciascuno dei distretti di Pietrogrado, Vassilevski e Mosca e più di novemila nel distretto di Narva.
I giovani operai diressero la lotta per le strade, combattendo contro la polizia e le truppe sui ponti e lottando per il controllo della Prospettiva Nevskoj nel centro della città.
Nella fabbrica Aviaz, gli oratori menscevichi e socialisti rivoluzionari fecero appello a rovesciare il governo, sollecitarono i lavorator a non partecipare ad atti irresponsabili e li esortarono a dirigersi vero il palazzo di Tauride, dove i membri della Duna disperatamente cercavano di convincere lo zar a fare concessioni.
I bolscevichi della fabbrica Erikson chiesero agli operai di marciare verso la piazza Kazan armati di coltelli, attrezzi metallici e ghiaccio per l’imminente scontro con la polizia.

http://kurskonb.ru/our-booke/nazimov/pages/02-26_1.html#prettyPhoto/0/


Una folla di 40.000 manifestanti si scontrò con la polizia e soldati sul ponte Liteinyi, ma venne ancora respinta. Duemilacinquecento operai della fabbrica Erikson furono affrontati da cosacchi sulla via Sampsoniesky.
Gli ufficiali caricarono la folla, ma i cosacchi proseguirono con cautela attraverso il corridoio aperto dagli ufficiali…
Alcuni di loro sorridevano e uno fece l’occhialino ai lavoratori.
In molti luoghi le donne presero l’iniziativa..
Abbiamo mariti, padri e fratelli al fronte,,,, anche voi avete madri, moglie, sorelle, figli.
Noi chiediamo il pane e la fine della guerra.
Il generale Sergej Semënovič Khabalov, comandante della regione militare di Pietrogrado, non voleva seguire la triste esperienza della rivoluzione russa del 1905, e quindi nei suoi ordini cercò di mantenere lontano il comando dell’uso delle armi. 

Un atteggiamento prudente da parte del generale malgrado nel corso delle due giornate
fossero stati bastonati 28 poliziotti.
La situazione si fece molto grave perché gran parte della guarnigione di Pietrogrado si unì ai manifestanti  distribuendo anche delle armi.

Furono arrestati 19 soldati del reggimento Pavlovsk  e alcuni soldati del
reggimento Volyn iniziarono una rivolta. Si rifiutarono di uscire dalla caserma
per attaccare i manifestanti. I militi uccisero due sottufficiali e marciarono in città
per unirsi ai manifestanti.
http://www.agitclub.ru/hist/1917fevr/foto001/bunt01.gif
I manifestanti non tentarono minimamente di fraternizzare con l’odiata polizia.
I giovani fermarono i tram intonando inni rivoluzionari e scagliando pietre di ghiaccio e bulloni contro la polizia.
Furiosi combattimenti scoppiarono tra manifestanti e polizia per il controllo della Prospettiva Nevsky. Nel frattempo i lavoratori riuscirono ad organizzare delle riunioni nei tradizionali siti rivoluzionari di piazza Kazan e presso la famosa statua “dell’ippopotamo” di Alessandro III in piazza Znamenskaya.


Vicino al monumento all'imperatore Alessandro III,
il 26 febbraio (11 marzo),  diverse dozzine di persone
furono uccise durante la dispersione della manifestazione.
http://www.agitclub.ru/hist/1917fevr/gallery1.htm

Le rivendicazioni divennero più politiche dato che gli oratori non chiesero solo pane, ma denunciarono anche la guerra e l’autocrazia zarista.
 Sabato 25 febbraio (10 marzo) scioperarono 240.000 operai/e ai quali si aggiunsero impiegati, insegnanti, camerieri/e, studenti universitari e anche studenti delle scuole superiori.
I tassisti giurarono che avrebbero trasportato solo i “dirigenti” della rivolta.
I lavoratori cominciarono a tenere assemblee nelle loro fabbriche.
In una riunione, molto movimentata,  nella fabbrica Parvianem di Vyborg, gli oratori bolscevichi, menscevichi e socialisti rivoluzionari esortarono i lavoratori a marciare alla volta della Prospettiva Nevsky.
Un oratore concluse il proprio intervento con una eclatante rivoluzionaria frase
Via, mondo obsoleto, marcio da cima a fondo.
La giovane Russia sta arrivando!
I manifestanti furono protagonisti di diciassette  violenti scontri con la polizia, mentre i soldati e gli operai riuscirono a liberare i compagni arrestati dalla polizia.
I  rivoluzionari riuscirono a prevalere, sconfiggendo le forze zariste su molti ponti, attraversando il ghiaccio verso il centro.
Prendendo il controllo della Prospettiva Nevskij, i manifestanti si riunirono di nuovo in piazza Znanenskaya.
Sembra che la polizia zarista cominciò a sparare sulla folla che rispose al fuoco. Nella sparatoria fu ucciso il commissario Krylov.
I soldati, che avevano l’ordine di fermare la manifestazione, restarono invece passivi. Solo un gruppo di dragoni aprì il fuoco al  Gostinyj Dvor, il mercato coperto sulla Prospettiva Nevski, causando tre morti e dieci feriti.
Gostinyj Dvor




Nemmeno i cosacchi intervennero e in parecchi casi spararono contro la polizia zarista mettendola in fuga da piazza Znamenskaja.
Alla stazione di polizia un commissario fu ucciso con una sciabola da un cosacco. Il cosacco venne poi portato in trionfo dalla folla.
Nell’assalto alla stazione di polizia i rivoluzionari s’impossessarono di pistole e sciabole delle guardie zariste. La polizia e i gendarmi furono costretti alla fuga.
Le lavoratrici ebbero ancora un ruolo fondamentale….
Abbassate i fucili
chiedevano ai soldati
unitevi a noi.
Gesti che incoraggiarono i manifestanti nelle loro rivendicazioni e alla fine la polizia fu costretta a indietreggiare e a tornare nelle loro caserme. La città era in mano ai dimostranti e fu deciso l'intervento dell'esercito per il giorno dopo, se le manifestazioni fossero continuate.
Verso sera lo zar Nicola II telegrafò al generale Khabalov dal quartiere generale di Mogliev ordinandogli di
liquidare sin da domattina i disordini nella capitale…
…. di disperdere la folla con armi da fuoco.
Nello stesso giorno lo zar, a conferma della sua autocrazia, decretò la sospensione dei lavori della Duma.
Mogliev
Il generale, sempre il 25 febbraio (10 marzo),  ricevette un telegramma da parte dello zar che gli ordinava di
sopprimere immediatamente le manifestazioni con l'aiuto dell'esercito
per ripristinare l'ordine turbato.
Il governo zarista  aveva deciso che la polizia e l’esercito avrebbero dovuto fare uso delle armi per fermare le manifestazioni di protesta.
Il generale considerò il comando completamente inopportuno e fu anche scettico….
Come poteva essere fermata la protesta il giorno dopo?
ma accettò l’ordine dello zar.
I soldati fraternizzavano con i manifestanti e il generale, messo alle strette, assicurò lo zar che avrebbe soppresso le rivolte popolari.
Nel municipio, il ministro degli Interni Protopopov incitò i difensori dell’autocrazia a porre fine ai disordini…
Pregate e sperate nella vittoria.
Durante la notte furono operati molti arresti (circa un centinaio).
Il giorno successivo furono affissi proclami di divieto delle manifestazioni e di avviso che l’editto sarebbe stato fatto rispettare con le armi.
Manifesti che furono affissi su ordine del comandante Khabalov
l'esercito avrebbe sparato ai partecipanti delle prossime manifestazioni e i lavoratori che avrebbero preso parte agli scioperi sarebbero stati inviati in prima fila.
Alle prime ore di domenica 26 febbraio (11 marzo) la polizia arrestò il nucleo del Comitato bolscevico di Pietrogrado e altri socialisti,
Le fabbriche vennero chiuse, i ponti sollevati e il centro della città si trasformò in una piazza d’armi.
Khabalov telegrafò alla guarnigione
Tutto è tranquillo in città fin dal mattino.
Subito dopo questo rapporto, migliaia di lavoratori/lavoratrici attraversarono il ghiaccio e apparvero sulla Prospettiva Nevskij cantando inni rivoluzionai e intonando slogan. I soldati aprirono il fuoco sui manifestanti.
Unità del reggimento Volynsky furono incaricate di fare incursioni preventive in piazza Znamenskaya.
Pattuglie a cavallo attaccarono la folla ma non riuscirono  a disperderla.
Il comandante ordinò alle truppe di aprire il fuoco.
 Malgrado alcuni soldati abbiano sparato in aria, cinquanta manifestanti rimasero uccisi in piazza Znamenskaya e nei dintorni, mentre i lavoratori si sparpagliarono per nascondersi nelle case e nei caffè.
Gran parte degli uccisi erano vittime delle truppe d’élite utilizzate per formare sottufficiali.
Malgrado le vittime, la ribellione continuò.
Un rapporto della polizia riportò il sorprendente livello di resistenza e di sacrificio dei ribelli…
Nel corso dei disordini è stato osservato come un fenomeno generale che la folla ribelle
ha adottato in atteggiamento di estrema sfida verso le pattuglie militari,
nei cui confronti, quando fu intimato l’ordine di disperdersi, vennero lanciate pietre e
blocchi di ghiaccio prelevati dalla strada.
Agli spari d’avvertimento in aria la folla non solo non si disperse  ma rispose alle
scariche con risate di schermo. Solo quando i colpi sono stati sparati in mezzo alla
folla  è stato possibile disperderla. I partecipanti…. si nascondevano nei cortili delle
case vicine e, non appena il fuoco cessava, uscivano di nuovo per strada.
La sera del 26 febbraio (11 marzo), i dirigenti bolscevichi di Vyborg s’incontrarono in un orto alla periferia della città.
Molti suggerirono che era il momento di  porre fine alla rivolta, ma la proposta fu respinta.
Il sostenitore più accanito nella continuazione della Rivoluzione  fu in seguito smascherato come un agente dell’Okhrana (polizia zarista).
Dal punto di vista militare, la rivoluzione avrebbe dovuto fermarsi dopo il 26, ma la polizia da sola non sarebbe mai riuscita a fermare la rivolta senza il massiccio intervento dell’esercito.
Il pomeriggio precedente, i lavoratori si erano avvicinati alla caserma Pavlovsky…
Dite ai vostri commilitoni che anche il reggimento Pavlovsky sta sparando contro di noi ,,,
… abbiamo visto i soldati con la vostra uniforme lungo la Prospettiva Nevsky.
I soldati ….
Sembravano angosciati e pallidi.
Appelli simili echeggiarono nelle caserme di altri reggimenti.
Quel pomeriggio i soldati del reggimento Pavlovsky furono i primi a unirsi ai ribelli.
Tuttavia si resero contro di essere rimasti isolati e, una volta ritornati nelle caserme, trentanove artefici dell’ammutinamento furono immediatamente arrestati.
 Sempre nella domenica 26 febbraio (11 marzo) il governò tentò di volgere la situazione a proprio favore. A Pietrogrado, presidiata dai militari, cominciarono le sparatorie contro la folla e all'una del pomeriggio la Prospettiva Nevskij era coperta di cadaveri. La grande novità della giornata fu la ribellione di una compagnia del reggimento Pavlovskij, sulla quale esisterebbero diverse versioni.
Secondo una versione, la IV compagnia del Pavlovskij sparò contro un reparto di polizia impegnato nella repressione delle manifestazioni lungo il Canale Caterina (Canale Griboedov).



La compagnia si presentò poi in caserma, invitando i compagni alla rivolta, e qui ci fu una nuova sparatoria. 
Secondo un'altra versione, per difendere i dimostranti la compagnia avrebbe sparato contro la squadra d'istruzione del proprio reggimento. 
Una terza versione affermò che una parte del reggimento Pavlovskij non solo si rifiutò di reprimere le manifestazioni, ma sparò anche contro i reggimenti Preobraženskij e Keksgol'mskij.
Le autorità governative persero il controllo della situazione,
Surkanov, un’agente della polizia zarista (Ochrana) che era riuscito ad infiltrarsi nel partito bolscevico, riportò in un rapporto consegnato ai suoi superiori che
il popolo si è convinto dell'idea che è cominciata la rivoluzione [...] che il governo è impotente [...] che la vittoria decisiva è vicina.
Il presidente della Duma Michail Vladimirovič Rodzjanko, convinto monarchico, telegrafò allo zar: 
La situazione è grave. Nella capitale regna l'anarchia. Il governo è paralizzato [...] Per le strade si spara a casaccio. Le truppe si sparano a vicenda. È indispensabile e urgente affidare la formazione di un nuovo governo a una persona che goda della fiducia del paese [...] Ogni esitazione sarebbe letale.
Lo zar Nicola II si trovava ancora a Mogilev e rimase indifferente davanti ai dispacci che descrivevano una situazione drammatica.
Lo stesso zar annotò sul suo diario…
Alle dieci sono andato a messa [...] La sera ho giocato a domino.
A tarda sera il governo decise di proclamare lo “stato d’assedio”. Uno stato d’assedio che doveva essere comunicato alla popolazione con manifesti ma non si trovò nessuno disposto ad affiggerli.
Solo un poliziotto ne affisse qualcuno sui muri ma poi gettò i restanti. 
A Pietrogrado i manifestanti occuparono i principali luoghi di controllo e nel frattempo l’insurrezione si spostò a Mosca che cadde in mano ai rivoltosi.
Il 27 febbraio (12 marzo), alle prime ore, il generale perse il controllo completo  dell’intera guarnigione Volynsky (che aveva sparato in piazza Znamenskaya) e solo il reggimento di Izmajlowk rimase fedele ai suoi ordini.
Quattrocento ammutinati dissero al tenente..
Non spareremo più e non vogliamo versare il sangue dei nostri fratelli invano.
L’ufficiale rispose leggendo l’ordine dello zar di sparare sulla folla e di sopprimere la rivolta, venne sommariamente fucilato.
I soldati del reggimento Volynsky si unirono ai rivoluzionari e poi avanzarono fino alla vicina caserma del reggimento Preobrazenskij e del Reggimento dei Lituani, che anch’essi si ammutinarono.
In seguito uno dei militari riferì la scena…
Un camion carico di soldati con i fucili in mano si fece strada tra la folla per
la via Samosonievsky. Bandiere rosse garrivano dalle baionette dei fucili,
una cosa mai vista prima….. le notizie portate dal camion…. che le truppe
si erano ammutinate…si diffusero a macchia d’olio.
Mentre un reparto addetto alla repressione comandato dal generale Kutepov marciava senza controllo per ore, sparando sui manifestanti e sui camion carichi di lavoratori, in serata Kupepov scrisse…
Una gran parte delle mie truppe si è mescolata alla folla.

Le strade di San Pietroburgo erano piene di soldati e operai rivoluzionari
http://www.agitclub.ru/hist/1917fevr/foto001/fbull01aw.gif

Il generale Khabalov, in quella stessa mattinata, girava le caserme di Pietrogrado minacciando con la pena di morte i soldati che si fossero ribellati o ammutinati.
Alla sera il generale Ivanov, le cui truppe erano in marcia per sostenere i reparti fedeli allo zar, telegrafò a Khabalov per valutare la situazione in atto…
Ivanov (Iva): In quali parti della città state mantenendo l’ordine?
Khabalov (Kha): Tutta la città è nelle mani dei rivoluzionari.
Iva: Tutti i ministeri funzionano correttamente?
Kha: I ministeri sono stati occupati dai rivoluzionari.
Iva: Quali forze di polizia sono a vostra disposizione in questo momento?
Kha: Assolutamente nessuna.
Iva: Quali istruzioni tecniche e di approvvigionamento del Ministero della Guerra sono ora sotto il vostro controllo?
Kha: Nessuna.
Il generale Ivanov, informato della situazione in atto decise di ritirarsi. Per lui la fase militare della rivoluzione era finita.
Il generale Khabalov fu costretto quindi ad ammettere che
non poteva impedire le riunioni di strada, e che non controllava le sue forze subordinate.
Si rifugiò nel Palazzo dell’Ammiragliato……

.

e fu arrestato il 28 febbraio (13 marzo) e imprigionato nella fortezza di San Pietro a Paolo per proteggerlo dalla folla inferocita.

Forte San Pietro e Paolo
Il 2 marzo (15 marzo) il generale fu destituito e trasferito nella riserva dei ranghi presso la sede del distretto militare di Pietrogrado in stato di fermo.
Nell’estate fu interrogato dalla commissione straordinaria d’inchiesta del governo provvisorio russo (istituito dopo la caduta dello zar) per le indagini sugli atti illeciti da parte di ministri e di altre persone responsabili del regime zarista. Fu rilasciato dopo la rivoluzione dell’ottobre 1917 e l’11 novembre, su sua richiesta, fu congedato dal servizio mantenendo la pensione.
 
Lunedì 27 febbraio (12 marzo) il presidente della Duma Rodzjanko inviò altri telegrammi allo zar. Gli ricordava che
la sospensione della Duma fino ad aprile era stato un errore, perché così si abbatteva «l'ultimo baluardo dell'ordine», lo invitava a revocare il decreto e a formare un nuovo governo, dal momento che l'attuale era «del tutto impotente».
La situazione a Pietrogrado era grave:
Le truppe della guarnigione sono inaffidabili. I reggimenti della guardia sono contagiati
dallo spirito di rivolta…..
e il movimento si estende all'esercito, trionfa il tedesco, e la caduta della Russia,
così come della dinastia, saranno inevitabili.
Imploro Vostra Maestà in nome della Russia intera di accettare queste proposte.
Lo zar Nicola non rispose e commentò con l’aiutante di campo Vladimir Borisovič Frederiks
Quel ragazzone di Rodzjanko mi scrive di nuovo sciocchezze varie, a cui non risponderò affatto.
Gli scioperi continuarono. Per coinvolgere i soldati nella rivolta, fu diffuso un appello ai soldati, e gli operai di Vyborg organizzarono comizi di fronte alla caserma del reggimento Moskovskij, ma gli ufficiali aprirono il fuoco, disperdendoli. 
La svolta avvenne con la rivolta del reggimento Volynskij.
In mattinata, guidati dal sottufficiale Timofej Ivanovič Kirpičnikov, i soldati uccisero con un colpo di fucile alla schiena il capitano Laškevič e il suo attendente e s'impadronirono delle armi. 

Timofej Ivanovič Kirpičnikov in una foto della rivista Isetro di Pietrogrado, n. 16, marzo 1917.
In seguito al rovesciamento del governo zarista e la sanguinosa vittoria della rivoluzione, per essere stato il primo rivoluzionario ad aver avuto il coraggio di uccidere personalmente un alto ufficiale dell'impero russo, divenne un eroe popolare. Il generale Kornilov, del governo provvisorio criminale di Kerenskij e nuovo comandante delle truppe governative del distretto militare di Pietrogrado, con ordinanza del 1º aprile 1917, gli consegnò la croce di San Giorgio di IV classe su un arco rosso e lo promosse alfiere (sottotenente).
Durante la crisi di aprile, quando i bolscevichi guidati da Lenin tentarono di impadronirsi del potere, fornì al governo provvisorio russo un sostegno militare che bloccò temporaneamente la crisi.
Dopo la rivoluzione d'ottobre, pianificò di unirsi alla neonata Armata Bianca russa per combattere contro i bolscevichi. Tuttavia, divenuto impopolare tra alcuni funzionari imperiali russi a causa della sua posizione anti-imperialista, all'incontro con il generale imperiale russo Alexander Kutepov nel 1917/1918, fu improvvisamente arrestato e sommariamente giustiziato mediante fucilazione sul posto, facendo poi scempio del suo corpo per la strada.
Corsero poi alle caserme dei reggimenti Preobraženskij e Litovskij e li trascinarono con loro dal reggimento Moskovskij, che dopo una certa resistenza si unì alla rivolta.
Nel primo pomeriggio i soldati e i civili saccheggiarono l'arsenale militare. Furono liberati i prigionieri politici, dati alle fiamme il tribunale, la prigione del Litovskij Zamok, la questura, la sede dell'Ochrana. 

Furono prese la prigione "Kresty" e la prigione nel castello lituano.
 Il dipartimento della gendarmeria fu distrutto e bruciato. 
L'arsenale e circa 40.000 fucili furono catturati.
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Il tribunale bruciato.
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Si combatteva nelle strade, si sparava dai tetti degli edifici contro le ultime forze fedeli al regime, come il reggimento dei ciclisti, che si arrese dopo il cannoneggiamento di un'autoblindo da parte degli insorti. A sera passarono alla rivoluzione anche i reggimenti Semënovskij e Izmajlovskij, i protagonisti della repressione della rivoluzione del 1905. Un ultimo tentativo del generale Khabalov di opporsi alla rivoluzione fallì, un battaglione inviato contro gli insorti si sciolse nelle strade.
Intanto, Rodzjanko aveva informato i deputati della Duma del decreto di scioglimento. Nacque allora nell'opinione pubblica la leggenda della resistenza che la Duma avrebbe opposto al proprio scioglimento.
Anni dopo Rodzjanko ammise invece che
la Duma si sottomise alla legge, sperando pur sempre di trovare
una via d'uscita dall'intricata situazione,
 come confermò anche Pavel Nikolaevič Miljukov, il capo dei cadetti. 

Pavel Nikolaevič Miljukov Павел Николаевич Милюков
(Mosca, 27 gennaio 1858 – Aix-les-Bains, 31 marzo 1943)
I rappresentanti della borghesia liberale, temendo la rivoluzione, cercarono un accordo con la monarchia e contattarono il granduca Michele affinché assumesse la dittatura, costringesse il governo alle dimissioni e chiedesse allo zar di formare un nuovo governo. Ma l'iniziativa fallì per l'indecisione del granduca.
Per non contrastare l’ukaz (editto) dello zar, il presidente della Duma Rodzjanko e gli altri deputati decisero di riunirsi in assemblea per discutere sugli avvenimenti che stavano sconvolgendo la città.
Un “assemblea non ufficiale” si svolse in una sala, adiacente alla Sala Bianca, del Palazzo di Tauride.




Il deputato monarchico Shulgin Vasilii, nelle sue memorie sulla rivoluzione del 1917, ricordò come nell’assemblea
si stringevano istintivamente gli uni contro gli altri. Quegli stessi che da anni si combattevano a vicenda avevano sentito di colpo che qualcosa di orribile li minacciava tutti in egual misura. Quel qualcosa era la strada. La strada e la plebaglia.

Shulgin, Vasilii [Шульгин, Василий;
Šul'gin, Vasilij  (Kiev, 1 gennaio 1878 – Vladimir – RSFSR, 15 febbraio 1976)

Il cadetto Nikolai Vissarionovich Nekrasov  propose di
nominare un generale abbastanza popolare da avere l'autorità di fermare la rivolta;
il trudovico (partito laburista moderato che apparve all'inizio del XX secolo in Russia, nato da una scissione del Partito Socialista Rivoluzionario)  Aleksandr Fëdorovič Kerenskij si offrì
di dichiarare agli insorti la solidarietà della Duma;
mentre Miljukov suggerì di
temporeggiare, in attesa di avere informazioni più sicure sugli sviluppi della situazione.


N.V. Nekrasov nel 1910
Nikolai Vissarionovich Nekrasov , utilizzava documenti clandestini a nome di V. A. Golgofsky
(San Pietroburgo, Impero Russo, 20 ottobre)1 novembre, 1879 – Mosca,RSFSR, 7 maggio 1940)
Politico, ingegnere, dirigente dell'ala sinistra del partito cadetto.
Membro della Duma di Stato, ministro delle ferrovie e ministro delle finanze, alla caduta dello zar fu  ultimo governatore generale del Granducato di Finlandia (settembre – ottobre 1917), segretario generale del Consiglio supremo del Grande Oriente dei popoli della Russia
(loggia massonica degli inizi del XX secolo). 
 
Mentre si trovavano riuniti sopraggiunse un usciere per comunicare che un grande folla, di operai/e e di soldati, era di fronte alla sede della Duma.


I rappresentanti delle unità ribelli e dei lavoratori armati si sono recati alla Duma
di stato. Successivamente  incontrarono i deputati, hanno continuato a portare  avanti la
rivoluzione, eleggere rappresentanti ai Soviet, disarmare la polizia e i gendarmi,
arrestare i servi del vecchio regime.
Lo zar non ha ancora abdicato…
http://www.agitclub.ru/hist/1917fevr/foto001/fbull002w.gif

Nell’assemblea si scatenò il panico.
Alcuni deputati uscirono dalle porte laterali.
Rodazjanko propose subito di istituire un Comitato provvisorio della Duma con l’incarico di
ristabilire l'ordine a Pietrogrado e assicurare i rapporti con le istituzioni e le persone.
La proposta fu subito approvata.
Un Comitato costituito da:
- Rodzjanko;
- Kerenskoj;
- Nekrasov;
- Milijukov,
- Sidlovskij (ottobristi)
- Dmitrjukov (ottobristi);
- Sul’gin (nazionalista);
- L’vov (nazionalista);
- Karaulov (progressista);
- Efremov (progressista);
- Konovalov (progressista);
- Rzevskij ( progressista).
Il Comitato istituì anche una Commissione militare presieduta dal colonnello Engel’gardt.
Contemporaneamente all’Assemblea della Duma, in un’altra ala del Palazzo di Tauride, si formò il Soviet di Pietrogrado dei deputati operai/e.
Infatti nei giorni precedenti c’erano state delle riunioni clandestine di operai/e socialisti che avevano deciso di procedere all’elezione dei vari rappresentanti di fabbrica.
Nel pomeriggio del 27 febbraio (12 Marzo) i membri operai del Comitato centrale militare – industriale ed altri militari socialisti, per lo più menscevichi “difensivisti” (cioè sostenevano la guerra come difesa della patria), si costituirono in un Comitato esecutivo provvisorio dei Soviet dei deputati operai, invitando gli
Operai/e della capitale a partecipare alla prima assemblea del Soviet.
(I Menscevichi “difensivisti” con la rivoluzione di febbraio giustificavano la continuazione della guerra contro la Germania che era motivata non solo dall’amore di difendere la patria ma anche dalla necessità di difendere le conquiste democratiche realizzate in Russia dalla rivoluzione).
I primi membri del Comitato provvisorio furono:
-        Gvozdev;
-        Bogdanov;
-        Ccheidze;
-        Grinevic;
-        Skobelev;
-        Kapelinskoj;
-        Frankorusskoj.
Nell’assemblea serale furono eletti al Comitato esecutivo:
-        Steklov;
-        Suchanov;
-        Aleksandrovic.
Furono istituite delle commissioni per la difesa con l’obiettivo di arginare possibile iniziative contro la rivoluzione, ristabilire l’ordine nella città, ed altri compiti urgenti.
I delegati ed i membri del comitato esecutivo sarebbero aumentati nei giorni seguenti, dato che si era deciso che dei Soviet
avrebbero fatto parte un rappresentante per ogni mille operai e un soldato per ogni compagnia della guarnigione della capitale.
Questo aspetto avrebbe trasformato i Soviet in
Soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado.
Il Soviet si dotò subito di un giornale, la “Izvestija” e nel suo primo numero indicò subito l’obiettivo dei Soviet
organizzare le forze del popolo popolari e lottare perché siano definitivamente assicurate in Russia le libertà politiche e la sovranità popolare [...] la completa eliminazione del vecchio regime e la convocazione di un'Assemblea nazionale costituente eletta sulla base del suffragio universale uguale, diretto e segreto.
Il 28 febbraio (13 marzo) i soldati e gli operai armati raggiunsero l’isola Vasilevskij.




Nell'isola Vasilevskij il 180º Reggimento fanteria Finlandia si unì alla rivolta.
Anche i marinai della Flotta del Baltico si unirono alla rivolta.
Gli avvenimenti che coinvolsero la Flotta del Baltico sarebbero molto interessanti per l’aspetto storico.
La Germania, sfruttando la confusione militare che regnava nelle file sovietiche in seguito alla rivoluzione, mandò degli agenti  nella base navale di Sveaborg a Helsingfors (Helsinki) per cercare di catturare gli ufficiali sovietici. La base di Sveaborg era la base principale della flotta baltica.
Gli agenti tedeschi erano dei sabotatori e ed erano assistiti dai nazionalisti finlandesi aderenti alla corrente nazionalista “Shutskoristo” e dagli stessi marinai indottrinati da agitatori rivoluzionari.


Incrociatore "Andrey Pervozvanny"

Il primo marinaio ucciso dai marinai rivoluzionari fu il tenente di guardia Georgy Bubnov, che forse si rifiutò di alzare la bandiera rossa rivoluzionaria sulla corazzata “Andrei Pervozvanny” il 3 marzo 1917. 
Per questo rifiuto, i marinai picchiarono a morte il tenente, e dopo andarono a uccidere il resto degli ufficiali. Anche il capo della 2a brigata di corazzate, l'ammiraglio Arkady Nebolsin, l'eroe della battaglia di Tsushima, fu ucciso a colpi di arma da fuoco proprio sul ponte della "Andrea il Primo".
Il 4 marzo fu ucciso il comandante della flotta baltica, l'ammiraglio Adrian Nepenin. 
Il capitano di stato maggiore Nikolai Tarantsev, testimone oculare del delitto, affermò che
“Quando una grande folla di marinai, alcuni ubriachi - dopo gli omicidi notturni - la maggior parte dell'imperatore Paolo I, venne a chiedere che il comandante della flotta andasse con loro alla manifestazione. .. L'ammiraglio Nepenin ha deciso di andare, temendo il peggio. L'ufficiale di bandiera Tirbakh e l'ingegnere meccanico Kuremirov andarono ad accompagnarlo. Entrambi sono tenenti. I tre , appena varcato il cancello, i marinai afferrarono Tirbakh e Kuremirov per le braccia e li gettarono via, nella neve, dietro una bassa staccionata di ghisa. Nepenin si fermò, tirò fuori un portasigarette d'oro, accese una sigaretta, voltando il viso verso la folla e, guardandolo, disse, come sempre, 
con voce tranquilla:
 Finisci i tuoi sporchi affari!
Nessuno si è mosso. Ma quando ha ripreso a camminare, gli hanno sparato alla schiena. Ed è caduto. Un civile si è subito precipitato verso il corpo e ha cominciato a frugargli nelle tasche. Un grido di "Spia!" risuonò dalla folla.


L'ammiraglio A.I. Nepenin sul ponte
Il comandante della fortezza di Sveaborg, tenente generale Veniamin Protopopov, e il comandante della corazzata "Imperatore Alessandro II", capitano di 1° grado Nikolai Povalishin, e il comandante dell'incrociatore "Aurora", capitano di 1° grado Mikhail Nikolsky, e molti altri marinai gli ufficiali furono uccisi. Allo stesso tempo, a Kronstadt scoppiarono omicidi di ufficiali - come se fosse stato un segnale - dove sconosciuti "marinai" attaccarono con la baionetta il comandante in capo del porto di Kronstadt, l'ammiraglio Robert Viren.

Ammiraglio Robert Viren
In totale, durante la settimana della “rivoluzione”, la flotta baltica perse 120 ufficiali, di cui 76 furono uccisi. Più di 600 agenti furono attaccati e 11 risultarono dispersi. 
La flotta del Baltico, la formazione russa più pronta al combattimento,
fu decapitata con un insidioso pugnalato alla schiena.
Uno degli assassini finlandesi, molti anni dopo, con cinismo dichiarò…
Queste vittime erano necessarie in nome della rivoluzione….. Avevamo paura che la flotta baltica, che non si unì immediatamente alla rivolta bolscevica, prendesse una posizione controrivoluzionaria. Questa considerazione ci costrinse ad affrettarci a scavare un fossato tra ufficiali e marinai. Dovrebbe esserci sangue tra loro. Solo allora la loro relazione sarebbe diventata irreparabile; gli ufficiali considererebbero sempre i marinai degli assassini, e questi ultimi, per paura di ritorsioni, si aggrapperebbero più strettamente alla rivoluzione...

Marinai con doni reali. 1904
Il battaglione dei ciclisti, molto fedeli allo zar Nicola II, riuscì a resistere agli attacchi dei rivoluzionari ma alla fine fu sopraffatto e il suo colonnello Balkashin Ivan Nikolaevich fu ucciso.
Il 27 febbraio, il comandante del battaglione Samokat, il colonnello I.N. Balkashin, e i suoi soldati hanno combattuto con successo una battaglia con i ribelli per l'intera giornata, senza ricevere alcun sostegno. La mattina del 28 febbraio, il colonnello Balkashin si è rivolto alla folla in assalto con un discorso in cui ha affermato che i suoi soldati stavano solo facendo il loro dovere. A questo punto è stato ucciso da un colpo partito dalla folla e da un proiettile “vagante”.

Ciclisti dell’esercito imperiale russo.
A destra una bicicletta pieghevole Peugeot del sistema Captain Gerard;
a sinistra, bicicletta pieghevole Dux Combat

Soldati di un'unità ciclistica con soprabiti e papkha, esercito russo 1910-1916.

Genieri - ciclisti dell'Armata Rossa con cani rilevatori di mine. 
Parata militare a Mosca il 1 maggio 1938.

Il generale Vladimir Nikolaevich Nikitin, comandante della fortezza di Pietro e Paolo, fu persuaso da Šul'gin a riconoscere il nuovo potere, mentre il generale Khabalov, rifugiatosi nel palazzo dell'Ammiragliato, venne arrestato insieme con alcuni ministri del vecchio governo e altri dignitari zaristi.
A Mosca i rivoluzionari non trovarono alcuna resistenza.
La situazione a Pietrogrado era ormai al collasso perché la rivoluzione si rafforzava giorno dopo giorno.
Il generale Nikolai Iudovich Ivanov, fu richiamato dal fronte con la nomina di comandante del distretto militare di Pietrogrado e con l'ordine di soffocare con le armi la rivoluzione. 

Nikolai Iudovich Ivanov
Nicola II ordinò  al generale Ivanov di dirigere il battaglione San Giorgio a Carskoe Selo per garantire la sicurezza della famiglia imperiale e poi, come comandante del distretto militare di Pietrogrado, di prendere il comando delle truppe che avrebbero dovuto essere trasferite per lui dal fronte. 

Carskoe Selo 

1916. La figlia dell'imperatore Nicola II Maria a Tsarskoe Selo.

1915. La figlia dell'imperatore Nicola II Anastasia a Tsarskoe Selo.

La zarina Alexandra Feodorovna (la seconda a destra) e la madre dello zar Nicola II Maria Feodorovna (a destra) dopo il servizio di preghiera a Carskoe Selo. Riproduzione di una fotografia dalle collezioni del Museo Storico.

1894. L'imperatore Nicola II (a destra) con la moglie Alexandra Feodorovna (a sinistra)
a Carskoe Selo.

1910. Membri della famiglia imperiale sulla scalinata del Palazzo di Caterina a Carskoe Selo.
https://ria.ru/20100624/249409086.html

Il generale Ivanov si rese conto di non poter disporre di forze militari adeguate e fu quindi richiamato a Mogilev. Le ferrovie erano nel frattempo passate in mano ai rivoluzionari e fu impedita la circolazione dei treni fino a 250 km dalla capitale.
Anche il treno dello zar, partito dal Quartiere Generale e diretto a Carskoe Selo, venne fermato alla stazione di Malaja Visera e dirottato a Pskov.
Rodzjanko e Miljukov lanciarono degli appelli ai soldati affinché tornassero nelle caserme per affidarsi con fiducia ai propri ufficiali.
Furono inviti caduti nel nulla perché i soldati erano diffidenti.
I dirigenti menscevichi e i socialrivoluzionari del Soviet di Pietrogrado decisero di affidare tutto il potere politico al Comitato provvisorio della Duma.
 
Perché rinunciarono al potere?
I soldati insorti e la grande massa della cittadinanza avevano dimostrato di fare affidamento sull'organizzazione popolare nella quale venivano a far parte rappresentanti delle forze armate, delle fabbriche e dei partiti politici.  I Soviet ritenevano però come la rivoluzione dovesse avere innanzi tutto dei “contenuti borghesi”, cioè liquidare i residui feudali e introdurre nella società russa la libertà politica e l'eguaglianza di tutti i cittadini negate dall'assolutismo zarista. Quindi un governo espressione della borghesia era il più idoneo a reggere le sorti della nuova Russia.
Certo il programma poteva essere realizzato dagli stessi Soviet ma secondo l’opinione di Jurij Michajlovič Steklov (rivoluzionario, storico e giornalista), autorevole membro del Comitato esecutivo, il tentativo di realizzare quel medesimo programma di «moderato ambito borghese» da parte del solo Soviet «si sarebbe scontrato con una eccezionale resistenza da parte della borghesia e delle forze controrivoluzionarie che avrebbe messo in pericolo i frutti dell'insurrezione. 
Di fatto la borghesia russa avrebbe finito con l'opporsi al suo stesso programma fino a unirsi alla controrivoluzione per farlo fallire. Una scelta fondata sulla paura rappresentata, agli occhi dei moderati, da un governo esercitato dal solo Soviet, che era poi la paura costituita per essa dalla rivoluzione che aveva creato il Soviet e al Soviet si affidava.
Così si spiegò l'insistente tentativo del Comitato della Duma di salvare la dinastia zarista, dalla quale contava di ricevere un appoggio determinante per frenare le rivendicazioni popolari più radicali, e si spiegò la «piacevole sorpresa» e «l'immensa soddisfazione» provata da Miljukov quando vide che il Soviet consegnava il potere a lui e ai suoi colleghi.
Uno di questi, il monarchico Šul'gin, commentò:
Eravamo nati sotto le ali del potere, e abituati ad approvarlo o condannarlo. Fummo capaci, nel momento estremo, di passare senza grandi guai dagli scanni del parlamento alle poltrone ministeriali. Naturalmente, a condizione che ci fosse la sentinella zarista a difenderci.
A giudizio di Trotskij, il paradosso costituito dalla consegna del potere ai rappresentanti dell'alta borghesia si spiegò in realtà con l'innato servilismo che la piccola borghesia, qui rappresentata dai dirigenti del Soviet, manifestò dinnanzi alla
«forza della ricchezza, della cultura, del censo»,
e gli argomenti dottrinari utilizzati per giustificare tale scelta –
la rivoluzione deve essere borghese e perciò i borghesi devono governare –
erano soltanto «una compensazione della coscienza della propria nullità».
Vi era infatti, secondo Trotskij,
la paura del potere, la sfiducia nel sostegno che le masse popolari potevano garantire al Soviet: i suoi dirigenti non si ritenevano «la guida eletta dal popolo nel momento del suo moto di ascesa rivoluzionario, ma l'ala sinistra dell'ordine borghese».
La sera dell’1 marzo (14 marzo) si riunì nel Palazzo di Tauride il Comitato della Duma:
-        Rodzianko;
-        Miljukov;
-        Nekrasov;
-        Vladimir L’vov;
-        Georgij L’vov;
-        Godnev;
-        Adzemov;
-        Sidlovskij;
-        Sil’gin;
-        Kerenskij;
-        Suchanov (Soviet);
-        Steklov (Soviet);
-        Sokolov (Soviet);
-        Ccheidze (Soviet).
Iniziarono i negoziati tra l’esecutivo del Soviet e i dirigenti liberali non eletti..
Miliukov aveva pienamente compreso che il Comitato Esecutivo era in una posizione
perfetta per dare il potere al governo borghese oppure no….
Il potere destinato a sostituire lo zarismo deve essere solo un potere borghese…
Dobbiamo conformarci a questo principio. In caso contrario, la rivolta non avrà
successo e la rivoluzione fallirà.

Membri del comitato provvisorio della Duma di Stato. Seduti (da sinistra a destra): V. N. Lvov, V. A. Rzhevskij, S. V. Shidlovsky, M. V. Rodzianko. In piedi: V.V. Shulgin, I.I. Dmitryukov, B.A. Engelgardt, A.F. Kerensky, M.A. Karaulov.
http://ftp.sovsekretno.ru

Sala riunioni 1917
I dirigenti del Soviet erano disposti a lasciare cadere il programma minimo dei “tre caposaldi” su cui tutti i gruppi rivoluzionari erano d’accordo e cioè:
- la giornata di otto ore;
- la confisca dei latifondi;
- la repubblica democratica;
se solo i liberali avessero voluto prendere il potere.
Il Muliukov, forse spaventato dalla prospettiva di dover governare, insistette per fare un ultimo tentativo per salvare la monarchia.
I socialisti acconsentirono e permisero che il fratello dello zar, Michele, decidesse spontaneamente se governare.
Il conte Michele non avendo ricevuto alcuna garanzia sulla sua sicurezza personale, si rifiutò con modo cortese. Tutti questi negoziati di pace dietro la rivoluzione erano sconosciuti sia ai soldati che ai lavoratori che combattevano ancora nelle strade.
Questo intrigato sistema di doppio potere, Soviet e governo provvisorio non eletto, durò ben otto mesi cioè fino alla rivoluzione d’ottobre.


Ritratto di Nicola II nella Duma


Trotskij  paragonò questa situazione ad una commedia divisa in due parti..
in una, i rivoluzionari chiedevano ai liberali di salvare la rivoluzione;
nell’altra, i liberali imploravano la monarchia di salvare il liberalismo.
Molti critici storici  si chiesero come mai
Gli operai e i soldati che avevano combattuto in modo valoroso per rovesciare lo zarsmo, permisero ai Soviet di consegnare il potere ad un nuovo governo che rappresentava le classi possidenti?
Le risposte sarebbero diverse:
-        la maggior parte dei lavoratori non avevano ancora una visione chiara delle politiche dei vari partiti socialisti;
-        i bolscevichi, anche loro, non avevano una visione chiara su ciò per cui combattevano. In parte perché allora conservavano una comprensione della rivoluzione come democratica-borghese, in cui avrebbe governato un governo rivoluzionario provvisorio.
I militanti bolscevichi avevano svolto un ruolo importante nelle giornate  rivoluzionarie, un ruolo assunto spesso a dispetto dei loro ufficiali. Le operaie tessili scioperarono a febbraio malgrado la decisione dei dirigenti di partito che consideravano ancora “immaturi i tempi”.
L’ufficio politico del partito bolscevico a Pietrogrado ( Shliapnikov, Molotov e Zalutsky) era inadeguato. Anche dopo lo sciopero del 23 febbraio Shliapnikov sostenne che era prematuro convocare uno sciopero generale.  L’organismo politico non fu nemmeno in grado di stampare un volantino da distribuire alle truppe e respinse anche le ripetute richieste di armamento dei lavoratori in vista degli scontri imminenti.
Gran parte dell’iniziativa partì dal Comitato distrettuale di Vyborg, che assunse un ruolo dirigente nell’organizzazione del partito in città, oppure dai militanti di base (soprattutto il primo giorno in cui le donne ignorarono i dirigenti del partito ed ebbero un ruolo decisivo sulla propagazione del movimento operaio di sciopero).
Per tutto il mese di marzo i bolscevichi furono in preda alla confusione ed alla divisione. Quando il Soviet di Pietrogrado consegnò l’1 marzo il potere alla borghesia, non uno degli undici bolscevichi nel comitato esecutivo del soviet si oppose.. quando i bolscevichi di sinistra delegati nel Soviet presentarono una mozione affinché il Soviet stesso formasse un governo, solo in diciannove votarono a favore, mentre molti altri bolscevichi votarono contro.
 
Il 5 marzo (18 marzo), il Comitato bolscevico di Pietrogrado sostenne l’appello lanciato dai Soviet agli operai affinché ritornassero al lavoro, anche se la giornata lavorativa era ancora di otto ore, e  questa era una delle principali richieste del movimento rivoluzionario che ancora non era stata accolta.
L’ufficio politico del partito sotto Shliapnikov si avvicinò ai radicali di Vyborg che chiedevano ai Soviet di assumere il governo. Tornarono dall’esilio siberiano Kamenev, Stalin e Muranov e presero il controllo dell’Ufficio politico il 12 marzo (25 marzo). Questo determinò una virata a destra del partito politico rendendo felici i menscevichi  e i socialisti rivoluzionari ma suscitando la rabbia degli operai delle fabbriche atal punto che alcuni militanti chiesero l’immediata espulsione del nuovo triunvirato.
All’alba del 2 marzo (15 marzo) fu raggiunto l’accordo su alcuni punti essenziali del programma di governo:
-        Amnistia per i reati politici e religiosi;
-        Libertà di parola e di stampa, di associazione, di riunione e di sciopero;
-        Eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge senza limitazioni di condizione, di religione e di nazionalità;
-        Abolizione della polizia, sostituita dalla milizia popolare;
-        Convocazione di un'Assemblea costituente ed elezioni delle amministrazioni locali per voto universale, diretto, eguale e segreto;
-        Permanenza nella capitale delle guarnigioni rivoluzionarie;
-        Diritti civili garantiti ai militari compatibilmente con il servizio.
Non furono affrontanti i problemi sociali come la durata dell’orario di lavoro e la riforma agraria che aveva un aspetto fondamentale alla base della rivoluzione e nemmeno della guerra  e della pace.
Problemi sociali, riforma agraria, fine della guerra , tutti temi fondamentali alla base della rivoluzione che furono inspiegabilmente accantonati.
Non si riuscì a concludere neanche  sul problema della monarchia, un tempa importante considerando la ormai consolidata sfiducia popolare nei confronti dello zar Nicola II.
Nell’accordo fu solo inserito un impegno che, letto attentamente, lasciava intravedere il mantenimento della monarchia..
non intraprendere passi tali da precostituire la forma istituzionale.
Il Comitato della Duma aveva come obiettivo il mantenimento della monarchia che prevedeva l’ascesa del trono di Aleksej ( Alessio) Nikolaevič Romanov, figlio dello zar Nicola II e della zarina Alexandra,  e la reggenza del granduca Michail Aleksandrovič Romanov, fratello dello stesso zar.

Ritratto di Tsarevich Alexei Nicholaevitch Romanov, unico figlio dello zar Nicola II ed erede della corona imperiale russa. Alessio nacque a Peterhof nel luglio 1904, il più giovane dei cinque figli dello zar. La sua salute era fragile a causa dell'emofilia e contribuì a far cadere la zarina sotto l'influenza del mistico religioso Rasputin. Alessio fu giustiziato con il resto della sua famiglia a Ekaterinburg il 17 luglio 1918, pochi giorni dopo il suo quattordicesimo compleanno.

Fotografia della zarina Alessandra di Russia con suo figlio, Tsarevich Alexei a bordo dello yacht imperiale Standart nel 1906 -  Proviene dalla Biblioteca Beinecke e può essere utilizzata con attribuzione. La linea di credito corretta è Collezione Romanov, Collezione generale, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University.

Questa fotografia della Granduchessa Olga Nikolaevna di Russia e dello Zarevich Alessio fu scattata nel maggio 1918 a bordo della “Russia” , una nave che li traghettò
da Tobolsk a Ekaterinburg, Russia.
È l'ultima fotografia conosciuta scattata loro.

Foto del Gran Duca Mikhail Alexandrovich Romanoff (a sinistra) e del suo segretario e amico personale Nikolay Nikolaevich Johnson, nell'aprile 1918 a Perm, in Russia, dove entrambi furono imprigionati dal governo sovietico. Mikhail Alexandrovich ha la barba, poiché ha giurato di non radersi finché non sarà di nuovo libero.
L'ultima fotografia conosciuta di Mikhail Alexandrovich Romanov, a Perm, aprile 1918. È in piedi con Pyotr Ludvigovich Znamerovsky, che viene spesso erroneamente identificato come Nicholas Johnson. Johnson era molto più giovane ed era inglese. FONTE: Probabilmente l'ultima foto conosciuta di Michael, scattata a Perm nell'aprile 1918. Con lui c'è Pyotr Ludvigovich Znamerovsky, che è stato spesso erroneamente identificato qui come Nicholas Johnson. Di questa foto esistono almeno due copie: una presso l'Archivio di Stato della Federazione Russa (GARF, f. P9440, op. 1, d. 1, l. 1991), che presumibilmente apparteneva a Znamerovsky, come la sua padrona di casa la trovò nella sua appartamento dopo il suo arresto. L'altra copia è nella collezione privata della Pauline Gray Estate. - Azar, Helen e Nicholas BA Nicholson. Michael Romanov: fratello dell'ultimo zar, diari e lettere, 1916-1918, Academica Press, 2020.

Gli eventi cancelleranno gli obiettivi della Duma e fino al 14 settembre (27 settembre 1917) la Russia non avrà una forma istituzionale definita, né monarchica, né repubblicana.
La sera, sempre del 2 marzo (15 marzo), nella stanza n. 13 del Palazzo di Tauride, un folto gruppo di soldati e di marinai era attorno a Sokolov che, seduto ad una scrivania, scriveva sotto la loro dettatura.
Era la commissione che era stata creata dai Soviet per la stipula di un decreto riguardante i militari.
Un decreto rivolto
A tutti i soldati della guardia, dell'esercito, dell'artiglieria e della flotta
per immediata e precisa esecuzione,
un documento che passò alla storia come
“Ordine (Prikaz)” n. 1 del Soviet di Pietrogrado
1 marzo (14 marzo) 1917
che fu affisso sui muri della Capitale e pubblicato nel terzo numero dell’Izvestija.

La foto viene attribuita come un'istantanea del processo di stesura del testo dell'Ordine n. 1,
che conferma le parole di Sukhanov. 
La cartella accanto a N.D. Sokolov è contrassegnata da una croce obliqua.
http://bygeo.ru

Ordine (Prikaz)” n. 1 del Soviet di Pietrogrado
1 marzo (14 marzo) 1917

“Alla guarnigione del distretto di Pietrogrado, a tutti i soldati della guardia, dell'esercito, dell'artiglieria e della marina, per l'esecuzione immediata e rigorosa, e agli operai di Pietrogrado per la loro informazione.
Il Soviet dei deputati dei lavoratori e dei soldati ha deciso:
1.     In tutte le compagnie, battaglioni, reggimenti, parchi, batterie, squadroni, nei servizi speciali delle varie amministrazioni militari, e sulle navi della marina, comitati di rappresentanti eletti dai ranghi inferiori delle suddette unità militari devono essere scelto immediatamente.
2.      In tutte quelle unità militari che non hanno ancora scelto i loro rappresentanti al Soviet dei deputati operai, sarà scelto un rappresentante di ciascuna compagnia, che si presenterà con credenziali scritte presso l'edificio della Duma di Stato entro le dieci del mattino. mattina del XNUMX marzo ...
4.     Gli ordini della commissione militare della Duma di Stato saranno eseguiti solo nei casi in cui non siano in conflitto con gli ordini e le risoluzioni del Soviet dei deputati dei lavoratori e dei soldati.
5.     Tutti i tipi di armi, come fucili, mitragliatrici, auto blindate e altri, devono essere tenuti a disposizione e sotto il controllo della compagnia e dei comitati di battaglione e non devono in nessun caso essere consegnati agli ufficiali, nemmeno su loro richiesta .
6.     Nelle file e durante lo svolgimento delle funzioni di servizio, i soldati devono osservare la più severa disciplina militare… [tuttavia] sono aboliti i saluti sull'attenti e il saluto obbligatorio, quando non sono in servizio.
7.     Inoltre, viene abolito il discorso degli ufficiali con i titoli "Vostra Eccellenza", "Vostro Onore" e simili, e questi titoli sono sostituiti dall'indirizzo di "Mister Generale", "Mister Colonnello" e così via…
Il presente ordine deve essere letto a tutte le compagnie, battaglioni, reggimenti, equipaggi delle navi, batterie e altri comandi combattenti e non combattenti.
Per ordine: il Soviet di Pietrogrado dei deputati dei lavoratori e dei soldati ".

L’ordine prevedeva la formazione di membri eletti tra i militari di grado inferiore di tutti i reparti militari delle forze armate. Ogni compagnia doveva eleggere un rappresentante che si sarebbe presentato alla sede del Soviet. Era ordinato che, nelle manifestazioni politiche, i reparti militari obbedissero al Soviet e ai loro comitati militari, i quali erano tenuti al controllo di tutte le armi che, in nessun caso, dovevano essere consegnate agli ufficiali. Gli ordini della Commissione militare della Duma non dovevano essere eseguiti se in contrasto con quelli del Soviet. I soldati dovevano osservare la disciplina durante il servizio; fuori servizio e fuori reparto era abolito l'obbligo del saluto e dell'attenti. Erano aboliti i titoli di «vostra eccellenza» e «vostra nobiltà» solitamente riservati agli ufficiali, ai quali veniva vietato ogni comportamento sgarbato e in particolare il rivolgersi con il «tu» ai soldati. Ogni infrazione doveva essere segnalata ai comitati di compagnia.
Questo Ordine fu la risposta dei militari alle provocazioni del Comitato della Duma e nello stesso tempo fu anche il primo atto politico autonomo dell’assemblea dei Soviet. Il documento provocò forti critiche da parte della stampa ed anche del ceto conservatore.
Rodzjanko lo definì
Di origine tedesca.
Sul’gin esclamò
Mi sento ghiacciare il sangue nelle vene…
Kerenskij.. disse
Che avrebbe dato dieci anni della sua vita perché non fosse mai stato firmato
Le critiche erano forti perché l’esercito era stato visto dai conservatori come l’emblema della protezione dell’autocrazia zarista. Gli ufficiali avevano il diritto di frustare e punire severamente i soldati e quindi era incomprensibile un radicale mutamento che rendeva i soldati dei cittadini e li poneva sotto l’autorità politica e protettiva dei Soviet.

Nella mattina del 2 marzo (15 marzo), i membri del Comitato della Duma, avendo ricevuto l’avvallo dei Soviet, si accordarono sulla nomina dei ministri del Governo Provvisorio:
- Georgij Evgen'evič L'vov – Presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno;
- Aleksandr Ivanovič Gučkov, Ministro della Guerra; (sostenitore della continuazione della guerra contro la Germania fino alla vittoria, con annessioni e riparazioni).
- Pavel Nikolaevič Miljukov, Ministro degli esteri (sostenitore della continuazione della guerra contro la Germania fino alla vittoria, con annessioni e riparazioni).
- Aleksandr Fëdorovič Kerenskij, Ministro della Giustizia. ((Grazie alla folta schiera di ammiratori tra i Soviet, riuscì ad ottenere alla fine il dicastero);
- Andrej Singarev, Ministro dell’Agricoltura;
- Michail Terescenko, Ministro delle Finanze. (ricchissimo industriale e latifondista, sconosciuto negli ambienti politici).






Il governo comprendeva 11 ministri:
-        Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari interni - Principe Georgy Evgenievich Lvov ( Князь Гео́ргий Евге́ньевич Львов) ( ex membro della I Duma di Stato, presidente del comitato principale dell'Unione panrussa Zemstvo );
-        Ministro degli Affari Esteri – Cadetto  Pavel Nikolaevich Milyukov (Па́вел Никола́евич Милюко́в )  ( membro della Duma di Stato della città di Pietrogrado );
-        Ministro della Giustizia - " Trudovik " (da marzo - Rivoluzionario Socialista) Alexander Fedorovich Kerensky (Алекса́ндр Фёдорович Ке́ренский)  ( membro della Duma di Stato della provincia di Saratov, compagno del presidente del Comitato esecutivo del Consiglio dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado );
-        Ministro delle Ferrovie - Cadetto Nikolai Vissarionovich Nekrasov utilizzava documenti clandestini a nome di V. A. Golgofsky   ( Никола́й Виссарио́нович Некра́сов, в подполье использовал документы на имя В. А. Голгофского) compagno del presidente della Duma di Stato );
-        Ministro del Commercio e dell'Industria - progressista   Alexander Ivanovich Konovalov ( Алекса́ндр Ива́нович Конова́лов )  ( membro della Duma di Stato della provincia di Kostroma, collega presidente del Comitato militare-industriale );
-        Ministro dell'Istruzione cadetto, professore (Alexander Apollonovich Manuilov (Алекса́ндр Аполло́нович Ману́йлов )  ( ex membro del Consiglio di Stato, ex rettore dell'Università di Mosca );
-        Ministro militare e navale temporaneo – ottobrista   Alexander Ivanovich Guchkov (Алекса́ндр Ива́нович Гучко́в) ( membro del Consiglio di Stato, presidente del comitato militare-industriale );
-        Ministro dell'Agricoltura – cadetto Andrei Ivanovich Shingarev (Андре́й Ива́нович Шингарёв)  ( membro della Duma di Stato di Pietrogrado );
-        Ministro delle Finanze – grande imprenditore Mikhail Ivanovich Tereshchenko (Михаи́л Ива́нович Тере́щенко);
-        Procuratore capo del Santo Sinodo  - centrista Vladimir Nikolaevich Lvov( Влади́мир Никола́евич Львов)   ( membro della Duma di Stato della provincia di Samara );
-        Controllore statale - ottobrista Ivan Vasilievich Godnev ( Ива́н Васи́льевич Го́днев) ( membro della Duma di Stato della provincia di Kazan ).

Il Governo Provvisorio mantenne la struttura del Consiglio dei Ministri zarista, abolendo solo il Ministero della Corte Imperiale e degli Appannaggi. 
Un governo formato da rappresentanti della borghesia di destra e dei grandi proprietari terrieri. I cadetti, divenuti il ​​partito al potere dopo la Rivoluzione di febbraio, svolsero un ruolo decisivo nella formazione della sua composizione e linea politica. Il governo era strettamente legato alle organizzazioni pubbliche borghesi sorte durante la guerra.
ll governo provvisorio si considerava il legittimo successore dello stato monarchico e cercò di preservare il vecchio apparato statale. Era però in atto una  democratizzazione, e i rappresentanti dei soviet, dei sindacati e di altre organizzazioni pubbliche furono inclusi nei dipartimenti e nelle istituzioni.
Infatti il generale Anton Ivanovich Denikin (Анто́н Ива́нович Дени́кин) scrisse in merito..
“All’inizio della rivoluzione, il governo provvisorio godeva senza dubbio di un ampio riconoscimento tra tutti i settori sensibili della popolazione. Tutto lo stato maggiore del comando, tutti gli ufficiali, molte unità militari, la borghesia e gli elementi democratici, non confusi dal socialismo militante, erano dalla parte del governo...”
Successivamente  il ministro Pavel Nikolaevich Milyukov,  in merito al governo provvisorio dichiarò..
A capo del primo governo rivoluzionario, secondo un accordo avvenuto anche prima del colpo di stato, per questo posto fu proposta una persona in base alla sua posizione nello zemstvo russo: Principe. G. E. Lvov, poco conosciuto personalmente dalla maggior parte dei membri del Comitato Provvisorio. P. N. Milyukov e A. I. Guchkov, in conformità con le loro precedenti attività alla Duma di Stato, furono nominati per le cariche di ministro degli affari esteri e militare (oltre che marittimo, per il quale in quel momento non esisteva un candidato adatto). Per i rappresentanti dei partiti socialisti furono designati due portafogli, i ministeri della Giustizia e del Lavoro. Ma di questi solo A.F. Kerenskij ha dato il suo consenso al primo incarico il 2 marzo. N. S. Chkheidze, destinato al Ministero del Lavoro, scelse di rimanere presidente del Consiglio dei deputati operai (in realtà fin dall'inizio non prese parte alla commissione temporanea). N.V. Nekrasov e M.I. Tereshchenko, due ministri che in seguito sarebbero stati destinati a svolgere un ruolo speciale nei comitati rivoluzionari, sia per la loro immediata vicinanza personale con A.F. Kerensky, sia per la loro particolare vicinanza ai circoli segreti che preparavano la rivoluzione, ricevettero i ministeri delle comunicazioni e della finanza. Questa scelta è rimasta incomprensibile ad ampi circoli. A. I. Shingarev, a cui era appena stato affidato il difficile compito di fornire cibo alla capitale, fu affidato al Ministero dell'Agricoltura e al suo interno il compito non meno difficile di venire a patti con le tendenze di sinistra sulla questione agraria. A. I. Konovalov e A. A. Manuilov hanno ricevuto incarichi corrispondenti allo status sociale del primo e alle occupazioni professionali del secondo: Ministero del Commercio e Ministero della Pubblica Istruzione. Infine, la partecipazione delle fazioni di destra del Blocco progressista al governo è stata assicurata dall'introduzione di I.V. Godnev e V.N. Lvov, i cui discorsi alla Duma li hanno resi candidati indiscussi alle cariche di controllore dello stato e procuratore capo del sinodo. Il membro più a destra del blocco, V.V. Shulgin, avrebbe potuto entrare nel governo se avesse voluto, ma ha rifiutato e ha scelto di rimanere nella sua professione di pubblicista in un momento difficile per la sua patria.  
Sempre il 2 marzo (15 marzo), lo zar Nicola II si trovava fermo nella stazione di Pskov all’oscuro degli avvenimenti politici che nel frattempo si stavano svolgendo nel Palazzo di Tauride con la nomina dei ministri del Governo Provvisorio.
Dal 27 febbraio (13 marzo) lo zar Nicola II si era spostato dal suo quartier generale di Mogilev per recarsi a Pietrogrado attraverso le stazioni di Dno e Bologoe.
Stazione di Dno
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Dalla linea di Dno passarono nella ferrovia Nikolaevskaya (ora Oktyabrskaya), ma a 200 km dalla capitale Pietrogrado furono fermati dai ferrovieri ribelli. I treni dello zar e del seguito  tornarono indietro. 
Il treno a Dno si fermò verso le ore 15.00 e fece circa un’ora di sosta. Qui lo zar Nicola II ricevette un telegramma da Rodzianko che gli chiedeva di aspettarlo a Dno.
Lo zar rispose che lo avrebbe incontrato a Pskov.

Il treno ripartì per Pskov (quartier generale del Fronte Settentrionale) dove arrivò  tra le ore 19.00 – 20.00 dell’1 marzo (14 marzo).

Militari del quartier generale del Fronte settentrionale
https://media.informpskov.ru/content/2015/08/tMygB1438858183.jpg

Lo zar ricevette il governatore di Pskov, Boris Dmitrievich Kashkarov (Борис Дмитриевич Кашкаров),

il comandante in capo del fronte settentrionale, generale Nikolai Vladimirovich Ruzsky, e il capo di personale del fronte Yuri Nikiforovich Danilov.
Tutti gli eventi della rivoluzione del febbraio (marzo) 1917 avranno il loro sigillo proprio nella cittadina di Pskov.
Lo zar annotò nel suo diario in data 1 marzo (14 marzo)….
1 marzo:
“ Di notte siamo tornati indietro da M. Vishera, perché Lyuban e Tosno erano occupati dai ribelli. Siamo andati a Valdai, Dno e Pskov, dove ci siamo fermati per la notte. Ho visto Ruzsky. Lui, Danilov e Savvich stavano pranzando. Anche Gatchina e Luga si sono rivelate occupate. Vergogna e vergogna! Non è stato possibile arrivare a Carskoe. E pensieri e sentimenti sono sempre presenti! Quanto deve essere doloroso per la povera Alix affrontare tutti questi eventi da sola! Signore aiutaci! “

дневник царя Николая II
Diario dello Zar Nicola II
https://pikabu.ru/story/dnevniki_poslednego_russkogo_tsarya_10530598
Lo zar era all’oscuro di tutto ciò che stava avvenendo nel Palazzo di Tauride. Lo stesso zar aveva comunicato al generale Nikolai Vladimirovich Ruzsky (Никола́й Влади́мирович Ру́зский) di aver incaricato Rodzjanko di formare un nuovo governo responsabile davanti alla Duma.

Nikolai Vladimirovich Ruzsky
(Никола́й Влади́мирович Ру́зский)

All’alba il generale Ruzsky informò il generale  Rodzjanko sulle decisioni dello zar.
Lo stesso Rodzjanko
Col cuore sanguinante
pregò Ruzsky di premere sullo zar affinché firmasse l'abdicazione in favore del figlio e reggente il granduca Michele, dal momento che nel popolo
l'odio verso la dinastia ha raggiunto proporzioni spaventose.
Il capo di Stato maggiore Michail Vasil'evič Alekseev, informato della conversazione, sollecitò i cinque comandanti d'armata a inviare telegrammi allo zar invitandolo ad abdicare.
Nicola II ricevette i telegrammi e si dichiarò pronto ad abdicare lasciando il trono al figlio Alessio e affidando la reggenza, il figlio era ancora minorenne, al fratello dello zar Michele.
Nel primo pomeriggio giunsero a Pskov due rappresentanti della Duna:
-        Sil’gin;  (nazionalista)
-        Guckov. (ottobrista)
Scongiurarono lo zar di abdicare in favore del figlio Alessio.
Il zar si rifiutò di firmarlo dicendo che non si poteva separare dal figlio malato.
Nicola II rispose di aver cambiato idea, lasciando la corona al fratello Michele.
Fu allora lo stesso Nicola II a scrivere il testo della rinuncia, in  cui
In violazione del decreto di Paolo I, sulla successione al trono,
rinuncio sia per me stesso che per mio figlio in favore del fratello Michele.

Abdicazione al trono di Nicola II.
Nella carrozza reale:
il ministro della corte barone Fredericks, il generale N. Ruzsky,
V.V. Shulgin, A. I. Guchkov, Nicola II

Pochi minuti prima della mezzanotte, alla presenza dei due deputati della Duma e dei generali Frederiks, Ruzskij e Kirill Naeyskun, maestro di corte, lo zar firmò l’abdicazione.
I negoziati con Guchkov e Shulgin, inviati del governo provvisorio, iniziarono alle 23.32, e il 3 marzo alle 0.28 il quartiermastro generale del quartier generale del Fronte settentrionale Vasily Georgievich Boldyrev telegrafò al quartiermastro generale Alexander Sergeevich Lukomsky:
"Il Manifesto è stato firmato". Molto dopo mezzanotte, tornando nello scompartimento per dormire.
Il monarca detronizzato aggiunse parole amare al suo diario:
"C'è tradimento, codardia e inganno ovunque!"
Nicola II scrisse sul diario in data 2 marzo…
“ Al mattino Ruzsky è venuto e ha letto la sua lunga conversazione al telefono con Rodzianko. Secondo lui la situazione a Pietrogrado è tale che ora il ministero della Duma sembra impotente, perché il partito socialdemocratico, rappresentato dal comitato di lavoro, si oppone ad essa. È necessaria la mia rinuncia. Ruzsky trasmise questa conversazione al quartier generale e Alekseev a tutti i comandanti in capo. Alle 14 e mezza arrivarono le risposte da tutti. Il punto è che, in nome del salvataggio della Russia e del mantenimento della calma nell’esercito al fronte, è necessario decidere di fare questo passo. Ho accettato. Il quartier generale ha inviato una bozza di manifesto. In serata sono arrivati ​​da Pietrogrado Guchkov e Shulgin, con i quali ho parlato e ho consegnato loro il manifesto firmato e rivisto. All'una del mattino ho lasciato Pskov con la pesante sensazione di ciò che avevo vissuto. C'è tradimento, codardia e inganno ovunque! 

Manifesto dell’abdicazione


Il treno dello zar rimase nella stazione di Pskov per circa trenta ore.
Nel 1997, sulla facciata dell’antica stazione, fu collocata una targa commemorativa…
"Il 2 marzo  1917, alle 15:05, nella carrozza salone del treno dello zar alla stazione di Pskov, l'imperatore Nicola II abdicò al trono dello Stato russo."
Il 15 luglio 2003 fu inaugurata la Cappella della Resurrezione di Cristo. Una Cappella costruita su progetto dell’architetto S. N. Kondratiev, a ricordo anch’essa dell’abdicazione dell’Imperatore Nicola II.
Una cappella non solo a ricordo della commemorazione della rinuncia al trono dello zar Nicola II ma anche per un suo profondo significato religioso a ricordo di quanto  l’umanità nelle sue manifestazioni possa esprimere le sue intime tenebre…
Dalla stazione di Pskov iniziò il percorso della famiglia imperiale al Golgota…
Il 17 luglio 1918 la famiglia reale fu fucilata a Ekaterinburg…


Cappella della Resurrezione di Cristo sulla piazza della stazione di Pskov
Il 3 marzo 2022, nell'edificio principale della Riserva-Museo di Pskov-Izborsk, fu inaugurata la mostra Devi decidere di fare questo passo...”, 
dedicata al 105° anniversario dell'abdicazione di Nicola II dal trono. . La mostra presentava oggetti e documenti provenienti dalle collezioni del museo, che riflettono le principali pietre miliari del regno dell'ultimo imperatore russo, compresi gli effetti personali dell'imperatore Nicola II e
 dei membri della sua famiglia.

Apertura di una targa commemorativa sugli eventi del 2 marzo 1917 alla stazione di Pskov
https://informpskov.ru/news/184133.html

Lo zar partì da Pskov (sul treno  dormì “a lungo e profondamente”) e raggiunse Mogilev per salutare l’esercito e incontrare la madre imperatrice vedova Maria Feodorovna.

Maria Fedorovna. Autografo
Moglie dell’Imperatore Alessandro III
L'imperatrice Maria Feodorovna: 
"Ognuno deve portare la croce secondo le sue forze"

La granduchessa Olga Alexandrovna, sorella di Nicola II, disse che la notizia dell'abdicazione aveva colpito tutta la famiglia come un fulmine a ciel sereno:
“Eravamo tutti paralizzati. Mia madre era fuori di sé..."

Alcuni dipinti eseguiti dalla Granduchessa





Nicola II apprese dal generale Mikhail Vasilyevich Alekseev che da Pietrogrado erano arrivati ​​​​quattro deputati della Duma che lo avrebbero accompagnato a Tsarskoe; 
non disse una parola, ma capì tutto.
A Tsarskoe Selo tutto era pronto per “ricevere” l’ex imperatore. C'erano già guardie di sicurezza nel Palazzo di Alessandro e gli abitanti del palazzo furono considerati arrestati, sebbene formalmente i soldati del Reggimento Consolidato, come prima, fossero di guardia.
La famiglia reale trascorse quasi cinque mesi agli arresti nel Palazzo Alexander.

Carskoe Selo ( Царское Село) , successivamente chiamata traslitterazione  Tsarskoye Selo, ovvero "villaggio dello zar".  È un complesso di edifici residenziali della famiglia imperiale russa. Il sito si trova a circa 26 km a Sud di San Pietroburgo, nella cittadina di Puskin.

Il Palazzo di Alessandro


Il Palazzo di Alessandro


Ora il suo spazio abitativo era limitato a due dozzine di stanze al primo e al secondo piano dell'ala destra del Palazzo Alexander. Questi erano gli appartamenti personali dello Zar e della Zarina, le stanze dei bambini, il cui design e arredamento furono realizzati su richiesta di Nicola e Alessandra subito dopo il loro matrimonio, e da allora sono rimasti invariati (ad eccezione del soggiorno in acero di l'Imperatrice e l'Ufficio di Stato di Nicola II, apparso negli anni del 1900). Era una casa costosa e amata per la famiglia. Nicky è nato qui e ha portato qui Alix, giovane e felice, subito dopo il suo matrimonio. Qui hanno trascorso le ore più belle della loro vita, qui è nata la loro primogenita Olga. Situato nel profondo del vecchio parco Tsarskoye Selo, il palazzo è stato rimosso dalle autostrade rumorose e dai luoghi trafficati. 
Qui regnavano il silenzio e il conforto. Solo qui Nicola trovò pace e tranquillità;
il palazzo era la sua protezione, fortezza e amata casa.
Anche durante l'arresto i familiari hanno cercato, per quanto possibile, di condurre una vita normale e di sostenersi a vicenda. Alexandra Feodorovna e le principesse facevano il ricamo, dipingevano, leggevano molto, cuocevano il pane e rammendavano i vestiti. Nikolai Alexandrovich ha tagliato e segato il legno per mantenere la forma fisica. A volte tutti lavoravano insieme in giardino.
Spesso le guardie erano spietate e maleducate, ma spesso accadeva che “dopo aver parlato con l’Imperatore o con i bambini, l’ostilità dei soldati spariva. Videro che non si trattava di mostri feroci, come era stato loro insegnato a credere", ha ricordato la baronessa Buxhoeveden. La famiglia reale ha resistito a tutte le prove con grande coraggio.
Quando Nicola II rinunciò al trono, non avanzò alcuna richiesta, non pose alcuna condizione riguardo al destino futuro di lui e della sua famiglia. Nel suo discorso di addio all'esercito, scriverà:
“Dopo aver abdicato per me e per mio figlio dal trono russo,
il potere è stato trasferito al governo provvisorio...
Possa Dio aiutarlo a condurre la Russia sulla via della gloria e della prosperità ...”

L’atto di abdicazione fu retrodatato alle ore 15.06 del 2  marzo (15 marzo) affinché l'opinione pubblica non pensasse che l'imperatore avesse abdicato sotto la pressione dei delegati della Duma.

"Per grazia di Dio, noi, Nikolai II, Imperatore di tutte le Russie, Zar di Polonia, Granduca di Finlandia e così via, a tutti i nostri fedeli sudditi si sappia:
Nei giorni di una grande lotta contro un nemico straniero che da tre anni si sforza di ridurre in schiavitù il nostro paese, è piaciuto a Dio inviare alla Russia un ulteriore doloroso processo. I problemi interni minacciavano di avere un effetto fatale sull'ulteriore progresso di questa guerra ostinata.
I destini della Russia, l'onore del suo eroico esercito, la felicità del popolo e l'intero futuro del nostro amato paese esigono che la guerra sia condotta a tutti i costi fino a una fine vittoriosa. Il crudele nemico sta compiendo i suoi ultimi sforzi e si avvicina il momento in cui il nostro valoroso esercito, in concerto con i nostri gloriosi alleati, abbatterà finalmente il nemico.
In questi giorni decisivi nella vita della Russia abbiamo pensato di dover al nostro popolo la stretta unione e organizzazione di tutte le sue forze per la realizzazione di una rapida vittoria; per questo motivo, d'accordo con la Duma imperiale, abbiamo riconosciuto che è per il bene del Paese abdicare la Corona dello Stato russo e conferire il potere supremo.
Non desiderando separarci dal nostro amato figlio, lasciamo in eredità la nostra eredità a nostro fratello, il Granduca Mikhail Alexandrovich, con la nostra benedizione per il futuro del Trono dello Stato russo. Lasciamo in eredità a nostro fratello il governo in piena unione con i rappresentanti nazionali che siedono nelle istituzioni legislative e di prestare loro il suo giuramento inviolabile in nome del nostro amato Paese.
Chiediamo a tutti i figli fedeli della nostra terra natale di adempiere al loro sacro e patriottico dovere di obbedire allo Zar nel momento doloroso del processo nazionale e di aiutarli, insieme ai rappresentanti della nazione, a condurre lo Stato russo nel modo di prosperità e gloria.
Possa Dio aiutare la Russia ".

  Analogamente, furono datati alle ore 14 i decreti di licenziamento del vecchio governo e di nomina a nuovo presidente del Consiglio dei ministri del principe L'vov, nome evidentemente impostogli da Šul'gin e Gučkov. Dopo la firma, secondo Šul'gin regnò «un silenzio di tomba», ma poi seguirono
singhiozzi, pianti disperati, grida isteriche» e un capitano di cavalleria svenne per l'emozione.
Il 3 marzo (16 marzo) il granduca Michele fu informato dell'abdicazione del fratello. Nella sua residenza di Pietrogrado si recarono L'vov, Rodzjanko, Miljukov, Kerenskij, Nekrasov, Nabokov, Šingarëv, Gučkov, Šul'gin e il barone Nol'de.
L’ambasciatore francese Maurice Paléologue rilevò rilevo come
Gučkov e Miljukov sostennero il dovere del granduca di raccogliere l'eredità di Nicola II, contro l'opinione di Rodjanko, di Nekrasov e soprattutto di Kerenskij, per i quali occorreva che fosse un'Assemblea costituente a decidere della questione monarchica.
Di fronte all'esitazione del granduca, Gučkov suggerì a Michele di
accettare almeno il titolo di «Reggente dell'Impero» o quello di «Protettore della nazione», alla Cromwell
questo frase scatenò l’ira  di Kerenskij.
Il granduca si riservò di riflettere ancora e si ritirò in una stanza vicina.
Pochi minuti dopo, ritornò e annunciò
Ho deciso di abdicare
Ci fu l'esultanza di Kerenskij.
Nekrasov, Nabokov e il barone Nolde s'incaricarono di stilare l'atto:

Rifiuto di accettare il trono v.k. Michail Aleksandrovic. 3 marzo 1917
Autografo V.K. Michail Aleksandrovic. 

“Un compito pesante mi è stato affidato per volontà di mio fratello, che mi ha dato il Trono Imperiale in un momento di guerre e lotte domestiche senza precedenti.
Animato dagli stessi sentimenti dell'intera nazione - vale a dire che il benessere del paese oscura tutti gli altri interessi - sono fermamente deciso ad accettare il Potere Supremo solo se questo dovrebbe essere il desiderio del nostro grande popolo, che deve, per mezzo di un plebiscito, attraverso i suoi rappresentanti nell'Assemblea Costituente, stabilisce la forma di governo e la nuova legge fondamentale dello Stato russo.
Invocando la benedizione di Dio, chiedo quindi a tutti i cittadini russi di obbedire al Governo provvisorio, istituito su iniziativa della Duma e investito di poteri plenari, fino a quando, nel più breve tempo possibile, l'Assemblea costituente, eletta sulla base di il suffragio universale, uguale e segreto esprimerà la volontà della nazione riguardo alla forma di governo da adottare ".
 
«Credendo fermamente, come tutto il popolo, che il bene del nostro paese deve prevalere su tutto, ho preso la decisione di non assumere il potere supremo a meno che il nostro grande popolo, dopo aver eletto per suffragio universale un'Assemblea costituente che dovrà determinare la forma di governo e stabilire le leggi fondamentali del nuovo Stato russo, non m'investa di questo potere.
Invocando su di loro la benedizione di Dio, chiedo a tutti i cittadini dell'Impero russo di sottomettersi al governo provvisorio investito dei pieni poteri dalla Duma, finché l'Assemblea costituente, eletta nel più breve tempo possibile con suffragio universale, diretto, eguale e segreto, non manifesterà la volontà del popolo stabilendo la nuova forma di governo.»

Il gran debitore Michele Aleksandrovic, assunto dallo zar Nicola II e in favore del quale quest'ultimo abdicò, ha trentanove anni. ha vissuto finora nell'ombra. La maggior parte di queste foto furono scattate poco prima della guerra, in Inghilterra, nella sua residenza, dallo stesso Granduca. La prima lo mostra a cavallo, la seconda il suo giovane Als che intraprende un lungo viaggio in macchina con la sua governante. Lea IfOiS altro: il CUilltc»c di Brassow, moglie inurganatica del v.mtl.du.: dcpuJN 19u.

Il 9/22 marzo  1917 il governo provvisorio fu riconosciuto dal governo degli Stati Uniti e l' 11/24 marzo  1917  dai governi di Gran Bretagna e Francia.
Il governo delineò il suo primo programma in una dichiarazione pubblicata il 3/16 marzo 1917 e poi 6/19 lanciò un appello ai cittadini russi. 
Il governo dichiarò la sua intenzione di condurre la guerra “fino alla fine” e di applicare costantemente i trattati e gli accordi conclusi con le potenze alleate. Nel campo della politica interna concesse un’amnistia per i prigionieri politici e fece la promessa di introdurre una serie di libertà politiche, di avviare i preparativi per la convocazione dell’Assemblea costituente, di sostituire la polizia con una “milizia popolare” e di attuare una riforma dell'autonomia locale.
Il 12/25 aprile 1917 il governo adottò una legge sulla libertà di riunione e di sindacato.
 
Dichiarazione del governo provvisorio sulla sua composizione e sui suoi compiti
Pubblicato: 3 marzo (16), 1917 . 
Fonte: Notizie del Soviet dei deputati operai e soldati di Pietrogrado
 
DAL GOVERNO PROVVISORIO
Cittadini!
Il comitato temporaneo dei membri della Duma di Stato, con l'aiuto e la simpatia delle truppe e della popolazione della capitale, ha ormai ottenuto un tale successo sulle forze oscure del vecchio regime da permettergli di avviare una struttura più duratura dell'esecutivo. energia.
A questo scopo, la Commissione temporanea della Duma di Stato nomina ministri del primo gabinetto pubblico le seguenti persone, nelle quali la fiducia del Paese è assicurata dalle loro passate attività sociali e politiche.
Il presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari interni è il principe G. E. Lvov. Ministro degli affari esteri - P. N. Milyukov. Ministro della Guerra e della Marina - A. I. Guchkov. Ministro delle Ferrovie - N.V. Nekrasov. Ministro del commercio e dell'industria - A. I. Konovalov. Ministro delle finanze - M. I. Tereshchenko. Ministro della Pubblica Istruzione - A. A. Manuilov. Procuratore capo del Santo Sinodo - V. N. Lvov. Ministro dell'Agricoltura - A.I. Shingarev. Ministro della Giustizia - A.F. Kerensky.
Nelle sue attività attuali, il gabinetto sarà guidato dai seguenti principi:
1. Amnistia completa e immediata per tutti i casi politici e religiosi, inclusi: attacchi terroristici, rivolte militari e crimini agrari, ecc.
2. Libertà di parola, di stampa, di sindacato, di riunione e di sciopero, con l'estensione delle libertà politiche al personale militare nei limiti consentiti dalle condizioni tecnico-militari.
3. Abolizione di tutte le restrizioni di classe, religiose e nazionali.
4. Preparazione immediata alla convocazione di un'Assemblea Costituente sulla base del voto universale, eguale, segreto e diretto, che stabilirà la forma di governo e la costituzione del Paese.
5. Sostituzione della polizia con una milizia popolare con autorità elette subordinate ai governi locali.
6. Elezioni degli organi di governo locale sulla base del voto universale, diretto, uguale e segreto.
7. Non disarmo e non ritiro da Pietrogrado delle unità militari che hanno preso parte al movimento rivoluzionario.
8. Pur mantenendo una rigorosa disciplina militare nei ranghi e durante il servizio militare, l'eliminazione per i soldati di tutte le restrizioni all'uso dei diritti pubblici concessi a tutti gli altri cittadini.
Il governo provvisorio ritiene suo dovere aggiungere che non intende affatto approfittare delle circostanze militari per ritardare l'attuazione delle riforme e delle misure di cui sopra.
Presidente della Duma di Stato M. Rodzianko. Presidente del Consiglio dei Ministri, Principe. Leopoli. Ministri: Miliukov, Nekrasov, Konovalov, Manuylov, Tereshchenko, V. Lvov, Shingarev, Kerensky.
 
Декларация Временного правительства о его составе и задачах
Опубл.: 3 (16) марта 1917 года.
Источник: Известия Петроградского Совета рабочих и солдатских депутатов
 
ОТ ВРЕМЕННОГО ПРАВИТЕЛЬСТВА
Граждане!
Временный комитет членов Государственной думы при содействии и сочувствии столичных войск и населения достиг в настоящее время такой степени успеха над темными силами старого режима, что он дозволяет ему приступить к более прочному устройству исполнительной власти.
Для этой цели Временный комитет Государственной думы назначает министрами первого общественного кабинета следующих лиц, доверие к которым страны обеспечено их прошлой общественной и политической деятельностью.
Председатель Совета министров и министр внутренних дел — князь Г. Е. Львов. Министр иностранных дел — П. Н. Милюков. Министр военный и морской — А. И. Гучков. Министр путей сообщения — Н. В. Некрасов. Министр торговли и промышленности — А. И. Коновалов. Министр финансов — М. И. Терещенко. Министр народного просвещения — А. А. Мануйлов. Обер-прокурор Святейшего Синода — В. Н. Львов. Министр земледелия — А. И. Шингарев. Министр юстиции — А. Ф. Керенский.
В своей настоящей деятельности кабинет будет руководствоваться основаниями:
1. Полная и немедленная амнистия по всем делам политическим и религиозным, в том числе: террористическим покушениям, военным восстаниям и аграрным преступлениям и т. д.
2. Свобода слова, печати, союзов, собраний и стачек с распространением политических свобод на военнослужащих в пределах, допускаемых военно-техническими условиями.
3. Отмена всех сословных, вероисповедных и национальных ограничений.
4. Немедленная подготовка к созыву на началах всеобщего, равного, тайного и прямого голосования Учредительного собрания, которое установит форму правления и конституцию страны.
5. Замена полиции народной милицией с выборным начальством, подчиненным органам местного самоуправления.
6. Выборы в органы местного самоуправления на основе всеобщего, прямого, равного и тайного голосования.
7. Неразоружение и невывод из Петрограда воинских частей, принимавших участие в революционном движении.
8. При сохранении строгой военной дисциплины в строю и при несении военной службы - устранение для солдат всех ограничений в пользовании общественными правами, предоставленными всем остальным гражданам.
Временное правительство считает своим долгом присовокупить, что оно отнюдь не намерено воспользоваться военными обстоятельствами для какого-либо промедления в осуществлении вышеизложенных реформ и мероприятий.
Председатель Государственной думы М. Родзянко. Председатель Совета министров кн. Львов. Министры: Милюков, Некрасов, Коновалов, Мануйлов, Терещенко, В. Львов, Шингарев, Керенский.

L'abdicazione dello zar Nicola II fu forse un disperato tentativo per salvare il principio monarchico. Nella realtà politica, la Russia si trovò divisa tra l'autorità del Governo provvisorio e quella dei Soviet dei deputati operai e dei soldati. Le donne riuscirono in ogni caso a dare una svolta importanza nella storia della Russia e
non fu necessaria nessuna propaganda per incitare queste donne all’azione.
(Tsuyoshi Hasegawa)
I bolscevichi diventarono la forza dominante in un più ampio settore di rivoluzionari che avevano diretto la più grande ondata di scioperi della storia mondiale (i settori dei socialisti moderati favorevoli alla guerra frequentemente evitavano gli scioperi).
Da anni combattevano lo zarismo e ben trenta scioperi furono proclamati in cinque anni, dalla strage delle miniere d’oro del fiume Lena nel 1912, in cui morirono 270 lavoratori.
Un grande impegno e coraggio da parte dei rivoluzionari che avevano sfidato le ondate di arresti da parte della polizia zarista segreta (l’Okhrana). Ci furono tra il 1915 e 1916 un gran numero di arresti che dovrebbe fare riflettere sulla forza dei rivoluzionari e dei raggruppamenti di sinistra presenti a Pietrogrado:
- 743 bolscevichi,
- 553 senza partito,
- 98 socialisti rivoluzionari (SR),
- 79 menscevichi,
- 51 Mežrajonstsy,
- 39 anarchici.
In definitiva il “colpo di Stato” dei primi di marzo, in seguito alla rivoluzione fu un’espressione tipica di eventi simili che si sono verificati anche nei nostri tempi. Eventi che necessariamente non sono seguiti a rivolte o ribellioni popolari ma legati a malcontenti nati nelle varie sfere sociali e politiche.
Nel caso della Russia, nel 1917, una piccola cricca non eletta da nessuno che usurpò il potere per i propri interessi di casta a spese di un movimento che l’aveva portata al potere.
Ma in Russia c’era una grande ed importante differenza.
C’erano le masse lavoratrici e i Soviet che avrebbero lottato con forza ed impegno per i loro legittimi obiettivi.

Le donne nella rivoluzione russa del 1917  (febbraio e marzo) dimostrarono coraggio e comunicazione  riuscendo a coinvolgere anche i soldati.
I soldati a guardia dei depositi dei tram furono convinti dalle donne dell’azienda tramviaria a unirsi a loro e le carrozze furono rovesciate per essere utilizzate come barricate contro la polizia.
Era importante avere l’appoggio delle forze militari, un appoggio che doveva essere soprattutto spontaneo, sfruttando il peso di una guerra che si protraeva ormai da tanto tempo con notevoli conseguenze negative nel tessuto sociale ed economico del paese.
È anche vero che sin dal 1914 le operaie tessili di Pietrogrado  si erano legate ai soldati ed ai contadini.
Gli uomini nelle caserme e le donne nelle fabbriche, che dalle stesse regioni erano venuti in città, si erano confrontati e avevano costruito rapporti, facendo venir meno il confine tra lavoratore e soldato e dando alle operaie una chiara comprensione della necessità di un sostegno armato. 

Le operaie tessili manifestano per il pane

Le donne erano quindi alla testa della Rivoluzione ed erano viste da molti lavoratori e rivoluzionari maschi con una certa perplessità, almeno all’inizio.
Un aspetto importante era la “spontaneità” della Rivoluzione perché non fu progettata e messa in atto da organizzazioni politiche o da dirigenti rivoluzionari.
Avevano una grande coscienza politica perché la loro lotta aveva un’unica voce ispiratrice:
rivendicazione “economica” del pane e quella politica della fine della guerra.
Infatti le colpe per la fame e la miseria erano attribuite a responsabili ben precisi:
la guerra e i politici che la conducevano.
Le rivendicazioni potevano essere soddisfatte solo con un forte cambiamento politico.
Per gli uomini di partito le donne erano considerate, anche nel lavoro, come una distrazione nella lotta contro il regime zarista e nella peggiore considerazione era fare il gioco delle femministe aristocratiche che avrebbero portato le donne lontane dalle lotte di classe.
Gli uomini del movimento rivoluzionario ritenevano come le proteste delle donne fossero premature e che le stesse donne dovessero essere tenute ferme per aspettare le iniziative degli operai qualificati.
Nel 1917 a Pietrogrado erano presenti tre organizzazioni operaie illegali:
- Il Gruppo dei socialdemocratici menscevichi;
- Il Comitato Bolscevico;
- Il Comitato dei socialdemocratici internazionalisti o mežrajoncy;
- Un gruppo formato da trotskisti o bolscevichi.
Quante donne in questi comitati? Probabilmente un numero esiguo.
Un dato però fu sicuro..
Furono delle donne, appunto una minoranza del partito, che proposero un incontro nel distretto di Vyborg con le operaie per discutere di guerra e di inflazione, e furono ancora le militanti bolsceviche a indire una manifestazione contro la guerra per la Giornata Internazionale della Donna.

Vyborgskij rajon (San Pietroburgo)


Una di queste donne era Anastasia Vladimirovna Devyatkina (Анастасия Владимировна Девяткина), bolscevica ed operaia di fabbrica che fondò un’organizzazione per le mogli dei soldati dopo la Rivoluzione di febbraio.
Nel 1904  diventò membro del partito bolscevico con un’esperienza lavorativa di 18 anni.
Cominciò a lavorare all’età di 12 anni in una delle fabbriche tessili più importanti di San Pietroburgo, la Stieglitz (fabbrica di filati).


L'ex filanda di lino del barone Stieglitz, che aveva condizioni di lavoro migliori rispetto
ad altre imprese.
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L'area antistante la fabbrica A. Stieglitz con una rotonda abbandonata senza finestre e porte,
ex mensa per gli operai.
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Rotonda-sala da pranzo e una delle strade di Parusinka.
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Intorno alle fabbriche il barone Stiegrlitz costruì un ospedale e numerosi edifici residenziali per gli operai, che ancora oggi, nonostante il loro degrado, hanno un bell'aspetto. Questo è il quartiere di Parusinka , ora un po' degradato, ma piuttosto interessante. Dall'ingresso della fabbrica, dove si erge l'imponente rotonda dell'ex mensa operaia, si irradiano come raggi strade fiancheggiate da grattacieli (edifici che destarono forti impressioni ai contadini/e che allora costituivano il principale contingente di lavoratori delle industrie tessili).
Le discese al fiume sono attrezzate con scale e splendidamente decorate con archi. 


Edifici per gli operai
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Ancora ragazzina entrò quindi in contatto con la dura condizione di operaia in fabbrica.
Il duro lavoro fece nascere in lei la fiducia in un prossimo migliore, con una vita diversa più giusta nel rispetto dei valori umani.
Una concezione di vita che si esprimeva nell’inno proletario internazionale…
Con la propria mano….
Le sue compagne/i di lavoro la chiamavano Nastya. Aveva un carattere gentile e comprensivo, pronta ad ascoltare i problemi dei suoi colleghi di lavoro. Il suo odio verso l’oppressione e la tirannia la resero leader delle donne lavoratrici.
Nella prima rivoluzione russa (1905) la Devyatkina lavorò nel Gruppo militare di combattimento del Comitato Centrale, gestendo un rifugio e un magazzino illegale d’armi. Armi che erano destinate agli operai combattenti di Pietrogrado.
Nel 1906 la sua attività clandestina si fermò improvvisamente. La polizia zarista incominciò a sospettare su di lei e venne quindi arrestata.
Passò sette mesi in una casa soggetta a custodia cautelare in attesa del giudizio del tribunale. Non c’erano delle prove sufficienti per incolparla e la polizia zarista la rilasciò.
Nella prima guerra mondiale Anastasia   lavorò nello stabilimento Semyannikovsky, e successivamente nella “mensa della 4° tutela” dove svolse lavoro di propaganda.
Le donne soldato ascoltavano Anastasia e condividevano con lei l’obiettivo di
Porre fine alla guerra con il suo mostruoso e insensato massacro
che sta portando alla morte i nostri figli, padri e mariti.
Nel 1915 fu nuovamente arrestata e condannata ad otto mesi di carcere.
Il 23 febbraio (8 marzo) 1917 era in strada con le compagne ma non solo come agitatrice ma anche come Capo dell’Unione delle Donne del distretto di Nevskij.
Organizzò e guidò le donne e dopo la fine della Rivoluzione fu eletta deputata del consiglio distrettuale dove svolse un importante compito educativo tra le donne.
Successivamente l’ottobre 1917 lavorò nell’ufficio del comandante Smolny. L’ufficio era incaricato di sorvegliare il quartier generale della rivoluzione, proteggere la vita e l'incolumità di Vladimir Ilyich Lenin, garantire la comunicazione ininterrotta tra il Comitato militare rivoluzionario e i distaccamenti della Guardia rossa, con le unità di guarnigione.
Dopo la vittoria della rivolta armata, Anastasia Vladimirovna lavorò nell'istruzione pubblica e nella previdenza sociale della comune operaia di Pietrogrado.

Dopo la rivoluzione di febbraio (marzo) le donne, che avevano lottato con grande coraggio, incominciarono a cadere nell’oblio tranne qualche figura, di notevole caratura, come Alexandra Kollontai, Nadezhda Krupskaia e Inessa Armand.
Eppure  queste figure così importanti nella Rivoluzione, come tutte le altre donne, furono citate più per la loro vita privata (come mogli o amanti) piuttosto che per i loro meriti teorici e pratici nella Rivoluzione.
Le donne rimasero assenti negli organi amministrativi che sorsero dopo la caduta dello zarismo.
Le uniche donne erano presenti nei consigli di villaggio come  delegate per l’Assemblea Costituente o come deputate sovietiche.
Le elezioni nei comitati di fabbrica erano dominio assoluto degli uomini anche in quelle fabbriche dove la mano d’opera era esclusivamente femminile.
Le ragioni di un simile aspetto sociale sarebbero legate ad un fatto culturale.
Le donne avevano l’incarico di provvedere alle loro famiglie in condizioni disagiate per la guerra e mancavano sia la sicurezza che l’istruzione e forse anche il tempo per dedicarsi all’intensa attività politica.
Le donne in Russia da secoli vivevano  in silenzio, la loro oppressione e la consapevolezza di quella triste realtà  condizionava la capacità di unire l’aumento della coscienza politica e sociale con l’impegno personale.
 La Russia prima del 1917 era una società in prevalenza contadina. L’autorità dello zar era rafforzata dalla  Chiesa  che influenzava la stessa istituzione della famiglia.
Il matrimonio e il divorzio erano sotto controllo religioso; le donne erano legalmente subordinate, considerate come proprietà del maschio. I proverbi russi comuni esprimevano sentimenti come:
Pensavo di aver visto due persone ma erano solo un uomo e sua moglie.
Il potere maschile nella famiglia era totale e le donne dovevano essere passive e sopportare condizioni brutali, passate dal padre al marito e spesso bersaglio di una violenza autorizzata.
Le donne contadine e le operaie affrontavano un punitivo, arduo lavoro nei campi e nelle fabbriche con il notevole peso aggiunto della cura infantile e delle responsabilità domestiche in un’epoca in cui il parto era difficile e pericoloso, la contraccezione inesistente e la mortalità infantile elevata.
Tuttavia, il coinvolgimento politico delle donne nel 1917 non venne fuori dal nulla. La Russia viveva una contraddizione: accanto alla profonda povertà, all’oppressione e alla tirannia sopportate dalla maggior parte dei suoi abitanti, l’economia russa conobbe un boom nei decenni prima del 1905. Enormi fabbriche moderne producevano armi e stoffa, le ferrovie collegavano città in rapida crescita e gli investimenti e le tecniche provenienti dall’Europa portavano a enormi aumenti di produzione di ferro e petrolio.
Questi  cambiamenti economici generarono un’immensa trasformazione sociale negli anni precedenti la Prima guerra mondiale. Un numero crescente di contadine  spinte dalla povertà erano impegnate nelle fabbriche urbane. I datori di lavoro, nelle loro industrie meccanizzate,  creavano posti di lavoro poco qualificati e questo aspetto portò  ad una crescita enorme delle donne che lavoravano nei settori della biancheria, della seta, del cotone, della lana, della ceramica e della produzione di carta.
Le donne erano state coinvolte negli scioperi del settore tessile nel 1896, nelle proteste contro l’arruolamento prima della guerra russo-giapponese e, in modo cruciale, nella rivoluzione del 1905, durante la quale le operaie non specializzate nei settori del tessile, del tabacco e delle fabbriche di dolci, insieme alle lavoratrici domestiche e alle lavandaie scioperarono e cercarono di formare i propri sindacati nel vivo di quella massiccia rivolta.
L’impatto della Prima guerra mondiale fu decisivo nell’aumentare il peso economico e politico delle donne. La guerra distrusse famiglie e sconvolse la vita delle donne. Milioni di uomini erano assenti perché al fronte, feriti o uccisi, il che costringeva le donne a lavorare la terra da sole, a ricoprire il ruolo di capo famiglia e a entrare a far parte della forza lavoro urbana. Le donne erano il 26,6% della forza lavoro nel 1914, ma quasi la metà (43,4%) nel 1917. Anche nelle aree specializzate, la partecipazione femminile aumentò enormemente. Nel 1914 le donne costituivano solo il 3% dei lavoratori del settore metalmeccanico; nel 1917 il numero salì al 18%.

Le aspettative delle donne, dopo la rivoluzione di febbraio (marzo), per un miglioramento delle loro condizioni, furono quasi annullate sia dalla continuazione della guerra decretata dal governo, sia dalla conduzione politica dei Soviet.
Le manifestazioni ripresero a maggio e portarono alle dimissioni del governo provvisorio. Si formò un nuovo governo di coalizione con i liberali, menscevichi e socialisti rivoluzionari. Ancora un governo deciso a portare avanti la guerra.
La situazione politica e sociale era stagnante e si verificarono nuovi scioperi sempre guidati dalle donne.
Ben 40.000 lavandaie, appartenenti ad un sindacato guidato dalla bolscevica Sofia Goncharskaia, scioperarono chiedendo dei salari più alti, una giornata lavorativa di otto ore e migliori condizioni di lavoro in merito all’igiene  e alle prestazioni di maternità. Chiedevano anche la fine delle molestie sessuali che erano frequenti in ambito lavorativo.

GONCHARSKAYA Sofja Samoilovna (1889–1973)
ГОНЧАРСКАЯ Софья Самойловна
Partecipante al movimento rivoluzionario. Nata nel 1889. Iniziò la sua attività rivoluzionaria in Ucraina. Membro del RSDLP(b) dal 1914. Fu arrestata e scappò di prigione. Era nascosta, poi in esilio. Nell'estate del 1917 tornò da New York. Ha diretto e guidato il sindacato delle lavoratrici e delle lavoratrici delle lavanderie. È stata eletta dal sindacato al Consiglio dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado. Durante la guerra civile fu a capo del dipartimento politico della divisione. Dopo la guerra civile, ha lavorato nel lavoro diplomatico e di partito. Morì nel 1973.

Il tema delle prestazioni di maternità era piuttosto delicato dato che le lavoratrici erano spesso costrette a nascondere la gravidanza fino al momento del parto e spesso lo stesso parto avveniva sul pavimento della fabbrica.
Alcuni cronisti dell’epoca raccontarono che
«Con altre attiviste del sindacato, Goncharskaia era andata da una lavanderia all’altra per convincere le donne a aderire allo sciopero. Avrebbero riempito secchi di acqua fredda per spegnere i forni. In una lavanderia, il proprietario attaccò Goncharskaia con una spranga; fu salvata dalle lavandaie che lo afferrarono da dietro».
In agosto il generale Kornilov cercò di fermare la rivoluzione.
Le donne avevano costruito delle barricate lungo le strade di Pietrogrado e prestavano anche assistenza sanitaria. Nel mese di ottobre le donne del partito bolscevico erano in prima linea per l’assistenza medica e fungevano da staffette per permettere un collegamento tra le varie località. Altre donne coordinavano le rivolte in diversi punti della città.
Molte di queste donne appartenevano al corpo delle Guardie Rosse ed altre svolgevano importanti incarichi civili.
«La conducente di tram, A.E. Rodionova, aveva nascosto 42 fucili e altre armi nel suo deposito quando il governo provvisorio aveva tentato di disarmare i lavoratori dopo le giornate di luglio.
In ottobre, era incaricata di accertarsi che due tram con mitragliatrici lasciassero
il deposito per l’assalto del Palazzo d’Inverno.
Doveva assicurarsi che il servizio di tram operasse durante la notte dal 25 al 26 ottobre,
per aiutare la presa del potere e controllare i posti della Guardia rossa in tutta la città».
Durante la rivoluzione il movimento femminista subì una scissione. Si formarono due schieramenti legati ad una diversa ideologia sulla guerra in atto:
- Il movimento basato sulle lavoratrici che rivendicavano la fine della guerra che era alla base delle sofferenze sociali;
- Il movimento delle liberali, appartenenti alle classi sociali superiori, che sostenevano l’uguaglianza di fronte alla legge, all’istruzione e nelle riforme sociali. Obiettivi che sarebbero stati raggiunti dimostrando fedeltà al nuovo governo e allo sforzo bellico. Una posizione contrapposta al movimento delle lavoratrici perché sostenevano il patriottismo, vincere la guerra per difendere la Patria e successivamente sviluppare le riforme sociali.
Alexandra Kollontai, Nadezhda Krupskaia e Inessa Armand
Александра Коллонтай, Надежда Крупская и Инесса Арманд

La Rivoluzione di febbraio (marzo) aveva proposto anche la richiesta delle donne per il suffragio universale che fu concesso nel mese di luglio 1917.
Una conquista importante anche se per le donne comportava ben poca cosa nella loro vita dato che  persistevano le difficolta di una esistenza dominata dal disagio economico, dalle lunghe ore di lavoro e dalle lotte per tenere insieme le famiglie.
La rivoluzionaria Kollontai scrisse nel 1908:
Per quanto apparentemente siano radicali le rivendicazioni che esse avanzano, non possiamo perdere di vista il fatto che le femministe non possono, per la loro posizione di classe, combattere per quella fondamentale trasformazione della struttura economica e sociale contemporanea della società senza la quale la liberazione delle donne non può essere completa.
Con il progredire delle giornate di lotta, le rivendicazioni non riguardavano solo la guerra, il pane, lo sfruttamento del lavoro, il diritto al voto ma anche la proprietà della terra..
«Il programma politico bolscevico andò dimostrandosi sempre più attraente per la massa dei lavoratori, dei soldati e dei contadini, quando le turbolenze sociali e la rovina economica raggiunsero l’acme nel tardo autunno.
Senza questo, non vi sarebbe stata alcuna rivoluzione d’ottobre».
Tutte queste rivendicazioni vennero vissute dalle lavoratrici, dalle contadine e dalle mogli dei soldati e fu importante anche il sostegno della massa di lavoratori non qualificati di Pietrogrado, la
maggior parte dei quali erano donne. Senza questa condivisione l’insurrezione di ottobre non sarebbe riuscita.
Il sostegno ai bolscevichi non era astratto o cieco ma  era il frutto o l’espressione di
Cauto e doloroso sviluppo della coscienza di milioni di lavoratori, uomini e donne
come disse Trotsky.
Il governo provvisorio, formato dopo la caduta dello zar Nicola II,  agì con risultati limitati o addirittura con le repressioni.
 Ci fu anche un tentativo di colpo di stato operato dal generale Kornilov.
Per le donne l’imperativo era uno solo….
Andare avanti o essere schiacciati.
I bolscevichi hanno sempre detto: “Noi non ti convinceremo, sarà la vita stessa a farlo”. E ora i bolscevichi hanno trionfato perché la vita ha dimostrato che la loro tattica era giusta.
I bolscevichi furono gli unici a prendere sul serio la questione delle donne e della loro emancipazione
Sia i menscevichi che i bolscevichi compresero la necessità di impegnarsi con le donne come parte della classe operaia.  I bolscevichi integrarono la lotta per la parità tra uomini e donne in una strategia basata sull’attività di classe contro il governo e la guerra.
Gli altri partiti erano invece coinvolti nella continuazione della guerra, facevano riferimento ai privilegiati e ai padroni, segnalavano  gli scioperi delle donne e parlavano di diritti politici, senza proporre una soluzione concreta per risolvere i problemi delle donne.
I bolscevichi presero sempre più in mano l’organizzazione e la politicizzazione delle donne: in parte avendo appreso la lezione degli esplosivi inizi di febbraio e in parte a causa della tenacia delle proprie donne.
Le dirigenti bolsceviche, tra cui Kollontai, Krupskaia, Armand, Konkordiia Samoilova e Vera Slutskaia, tra le altre, avevano già sostenuto come il partito avrebbe dovuto dedicare uno sforzo speciale nell’organizzare le operaie e sviluppare la loro educazione politica. Lottarono per convincere i compagni maschi che le lavoratrici non qualificate avevano un ruolo centrale, e non  passivo, conservatore, “retrogrado” ostacolo per la rivoluzione.
Il giornale bolscevico Rabotnitsa (La Donna Lavoratrice), pubblicato dapprima nel 1914 e rilanciato nel maggio 1917, conteneva articoli sull’importanza degli asili nido, delle scuole materne, di una legislazione per la protezione delle donne sui luoghi di lavoro, e sottolineava ripetutamente la necessità che l’uguaglianza e la “questione femminile” fossero prese in carico da tutti i lavoratori.



Nel mese di aprile la Kollontai propose un dipartimento di donne per il partito. La sua proposta restò isolata, inascoltata dai dirigenti bolscevichi, sebbene avesse il sostegno di Lenin.
Nei mesi successivi  diventò chiara la tesi di Lenin  di sviluppare  la rivoluzione attraverso il potere dei soviet e quella di Kollontai sull’importanza delle donne lavoratrici. Due tesi che davano impulso alla dinamica  della rivoluzione spingendola in avanti. 
I documenti bolscevichi, con una certa superficialità mettevano in evidenza certi atteggiamenti sessisti radicati nei movimenti femminili che potevano mettere in  pericolo l’unità della classe operaia.
Il partito  si adoperò per ottenere che le donne fossero rappresentate nei comitati di fabbrica, sfidando gli atteggiamenti maschili che consideravano le lavoratrici come una minaccia e discutendo con i lavoratori maschi dell’opportunità di votare le donne  specialmente nelle industrie in cui esse erano la maggioranza  e mostrando loro rispetto come colleghi, rappresentanti e compagni.
Sei settimane dopo la Rivoluzione d’ottobre (sempre nel 1917), il matrimonio fu sostituito dalla registrazione civile e il divorzio divenne accessibile su richiesta di entrambi i coniugi.
Queste misure vennero elaborate un anno dopo nel Codice della Famiglia, che rese le donne uguali agli uomini davanti alla legge:
- Il controllo religioso venne abolito, rimuovendo in un colpo solo secoli di oppressione istituzionalizzata;
- entrambi i partner avrebbero potuto ottenere il divorzio senza motivazione;
- le donne conquistarono il diritto a possedere proprio denaro e nessuno dei due partner aveva diritti sui beni dell’altro.
- Il concetto di illegittimità della filiazione fu abolito: se una donna non sapeva chi fosse il padre, tutti i suoi precedenti partner sessuali avevano la responsabilità collettiva per il bambino.
Nel 1920, la Russia divenne il primo Paese a legalizzare l’aborto su richiesta.
La rivoluzione del 1917 fu iniziata e plasmata dalle donne, e nel corso dell’anno molte delle antiche idee sulle donne come esseri inferiori, come proprietà dell’uomo, passive, arretrate, conservatrici, insicure e deboli furono messe in discussione, se non addirittura spazzate via, dalle azioni e dall’impegno politico delle donne.
Ma la rivoluzione russa non abolì il dominio maschile, né liberò le donne: le privazioni catastrofiche della guerra civile e le successive distorsioni del governo sovietico resero tutto ciò impossibile. Le disuguaglianze rimasero. Poche donne occuparono posizioni di potere, poche furono elette in organi amministrativi e le idee sessiste non poterono semplicemente sparire nelle estreme avversità che seguirono all’Ottobre.
È vero, la divisione del lavoro tra donne e uomini rimase, ma piuttosto che concludere che le donne non abbiano sfidato il dominio maschile, occorre considerare come esse operassero entro i margini di manovra consentiti, e ciò che questo significava per il processo rivoluzionario.
Le donne furono parte integrante della Rivoluzione del 1917, facendo la storia accanto agli uomini, non come spettatrici passive o nullità apolitiche, ma come coraggiose partecipanti il cui impegno fu ancor più significativo per il rifiuto della radicata oppressione a cui erano soggette da tempo. Guardare la rivoluzione attraverso gli occhi delle donne diede una lettura più ricca per esaltare un importante momento di trasformazione storica per la politica di genere.
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Nel passato (forse ancora oggi) la giornata dell’8 marzo fu invece collegata alla morte di tante operaie in America che lavoravano in condizioni disagiate.
Secondo la storiografia, alcuni giorni prima dell’8 marzo 1908, le operaie di un’industria tessile (fabbrica di camicie) di New York, la “Cotton/Cottons”, entrarono in sciopero.

Una protesta nata per le disumane condizioni (economiche e sanitarie) di lavoro.
Lo sciopero proseguì con fermezza e l’8 marzo il proprietario della fabbrica, un certo Johnson, chiuse tutte le operaie all’interno dello stabile,  bloccando di fatto tutte le uscite.
Lo stabilimento fu colpito da un incendio e le operaie fecero quinti una fine orribile.
La narrazione affermò che fu lo stesso proprietario della fabbrica a provocare il devastante incendio. Un gesto folle di inaudita violenza.
In realtà questa fabbrica non è mai esistita a New York.
Nel Museum of the City of New York, Upper Est Side .1220 number of Fifth Avenue, si trova una sezione nel quale sono ricordati gli incendi che devastarono la città.
Gli incendi ricordati:
- fabbrica Triangle nel 1911;
- teatro di Brooklyn, nel 1876, che causò 300 morti;
- Great Fire, nel 1835, con un incendio che distrusse ben 700 edifici;
- Un incendio del 1776 che causò la perdita della propria casa per migliaia di persone.
-        Un incendio del 1776 che causò la perdita della propria casa per migliaia di persone.
Dell’incendio della fabbrica “Cotton” nessun ricordo eppure se fosse realmente avvenuto, le operaie fecero una tragica fine, sarebbero state ricordate nella loro memoria a testimonianza della crudeltà umana.
Un terribile incendio avvenne, sempre a New York, il 25 marzo 1911. Questo disastro non fu collegato alla lotta di emancipazione femminile ma mise in risalto le condizioni di lavoro disumane di lavoratori/lavoratrici immigrati/e ed in particolare di italiani/e e di ebrei/e di provenienza quindi europea.
Nel 1911 le sindacaliste di New York lottavano nelle fabbriche per ottenere un miglioramento delle condizioni di lavoro e dei salari.
Agli inizi del 1900 i lavoratori delle industrie lavorano a rischio per la loro incolumità.
Gli incidenti erano numerosi e la morte e le lesioni gravi subite dai lavoratori erano considerate nella norma, come un fatto accettabile quasi di routine.
Miniere crollate, navi affondate, caldaie esplose, macchinari difettosi.. causavano morte.
La sicurezza sul lavoro non era regolamentata e la stessa retribuzione salariare dei lavoratori era basata su un’idea “socialista”.
(Questo articolo "Look Back" apparve per la prima volta nel numero di marzo/aprile 2004 di The American Postal Work Magazine.)
Il terribile incendio della Triangle Shirtwaist Company del 25 marzo 1911 inaugurò un nuovo capitolo dell’era industriale in cui i sindacati guidarono la lotta per la sicurezza sul lavoro per tutti gli americani.
L’industria tessile, in particolare, aveva assorbito migliaia di immigrati disperati che avevano raggiunto l’America nella speranza di un domani migliore.
Numerose fabbriche dell’abbigliamento, con un numero considerevole di addetti, animavano il tessuto sociale  ed economico della città di New York.
Una delle fabbriche più importanti era la
Triangle Shirtwaist
che produceva camicette da donna.
Circa 500 addetti alla lavorazione costituiti in gran parte da donne ebree o italiane adolescenti o ventenni. Una giornata di lavoro lunghissima per un salario basso. Le condizioni di lavoro?
Stanze sovraffollate, poste ai piani superiori dell’edificio, e scarsamente illuminate.
I proprietari usavano degli strumenti economici “particolari” per avere maggiori profitti.
Subappaltavano gran parte del lavoro ad agenti che assumevano la manodopera più economica reperibile nel tessuto sociale ed intascavano una parte del salario dei lavoratori. I lavoratori dovevano pagare anche gli aghi, il filo ed addirittura anche l’elettricità delle macchine adoperate nel lavoro. Non solo…..  Modificavano gli orari di lavoro e riducevano i salari anche in base alle “simpatie”. Venivano spesso licenziati o minacciati se avessero avanzato delle lamentele.
C’erano dei sindacalisti tra i lavoratori che venivano malmenati da delinquenti assoldati dai dirigenti o addirittura messi in prigione dalla polizia corrotta. Le autorità governative, pur essendo a conoscenza del grave problema, erano praticamente assenti.



I salari?
La retribuzione variava in base all’età ed al sesso.  Il salario non dipendeva dal lavoro svolto e le leggi sul lavoro minorile non erano applicate.
Un dipendente lavorava circa 70 o più ore a settimana senza retribuzione per gli straordinari e guadagnava circa 6 dollari. Un salario inferiore al minimo di legge che costringeva gli stessi lavoratori ad una miseria opprimente negli affollati caseggiati della città.
Alcuni anni prima dell’incendio il “Local 25 dell'International Ladies' Garment Workers' Union (ILGWU)” iniziò a organizzare  i lavoratori, nelle loro rivendicazioni, in molte fabbriche della città.
L' International Ladies' Garment Workers' Union ( ILGWU ) era costituito da membri che erano impiegati nell'industria dell'abbigliamento femminile. 
L'ILGWU fu fondata il 3 giugno 1900,  a New York City da sette sindacati locali, con poche migliaia di membri tra di loro e con il passare degli anni diventò uno dei più grandi ed importanti sindacati statunitensi, tra l’altro con una maggioranza femminile.

Fotografia di gruppo del comitato esecutivo dell'ILGWU Local 25, che include Clara Lemlich (fila in alto, terza da sinistra), Morris Hillquit (fila in piedi in basso, seconda da destra) e Benjamin Schlessinger (prima fila, secondo da sinistra)  - 1912
https://www.flickr.com/photos/kheelcenter/5279745804

Clara Lemlich, attivista sindacale, convinse 400 dei suoi colleghi di lavoro a portare avanti uno sciopero nella fabbrica Triangle verso la fine di settembre 1909.

Nelle foto: Membri della lega sindacale femminile che manifestano per l'organizzazione
delle donne lavoratrici, NYC 1909
(New York University, Robert P. Wagner Labor Archives.
The Oster Visual Documentation Center, ANU – Museum of the Jewish People)
https://www.shalom.it/image/catalog/Dicembre2021/Scioperanti%201909.jpg
La Lemlich, fu malmenata da alcuni delinquenti assoldati dai dirigenti della fabbrica e, appena si riprese, pronunciò un discorso in una conferenza stampa. Un discorso che suscitò clamore a tal punto che riuscì a convincere i lavoratori dell’industria tessile di tutta la città a prendere parte alla manifestazione di sciopero.
Si trovò di fronte a migliaia di sue colleghe lavoratrici presso la “Cooper Union” di New York.
Parlò nella sua lingua yiddish e chiese un’azione rapida….
(Lingua “yiddish”: Lingua degli Ebrei ashkenaziti, nata intorno al X sec., quando Ebrei provenienti dalla Francia e dall'Italia settentrionale si stabilirono in Renania. Il termine deriva dal ted. jiddish, alterazione dell'aggettivo jüdisch «giudeo». Si diffuse in vaste aree dell'Europa centrale e orientale).



https://ephemeralnewyork.wordpress.com/2018/11/05/a-23-year-old-launches-a-1909-labor-revolt/
"Sono una ragazza che lavora"………"Una di coloro che scioperano contro condizioni intollerabili. Sono stanca di ascoltare oratori che parlano in termini generali. Ciò per cui siamo qui è decidere se scioperare o non scioperare. Propongo la risoluzione che uno sciopero generale essere dichiarato adesso".
Ci fu un prolungato vociare di approvazione e la stessa Lemlich e le migliaia di presenti prestarono giuramento in lingua yiddish di scioperare il giorno successivo, promettendo….
"Se divento traditrice della causa che ora prometto, possa questa mano appassire
dal braccio che ora alzo".
La mattina successiva, Lemlich e 15.000 operai si trovarono nelle strade di New York per protestare contro i salari e le condizioni di lavoro.
Nel giro di pochi giorni, 20.000 persone lasciarono il lavoro, chiedendo:
- un aumento del 20%,
- una settimana lavorativa di 52 ore,
- retribuzione per gli straordinari;
- diritti di contrattazione collettiva.
Invitò i leader cittadini ad istituire e applicare migliori standard di salute e sicurezza sul posto di lavoro.
Questo sciopero, in seguito soprannominato la “Rivolta dei Ventimila”, durò più di due mesi e trasformò la cultura del lavoratore dell'industria.



La Rivolta dei 20.000 fu il più grande sciopero delle donne mai avvenuto nella storia americana. Si stimò che durante le undici settimane di sciopero abbiano partecipato circa trentamila lavoratori, il 90% dei quali erano ebrei e il 70% donne.
Per gentile concessione degli archivi del sindacato internazionale dei lavoratori dell'abbigliamento femminile, Kheel Center, Cornell University.

I manifestanti ottennero concessioni da diverse fabbriche per salari equi e orari ridotti. 
La Lemlich non solo riuscì ad avviare una protesta, ma istigò anche una rivoluzione operaia.
Il progresso verso i diritti dei lavoratori fu oscurato dal disastroso incendio del Triangle Shirtwaist Company che costò la vita a 146 operai nel marzo del 1911.
Lemlich, che all'epoca stava organizzando sindacati in tutta New York City, attribuì l'elevato numero di vittime dell'incendio all'assenza di standard sindacali in fabbrica, che avrebbero vietato le porte chiuse e richiesto scale antincendio accessibili.
La direzione divise i lavoratori lungo linee etniche e di genere ma gli scioperanti rimasero uniti e alla fine ottennero una retribuzione migliore, orari più brevi e diritti sindacali. 
Lo sciopero si concluse nel giro di pochi giorni in alcune fabbriche. 
La direzione della Triangle continuò ad impiegare lavoratori che non aderirono alle manifestazioni ma alla fine accettò, l’8 febbraio 1910, la maggior parte delle richieste sindacali.
I lavoratori della Triangle non ottennero però gli standard più elevati in materia di sicurezza e salute.
Il 25 marzo 1911, mentre i lavoratori terminavano il turno, scoppiò un incendio all'ottavo piano che si sviluppo immediatamente lungo un condotto di aerazione fino ai piani superiori. 
L’incendio forse fu causato da una cicca di sigaretta che venne a contatto con materiale altamente infiammabile.
Alcuni operai tentarono di domare le fiamme, ma scoprirono che la fornitura d'acqua alle manichette antincendio era interrotta. In pochi minuti, i tre piani superiori dell'edificio furono avvolti dalle fiamme che consumarono rapidamente la carta velina e il tessuto di cotone utilizzati per assemblare gli indumenti.
I lavoratori/lavoratrici si precipitarono verso le scale e gli ascensori inadeguati dell'edificio si intasarono rapidamente. Le porte delle scale del nono piano erano state chiuse. Un'uscita principale al primo piano era stata limitata per consentire l'uscita di un solo dipendente alla volta, sotto l'occhio vigile dei dirigenti dell'azienda che regolarmente perquisivano i lavoratori alla ricerca di ritagli di tessuto rubati. Molti dipendenti, frenetici, tentarono di fuggire attraverso l'unica scala antincendio dell'edificio, che presto crollò. Decine di giovani donne si precipitarono verso la morte nella strada sottostante mentre 
i passanti guardavano con orrore.
Alcuni degli operai rimasti intrappolati aspettarono i soccorsi alle finestre dell'edificio, ma le scale dei vigili del fuoco erano troppo corte per raggiungerli. Nemmeno le manichette antincendio riuscirono a raggiungere i piani superiori. Molti si lanciarono verso la morte piuttosto che essere bruciati dal fuoco.
Mezz'ora dopo l'inizio dell'incendio, il bilancio delle vittime fu tremendo…
morirono 123 giovani donne e 23 uomini.
Mancavano venti minuti alle cinque del pomeriggio e ne mancavano solo altri cinque e tutte le lavoratrici della camiceria si sarebbero alzate per tornare a casa, a Brooklyn. Gli impiegati degli altri uffici del palazzo se n’erano andati a mezzogiorno. Come fosse partita la prima fiammata, avrebbe ricostruito il giorno dopo il Daily Telegraph ripreso dal Corriere della Sera, non si sa. 
Ma in pochi istanti il fuoco attaccò i mucchi di stoffa dilagando per l’ottavo piano e avventandosi sul nono e sul decimo. Fu l’inferno. Le ragazze cercarono di scendere per la scala anti-incendio ma era troppo leggera e cedette di colpo. Alcune riuscirono a raggiungere l’ascensore, che per un po’ andò su e giù portando in salvo alcune decine di ragazze, poi cedette di schianto: nella tromba, a fiamme domate, sarebbero stati trovati una trentina di corpi.
Fu allora che New York assistette, col cuore in gola, a decine di scene terribili. «La folla da sotto urlava: “Non saltare!”», scrisse il New York Times. «Ma le alternative erano solo due: saltare o morire bruciati. E hanno cominciato a cadere i corpi». Tanti che «i pompieri non potevano avvicinarsi con i mezzi perché nella strada c’erano mucchi di cadaveri». «A una finestra del nono piano vedemmo apparire un uomo e una donna. Ella baciò l’uomo che poi la lanciò nel vuoto e la seguì immediatamente». «Due bambine, due sorelle, precipitarono prese per la mano; vennero separate durante il volo ma raggiunsero il pavimento nello stesso istante, entrambe morte». Forse erano Rosaria e Lucia Maltese, forse Bettina e Francesca Miale, forse Serafina e Sara Saracino… 
Erano centinaia, le ragazze e le bambine italiane che lavoravano lì, sfruttate da quei carnefici. Centinaia. E almeno 39 identificate («da un anello, da un frammento di scarpa») più dieci ufficialmente disperse, videro finire così il loro sogno americano. I loro assassini, al processo, vennero assolti. L’8 marzo, dopo tante rimozioni, ricordiamoci anche di loro.
L’incendio catturò l’attenzione dell’opinione pubblica a livello nazionale e contribuì a inaugurare l’era progressista in cui giornalisti e politici liberali denunciarono la corruzione e gli abusi del potere aziendale.  
Prima pagina del quotidiano yiddish Der Groyser Kundes ( The Big Stick ).
Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
https://cdn.jwa.org/sites/default/files/mediaobjects/Triangle-Fire.jpg

La tragedia galvanizzò l'impegno del movimento sindacale per la sicurezza e la giustizia sul posto di lavoro, poiché l'ILGWU e altri sindacati aumentarono i loro sforzi per porre fine allo sfruttamento delle fabbriche sfruttatrici.
Aiutati da un giudice corrotto, i proprietari della fabbrica Triangle, Max Blank e Isaac Harris,  sfuggirono alla responsabilità dell'incendio in un processo penale  durato otto mesi. 
La giuria li assolse perché
non fu possibile stabilire se i proprietari erano a conoscenza che
le porte di uscita critiche (di sicurezza) erano chiuse.
Tre anni dopo l'incendio, le cause legali alla fine risarcirono le famiglie in lutto con 75 dollari per vittima. 
I lavoratori gridarono:
“Dov’è la giustizia?”
Ma l’indignazione per il disastro portò alla graduale implementazione di codici antincendio più severi per tutte le abitazioni e i luoghi di lavoro americani. La lotta dell'ILGWU segnò anche l'inizio dell'emancipazione delle lavoratrici.
Nei decenni successivi, le donne sindacaliste avrebbero contribuito a guidare la lotta per luoghi di lavoro più sicuri, salari vivibili, settimana lavorativa di 40 ore, benefici sanitari e uguaglianza di genere e razziale sul posto di lavoro. Queste lotte continuarono, quasi un secolo dopo.
Lo sfruttamento delle fabbriche sfruttatrici esisteva  ancora negli anni '90. Studi condotti dal Dipartimento del Lavoro a metà degli anni ’90 rilevarono che il 67% delle fabbriche di abbigliamento di Los Angeles e il 63% di quelle di New York violavano le leggi sul salario minimo e sugli straordinari. Ancora peggio, lo studio ha rilevà che il 98% delle fabbriche di abbigliamento di Los Angeles avevano problemi di salute e sicurezza sul posto di lavoro che potrebbero causare lesioni o morte.


I sopravvissuti, i sindacati e le organizzazioni comunitarie piansero le vittime e chiesero progressi nella protezione dei lavoratori.
https://web.archive.org/web/20131207180441im_/https://www.apwu.org/laborhistory/04-2_trianglefire/triangle-4.jpg

New York Times , 26 marzo 1911, pag. 4.
Storie di sopravvissuti. Testimoni e soccorritori raccontano quello che hanno visto



La rapidità delle fiamme è dimostrata dall'esperienza di Max Rother, un sarto alle dipendenze della Triangle Belt Company, che si trovava all'ottavo piano dell'edificio quando è scoppiato l'incendio. Rother si trovava dal lato di Washington Place quando sentì il grido di allarme provenire dal lato del loft di Greene Street. Sopra le teste degli operatori alle macchine nella stanza pendeva una fila di vestiti in fiamme. Insieme al direttore dell'azienda, Max Burnstein, cercò di spegnere l'incendio con secchi d'acqua. Durante questo lavoro la corda su cui erano appesi i vestiti bruciò a metà e i vestiti in fiamme caddero sulle loro teste.
Ben presto la stanza fu in fiamme. Rother corse verso le scale sul lato dell'edificio su Greene Street e fuggì. Non sa cosa ne sia stato di Burnstein, il manager.
Cecilia Walker, 20 anni, che vive al 29 di Stanton Street, è scivolata lungo il cavo dell'ascensore di Washington Place ed è scappata con le mani ustionate e contusioni sul corpo. Si trovava all'ottavo piano dell'edificio quando è scoppiato l'incendio. Correndo verso la tromba dell'ascensore suonò per chiamare l'auto, ma non arrivò. Mentre superava il sesto piano scivolando sul cavo ha perso conoscenza, ha detto, e non sa cosa sia successo finché non ha raggiunto l'ospedale St. Vincent, dove si trova adesso.
"Io e una ragazza", raccontò ai medici dell'ospedale, "eravamo all'ottavo piano, e quando corsi verso la tromba dell'ascensore la mia ragazza si diresse verso la finestra sul lato di Washington Street. Mi guardai intorno per chiamarla ma se n'era andata."
Salta prima che arrivino i vigili del fuoco
Secondo diversi testimoni oculari, le fiamme uscivano dalle finestre e le ragazze saltavano sul marciapiede per diversi minuti prima che arrivasse il primo camion dei pompieri con scale. Benjamin Levy di 995 Freeman Street, nel Bronx, uno dei primi uomini ad arrivare all'edificio in fiamme, dice che erano trascorsi dieci minuti dall'inizio dell'incendio prima che arrivasse la prima autopompa. Il signor Levy è il membro junior dell'azienda di produzione all'ingrosso di abbigliamento I. Levy & Son proprio dietro l'angolo, al 3 e 5 di Waverley Place.
"Ero di sopra nel nostro laboratorio", disse, "quando uno degli impiegati che guardava fuori dalla finestra gridò che c'era un incendio dietro l'angolo. Corsi di sotto e quando raggiunsi il marciapiede il le ragazze già saltavano dalle finestre, nessuna si è mossa dopo aver sbattuto sul marciapiede, alcuni uomini sono accorsi correndo con una rete che hanno preso da qualche parte, e io ne ho afferrato un lato per aiutarli a trattenerla.
"Era circa dieci piedi quadrati e siamo riusciti a catturare una quindicina di ragazze. Non credo che ne abbiamo risparmiate più di una o due. La caduta è stata così grande che sono rimbalzate sul marciapiede dopo aver colpito la rete. Cadaveri cadevano tutt'intorno. noi, e due o tre degli uomini che erano con me furono investiti. Le ragazze saltarono selvaggiamente fuori dalle finestre e si girarono più e più volte prima di raggiungere il marciapiede.
"Ho visto solo un uomo saltare. Tutte le altre erano ragazze. Stavano sui davanzali delle finestre strappandosi i capelli a manciate e poi saltavano.
"Una ragazza dopo tutto si trattenne e si aggrappò all'intelaiatura della finestra finché le fiamme dalla finestra sottostante non si avvicinarono a lei e le incendiarono i vestiti. Poi saltò oltre la rete e morì sul colpo, come tutti gli altri. "
Uno degli agenti di polizia che stavano controllando i corpi durante il trasporto all'obitorio raccontò di un mucchio in cui fu trovata una ragazza ancora viva quando le altre le furono portate via. È morta prima che un medico dell'ambulanza potesse raggiungerla.
L'ascensore ha fatto un viaggio.
Samuel Levine, un operatore di macchinari al nono piano, che vive al 1.982 di Atlantic Avenue, a Brooklyn, raccontò questa storia quando si era ripreso dalle ferite all'ospedale di New York: "Ero al lavoro quando ho sentito il grido di 'Al fuoco! ' Le ragazze sul pavimento lasciarono tutto e si precipitarono all'impazzata, alcune verso le finestre, altre verso la porta dell'ascensore. Una volta ho visto l'ascensore scendere oltre il nostro piano, era affollato al limite e nessuno sarebbe potuto salire. Non si fermò e non fu fatto nessun altro viaggio.
"In un attimo ci furono fiamme tutt'intorno. Tre ragazze, credo dal piano di sotto, mi passarono accanto correndo. I loro vestiti erano in fiamme. Ho afferrato i secchi del fuoco e ho provato a versare loro l'acqua addosso, ma non si fermavano ... Corsero urlando verso le finestre. Sapevo che lì non c'era speranza, quindi rimasi dov'ero, sperando che l'ascensore salisse di nuovo.
"Alla fine ho sfondato le porte dell'ascensore. Credo di averlo fatto con le mani. Ho allungato la mano e ho afferrato i cavi, li ho avvolti con le gambe e ho iniziato a scivolare giù. Ricordo di essere arrivato al sesto piano Mentre scendevo, più lentamente che potevo, mi sono lasciato cadere i corpi di sei ragazze. Una di loro mi ha colpito e sono caduta in cima all'ascensore. Sono caduta sul cadavere di una ragazza. La mia schiena ha colpito la trave che attraversa il tetto dell'auto.
"Alla fine ho sentito i pompieri farsi strada nel pozzo dell'ascensore, e sono venuti e ci hanno fatto uscire. Penso che altri siano stati portati fuori vivi con me."
M. Samilson della ditta Samilson & Co., al secondo piano dell'edificio, era in piedi davanti a una delle finestre del suo ufficio subito dopo la scoperta dell'incendio. Nei minuti successivi, ha detto, ha visto diversi corpi sfrecciare oltre la finestra dall'alto, la maggior parte delle ragazze. Quando i vigili del fuoco lo hanno raggiunto, verso le 6, era ancora lì inorridito. Dice che non riusciva a staccarsi.
Si è appreso che poche delle ragazze cadute dalle finestre del nono piano si sono lanciate di propria iniziativa. Sono stati spinti avanti dalla folla in preda al panico nella stanza dietro di loro.
Uno dei contabili, Morris Lewine, ha detto che era all'ultimo piano. Ha gettato i libri, ad eccezione di un libro mastro, in una cassaforte quando si è alzato il grido di fuoco. Poi si è diretto verso il tetto, seguito da due ragazze. Trovò una scala e si diresse con una delle ragazze sul tetto di un edificio adiacente. Non sapeva cosa ne fosse stato della seconda ragazza.
Thomas Gregory, un addetto all'ascensore, che lavora al 103 di Bleecker Street, ha detto che stava andando a casa quando si è imbattuto nell'incendio. Dice di essere entrato di corsa nell'edificio e di aver fatto tre viaggi in ascensore, facendo scendere circa quindici persone ad ogni viaggio. Ha detto di aver lasciato i corridoi dei piani superiori affollati di uomini e donne frenetici, che hanno lottato per entrare nell'ascensore e gli hanno artigliato il viso e il collo. Dopo il terzo viaggio il macchinario si è rotto, ha detto. Ha detto che c'erano due ascensori quando è entrato nell'edificio. Uno era al piano terra e l'altro era su uno dei piani superiori. Non ha visto nessun operatore.
Un uomo che disse di essere Samuel Tauber e di essere stato impiegato come caposquadra nei negozi della Triangle Company raccontò di un incendio all'ottavo piano avvenuto due anni fa. Disse che in quell'occasione il motore che alimenta le duecento macchine da cucire e da taglio presenti su quel piano, aveva emesso una fiamma che aveva incendiato alcuni ritagli lì vicino. Ha detto che l'incendio non era stato grave, ma che aveva gettato nel panico le ragazze che lavoravano lì. Tauber ha detto che secondo lui l'incendio di ieri potrebbe essere stato causato allo stesso modo.
Frank Fingerman, impiegato presso la ditta MS Work & Co., a Washington Place East, ha attivato l'allarme antincendio da un palco di Broadway quando ha sentito le grida delle donne nell'edificio della fabbrica.
"Ho visto mentre correvo", ha detto, "un ragazzo e una ragazza in piedi insieme davanti a una finestra di Greene Street. Lui la teneva e lei sembrava stesse cercando di saltare. Erano ancora lì quando sono tornato dall'incendio. Quando il fumo cominciò a uscire dalla finestra sopra di loro, il ragazzo lasciò andare la ragazza, che saltò e la seguì prima che toccasse terra.
"Altri quattro sono usciti immediatamente dalla stessa finestra. La folla ha bloccato la nostra porta finché non sono riuscito a svenire e la strada era gremita fino ai camion dei pompieri."
Soccorritori all'esterno.
Frederick Newman, lo studente di giurisprudenza della New York University che, insieme a Charles P. Kramer, aveva incaricato la squadra di salvataggio degli studenti della New York University sul tetto della loro istituzione, ha detto questo dopo che il lavoro è stato terminato:
"Eravamo nella biblioteca dell'edificio all'ultimo piano quando abbiamo notato una folata di fumo proveniente dall'edificio attraverso il cortile. Scintille sono entrate dalla finestra aperta della biblioteca e mentre saltavamo dai nostri posti abbiamo visto le ragazze lavoratrici che si accalcavano davanti alla biblioteca. dalle finestre. Abbiamo visto un uomo saltare fuori e poi le ragazze hanno cominciato a seguirlo."
OS Smith, un altro studente, stava andando dalla stazione della metropolitana di Astor Place alla biblioteca di giurisprudenza quando vide per la prima volta l'incendio. "Sono stato fermato dalla polizia a Waverley Place e Greene Street", ha detto. "Dall'altra parte della strada abbiamo potuto vedere i corpi di cinque donne. Mentre guardavo ho visto un braccio alzato e ho capito che una delle donne era viva. Ho chiamato un poliziotto che stava lì vicino. La sua unica risposta è stata: 'Torna lì e fatti gli affari tuoi." Gli ho indicato la donna e gli ho detto che bisognava fare qualcosa, perché l'acqua le cadeva addosso. Lui non mi ha capito, forse perché non è stato fatto nulla."
Alfred K. Schwach, uno studente, vide le ragazze correre verso le finestre sul retro della fabbrica, con i capelli in fiamme, fermarsi un attimo alla finestra e poi saltare fuori. "Ho visto quattro uomini", ha detto, "che hanno cercato di catturare le ragazze. Hanno preso una coperta da cavallo da un camion a Waverley Place e l'hanno tenuta fuori. Ha ceduto come carta quando le ragazze l'hanno colpita".
Il ponte umano perde e cade.
Pauline Grossman, 18 anni, che è rimasta ferita saltando da una finestra della fabbrica mentre l'incendio si stava diffondendo all'ottavo piano, racconta che tre dipendenti uomini della fabbrica hanno formato una catena umana con i loro corpi e hanno attraversato uno stretto vicolo per raggiungere l'edificio che si affaccia su Greene Street. Dichiara che diverse persone sono passate attraverso i corpi degli uomini e sono fuggite dall'edificio in fiamme entrando da una finestra dell'edificio di fronte.
"Mentre le persone che attraversavano il ponte umano si affollavano sempre di più sui corpi degli uomini, il peso sul corpo dell'uomo al centro divenne troppo grande e la sua schiena si ruppe. Lei disse che cadde nel passaggio sottostante e gli altri due uomini persero le loro forze." si aggrappò ai davanzali delle finestre e cadde. Le persone che attraversavano il ponte umano caddero con loro nel corridoio."

Chicago Sunday Tribune , 28 marzo 1911, p. 2.

Negli edifici adibiti ad uffici in tutta Washington, decine di uomini detenuti oltre l’orario d’ufficio lavoravano alle loro scrivanie. Uno di loro ha visto una ragazza precipitarsi alla finestra e alzare la finestra. Dietro di lei si precipitò una cortina ribollente di fiamme gialle.
Salì sul davanzale, rimase in piedi in una sagoma nera contro la luce, esitante, poi, con un ultimo tocco di inutile parsimonia, si infilò la borsa di castellana sul polso e saltò. Il suo corpo volò verso il basso attraverso il filo di vetro intrecciato di un baldacchino fino alla bandiera sottostante.
Le sue sorelle che la seguirono fiammeggiarono nell'aria come razzi. Il loro percorso poteva essere seguito ma difficilmente ascoltato.
Era a ottantacinque piedi dall'ottavo piano al suolo, a circa novantacinque piedi dalla nona porta, a 113 piedi dalla cornice del tetto, e lo slancio ascendente di una corrente d'aria e il crepitio delle fiamme soffocarono le loro grida.
"Jimmy" Lehan, un poliziotto della squadra stradale, si precipitò su otto rampe di scale quando l'incendio era al culmine, appoggiò le spalle contro una porta sbarrata e fece irruzione. Trovò una ventina di ragazze spaventate. Ordinò loro di scendere le scale piene di fumo, ma loro esitarono. Ha usato la sua mazza e li ha messi in salvo. Nessuno di loro morì.
Un ragazzo che si lanciava da uno dei piani superiori è stato catturato da un poliziotto che si è fatto forza e ha trattenuto il ragazzo, praticamente illeso, anche se entrambi sono caduti in strada.
Sei ragazze si sono fatte strada verso una finestra al nono piano sopra i corpi dei compagni di lavoro caduti e sono strisciate fuori in fila indiana fino a una sporgenza di pietra di otto pollici che correva per tutta la lunghezza dell'edificio.
A più di trenta metri sopra il marciapiede, strisciarono lungo il loro pericoloso percorso fino a un cavo elettrico oscillante che attraversava Washington Place.
I leader si fermarono per consentire ai loro compagni di raggiungerli all'estremità della sporgenza e i sei afferrarono il filo simultaneamente. Si spezzò come una corda marcia e loro crollarono mortalmente.
Una ragazza di 13 anni è rimasta appesa per tre minuti con la punta delle dita al davanzale di una finestra del decimo piano. Una lingua di fuoco le laccò le dita e lei cadde in una rete di salvataggio tenuta dai vigili del fuoco. Due donne sono cadute in rete quasi nello stesso momento. I fili si separarono e i due furono aggiunti alla lista dei morti.
Una ragazza gettò il portafoglio, poi il cappello, poi le pellicce da una finestra del decimo piano. Un attimo dopo il suo corpo li seguì roteando verso la morte.
Ad una finestra del nono piano apparvero un uomo e una donna. L'uomo abbracciò la donna e la baciò. Poi la scagliò in strada e saltò. Entrambi furono uccisi.
Cinque ragazze hanno rotto una lastra di vetro, sono cadute in un groviglio dibattente e sono state schiacciate in una massa informe.
Una ragazza dell'ottavo piano saltò verso una scala dei pompieri che arrivava solo al sesto piano. Ha mancato il bersaglio, ha colpito il bordo di una rete di salvataggio ed è stata raccolta con la schiena rotta.
Da una finestra una ragazza di circa 13 anni, una donna, un uomo e due donne abbracciate si gettarono a terra in rapida successione. La bambina è stata trasportata in automobile all'ospedale di New York.
Ha urlato mentre l'autista e il poliziotto la sollevavano nel corridoio. Un chirurgo uscì, le guardò il viso e le toccò il polso. "Lei è morta", ha detto.
Una ragazza è saltata su una coperta da cavallo tenuta dai vigili del fuoco e dai poliziotti. La coperta si strappò come una garza e il suo corpo fu straziato quasi al punto da essere irriconoscibile.
Un altro è caduto in un telone tenuto da tre uomini. Il suo peso lo strappò dalla loro presa e lei colpì la strada, rompendosi quasi ogni osso del suo corpo.
Quasi nello stesso momento un uomo fece una capriola sulla spalla di un poliziotto che teneva il telone. Ha distolto lo sguardo, ha colpito il marciapiede ed è stato raccolto morto.
All'interno dell'edificio un uomo dell'ottavo piano si appostava davanti alla porta di uno degli ascensori e con un bastone respingeva le ragazze che si erano precipitate verso le gabbie metalliche. Nell'auto furono ricoverati trenta alla volta. Sono stati portati giù il più velocemente possibile.
La chiamata delle ambulanze è stata seguita da successivi appelli alla polizia finché non sono arrivati ​​500 agenti di pattuglia per far fronte a una folla di decine di migliaia - un misto di morbosamente curiosi e di parenti e amici semi-pazzi delle vittime. Un centinaio di poliziotti a cavallo hanno dovuto caricare ripetutamente la folla per trattenerla.
Guidata dal capo dei vigili del fuoco Croker, una squadra di vigili del fuoco ha preso d'assalto le scale e ha ottenuto l'accesso all'edificio alle 7 in punto. Due proiettori provenienti dagli edifici di fronte illuminavano il percorso dei vigili del fuoco mentre salivano ai piani superiori.
Al nono piano furono trovati cinquanta corpi arrostiti. Giacevano in ogni postura possibile, alcuni così carbonizzati che il riconoscimento era impossibile. Una mezza dozzina erano nudi, con la carne appesa a brandelli fino alle ossa.
Donne con i capelli bruciati, con qua e là un arto completamente bruciato e il moncone carbonizzato visibile, venivano sollevate teneramente dalle macerie, avvolte in una tela cerata e calate con carrucole sulla strada.
Dall'altra parte della strada giacevano sul marciapiede un centinaio di bare di pino, nelle quali furono deposti i corpi. Non appena ciò fu fatto, le bare furono trasportate in una specie di veicolo che poteva essere messo in servizio all'obitorio dell'ospedale Bellevue e all'obitorio del Charities Pier, aperto per la prima volta dopo l'orrore di Slocum.
Uno dei primi medici sulla scena fu il dottor Ralph A. Froelich, 119 Waverley Place. Ha visto la maggior parte delle ragazze saltare in strada e quando ognuna cadeva si è precipitato al suo fianco e le ha somministrato iniezioni ipodermiche per attutire il dolore. Ha curato dodici delle vittime, che ha trovato ancora respiranti, ma ognuna è morta in breve tempo.









Altre ricostruzioni, che ebbero una certa eco mediatica, citarono la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, oppure fecero riferimento a scioperi o incidenti che sarebbero avvenuti a Chicago, a Boston o a New York in anni di volta in volta differenti.
Queste ricostruzioni, nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta del XX secolo abbiano dimostrato la loro non veridicità, erano ancora diffuse sia tra i mass media sia nella propaganda delle organizzazioni sindacali nei primi decenni del XXI secolo.
L’ONU con la risoluzione 3010 (XXVII) del 18 dicembre  1972,  ricordando i venticinque anni trascorsi dalla prima sessione della Commissione sulla condizione delle Donne (svolta a Lake Success, nella Contea di Nassau, tra il 10 e il 24 febbraio 1947),  proclamò il 1975 «Anno Internazionale delle Donne». Seguì, il 15 dicembre 1975, la proclamazione del "Decennio delle Nazioni Unite per le donne: equità, sviluppo e pace" (United Nations Decade for Women: Equality, Development and Peace, 1976-1985), tramite la risoluzione 3520 (XXX).
Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all'anno «Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale» (United Nations Day for Women's Rights and International Peace) e di comunicare la decisione presa al Segretario generale. Con questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e  l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare l'appoggio a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro Paese. L'8 marzo, come tale già festeggiato in diversi Paesi, fu scelto come data ufficiale da molte nazioni.

In Italia….


Il Manifesto è anche un ricordo di Rita Montagnana,
importante esponente del Partito Comunista Italiano
https://archiviodigitale.udinazionale.org/wp-content/uploads/2018/12/udi_1947_giornata-internazionale-della-donna_505-1.jpg

Per obiettività, si dovrebbe affermare come la data dell’8 marzo apparve nel contesto della Giornata internazionale della Donna nel 1914 in Germana. Si trattò di una serie di incontri che le donne fecero per protestare contro la violenza della guerra in corso e per solidarizzare con le cittadine russe che l’anno precedente, nel 1913, avevano celebrato la loro prima Giornata internazionale della Donna nell’ultima domenica di febbraio, contestualmente ai movimenti pacifisti che auspicavano la fine delle violenze della Prima guerra mondiale.
La scelta fu forse casuale perché quel giorno era di domenica.
La data fu “ufficialmente” istituita nel 1921 dalla Conferenza delle donne comuniste che si svolse a Mosca, in ricordo della rivolta avvenuta nel 1917 a Pietrogrado (oggi San Pietroburgo), che aveva portato al rovesciamento dello zar. Tra i rivoltosi le donne erano molto numerose, anche perché gran parte degli uomini erano impegnati nella Prima guerra mondiale.
Infatti nel 1917, davanti agli oltre due milioni di soldati morti nel conflitto, le donne russe scelsero l’ultima domenica di febbraio per proclamare uno sciopero al grido di “pane e pace”. Una scelta criticata dai politici e dalla classe dirigente di allora, ma che fu comunque portata avanti.
Successivamente  lo Zar abdicò e il governo provvisorio concesse il diritto di voto alle donne. Era il 23 febbraio secondo il calendario giuliano utilizzato in quel tempo in Russia, l’8 marzo secondo quello gregoriano di tutti gli altri Paesi.



Nota N. 1

Clara Zetkin
Dialogo con Lenin
sulla questione femminile

Clara Zetkin con Lenin e la Krupskaja
Источник: https://biographe.ru/politiki/klara-tsetkin

Dal mio taccuino

Dal mio taccuino

Il compagno Lenin mi ha parlato spesso della questione delle donne. L’uguaglianza sociale per le donne era, ovviamente, un principio che non necessitava di discussione per i comunisti. 
Nell'autunno del 1920 abbiamo avuto la nostra prima lunga conversazione sull'argomento nel grande studio di Lenin al Cremlino.
“Dobbiamo creare un potente movimento internazionale delle donne, su una base teorica chiara”, iniziò Lenin. “Non esiste una buona pratica senza la teoria marxista, questo è chiaro. A noi comunisti in questa questione è necessaria la massima chiarezza di principio. Deve esserci una netta distinzione tra noi e tutti gli altri partiti. Sfortunatamente, il nostro Secondo Congresso Mondiale non ha affrontato questa questione. È stato anticipato, ma non è arrivata alcuna decisione. La questione è ancora in commissione, che dovrebbe elaborare una delibera, tesi, indicazioni. Finora, però, non sono andati molto lontano. Dovrai aiutare."
Conoscevo già ciò che disse Lenin ed espressi il mio stupore per la situazione. Ero piena di entusiasmo per il lavoro svolto dalle donne russe durante la rivoluzione e tuttora svolto da loro per la sua difesa e il suo ulteriore sviluppo. E per quanto riguarda la posizione e l'attività delle compagne nel partito bolscevico, questo mi sembrava un partito modello. Essa sola ha formato un movimento femminile comunista internazionale di forze utili, addestrate ed esperte e un esempio storico.

Movimento delle donne lavoratrici

“È vero, è tutto molto vero e bello”, disse Lenin con un sorriso tranquillo. 
“A Pietrogrado, qui a Mosca, in altre città e centri industriali le lavoratrici si comportarono magnificamente durante la rivoluzione. Senza di loro non avremmo vinto. O quasi. Questa è la mia opinione. Quanto erano coraggiosi, quanto sono coraggiosi ancora! Pensa a tutte le sofferenze e le privazioni che hanno sopportato. E vanno avanti perché vogliono la libertà, vogliono il comunismo. Sì, le nostre donne proletarie sono eccellenti combattenti di classe. Meritano ammirazione e amore. Del resto bisogna tener presente che anche le signore della «democrazia costituzionale» di Pietrogrado si sono dimostrate più coraggiose contro di noi dei rottamieri. Questo è vero. Nel partito abbiamo compagne affidabili, capaci e instancabilmente attive. Possiamo assegnare loro molti posti importanti nei comitati sovietici ed esecutivi, nei commissariati del popolo e nei servizi pubblici di ogni genere. Molti di loro lavorano giorno e notte nel partito o tra le masse del proletariato, dei contadini, dell'Armata Rossa. Per noi questo è di grande valore. È importante anche per le donne di tutto il mondo. Mostra la capacità delle donne, il grande valore che il loro lavoro ha nella società. La prima dittatura proletaria è stata una vera pioniera nell’instaurazione dell’uguaglianza sociale per le donne. Sta eliminando più pregiudizi di quanto potrebbero fare i volumi di letteratura femminista. Ma nonostante tutto ciò non abbiamo ancora un movimento comunista internazionale delle donne, e dobbiamo averlo. Dobbiamo cominciare subito a crearlo. Senza di ciò il lavoro della nostra Internazionale e dei suoi partiti non è un lavoro completo, non potrà mai essere completo. Ma il nostro lavoro per la rivoluzione deve essere completo. Dimmi come va il lavoro comunista all’estero”.
“Niente male, per niente male”, disse Lenin. “L’energia, la volontà e l’entusiasmo delle compagne, il loro coraggio e la loro saggezza in tempi di illegalità o semi-legalità indicano buone prospettive per lo sviluppo del nostro lavoro. Sono fattori preziosi per estendere il Partito e accrescerne la forza, per conquistare le masse e portare avanti le nostre attività. Ma che dire della formazione e della chiarezza di principi di questi compagni e compagne? È di fondamentale importanza per il lavoro tra le masse. Ha una grande influenza su ciò che riguarda da vicino le masse, su come conquistarle, su come entusiasmarle. Per il momento dimentico chi disse: "Bisogna avere entusiasmo per realizzare grandi cose". Noi e i lavoratori di tutto il mondo abbiamo davvero grandi cose da realizzare. Cosa rende allora entusiaste le vostre compagne, le donne proletarie della Germania? Che dire della loro coscienza di classe proletaria? i loro interessi, le loro attività sono concentrati su rivendicazioni politiche immediate? Qual è la molla delle loro idee?
“Ho sentito alcune cose strane su questo argomento da compagni russi e tedeschi. Devo dirtelo. Mi è stato detto che una talentuosa comunista di Amburgo pubblica un giornale per le prostitute e vuole organizzarle per la lotta rivoluzionaria. Rosa si comportava e si sentiva comunista quando in un articolo difendeva la causa delle prostitute che venivano incarcerate per qualsiasi trasgressione alle norme di polizia nell'esercizio del loro triste mestiere. Purtroppo vengono doppiamente sacrificati dalla società borghese. In primo luogo, per il suo maledetto sistema di proprietà e, in secondo luogo, per la sua maledetta ipocrisia morale. Questo è ovvio. Solo chi è brutale o miope può dimenticarlo. Ma questo non è affatto la stessa cosa che considerare le prostitute – come dire? – essere una sezione militante rivoluzionaria speciale, organizzandoli e pubblicando per loro un giornale di fabbrica. Non ci sono davvero altre lavoratrici in Germania da organizzare, per le quali si può rilasciare un documento, che devono essere coinvolte nelle vostre lotte? L'altro è solo un'escrescenza malata. Mi ricorda la moda letteraria di dipingere ogni prostituta come una dolce Madonna. Anche l'origine di ciò era sana: simpatia sociale, ribellione contro la virtuosa ipocrisia del rispettabile borghese. Ma la parte sana si corruppe e degenerò.
“Del resto la questione delle prostitute darà origine qui a molti problemi seri. Riportateli al lavoro produttivo, inseriteli nell’economia sociale. Questo è ciò che dobbiamo fare. Ma è un compito difficile e complicato da portare a termine nelle condizioni attuali della nostra vita economica e in tutte le circostanze prevalenti. Ecco un aspetto del problema delle donne che, dopo la presa del potere da parte del proletariato, si profila davanti a noi ed esige una soluzione pratica. Ci darà molto lavoro qui nella Russia sovietica. Ma torniamo alla tua posizione in Germania. Il partito non deve in nessun caso restare a guardare con calma un simile comportamento disonesto da parte dei suoi membri. Crea confusione e divide le forze. E tu stesso, cosa hai fatto contro di esso?»
Sesso e matrimonio
Prima che potessi rispondere, Lenin continuò:
“La tua lista dei peccati, Clara, è ancora più lunga. Mi è stato detto che le questioni relative al sesso e al matrimonio sono i principali argomenti trattati nelle serate di lettura e discussione delle compagne. Essi sono il principale argomento di interesse, di istruzione politica e di educazione. Non potevo credere alle mie orecchie quando l'ho sentito. Primo paese a dittatura del proletariato, circondato dai controrivoluzionari di tutto il mondo, la situazione stessa della Germania richiede la massima concentrazione possibile di tutte le forze proletarie e rivoluzionarie per sconfiggere la controrivoluzione sempre crescente e in aumento. Ma le compagne lavoratrici discutono dei problemi sessuali e della questione delle forme di matrimonio nel passato, nel presente e nel futuro. Ritengono che il loro dovere più importante sia quello di illuminare le donne proletarie su questi temi. L'opuscolo più letto è, credo, quello di una giovane compagna viennese sul problema sessuale. Che spreco! Quale verità ci sia in ciò, gli operai l'hanno già letto molto tempo fa in Bebel. Solo non in modo così noioso, non così pesante come nell'opuscolo, ma scritto con forza, amarezza, aggressività, contro la società borghese.
“L'estensione delle ipotesi freudiane sembra 'colta', addirittura scientifica, ma è ignorante, pasticciata. La teoria freudiana è la moda moderna. Diffido delle teorie sessuali degli articoli, delle dissertazioni, dei pamphlet ecc., insomma di quella particolare letteratura che fiorisce rigogliosa sul terreno sporco della società borghese. Diffido di coloro che contemplano sempre le molteplici domande, come il santo indiano il suo ombelico. Mi sembra che queste fiorenti teorie sessuali, che sono per lo più ipotetiche e spesso del tutto arbitrarie, nascano dal bisogno personale di giustificare l'anormalità o l'ipertrofia personale nella vita sessuale di fronte alla morale borghese e di sollecitare la sua pazienza. Questo rispetto mascherato per la morale borghese mi sembra altrettanto ripugnante quanto curiosare in questioni sessuali. Per quanto selvaggio e rivoluzionario possa essere il comportamento, in realtà è ancora piuttosto borghese. È soprattutto un hobby degli intellettuali e dei settori a loro più vicini. Non c’è posto per questo nel partito, nel proletariato cosciente e combattivo”.
Ho interrotto qui dicendo che le questioni del sesso e del matrimonio, in una società borghese di proprietà privata, comportano molti problemi, conflitti e molte sofferenze per le donne di ogni classe e ceto sociale. La guerra e le sue conseguenze avevano accentuato grandemente i conflitti e le sofferenze delle donne in materia sessuale, avevano portato alla luce problemi che prima erano loro nascosti. A ciò si aggiunsero gli effetti della rivoluzione. Il vecchio mondo dei sentimenti e dei pensieri aveva cominciato a vacillare. I vecchi legami sociali si intrecciano e si spezzano, ci sono tendenze verso nuovi rapporti ideologici tra uomo e donna. L'interesse mostrato per queste domande è espressione del bisogno di illuminazione e di riorientamento. Indica anche una reazione contro la falsità e l'ipocrisia della società borghese. Le forme del matrimonio e della famiglia, nel loro sviluppo storico e nella loro dipendenza dalla vita economica, sono destinate a distruggere la superstizione esistente nell'animo delle lavoratrici riguardo al carattere eterno della società borghese. Un atteggiamento critico e storico verso questi problemi deve portare ad un esame spietato della società borghese, alla rivelazione della sua vera natura e dei suoi effetti, inclusa la condanna della sua moralità sessuale e della sua falsità. Tutte le strade portano a Roma. E ogni vera analisi marxista di una parte importante della sovrastruttura ideologica della società, di un fenomeno sociale dominante, deve condurre all’analisi della società borghese e della sua base di proprietà, deve concludersi con la consapevolezza che “questa deve essere distrutta”.
Lenin annuì ridendo. 
“Ecco! Stai difendendo l'avvocato delle tue compagne e del tuo partito. Naturalmente quello che dici è giusto. Ma questo giustifica soltanto gli errori commessi in Germania; non li giustifica. Sono e restano errori. Potete davvero assicurarmi seriamente che le questioni del sesso e del matrimonio sono state discusse dal punto di vista di un materialismo storico maturo, vivo? A tal fine è necessaria una conoscenza profonda e multiforme, la più cara padronanza marxista di una grande quantità di materiale. Dove puoi trovare le forze per questo adesso? Se esistessero, opuscoli come quello che ho menzionato non verrebbero usati come materiale di studio nei circoli di lettura e discussione. Vengono distribuiti e raccomandati, invece di essere criticati. E qual è il risultato di questo approccio futile e non marxista alla questione? Che le questioni relative al sesso e al matrimonio non vengono intese come parte della grande questione sociale? No, peggio! La grande questione sociale appare come un complemento, una parte, dei problemi sessuali. La cosa principale diventa una questione sussidiaria. Ciò non solo mette in pericolo la chiarezza sulla questione stessa, ma confonde i pensieri e la coscienza di classe delle donne proletarie in generale.
“Ultimo e non meno importante. Anche il saggio Salomone diceva che ogni cosa ha il suo tempo. Vi chiedo: è giunto il momento di divertire le donne proletarie con discussioni su come si ama e si è amati, su come ci si sposa e si è sposati? Naturalmente nel passato, nel presente e nel futuro e tra le diverse nazioni: ciò che viene orgogliosamente chiamato materialismo storico! Ora tutti i pensieri delle compagne, delle donne dei lavoratori, devono essere rivolti alla rivoluzione proletaria. Crea le basi per un vero rinnovamento nel matrimonio e nei rapporti sessuali. Al momento altri problemi sono più urgenti delle forme matrimoniali dei Maori o dell'incesto dei tempi antichi. La questione dei Soviet è ancora all’ordine del giorno per il proletariato tedesco. Il Trattato di Versailles e i suoi effetti sulla vita delle lavoratrici: disoccupazione, calo dei salari, tasse e molto altro ancora. In breve, ritengo che questo tipo di educazione politica e sociale delle donne proletarie sia falsa, proprio falsa. Come potresti tacere a riguardo? Devi usare la tua autorità contro di esso.

Morale sessuale
Non ho mancato di criticare e protestare con le compagne dirigenti dei distretti separati, gli ho detto. Con la mia critica mi ero esposto all’accusa di “forti sopravvivenze dell’ideologia socialdemocratica e del filisteismo antiquato”.
“Lo so, lo so”, ha detto. “Molte persone mi hanno anche accusato di filisteismo in questa materia, anche se questo mi ripugna. C'è così tanta ipocrisia e grettezza in esso. Beh, lo sopporto con calma! Gli uccellini dal becco giallo appena usciti dall’uovo delle idee borghesi sono sempre spaventosamente intelligenti. Dovremo lasciarlo andare. Anche il movimento giovanile è attaccato dalla malattia della modernità nel suo atteggiamento nei confronti delle questioni sessuali e nel suo eccessivo interesse». Lenin diede un'enfasi ironica alla parola modernità e fece una smorfia. “Mi è stato detto che le questioni sessuali sono lo studio preferito anche dalle vostre organizzazioni giovanili. Si suppone che manchino abbastanza relatori sull’argomento. Tali idee sbagliate sono particolarmente dannose, particolarmente pericolose nel movimento giovanile. Possono molto facilmente contribuire alla sovraeccitazione ed all'esagerazione della vita sessuale di alcuni di loro, allo spreco della salute e della forza giovanile. Anche tu devi lottare contro questo. Non sono pochi i punti di contatto tra il movimento delle donne e quello giovanile. Le nostre compagne devono collaborare sistematicamente con i giovani. Cioè una continuazione, un'estensione e un'esaltazione della maternità dalla sfera individuale a quella sociale. E tutta la vita sociale e l’attività delle donne devono essere incoraggiate, in modo che possano abbandonare i limiti della loro filistea individualista psicologia domestica e familiare. Ma ci arriveremo più tardi.
“Anche da noi gran parte della gioventù è interessata a 'rivedere le concezioni e la morale borghese' riguardo alle questioni sessuali. E, devo aggiungere, gran parte dei nostri giovani migliori, più promettenti. Quello che hai detto prima è vero. Nelle condizioni create dalla guerra e dalla rivoluzione i vecchi valori ideologici scomparvero o persero la loro forza vincolante. I nuovi valori si stanno cristallizzando lentamente, nella lotta. Nei rapporti tra uomo e uomo, tra uomo e donna, i sentimenti e i pensieri vengono rivoluzionati. Si stanno delineando nuovi confini tra i diritti dell'individuo e i diritti della collettività, nei doveri dei singoli. La questione è ancora in pieno fermento caotico. La direzione, le forze di sviluppo nelle diverse tendenze contraddittorie non sono ancora chiaramente definite. È un processo lento e spesso molto doloroso di decadimento e crescita. E particolarmente nell'ambito dei rapporti sessuali, del matrimonio e della famiglia. La decadenza, la corruzione, la sporcizia del matrimonio borghese, con il suo difficile divorzio, la sua libertà per l'uomo, la sua schiavitù per la donna, la ripugnante ipocrisia della moralità e delle relazioni sessuali riempiono di profondo disgusto le persone più attive e migliori.
“La costrizione del matrimonio borghese e le leggi sulla famiglia degli Stati borghesi accentuano questi mali e conflitti. È la forza della 'santa proprietà'. Santifica la venalità, la degradazione, la sporcizia. E l’ipocrisia convenzionale dell’onesta società borghese fa il resto. Le persone cominciano a protestare contro il marciume e la falsità prevalenti, e i sentimenti di un individuo cambiano rapidamente. Il desiderio e l'impulso al godimento raggiungono facilmente una forza sfrenata in un'epoca in cui potenti imperi vacillano, vecchie forme di dominio crollano, quando tutto un mondo sociale comincia a scomparire. Le forme sessuali e matrimoniali, nel senso borghese, sono insoddisfacenti. Si avvicina una rivoluzione nel sesso e nel matrimonio, corrispondente alla rivoluzione proletaria. È facilmente comprensibile che l'intricato complesso di problemi posti in essere debba occupare la mente dei giovani, così come delle donne. Soffrono particolarmente i risentimenti sessuali attuali. Si stanno ribellando con tutta l'impetuosità dei loro anni. Possiamo capirlo. Non c’è niente di più falso che predicare ai giovani l’ascetismo monacale e la santità della sporca moralità borghese. La cosa è particolarmente grave se il sesso diventa la principale preoccupazione mentale negli anni in cui è fisicamente più evidente. Che effetti fatali ha!
“Il mutato atteggiamento dei giovani nei confronti delle questioni della vita sessuale si basa ovviamente su un 'principio' e su una teoria. Molti di loro definiscono il loro atteggiamento “rivoluzionario” e “comunista”. E credono onestamente che sia così. Questo non impressiona noi anziani. Anche se non sono altro che un cupo asceta, la cosiddetta “nuova vita sessuale” dei giovani – e talvolta dei vecchi – mi sembra spesso puramente borghese, un'estensione dei bordelli borghesi. Ciò non ha nulla in comune con la libertà dell’amore come la intendiamo noi comunisti. Devi essere consapevole della famosa teoria secondo cui nella società comunista la soddisfazione dei desideri sessuali, dell'amore, sarà semplice e senza importanza come bere un bicchiere d'acqua. Questa teoria del bicchiere d'acqua ha fatto impazzire, anzi proprio impazzire, i nostri giovani. Si è rivelato fatale per molti ragazzi e ragazze. I suoi aderenti sostengono che sia marxista. Ma grazie per questo marxismo che attribuisce direttamente e immediatamente tutti i fenomeni e i cambiamenti nella sovrastruttura ideologica della società alla sua base economica! Le cose non sono così semplici. Un certo Frederick Engels lo ha sottolineato molto tempo fa a proposito del materialismo storico.
“Penso che questa teoria del bicchiere d’acqua sia completamente antimarxista e, inoltre, antisociale. Nella vita sessuale non bisogna considerare solo la semplice natura, ma anche le caratteristiche culturali, siano esse di ordine elevato o inferiore. Nell'Origine della famiglia Engels ha mostrato quanto sia importante lo sviluppo e il perfezionamento dell'impulso sessuale generale nell'amore sessuale individuale. I rapporti reciproci dei sessi non sono semplicemente l'espressione del gioco di forze tra l'economia della società e un bisogno fisico, isolato nel pensiero, nello studio, dall'aspetto fisiologico. È razionalismo, e non marxismo, voler ricondurre i cambiamenti di questi rapporti direttamente, dissociandoli dai loro collegamenti con l’ideologia nel suo insieme, alle basi economiche della società. Naturalmente la sete deve essere soddisfatta. Ma la persona normale, in circostanze normali, si sdraierà in un canale di scolo e berrà da una pozzanghera, o da un bicchiere con l'orlo unto da molte labbra? Ma l’aspetto sociale è più importante di tutti. Naturalmente l’acqua potabile è una questione individuale. Ma nell'amore si tratta di due vite, e ne nasce una terza, una vita nuova, che gli dà il suo interesse sociale, che fa sorgere un dovere verso la comunità.
«Come comunista non ho la minima simpatia per la teoria del bicchiere d'acqua, anche se porta il bel titolo di 'soddisfazione d'amore'. In ogni caso, questa liberazione dell’amore non è né nuova, né comunista. Ricorderete che verso la metà del secolo scorso veniva predicata nella letteratura romantica come «emancipazione del cuore». Nella pratica borghese divenne l'emancipazione della carne. A quel tempo la predicazione aveva più talento di quanto lo sia oggi, e per quanto riguarda la pratica, non posso giudicare. Non intendo predicare l'ascetismo con la mia critica. Niente affatto. Il comunismo non porterà l’ascetismo, ma la gioia di vivere, la forza della vita e una vita amorosa soddisfatta aiuteranno a farlo. Ma secondo me l'attuale diffusa ipertrofia in materia sessuale non dà gioia e forza alla vita, ma la toglie. Nell’era della rivoluzione questo è brutto, molto brutto.
«I giovani, soprattutto, hanno bisogno della gioia e della forza della vita. Sport salutari, nuoto, corse, passeggiate, esercizi fisici di ogni genere e interessi intellettuali multiformi. Apprendere, studiare, indagare, per quanto possibile in comune. Ciò darà ai giovani più che eterne teorie e discussioni sui problemi sessuali e sul cosiddetto "vivere pienamente". Corpi sani, menti sane I Né monaco né don Giovanni, né l'atteggiamento intermedio dei filistei tedeschi. Sai, giovane compagno –– ? Un ragazzo splendido e di grande talento. Eppure temo che da lui non uscirà nulla di buono. Barcolla e barcolla da una storia d'amore all'altra. Ciò non va bene per la lotta politica, per la rivoluzione. E non scommetterei sull'affidabilità, sulla resistenza nella lotta di quelle donne che confondono le loro storie d'amore personali con la politica. Né sugli uomini che indossano sottovesti e rimangono intrappolati da ogni giovane donna. Ciò non quadra con la rivoluzione.
“La rivoluzione richiede concentrazione, aumento delle forze. Dalle masse, dai singoli individui. Non può tollerare condizioni orgiastiche, come sono normali per gli eroi e le eroine decadenti di D'Annunzio. La dissolutezza nella vita sessuale è borghese, è un fenomeno di decadenza. Il proletariato è una classe in ascesa. Non ha bisogno dell'ebbrezza come narcotico o stimolo. Intossicazione tanto per esagerazione sessuale quanto per alcol. Non deve e non deve dimenticare, dimenticare la vergogna, la sporcizia, la ferocia del capitalismo. Essa riceve la più forte spinta alla lotta dalla situazione di classe, dall'ideale comunista. Serve chiarezza, chiarezza e ancora chiarezza. E quindi ripeto, nessun indebolimento, nessuno spreco, nessuna distruzione di forze. L'autocontrollo, l'autodisciplina non è schiavitù, nemmeno in amore. Ma perdonami, Clara, mi sono allontanato molto dal punto di partenza della nostra conversazione. Perché non mi hai richiamato all'ordine? La mia lingua è scappata con me. Sono profondamente preoccupato per il futuro dei nostri giovani. Fa parte della rivoluzione. E se compaiono tendenze dannose che si insinuano dalla società borghese nel mondo della rivoluzione – mentre si allargano le radici di molte erbacce – è meglio combatterle presto. Tali domande fanno parte della questione delle donne”.

Principi di organizzazione
Lenin guardò l'orologio. “La metà del tempo che ti avevo riservato è già passato”, disse. “Ho chiacchierato. Elaborerai proposte per il lavoro comunista tra le donne. lontano. Che tipo di proposte hai in mente?"
Ne ho dato un sintetico resoconto. Lenin annuì ripetutamente in segno di consenso senza interrompermi. Quando ebbi finito, lo guardai con aria interrogativa.
"D'accordo", disse. “Voglio soffermarmi solo su alcuni punti principali, nei quali condivido pienamente il tuo atteggiamento. Mi sembrano importanti per il nostro attuale lavoro di agitazione e di propaganda, se vogliamo che questo lavoro conduca all’azione e alle lotte vittoriose.
“La tesi deve evidenziare chiaramente che la vera libertà per le donne è possibile solo attraverso il comunismo. Va messo in evidenza con forza il nesso inscindibile tra posizione sociale e umana della donna e proprietà privata dei mezzi di produzione. Ciò traccerà una linea di distinzione chiara e ineliminabile tra la nostra politica e il femminismo. E fornirà anche le basi per considerare la questione femminile come parte della questione sociale, del problema operaio, e quindi legarla saldamente alla lotta di classe proletaria e alla rivoluzione. Il movimento comunista delle donne deve essere esso stesso un movimento di massa, una parte del movimento di massa generale. Non solo del proletariato, ma di tutti gli sfruttati e gli oppressi, di tutte le vittime del capitalismo o di qualsiasi altro dominio. In questo sta la sua importanza per le lotte di classe del proletariato e per la sua creazione storica della società comunista. Possiamo giustamente essere orgogliosi del fatto che nel Partito, nell'Internazionale Comunista, abbiamo il fiore della donna rivoluzionaria. Ma ciò non basta. Dobbiamo convincere dalla nostra parte milioni di donne lavoratrici nelle città e nei villaggi. Conquistarli per le nostre lotte e in particolare per la trasformazione comunista della società. Non può esserci un vero movimento di massa senza le donne.
“Le nostre concezioni ideologiche danno origine a principi di organizzazione. Nessuna organizzazione speciale per le donne. Una donna comunista è iscritta al Partito esattamente come un uomo comunista, con uguali diritti e doveri. Non ci può essere differenza di opinione su questo punto. Tuttavia non dobbiamo chiudere gli occhi davanti al fatto che il Partito deve avere organi, gruppi di lavoro, commissioni, comitati, uffici o quant'altro si voglia, il cui compito specifico è quello di risvegliare le masse lavoratrici, di metterle in contatto con partito e mantenerli sotto la sua influenza. Ciò, ovviamente, implica un lavoro sistematico tra di loro. Dobbiamo formare coloro che suscitiamo e conquistiamo, e prepararli alla lotta di classe proletaria sotto la direzione del Partito Comunista. Non penso solo alle donne proletarie, sia che lavorino in fabbrica o a casa. Le contadine povere, le piccole borghesi, anche loro sono preda del capitalismo, e lo sono più che mai dopo la guerra. La psicologia apolitica, asociale e arretrata di queste donne, la loro sfera di attività isolata, il loro intero modo di vivere: questi sono fatti. Sarebbe assurdo trascurarli, assolutamente assurdo. Abbiamo bisogno di organi adeguati per svolgere il lavoro tra loro, di metodi speciali di agitazione e di forme di organizzazione. Questo non è femminismo, è un’opportunità pratica e rivoluzionaria”.
Ho detto a Lenin che le sue parole mi hanno incoraggiato molto. Molte compagne, e brave compagne, si opposero strenuamente all'idea che il partito dovesse dotarsi di organismi speciali per il lavoro sistematico tra le donne.
“Ciò non è né una novità né una prova”, disse Lenin. «Non devi lasciarti ingannare da questo. Perché non abbiamo mai avuto tante donne quanto uomini nel Partito – mai nella Russia sovietica? Perché il numero delle lavoratrici organizzate nei sindacati è così basso? I fatti danno spunti di riflessione. Il rifiuto della necessità di organismi separati per il nostro lavoro tra le masse femminili è una concezione affine a quella dei nostri amici più radicali e di alto principio del Partito Comunista Laburista. Secondo loro deve esistere una sola forma di organizzazione: i sindacati dei lavoratori. Li conosco. Molte menti rivoluzionarie ma confuse si appellano al principio “ogni volta che mancano le idee”. Cioè, quando la mente è chiusa ai fatti sobri, che devono essere considerati. Come riescono questi guardiani del “puro principio” a conciliare le loro idee con le necessità della politica rivoluzionaria che ci è stata storicamente imposta? Tutti questi discorsi si interrompono di fronte a una necessità inesorabile. Senza milioni di donne con noi non possiamo esercitare la dittatura del proletariato, non possiamo costruire su linee comuniste. Dobbiamo trovare la strada per raggiungerli, dobbiamo studiare e provare a trovarla.
 
Richieste immediate
“Ecco perché è giusto che noi avanziamo rivendicazioni favorevoli alle donne. Questo non è un minimo, un programma di riforma nel senso dei socialdemocratici della Seconda Internazionale. Non è un riconoscimento il fatto che crediamo nel carattere eterno e nemmeno nella lunga durata del dominio della borghesia e del suo Stato. Non è un tentativo di compiacere le donne con le riforme e di deviarle dal cammino della lotta rivoluzionaria. Non è questa né alcuna altra truffa riformista. Le nostre rivendicazioni sono conclusioni pratiche che abbiamo tratto dai bisogni scottanti, dall'umiliazione vergognosa delle donne, nella società borghese, indifesa e senza diritti. Dimostriamo così di riconoscere questi bisogni e di essere sensibili all'umiliazione della donna, ai privilegi dell'uomo. Che odiamo, sì, odiamo tutto e aboliremo tutto ciò che tortura e opprime l'operaia, la casalinga, la contadina, la moglie del piccolo commerciante, sì, e in molti casi le donne delle classi possidenti. I diritti e le norme sociali che chiediamo per le donne della società borghese dimostrano che comprendiamo la posizione e gli interessi delle donne e che li prenderemo in considerazione sotto la dittatura del proletariato. Non ovviamente, come fanno i riformisti, inducendoli all’inazione e tenendoli al comando. No certo che no; ma come rivoluzionarie che invitano le donne a lavorare da pari a pari nella trasformazione della vecchia economia e ideologia”.
Ho assicurato a Lenin che condividevo le sue opinioni, ma che avrebbero sicuramente incontrato resistenza. Né si può negare che le nostre rivendicazioni immediate a favore delle donne potrebbero essere formulate ed espresse in modo errato.
"Senza senso!" disse Lenin, quasi di cattivo umore. “Quel pericolo è presente in tutto ciò che facciamo e diciamo. Se dovessimo essere dissuasi dal fare ciò che è corretto e necessario per paura di ciò, potremmo anche diventare stiliti indiani. Non muoverti, non muoverti, possiamo contemplare i nostri principi da un alto pilastro! Naturalmente a noi interessa non solo il contenuto delle nostre rivendicazioni, ma anche il modo in cui le presentiamo. Pensavo di averlo reso abbastanza chiaro. Naturalmente non presenteremo le nostre rivendicazioni a favore delle donne come se stessimo contando meccanicamente le nostre perle. No, a seconda delle circostanze attuali, dobbiamo lottare ora per questo, ora per quello. E, naturalmente, sempre in relazione agli interessi generali del proletariato.
“Ogni lotta di questo tipo ci porta a opporci ai rispettabili rapporti borghesi e ai loro non meno rispettabili ammiratori riformisti, che costringe o a combattere insieme a noi sotto la nostra direzione – cosa che non vogliono fare – o a farsi mettere in mostra i loro veri colori. Cioè, la lotta fa emergere chiaramente le differenze tra noi e gli altri partiti, fa emergere il nostro comunismo. Ci conquista la fiducia delle masse di donne che si sentono sfruttate, schiave, oppresse dal dominio dell'uomo, dal potere del datore di lavoro, da tutta la società borghese. Tradite e abbandonate da tutti, le lavoratrici riconosceranno che devono lottare insieme a noi.
«Devo ancora giurarvi, o farvelo giurare, che le lotte per le nostre rivendicazioni a favore delle donne devono essere legate all'obiettivo della presa del potere, dell'instaurazione della dittatura del proletariato? Questo è il nostro Alfa e Omega nel momento presente. Questo è chiaro, chiarissimo. Ma le donne dei lavoratori non si sentiranno irresistibilmente spinte a condividere le nostre lotte per il potere statale se avanziamo sempre e solo questa rivendicazione, anche se con le trombe di Gerico. No, no! Le donne devono essere rese consapevoli del legame politico tra le nostre richieste e le loro sofferenze, bisogni e desideri. Devono rendersi conto di ciò che significa per loro la dittatura del proletariato: completa uguaglianza con l'uomo nella legge e nella pratica, nella famiglia, nello Stato, nella società; la fine del potere della borghesia”.
“La Russia sovietica lo dimostra”, lo interruppi.
“Questo sarà il grande esempio nel nostro insegnamento”, continuò Lenin. “La Russia sovietica pone le nostre richieste a favore delle donne sotto una nuova luce. Sotto la dittatura del proletariato queste rivendicazioni non sono oggetto di lotta tra il proletariato e la borghesia. Fanno parte della struttura della società comunista. Ciò indica alle donne di altri paesi l’importanza decisiva della conquista del potere da parte del proletariato. La differenza deve essere fortemente sottolineata, in modo da inserire le donne nella lotta di classe rivoluzionaria del proletariato. È essenziale che i partiti comunisti, e per il loro trionfo, si uniscano su una chiara comprensione dei principi e su una solida base organizzativa. Ma non lasciamoci illudere. Nelle nostre sezioni nazionali manca ancora una corretta comprensione di questo tema. Stanno a guardare mentre c’è il compito di creare un movimento di massa di donne lavoratrici sotto la guida comunista. Non capiscono che lo sviluppo e la gestione di un simile movimento di massa costituiscono una parte importante dell'intera attività del partito, anzi la metà del lavoro generale del partito. Il loro riconoscimento occasionale della necessità e del valore di un movimento femminile comunista potente e chiaro è un riconoscimento verbale platonico, non la cura e l’obbligo costanti del Partito”.
 
E gli uomini?
“L’agitazione e il lavoro di propaganda tra le donne, il loro risveglio e la loro rivoluzione, sono considerati una questione secondaria, una questione che riguarda solo le compagne. Soltanto a loro viene rimproverato perché il lavoro in quella direzione non procede più rapidamente e più vigorosamente. Questo è sbagliato, completamente sbagliato! Separatismo vero e, come dicono i francesi, femminismo à la rebours , femminismo alla rovescia! Cosa c'è alla base dell'atteggiamento scorretto delle nostre sezioni nazionali? In ultima analisi non si tratta altro che di una sottovalutazione della donna e del suo lavoro. si Certamente. Purtroppo è ancora vero il detto di molti nostri compagni: “gratta un comunista e trova un filisteo”. Certo, bisogna scalfire il punto sensibile, la loro mentalità nei confronti delle donne. Potrebbe esserci una prova più schiacciante di ciò della calma acquiescenza degli uomini che vedono come le donne si stancano nei meschini e monotoni lavori domestici, le loro forze e il loro tempo dissipati e sprecati, le loro menti che diventano anguste e stantie, i loro cuori che battono lentamente, i loro sarà indebolito! Naturalmente non mi riferisco alle signore della borghesia che affidano alla servitù la responsabilità di tutti i lavori domestici, compresa la cura dei bambini. Ciò che dico vale per la stragrande maggioranza delle donne, per le mogli degli operai e per chi sta tutto il giorno in fabbrica.
“Così pochi uomini – anche tra il proletariato – si rendono conto di quanti sforzi e quanti problemi potrebbero risparmiare alle donne, o addirittura eliminarne del tutto, se dovessero dare una mano nel 'lavoro femminile'. Ma no, questo è contrario ai “diritti e alla dignità dell'uomo”. Vogliono la loro pace e conforto. La vita domestica della donna è un sacrificio quotidiano a mille banalità senza importanza. Il vecchio padrone, a destra dell'uomo, vive ancora in segreto. La sua schiava si vendica, anche questa di nascosto. L'arretratezza delle donne, la loro incomprensione per gli ideali rivoluzionari dell'uomo diminuiscono la sua gioia e determinazione nel combattere. Sono come piccoli vermi che, invisibili, lentamente ma inesorabilmente, marciscono e si corrodono. Conosco la vita dell'operaio, e non solo dai libri. Il nostro lavoro comunista tra le donne, il nostro lavoro politico, abbraccia una grande quantità di lavoro educativo tra gli uomini. Dobbiamo sradicare la vecchia idea del “maestro” fino alla sua ultima e più piccola radice, nel partito e tra le masse. Questo è uno dei nostri compiti politici, così come è urgentemente necessario il compito di formare uno staff di compagne e compagne, ben preparate nella teoria e nella pratica, per portare avanti l’attività del Partito tra le donne lavoratrici”.
 
Milioni di persone stanno costruendo una nuova vita
Alla mia domanda sulla situazione nella Russia sovietica su questo punto,
Lenin rispose:
“Il governo della dittatura del proletariato, insieme al Partito Comunista e ai sindacati, non lascia ovviamente nulla di intentato nello sforzo di superare le idee arretrate degli uomini e delle donne, di distruggere la vecchia psicologia non comunista. Nella legge esiste naturalmente la completa parità di diritti tra uomini e donne. E ovunque si riscontra una sincera volontà di mettere in pratica questa uguaglianza. Stiamo portando le donne nell’economia sociale, nella legislazione e nel governo. Tutte le istituzioni educative sono aperte a loro, affinché possano accrescere le loro capacità professionali e sociali. Stiamo costruendo cucine comuni e mense pubbliche, lavanderie e officine di riparazione, asili nido, asili nido, orfanotrofi, istituti educativi di ogni genere. In breve, stiamo portando avanti seriamente la richiesta del nostro programma di trasferire alla società le funzioni economiche ed educative della famiglia separata. Ciò significherà la libertà per la donna dal vecchio lavoro domestico e dalla dipendenza dall’uomo. Ciò le permette di esercitare appieno i suoi talenti e le sue inclinazioni. I bambini crescono in condizioni più favorevoli che a casa. Abbiamo le leggi di tutela delle lavoratrici più avanzate al mondo e i funzionari dei lavoratori organizzati le applicano. Stiamo creando ospedali per la maternità, case per madri e bambini, cliniche per l'artigianato materno, organizzando corsi sulla cura dei bambini, mostre che insegnano alle madri come prendersi cura di se stesse e dei propri figli e cose simili. Stiamo compiendo gli sforzi più seri per mantenere le donne disoccupate e prive di servizi.
“Ci rendiamo conto chiaramente che questo non è molto, rispetto ai bisogni delle donne che lavorano, che è ben lungi dall'essere tutto ciò che è necessario per la loro reale libertà. Ma si tratta comunque di un progresso enorme, rispetto alle condizioni della Russia zarista-capitalista. È addirittura molto se paragonato alle condizioni dei paesi in cui il capitalismo ha ancora mano libera. È un buon inizio nella giusta direzione e lo svilupperemo ulteriormente. Con tutta la nostra energia, potresti crederci. Perché ogni giorno di esistenza dello Stato sovietico dimostra sempre più chiaramente che non possiamo andare avanti senza le donne”.

 Fonte: L'emancipazione della donna: dagli scritti di VI Lenin ;
Editore: Editori Internazionali;
Trascritto: Sally Ryan.
https://www.marxists.org/archive/zetkin/1920/lenin/zetkin1.htm

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 ENCICLOPEDIA DELLE DONNE
Indice

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El emocionante cántico de las mujeres en la manifestación en la huelga de Bilbao
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2018/03/el-emocionante-cantico-de-las-mujeres.html

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Enciclopedia delle Donne  (Seconda Parte)
Alcune Donne Importanti dell’Antichità
Aspasia...La Pizia, Cinisca… Atlete Vittoriose nelle Olimpiadi …le Allieve della Scuola Pitagorica di Kroton…..Ipazia…
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2019/05/lenciclopedia-delle-donne-seconda-parte.html

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Monte Pellegrino (RNO) (Palermo):
 “Il Promontorio più bello al mondo…”  (Parte Terza):
La Palazzina Cinese –  Le Statue del Parco della Favorita (Parte integrante della Riserva di Monte Pellegrino) –
Museo Etnografico Giuseppe Pitrè -  Le Scuderie Reali –
Nella Palazzina Cinese c’è l’anima della Regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena (Enciclopedia delle Donne).
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2019/08/monte-pellegrino-rno-il-promontorio-piu_15.html

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Enciclopedia delle Donne  – (Terza Parte) –
Le Prime Mediche della Storia
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2019/09/enciclopedia-delle-donne-terza-parte-le.html

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Enciclopedia delle Donne (Quarta Parte)
Costanza D’Aragona
La prima Moglie dell’Imperatore Federico II di Svevia
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2020/01/enciclopedia-delle-donne-quarta-parte.html

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Enciclopedia delle Donne (Quita Parte)
Jolanda (Isabella) di Brienne
Seconda Moglie dell’Imperatore Federico II di Svevia
Regina di Gerusalemme e di Sicilia
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2020/01/enciclopedia-delle-donne-quarta-parte_5.html

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Enciclopedia delle Donne (Sesta parte) –
Le Poetesse Siciliane del Risorgimento
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2020/07/enciclopedia-delle-donne-sesta-parte-le.html


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Enciclopedia delle Donne (Settima Parte)
Eleonor de Moura
Prima ed unica donna Viceré di Spagna in Sicilia.
In 27 giorni di reggenza tante leggi anche a favore delle donne in difficoltà.
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2020/08/eleonor-de-moura-prima-ed-unica-donna.html

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Enciclopedia Delle Donne - VIII Parte
Eleonora Alvarez de Toledo e i suoi tempi
Un periodo ricco di manifestazioni di altissima cultura ma anche
di gravi atti nei confronti delle donne ..
La morte di Maria de' Medici, Isabella de' Medici, Leonor Alvarez de Toledo, ecc.
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2020/11/eleonora-alvarez-de-toledo-e-i-suoi.html


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Enciclopedia delle Donne (IX parte)
Damarete di Agrigento (VI secolo a.C.)
La prima donna della storia a protezione dell'Infanzia –
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2020/12/damarete-di-agrigento-vi-secolo-ac-la.html


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Enciclopedia delle Donne: X Parte
La triste storia dell’etera Laide di Hykkara 
La Prostituzione Sacra –  Le divinità: da Inanna all’eroina Afrotide (?)
Un Piccolo viaggio anche ad Erice e Pantelleria.
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2021/01/la-triste-storia-delletera-laide-di.html


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Enciclopedia delle Donne – XI Parte
Le Filandiere – Il Filo della Memoria
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2021/01/le-filandiere-il-filo-della-memoria.html


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Dedicato alle Donne Afghane… al loro coraggio..           
افغان میرمنو ته د دوی زړورتیا ته وقف شوی.
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/02/dedicato-alle-donne-afghane-al-loro.html


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Enciclopedia delle Donne – XII Capitolo
Le Donne dell’Afghanistan – La Regina Soraya Tarzi (1926 - 1929) -- Prima Parte
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo.html


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Enciclopedia delle Donne - XII Capitolo - 2° Parte  
I Sovrani d'Afghanistan, Amanullah Khan e Soraya Tarzi in visita di Stato
in Egitto ed Italia (1927 - 1928)
Egitto: La triste vita della regina Nazli Sabri
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo-2.html

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Enciclopedia delle Donne - XII Capitolo - 3° Parte
I Sovrani d'Afghanistan Amanullah Khan e Soraya Tarzi in visita di Stato (1928):
Francia - Gran Bretagna – Germania
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo-3.html


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Enciclopedia delle Donne - XII Capitolo - 4° Parte
I Sovrani d'Afghanistan Amanullah Khan e Soraya Tarzi in visita di Stato (1928):
Polonia - Unione Sovietica -Turchia
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo-4.html


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Enciclopedia delle Donne - XII Capitolo - 5° Parte
I Sovrani d'Afghanistan Amanullah Khan e Soraya Tarzi in visita in Iran (1928)
L'Abdicazione - L'Esilio a Roma
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo-5.html

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Enciclopedia delle Donne- XII Capitolo - 6° Parte
La discendenza dei Sovrani d'Afghanistan, Amanullah Khan e Soraya Tarzi
Le mogli di Amanullah - i Documenti Storici - I Sovrani fra la loro gente
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo-6.html

……………………………….
 
Enciclopedia delle Donne - XII Capitolo - 7° Parte
I Sovrani d'Afghanistan Amanullah Khan e Soraya Tarzi ricordati dalle figlie.
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo-7.html


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Enciclopedia delle Donne- XIII Capitolo – 8° Parte
L’Album di Famiglia di Amanullah Khan e di Soraya Tarzi,  sovrani d'Afghanistan
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/06/enciclopedia-delle-donne-xii-capitolo-8.html

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Enciclopedia delle Donne- XIV Capitolo
La Baronessa di Carini - Storia di uno dei tanti femminicidi del XVI secolo
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2023/09/enciclopedia-delle-donne-xiv-capitolo.html



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Enciclopedia delle Donne - XV Capitolo – 
Rita Montagnana e il figlio Aldo Togliatti
https://sicilianaturacultura.blogspot.com/2024/05/enciclopedia-delle-donne-xiv-capitolo.html



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MONTE PELLEGRINO (R.N.O.) - Palermo - "Il Promontorio più bello al mondo.." -